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Autore: gabryweasley    24/10/2020    7 recensioni
Si sarebbe alzato da quel letto e avrebbe messo nel suo stesso borsone le cose di Sana, se la sarebbe caricata in spalla e portata a casa.
{Fa parte della serie: "Please" scritta con Deb || Spoiler!DeepClear}
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Please'
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Possibility




«SANA! APRI!»
Se Misako non avesse schiuso la porta in quel momento, Akito l'avrebbe probabilmente buttata giù nel giro di poco tempo ancora.
Se lo ritrovò davanti sudato, in spalla il borsone del lavoro, aveva chiaramente corso fin lì dalla clinica. I capelli, ora troppo lunghi, completamente bagnati.
«È a letto a riposo Hayama. Non può precipitarsi ad aprire una porta con la velocità che tu pretendi».
«Devo vederla».
«Salve anche a te, è tanto che non ci si vede. Cosa mi racconti? Hai deciso di non utilizzare più l'auto? Le producono elettriche ora, il tuo lato ecologista ne è al corrente?»
«Devo vederla».
Akito vide il lampo passare negli occhi di Misako, la battaglia interiore che si combatteva dentro di lei e la tentazione di lasciarlo chiuso fuori. Se lo sarebbe meritato, lo sapeva anche lui che non aveva nessun diritto di presentarsi davanti a quella porta se non fosse stato per riprenderla e portarla a casa. E Misako aveva già capito, dall'aria trafelata e sconvolta di Akito, che il motivo di quella visita non era quello, non ci sarebbe stato un ricongiungimento familiare per il momento. Sospirò.
«Per favore». Aggiunse.
Non la vedeva da qualche tempo e gli sembrava di trovarsi di fronte a lei per la prima volta, il ventaglio aperto davanti al viso, gli occhi che misuravano i suoi. Quando si erano incontrati - quando lo aveva fatto prelevare con la forza - si era fidata di lui ancora prima di sua figlia. Akito sapeva che in quel momento stava prendendo la stessa decisione.
«Ah, ci siamo almeno ricordati dell'educazione. Questo fa la differenza, ovviamente».
Lei aprì la porta, e lui poté vedere la piccola lavatrice sulla sua testa, dentro la quale il suo fedele scoiattolo girava senza sosta.
Akito non attese ulteriori convenevoli e la superò in direzione della camera di Sana, sentendo addosso il suo sguardo.
Trovò Sana stesa a letto con un libro fra le mani e si fermò sulla soglia a fissarla.
La mia Sana.
«Ciao».
«Ciao» sul suo viso si era aperto un sorriso che arrivava agli occhi. Akito lo conosceva bene, era la stessa espressione che aveva quando lui rincasava la sera.
Possibile che lo stesse guardando come se fosse tornato a casa dopo una normale giornata di lavoro? Possibile che non lo odiasse anche lei, come tutti, con tutto quello che le stava facendo passare?
«Mamma mi ha intimato di non alzarmi dal letto, ha detto che ti avrebbe accolto lei… Sai a volte mi fa paura...»
Akito si ritrovò a pensare che la gravidanza l'avesse resa ancora più bella. E lui era un mostro, ovvio, perchè aveva messo a rischio la vita di sua moglie e ora non riusciva a pensare ad altro se non a quanto fosse desiderabile. Aveva la bocca più morbida e le curve più dolci.
Anche suo padre aveva detto addio a sua moglie proprio quando era più bella che mai?
Si avvicinò al letto di Sana, scostò le lenzuola e si sistemò accanto a lei abbracciandola.
«Che cosa stai facendo?»
«Smettila di chiedermi che cosa faccio».
«Stai inzuppando il mio cuscino, nel caso non te ne fossi accorto».
Aveva un tono confuso, ma Akito sentì le sue piccole dita farsi largo fra i suoi capelli bagnati. Partiva dalla fronte e li accarezzava tirandoli indietro. Un gesto che lui faceva spesso quando qualcosa lo faceva esasperare ma se fatto da lei, invece, riusciva a placare la rabbia.
«I tuoi capelli stanno crescendo troppo».
Che cosa stiamo facendo, Sana?
Per un po’, con la faccia schiacciata sul suo fianco e immerso nel suo profumo, pensò che quel tacito accordo che avevano di vivere lontani quella gravidanza, fosse tutto un errore, qualcosa da mandare all’aria subito. Si sarebbe alzato da quel letto e avrebbe messo nel suo stesso borsone le cose di Sana, se la sarebbe caricata in spalla e portata a casa.
Prese davvero in considerazione l’idea, ma di fatto non riuscì a metterla in atto. Era arrivato esattamente nel posto che cercava e nessuno dei suoi muscoli, dopo quella corsa, rispondeva ai suoi comandi. Solo la bocca si era mossa da sola, le parole attutite dalla vicinanza del corpo di Sana. «Una paziente ci ha provato con me, oggi.»
Sentì la mano di Sana fermarsi un attimo e poi riprendere con un ritmo più sostenuto.
«Come è successo?»
«Un massaggio con torsione e me la sono ritrovata addosso. Sembrava avesse delle ventose al posto delle dita, era una piovra gigante».
Sorriso, carezza lenta.
Non era la prima volta che succedeva qualcosa del genere. Entrambi erano soliti raccontarsi gli episodi più strani. Una volta la stessa Sana aveva ricevuto un bacio in diretta da un tipo che si era infiltrato in tv superando i controlli della sicurezza. Quando succedeva, si raccontavano l'accaduto, a volte litigavano, più spesso ne ridevano insieme.
Ma quel giorno Akito si era reso conto che a casa non avrebbe trovato Sana ad aspettarlo. Si era sentito maledettamente sporco, infangato da un gesto che aveva rifiutato, disonesto nei suoi confronti, qualora non gliene avesse parlato come facevano sempre.
«Mi ha riempito di olio, ho dovuto fare una doccia velocemente in clinica». E sono venuto qui perché non riuscivo a sopportare che le ultime mani a toccarmi fossero di una sconosciuta.
«Avrei voluto esserci, almeno per capire quanto sushi potevamo preparare con questa piovra».
Gelosia. Akito sollevò la testa per riuscire a guardarla.
Dopo le sue colpe, la vita di lei a rischio, la sua codardia, il suo abbandono?
Akito sostenne lo sguardo di Sana. Lei lo stava guardando con la stessa compassione che aveva anche quando erano bambini. Quando lui non voleva essere avvicinato da nessuno ma quella bambina testarda era intenzionata a capirlo e aggiustarlo a tutti i costi.
«Sai…» aveva tutta l'aria di essersi trattenuta fino a quel momento ma non era da lei riuscire a resistere troppo senza dirgli quello che aveva per la testa «Credo di aver sentito qualcosa stamattina…»
Cambio di direzione. Sana appoggiò sul comodino il libro che aveva tenuto in mano per tutto il tempo e poi portò la mano sulla sua pancia, vicino a lui.
«È stato come un solletico, come… come il guizzo di un pesciolino nella pancia… ed è strano! Davvero strano… perché non avevo mai avuto un pesciolino nella pancia e non avevo idea di come potesse essere! Ma non mi viene null'altro in mente per farti capire... »
Akito si tirò sul fianco, appoggiandosi al braccio. Notò, guardando Sana, un'espressione che non riconobbe subito, nuova. Se fosse stato più attento sicuramente l'avrebbe notata durante la visita alla quale l'aveva accompagnata anche lui, e invece aveva chiuso gli occhi mentre il suono di quel nuovo cuore riempiva la stanza. Era stato facile guardare la bambina nel monitor, ma quando il medico aveva attivato l'audio, quel battito così forte gli aveva riempito la testa di nuove paure, rendendo tutto ancora dannatamente reale.
E lo aveva fatto di nuovo, le aveva di nuovo chiesto di abortire perché quel battito così forte avrebbe fermato il suo.
"Non chiedermelo più. Non cambio idea. Non la cambierò mai, quindi basta. Fammi almeno questo favore, per favore."
Akito appoggiò con cautela la testa sulla pancia di Sana e sentì lei immobilizzarsi per lo stupore.
Ti sto facendo il favore, Sana. Te lo devo.
Rimase così per un po', finché nella sua mente cominciarono a crearsi un po' di scenari felici e fu colto dalla paura di scoprirli e poi doverci rinunciare. Allora si mise a sedere, deciso a tornare a casa.
«Il tuo stomaco dice che hai fame, è quasi ora di cena» disse, prima di darle un bacio.
Si avviò alla porta e mentre era già con un piede nel corridoio sentì Sana fargli una domanda.
«Come immagini i suoi capelli? Bionda o rossa? »
Andò a cercare uno degli scenari felici di poco prima. Una piccola Sana sulle sue spalle, aggrappata ai capelli del suo papà.
«Non mi dispiace un'altra rossa».
Se solo avesse potuto meritarlo.
Nel corridoio, fece un cenno di saluto a Misako che parlava con Rei, e andò via.



Ciao! ^^ Sesta shot della serie “Please” scritta da me e Deb!
Possibility è stata una delle tante sfide di scrittura per me! :,D Doveva andare nella direzione oltraggiosa della piovra gigante e invece ho vinto io ed è finita per essere un fluffoso momento in camera di Sana.
Akito non riesce a starle troppo lontano e soprattutto ha capito che Sana è ferma sulla sua decisione. Lui sta “lavorando” per cercare di accettare la cosa. E’ assolutamente idiota e sotto shock ma non per questo smette di amare Sana.
Il ricordo della visita ginecologica è un riferimento alla fic Lost di Deb.
Spero che apprezziate anche questa shot! ♥
Mano sul cuore, Gabry


Fanfiction successiva: Alone di Deb



   
 
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