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Autore: ArcticBlast    22/10/2020    1 recensioni
La guerra è finita, la guerra è passata...ma che ne è rimasto degli eroi?
Severus è sopravvissuto, ma è davvero felice di ciò?
Hermione ha fatto le sue scelte, ma sono state le migliori?
Chi lo sa, nessuno può saperlo.
Quello che è certo però è che le loro vite si intrecceranno di nuovo in un modo tutto inedito, galetto fu...
Curiosi di sapere altro?
Entrate e leggete, sarà un bel viaggio insieme.
Buona lettura!
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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POV HERMIONE
 
“Io non capisco perché devo stare qui mentre i miei amici stanno in sala comune a divertirsi...” sbuffò il piccolo Lucas.
Io e Severus avevamo iniziato il suo addestramento.
Fargli fare da esca era l’unica soluzione.
Non ne andavamo fieri.
Per giorni ci siamo interrogati sulla nostra integrità genitoriale.
Ma i mangiamorte vogliono lui.
E Lucas deve essere pronto.
Ad ogni evenienza.
Ogni pomeriggio lo portiamo nella Stanza delle Necessità.
Questo mi riporta indietro nel tempo.
Quando fondammo l’Esercito di Silente.
Ed Harry ci allenava qui di nascosto.
La stanza si è presentata con le stesse fattezze.
Salvo per i colori scuri che presentava.
Infondo c’era anche Severus con noi.
La preside ci aveva dato il suo consenso.
I poteri di Lucas non possono essere esercitati liberamente.
Sono imprevedibili.
Potremmo mettere in pericolo la vita di qualcuno.
Quindi ci siamo spostati qui.
“Lucas, è per il tuo bene” gli accarezzai i capelli.
“Dite sempre così ma quando mi spiegherete la situazione?”.
“Quando sarà il momento” intervenne il padre.
Severus stava alzando il livello di difficoltà ad ogni lezione.
Lucas finiva sempre per addormentarsi stremato alla sera.
Ma stava prendendo finalmente possesso dei suoi poteri straordinari.
Anche se era difficile poi incanalarli nella bacchetta.
Quella bacchetta che lo ha scelto.
Una delle più potenti in circolazione.
In mano sua.
Di un bambino.
“Vedo che sta migliorando” sentii una voce alle mie spalle.
“Preside Silente!” mi avvicinai al quadro.
Lo avevamo messo lì apposta per lui.
Severus gli aveva chiesto aiuto.
E da quel giorno non mancava un appuntamento.
Seguiva i progressi con grande interesse.
“Come procede l’allenamento di oggi?”.
“Bene, anche se comincia a stancarsi”.
“È normale, Lucas è pur sempre un bambino e certe cose non le può ancora capire”.
“Vorrei potergli dire la verità, che dovrà combattere questa guerra con noi perché si tratta della sua vita ma ho paura di spaventarlo”.
“Non è facile, me ne rendo conto, ma credo che lei signorina Granger saprà cogliere il momento adatto per fare questo discorso” l’uomo dalla lunga barba argentea sorrise.
“Severus vuole portarlo al limite, ma non so quanto questo gli farà bene...”.
“Lo so, ne abbiamo parlato insieme. I poteri di Lucas sono sconosciuti ai più, anche a me, perché i maghi elementali sono sempre stati soltanto leggenda ed invece eccolo qui...Con Severus abbiamo deciso di vedere fino a che punto può arrivare, ovviamente facendo attenzione alla sua salute”.
“Capisco...ma crede che Severus riuscirà a fermarsi?”.
“Cosa vuole dire?”.
“Lui ama la conoscenza, il sapere...per lui avere Lucas a sua disposizione significa poter scovare nuove informazioni su qualcosa di ancora sconosciuto, non vorrei che questo lo porti ad oltrepassare i limiti”.
“Quello è suo figlio, sangue del suo sangue, non lo metterà mai in pericolo”.
Aveva ragione.
Se c’era una cosa di Severus che amavo più delle altre era proprio quella.
Il proteggere a costo della vita le persone a lui care.
E Lucas è la più importante di tutte.
Anche di me.
Perché è suo figlio.
Il suo erede.
La traccia che lascerà qui nel mondo.
“L’ho aiutata a dissipare qualche dubbio, signorina Granger?”.
“Sì, preside, come sempre” sorrisi.
“Bene, ne sono contento. Ora però devo lasciarvi, ho una festa...”.
“Quale festa?” ero proprio curiosa.
“Con i monaci ubriachi...”.
“Mi raccomando preside, faccia come si deve!”.
“Sempre, signorina Granger, sempre” rise andandosene.
Che invenzione quella delle tracce magiche nei quadri.
Così non si perde mai una persona.
Un eco della sua personalità rimane ai vivi.
Per soffrire di meno.
“Hermione!” la mi attenzione fu richiamata dalla voce dell’uomo.
Lucas era a terra.
Si teneva un braccio.
Piangendo.
“Di nuovo ustioni?” chiesi sapendo già cosa fare.
“Sì”.
Nello zainetto che mi portavo ogni pomeriggio tenevo le pozioni curative.
Presi la fialetta del dittamo.
Ne lasciai cadere qualche goccia sulle ferite.
Lucas urlò dal dolore.
Lo strinsi a me.
Poi lentamente la ferita si rimarginò.
“Ecco fatto, piccolo”.
“Sono stanco”.
“Non possiamo fermarci adesso, stavi per farcela”.
“Papà sono stanco, non ho più forze”.
“Sev, basta, riprendiamo domani”.
Vidi il mio compagno sbuffare.
Sapevo che non era d’accordo con me.
Uscimmo dalla stanza senza dare nell’occhio.
“Posso andare, ora?”.
“Sì, ci vediamo dopo a cena” gli stampai un bacio sulla fronte.
I due maschi si salutarono con la mano.
Restai da sola con Severus.
Anche lui era piuttosto stanco.
Ma non voleva ammetterlo.
Insieme raggiungemmo i sotterranei.
“Vado a correggere i compiti” disse poggiando la mano sulla maniglia del suo ufficio.
“No, ora tu vai a fare un bel bagno rilassante” lo presi per le spalle spingendolo verso la porta affianco, quella dei suoi alloggi.
“Hermione devo lavorare, sto lasciando indietro i miei doveri di insegnante per aiutare Lucas”.
“Ti aiuterò io”.
Nel frattempo eravamo nell’appartamento di Severus.
Freddo e buio come il proprietario.
“Dai, non scherzare, devo fare ancora un sacco di cose”.
“Vai a fare il bagno, devi riposarti anche tu!”.
Questa volta non ammisi repliche.
Lo spinsi verso il bagno.
“Mi fai compagnia?” sorrise malizioso.
“Per il bagno?” ero confusa.
“Sì”.
“Perché?”.
“Perché sono sicuro che mi riposerei meglio se ti avessi con me nella vasca” mi baciò il collo.
“...va bene” mormorai.
Lo seguii in bagno.
Mi tramavano le gambe.
Che fosse giunto il momento?
Quel momento?
Fare l’amore.
In una vasca?
Me la immaginavo diversa la nostra prima volta insieme.
Ma sono davvero pronta?
Amo Severus.
Amo il suo rispettarmi sempre.
L’uomo iniziò a spogliarsi.
Prima il mantello.
Poi la casacca nera.
Lentamente slacciò i bottoni della camicia.
Rimase a petto nudo.
Subito alzò lo sguardo su di me.
Forse si aspettava una reazione diversa.
Io ero rapita.
Dalla sua bellezza.
Dalla sua forza.
Mentre lui si aspettava di vedere un’espressione schifata.
Per va delle numerose cicatrici presenti sul suo petto.
Invece no.
Perché erano segno di una vittoria.
Di uno sbaglio.
E di una rivalsa.
Poi iniziò a sganciare la cinta dei pantaloni.
In poco tempo era in mutande.
In boxer per essere precisa.
Non pensavo fosse quel tipo d’uomo.
Ma non mi dispiaceva affatto.
Forse anch’io dovevo iniziare a spogliarmi.
Iniziai dalle scarpe.
Come fossi una bambinetta.
Non amavo il mio corpo.
Dovevo ringraziare Ronald per questo.
Ricordo che il rosso aveva sempre un motivo per umiliarmi.
‘Le tue cosce sono enormi’.
‘Il tuo seno è misero’.
All’inizio non era così ovviamente.
Ma con il tempo le cose cambiano.
E gli insulti aumentano.
Almeno con lui.
“Che hai?”.
“Nulla”.
“Hermione, ti conosco, parla” si avvicinò con sguardo dolce.
Mollai la presa sul bordo della maglietta.
Mi appoggiai alla porta.
“Mi sento a disagio”.
“Ti va di parlarne?”.
“Non mi piace il mio corpo...”.
“Ma sei impazzita?! Sei bellissima, sei perfetta” sorrise.
Credo che ogni coppia debba affrontare questo genere di temi.
E Severus sembrava particolarmente disponibile.
Forse era giunto il momento di vuotare il sacco.
Il sacco delle insicurezze.
 
 
POV SEVERUS
 
Ero nel mio bagno.
In mutande.
Con una donna bellissima.
Vorrei saltarle addosso.
Prenderla qui.
Nella vasca.
Appoggiata al muro.
Ovunque.
Invece mi trattengo.
Perché non sono un ragazzino.
E perché capisco che non sta bene.
Che ha qualcosa.
Non le piace il suo corpo.
Come fa a dire una cosa del genere?
È una ragazza mozzafiato.
A stento riesco a credere che voglia stare con me.
Con uno che ha ormai una certa età.
Che ha il corpo ricoperto da orrende cicatrici.
“Sono stata umiliata molte volte a causa del mio corpo...” abbassa lo sguardo.
“Da chi?”.
“Da Ronald, dopo le prime volte insieme iniziò a insultarmi...diceva che ero grassa, che la mia pelle era come quella di una nonnetta, che ero frigida...” sapevo che stava piangendo silenziosamente.
Mi parai davanti a lei.
Le spostai i capelli dal viso.
Raccolsi qualche lacrima con i pollici.
“Weasley non è mai stato un vero uomo, credimi. Un vero uomo ama la sua donna, dal primo all’ultimo giorno e non la fa sentire sbagliata in alcun modo”.
“Io penso che avesse ragione...”.
“Hermione non sei grassa, non sei vecchia, non ha nulla fuori posto. Sei sensuale, sei prosperosa nei punti giusti, sei bella”.
Hermione Granger era una donna bellissima.
Una dea.
Ogni tanto mi perdo ad immaginarla nuda.
Lo ammetto.
Ed ogni volta la vedo in forma
La sua pelle liscia e profumata.
Come può dar ragione a quell’idiota?
“Lo pensi davvero?” mormorò.
“Sono qui, davanti a te in mutande...cercando di non avere un’erezione per non fare figuracce” dissi sincero.
Hermione divenne rosso fuoco in viso.
Era la verità.
Ma forse la donna davanti a me aveva bisogno di qualche tempo in più.
Per lasciarsi andare.
Per fidarsi di me.
Anche sotto questo punto di vista.
“Ho un’idea” le presi le mani.
“Quale?”.
“Non voglio obbligarti a fare nulla, aspetterò tutto il tempo necessario se servirà a farti fidare di me”.
“Io mi fido di te”.
“Sì, ma magari le esperienze che hai avuto prima di frenano ed io non voglio metterti fretta in alcun modo”.
“Grazie, sapevo di aver scelto bene il custode del mio cuore” sorrise.
“Quindi, ti invito a fare il bagno con me ma io rimarrò con le mutande addosso e tu sarai libera di scegliere se vuoi spogliarti, se vuoi andare via, se vuoi invece rimanere in intimo”.
La vidi riflettere.
Spero di non essere stato indelicato.
Perché sono un uomo adulto.
So che certi argomenti toccano nel profondo le donne.
E una parola storta può renderle insicure per sempre.
Hermione non è stata fortunata.
Ronald Weasley si è preso quello che voleva.
La sua verginità.
E poi l’ha buttata via.
Come si fa con un giocattolo rotto.
Ma lei non merita questo.
Nessuna donna lo merita.
“Va bene”.
Hermione finì di spogliarsi.
Rimase in intimo.
Portava un completino color avorio.
Trattenermi sarebbe stata un’impresa.
 Preparai la vasca.
Tanta schiuma.
Acqua calda.
Poi entrai per primo.
Aspettando che la ragazza facesse lo stesso.
Mi appoggiai con la schiena sulla ceramica bianca.
Hermione entrò.
Si sedette fra le mie gambe.
Con la schiena rivolta verso di me.
“Così sarà meno imbarazzante...” commentò.
“Se lo dici tu”.
Sentirla così vicina era strano.
Avevamo già dormito insieme.
Ma non in seminudi.
Qualcuno si stava risvegliando.
In basso.
Ma era inevitabile.
“Sev...”.
“Ignoralo”.
A stento trattenemmo le risate.
Mi allungai fino ad arrivare a prendere una spugna.
Volevo coccolare Hermione,
Farla sentire bene con me.
“Lasciati curare da me, non avere paura” sussurrai al suo orecchio destro.
Raccolsi un po’ di schiuma ed acqua.
Poi strizzai la spugna sul collo della giovane.
Ripetei il gesto più e più volte.
Toccandole l’addome.
Il petto.
Le cosce.
Volevo farle capire che l’amavo.
Amavo tutto di lei.
Per me era la donna più bella del mondo.
Non so per quanto tempo restammo a mollo.
In quella posizione.
In quella intimità tutta nostra.
Soltanto quando l’acqua iniziò a raffreddarsi uscimmo da lì.
L’avvolsi nel mio accappatoio.
Verde smeraldo.
Me io mi avvolsi in un semplice asciugamano.
Volevo viziarla.
Farla sentire unica.
L’aiutai ad asciugarsi.
Senza magia.
Limitandomi ad usare la bacchetta soltanto con i vestiti fradici.
Hermione era felice.
Potevo leggerlo in quelle iridi ambrate.
Forse avevamo appena fatto un passo in avanti come coppia.
Come una vera coppia.
   
 
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