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Autore: storiedellasera    29/10/2020    1 recensioni
Alcuni desideri sono fatti per cercare la felicità. Altri desideri invece sono espressi per infliggere sofferenze.
Lo sanno bene Milla e Kyleen, proprietarie di una locanda molto particolare.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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La strega dei desideri

-Parte 4-



Erano passati quattro anni dall’arrivo di Milla e Kyleen alla locanda dei desideri.
In una mattinata d’autunno particolarmente calda e soleggiata, Kyleen si trovava sul retro dell’edificio, nello spiazzo circondato dai rossi fiori dell’equinozio.
Era diventata una ragazza forte e splendida, alta e con lunghi capelli dorati raccolti in una grande treccia. Le sue mani serravano una spada d’allenamento.
I suoi occhi di ardente zaffiro fissavano Valden, il quale si trovava a pochi passi da lei.
Anche l’uomo stringeva una spada d’allenamento e attendeva l’attacco di Kyleen.

La carica della ragazza non tardò ad arrivare.
Le loro armi cozzarono sulle loro teste. Il clangore metallico parve riecheggiare per l’intera montagna. I due sfidanti si scambiarono veloci attacchi, formando un turbinio di lame tra i loro corpi. Infine fu Valden ad avere la meglio: con una finta e uno sgambetto fece perdere l’equilibrio a Kyleen, che cadde rovinosamente al suolo.
“Valden!...” Ringhiò lei furiosa “…sei stato sleale!”
L’uomo sorrise mentre puntava la sua spada alla gola della ragazza per decretare la fine di quel duello: “è vero…” rispose “…ed è per questo che ho vinto.”
“Almeno io ho combattuto con onore” cercò di giustificarsi Kyleen.
“Ecco perché sei morta… o lo saresti stata in un vero scontro.”
Valden l’aiutò ad alzarsi e lei si scrollò di dosso la polvere e il terriccio. In questi quattro anni, l’uomo aveva addestrato Kyleen rendendola una spadaccina formidabile.
Si rivolse di nuovo a lei: “nel combattimento devi solo pensare a restare in vita. Non importa cosa fai per sconfiggere il nemico.”
Kyleen era a corto di fiato per via di quell’allenamento. Si portò le mani ai fianchi e sbuffò via dal volto una ciocca dei suoi capelli dorati prima di chiedere al suo maestro: “non conta neanche l’onore?”
Lui ampliò ancora di più il suo sorriso: “lascia l’onore agli eroi delle ballate. Del resto loro muoiono sempre alla fine delle storie. Tu pensa a uccidere il nemico prima che lui uccida te.
E smettila di affidarti solo alla tua spada, ci sono altri strumenti che puoi usare.”
“Per esempio?”
“Lo spazio attorno a te, ovviamente…” Valden allargò le braccia come se volesse indicare l’intero spiazzo sul retro della locanda “…la luce del sole, la terra, i sassi. Se dovesse servirti usa anche i denti per mordere l’avversario. Sputagli! Graffialo! Insomma…”
“…resta in vita.” Finì lei la frase.
Valden le toccò la punta del naso con il suo indice: “esatto” rispose con il suo marcato e buffo accento tipico della remota Vallata scarlatta.
Fece per andarsene, ma a metà strada si voltò un’ultima volta verso la sua allieva: “ah, c’è un’altra cosa: smettila di combattere come un barbaro del nord.”
“Ma io vengo dal nord” replicò Kyleen.
“Eppure non sei un barbaro. Non sei uno di quegli omaccioni enormi e pieni di muscoli. Quando lottiamo, cerchi di sovrastarmi con la tua forza fisica. Hai capito che io sono un uomo adulto? Sono più alto e forte di te. Tu invece… beh …tu sei tu.”
“Che intendi dire?” Lo sguardo di Kyleen si indurì.
Ma questo non scompose Valden, il quale replicò: “non combattere come quello che non sei. Sfrutta i tuoi punti di forza. Sei agile, veloce, hai ottimi riflessi e una postura perfetta. Ti muovi bene e sai mantenere la posizione. Affidati a quello che hai.”
Questa volta Valden andò via senza più voltarsi.

Kyleen rimase da sola con i suoi pensieri.
L’allenamento di quella mattina era stato sfiancante e ora la ragazza sentiva le sue braccia doloranti. All’orizzonte si stavano accumulando grosse e cupe nuvole. Si alzò un vento frizzante che aveva l’odore della neve e della brina, l’odore di un inverno sempre più vicino. Kyleen ispirò a fondo, chiuse gli occhi e ripensò alla sua terra, il gelido nord; con le sue foreste oscure, infine praterie, montagne inesplorate, bianche scogliere e la neve… distese di neve a perdita d’occhio.

Kyleen si stava perdendo nel mare dei suoi ricordi. Fu solo in quel momento che si rese conto di essere osservata. Da una finestra delle cucine infatti, Milla e Flio avevano assistito alla sua intera sezione di allenamento.
Era stata una mattinata noiosa per le due ragazze e volevano in qualche modo ingannare il tempo.
Ma un altro motivo, oltre alla noia, spingeva Milla a guardare Kyleen.
Da qualche tempo lei avvertiva strane sensazioni ogni volta che posava gli occhi sulla ragazza del nord. Sensazioni mai provate prima e che non aveva il coraggio di esplorare.
Quando si facevano particolarmente intense, Milla cercava di reprimerle con tutte le sue forze.
“Non avete niente di meglio da fare, voi due?” Urlò imbronciata Kyleen alle due giovani affacciate alla finestra.

Quando Flio espresse il desiderio di guarire e di riacquistare così la vista, ben quattro anni fa, prese la decisione di restare nella locanda. I maghi al servizio della corona, i suoi vecchi maestri, avevano implorato la strega Zeela di prendere la ragazza come sua allieva.
Zeela accettò. Del resto adorava la piccola Flio e non voleva inimicarsi i maghi del re.
La strega si sarebbe presa cura di lei, istruendola alle arti magiche.
Ciò che nessuno si aspettava è che la strega propose anche a Milla di diventare la sua allieva, così da avere due giovani apprendiste.
La ragazza accettò l’invito di Zeela e nel corso dei quattro maturò un amore incommensurabile per la magia. Milla aveva finalmente trovato la sua strada: desiderava infatti diventare una strega.
Ma la magia era una materia difficile da comprendere e padroneggiare. Nonostante questo, Lei e Flio si impegnavano moltissimo nello studio delle arti arcane.



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Milla e Flio passavano gran parte del loro tempo a studiare e ad aiutare lady Zeela con le faccende della locanda. Questo significava pulire, cucinare, rassettare, servire ai tavoli, prendersi cura dei cavalli e controllare le provviste nella dispensa. Di tanto in tanto nella locanda si presentava qualche cliente con un desiderio da esprimere e allora la strega lo esaudiva al meglio delle sue possibilità.
Durante le ore di svago, Milla e Flio non si allontanavano mai dalla locanda, dato che la montagna non era un luogo sicuro.
Anche Kyleen dava una mano nel locale ma i suoi allenamenti la costringevano a rimanere piuttosto separata dalle altre due ragazze.
Meglio così, pensava spesso Milla che non aveva mai perdonato del tutto Kyleen per averla rapita e minacciata di morte il giorno in cui si erano incontrate.

Verso mezzogiorno, lady Zeela chiamò le tre giovani.
Esse raggiunsero la strega nella grande sala da pranzo. “Devo partire” disse lei
“Per dove?” Chiesero quasi in coro Milla e Flio.
“Vado nella capitale. II concilio dei maghi di sua maestà mi ha convocata e Valden verrà con me.”
“Ditegli che non potete partire” intervenne Kyleen in modo così improvviso che sorprese tutti i presenti. La ragazza del nord continuò: “ditegli che non vi sentite bene o che non volete farlo. Lady Zeela, siete troppo anziana per affrontare un viaggio.”
Flio diede un piccolo colpo al fianco di Kyleen con il gomito, dato che era stata scortese nei confronti di Zeela.
Ma la strega sorrise dolcemente prima di alzarsi e di salutare le tre giovani.
“Valden mi accompagnerà…” continuò “…significa che resterete da sole. Non è la prima volta che vi lascio nella locanda, quindi sapete cosa fare: non uscite dal locale per nessuna ragione al mondo, specialmente durante la notte. Chiudete porte e finestre, non fate troppo rumore e non aprite a nessuno. E’ tutto chiaro?”
“Tutto chiaro” risposero le ragazze.

Poco dopo, Zeela e Valden partirono per la volta della capitale sul loro carro.
Kyleen, Flio e Milla rimasero da sole.
Si divisero gli ultimi compiti della giornata prima di chiudere le porte e le finestre della locanda.
Milla si trovava a uno dei piani superiori dell’edificio, in una delle stanze il cui accesso era vietato ai clienti.
Lì infatti si trovava lo studio della strega.
Era una stanza squisitamente arredata con svariati e antichi volumi di dottrine dimenticate. Sui vari mobili si trovavano strani e curiosi oggetti legati al mondo della stregoneria: una sfera di cristallo, diversi rotoli di pergamena, candele nere, un corvo imbalsamato, fiale di varie forme e dimensione. C’era persino il corpo di un serpente in un recipiente pieno d’alcol e un teschio umano impolverato.
In quella stanza, Zeela impartiva spesso le sue lezioni di magia.
Durante le notti d’estate, quando faceva molto caldo, la strega si radunava lì con le ragazze poiché era la camera più fresca di tutta la locanda.
Prima di mandarle a dormire, Zeela raccontava alle giovani le diverse ballate che aveva udito dai bardi di tutto il mondo.
Flio, al contrario di Milla e Kyleen, voleva sempre ascoltare le storie d’amore. Quei racconti epici di dame e cavalieri che si innamoravano dopo aver superato svariati pericoli, magari dopo aver ucciso draghi malvagi o sconfitto crudeli monarchi.
Zeela accontentava la ragazza, eppure le rammentava che il vero amore non nasce mai nel modo in cui veniva descritto delle ballate. “Non occorre…” diceva di continuo la strega “…uccidere un drago per innamorarsi di una persona. Il vero amore può germogliare pian piano, senza grandi eventi.”

Milla, mentre si trovava da sola in quella stanza, rammentò le storie raccontate durante le sere d’estate. Aprì la finestra per far entrare un po’ di luce e iniziò a spolverare il pavimento.
Una voce alle sue spalle la fece sussultare: “l’ultima volta che pulisti questa stanza, decidesti di incantare la scopa.” Era Kyleen, poggiata allo stipite della porta con braccia conserte e un sorriso beffardo sul volto.
Continuò: “rammento che prendesti uno dei grandi libri della strega e recitasti male la formula per animare la scopa, rammenti?”
“Si…” rispose Milla distogliendo lo sguardo da Kyleen “…dovemmo abbattere la scopa con la scure.”
“Che risate” commentò Kyleen entrando nella studio della strega, avvicinandosi a Milla.
Quest’ultima iniziò di nuovo ad avvertire quella strana sensazione nel petto. Tentò prima di ignorarla, poi di reprimerla.
“Cosa vuoi?” Chiese.
Kyleen fece schioccare la lingua sul palato in segno di frustrazione: “non essere così fredda con me, lo sei sempre stata.”
Milla cercò di non guardarla negli occhi. Continuò a mettere in ordine in ordine la stanza, ma era solo un pretesto per tenersi occupata e lontana da Kyleen: “devi perdonarmi, ma ogni volta che ti guardo ripenso ai giorni in cui ero tua prigioniera.”
La ragazza del nord soffocò una risata dettata dall’incredulità: “sono passati quattro anni, Milla. Quattro anni! Ti avrò chiesto scusa un’infinità di volte.”
“Quel che dici è vero, Kyleen. Ma questo non toglie il fatto che mi hai spaventato a morte.”
Kyleen si avvicinò a lei: “tu che avresti fatto al mio posto? Ero spaventata anch’io. Non sapevo chi eri e dove mi trovavo.”
“Sai… ti preferivo quando non sapevi parlare la mia lingua.” Milla sperò di esser stata abbastanza pungente. Fece per andarsene ma Kyleen allungò un braccio contro una parete per bloccarla.
Da quella distanza così ravvicinata, Milla poteva osservare ogni minimo particolare degli occhi di Kyleen e per questo si sentì mancare il respiro.
Sul volto della ragazza del nord tornò quel suo tipico sorrido beffardo: “cosa intendi, Milla? Che ora non mi preferisci neanche un po’?”
Milla si sentì divampare ma provò anche una certa frustrazione per i modi arroganti di Kyleen. La scansò con una spalla e uscì dallo studio.
Ma la ragazza del nord continuò a rivolgerle la parola: “ho notato come mi guardi, quando combatto contro Valden.”
Milla si pietrificò per la paura. Ebbe la sensazione che il corridoio in cui si trovava si era tramutato in sabbie mobili e che non le permettevano più di camminare.
Si voltò verso Kyleen, decisa ad affrontare il suo sguardo: “non so di cosa parli.”
La ragazza del nord ridacchiò: “Valden ha un certo fascino, bisogna ammetterlo. Ma quando duelliamo, tu non resti affacciata alla finestra per guardare lui.”
Milla sentì il bisogno di interrompere al più presto quella conversazione. Decise quindi di recitare la parte dell’ingenua: “se in qualche modo ti ho infastidita…”
“…affatto” Kyleen la interruppe. Cambiò espressione e Milla comprese che voleva dire qualcosa di molto importante.
Ma Flio giunse sul corridoio proprio in quel momento: “eccovi!” Esclamò fingendosi arrabbiata.
Si esibì in un inchino scomposto e continuò: “devo pensare solo io alla cena, mie signore, o avete intenzione di darmi una mano?”
Milla sospirò. In cuor suo ringraziò Flio per aver interrotto quel momento così imbarazzante… anche se una parte di lei si chiedeva cosa stesse per dire Kyleen. Quella Kyleen che ora aveva lo sguardo puntato verso il basso e il volto arrossato.


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“Zeela, c’è qualcosa sul sentiero.”
Le parole di Valden svegliarono la strega. Si era assopita durante il viaggio al fianco del suo guardiano. Aprì pian piano gli occhi e si guardò attorno. A giudicare dal fitto bosco che la circondava, Zeela capì di trovarsi a Vecchia foresta e che aveva da poco lasciato la montagna. Il sentiero su cui si trovavano era una scia brecciosa che tagliava a metà il bosco.
Così come aveva detto Valden, qualcosa si trovava di fronte a loro.
Si trattava di un altro carro, molto grande e lussuoso. Era fermo a bloccare il sentiero, con due maestosi cervi silvani come cavalcature. Il velo che copriva il retro del carro era di uno sgargiante tessuto rosso, molto costoso a giudicare dall’intensità del colore.
Vicino al carro, qualcuno aveva lasciato un falò acceso e lo aveva circondato con delle pietre, aveva messo dell’acqua a bollire in un pentolino e aveva posizionato due sgabelli vicino al fuoco.
Su un terzo sgabello aveva posto una tovaglia rossa con sopra una scacchiera esagonale e delle pedine intagliate nel legno di ciliegio. Per finire, un cesto pieno di dolci e pani giaceva vicino ai due sgabelli.
“Fermati…” disse Zeela quasi sussurrando “…siamo arrivati.”
“Arrivati?” Chiese confuso Valden che obbedì alla strega. Lei non diede alcuna risposta. Un’ombra parve calare sul suo volto.
Scese dal carro grazie all’aiuto di Valden: “tu aspetta qui” disse all’uomo.

La strega si avvicinò al secondo carro.
Sembrava esser calato un silenzio irreale nel bosco. Un silenzio interrotto solo dal crepitio del falò, dallo scricchiolio della breccia sotto i passi della strega e dal canto di qualche uccellino tra gli alberi. Lei scrutò con attenzione ogni elemento di fronte a lei: il fuoco, la scacchiera, gli sgabelli… si accomodò su uno di essi e allungò la testa in direzione del pentolino posto sulle fiamme.
Al suo interno l’acqua stava bollendo.
“Gradite un infuso, mia signora?” Disse un anziano signore apparso improvvisamente sull’altro sgabello. Era alto e magro, con una lunga barba bianca… lunga quasi quanto i suoi capelli anch’essi bianchi. Aveva occhi piccoli e blu, un naso aquilino e una lunga tonaca rossa.
La strega non si scompose. Accennò a un sorriso e annuì.
L’uomo disciolse delle ebre nel pentolino e si sprigionò nell’aria un intenso profumo simile all’odore dei mirtilli.
L’anziano continuò: “mi duole doverla ricevere in questo posto e non nella capitale. Ma, come lei ben sa, io sono l’unico della gilda dei maghi a conoscere il segreto della vostra locanda... ed ho bisogno di parlarvi proprio della vostra locanda.”
“E siete anche il signore della gilda…” rispose la strega “…potete fare quello che volete. Ad ogni modo non dovete scusarvi. Avete scelto un bel posto per dialogare.”
Zeela prese una delle pedina della scacchiera e la mosse di quattro caselle in avanti.
Il mago sorrise. Anche lui spostò una pedina sulla scacchiera.
Per un po’ di tempo, i due non parlarono.
Rimasero concentrati su quel gioco di strategia. Di tanto in tanto l’uno eliminava qualche pedina dell’altro. Quando l’infuso fu pronto, il mago riempì due calici di legno e ne offrì uno alla strega.
“Come sta Flio?” Chiese l’anziano, il quale non la smetteva di contemplare la scacchiera esagonale. Spostò in avanti una pedina a forma di drago.
“Dovreste vederla…” rispose con fierezza Zeela “…è cresciuta in salute ed è felice.” La strega spostò un’altra pedina. Fu una mossa banale che non destò alcuna preoccupazione nel mago.
“E per quanto riguarda la magia? Come se la cava Flio?”
Questa volta i due si fissarono negli occhi.
Zeela rispose: “Flio è brava. Per gli Dei! E’ maledettamente brava” e con una mossa, eliminò dal gioco una pedina del mago.
Lui sorseggiò il suo infuso prima di continuare: “sono passati quattro anni, lady Zeela. Ben quattro lunghi anni. E’ il tempo che impiegano gli adepti per diventare maghi o stregoni.”
“E con ciò?”
“Milady, dovreste nominare Flio una strega e non trattarla più come allieva. Non credete che la ragazzina sia pronta?” Il mago fece una mossa audace sulla scacchiera.
Zeela osservò a lungo la posizione di tutte le pedine: “sono diventata anziana. Sono lenta in tutte le cose che faccio. Credo che Flio necessiti di altri sei mesi di lezioni prima che essere considerata una strega a tutti gli effetti.”
Improvvisamente Zeela vide una crepa nelle difese delle pedine del mago, mosse in diagonale uno dei suoi pezzi a forma di cavaliere. Nascose un sorriso, poiché sapeva di aver messo in difficoltà l’anziano, poi continuò: “non trattatemi come una sciocca. Conosco le regole di voi maghi al servizio della corona. Potete rivendicare ogni diritto su Flio dato che è stata una vostra allieva. Potete anche decidere di richiamarla nel vostro ordine.”
Il mago non rispose, ma si limitò a muovere una delle sue pedine nella scacchiera. Fu una mossa difensiva che Zeela aveva previsto. Passò al contrattaccò ed eliminò dal gioco un importante pezzo del mago.
Lei continuò: “se nomino Flio una strega allora la locanda passerà a lei. Quindi mi chiedo: cosa vi tratterrà nel richiamare Flio nell’ordine dei maghi e ottenere così anche la locanda dei desideri?”
Con un’altra mossa sulla scacchiera, Zeela si avvicinò moltissimo alla vittoria.
Il mago, rimasto in silenzio per tutto quel tempo, fissò la posizione delle pedine.
Fece poi la sua mossa… una mossa che Zeela non aveva previsto.
Rispose poi alla strega: “è per questo che vi ho convocata, milady. Ed è per questo che tale conversazione dev’essere fatta qui, lontana da occhi e orecchie indiscrete. Parliamoci chiaro, mia signora, siamo entrambi molto anziani. Quanti anni ci restano su questa terra? Voi dovete lasciare in eredità la locanda e, come avete voi stessa, Flio è maledettamente brava.”
“Ma consegnare la locanda a Flio significherebbe darla ai maghi della corona” ribadì Zeela.
“E questo è forse un male, mia signora?”
I due scambiarono diverse mosse aggressive sulla scacchiera che nel frattempo contava sempre meno pedine.
Zeela alzò le spalle: “mi chiedo solo perché mai dovreste metter le mani sulla locanda. Sapete bene che non si possono esaudire i desideri di chi conosce il segreto… o almeno è quasi impossibile.”
Il mago si stiracchiò la schiena e si prese una pausa dal gioco.
La partita si era fatta tesa e complicata e aveva bisogno di schiarirsi le idee. Ravvivò le braci del falò con un ramoscello prima di rispondere alla strega: “siamo in guerra con il nord. Lo siamo sempre stati. Immaginate questo scenario: un uomo del nord, o qualunque altra persona che odi il re, si presenta alla vostra locanda. La birra scioglie la sua lingua e distrattamente confessa di desiderare la forza di distruggere il regno. Cosa potrebbe accadere?”
Il mago tornò a giocare: spostò una pedina sulla scacchiera. Zeela non comprese il senso di quella mossa e iniziò a preoccuparsi.
Ciononostante continuò a mostrarsi calma: “non si possono controllare i desideri, mio signore.”
“Ma possiamo controllare le persone. Possiamo decidere chi mandare sulla montagna, cosa che voi  ci avete sempre impedito di fare.”
“La cima della montagna è considerato un luogo sacro, la corona non può controllare quel luogo.”
“Ma noi maghi potremmo controllarla… e la corona non saprà nulla di tutto ciò. Dovete solo lasciare la locanda in eredità a Flio. Del resto la ragazza è meritevole.”
“In effetti lo è” Zeela abbassò lo sguardo verso la scacchierà. Comprese che avrebbe perso in quattro mosse. Spostò una pedina nella speranza di tendere una trappola al suo sfidante.
Ma il mago era troppo furbo e non cadde nel tranello.
“Noi maghi abbiamo sempre servito la corona nell’ombra. Con la locanda dei desideri sotto la bandiera del re potremmo creare un regno in grado di durare per l’eternità.”
“Spiegatevi.”
“Una volta che Flio sarà la strega dei desideri, noi dell’ordine invieremo cavalieri e membri della famiglia reale alla locanda. Ci inventeremo qualche buona scusa per farli muovere...” girò tra le dita la pedina a forma di re mentre parlava “…così che questi lord, inconsapevoli dei poteri della locanda, possano esprimere i loro desideri.”
“Immagino che sceglierete accuratamente chi mandare nella locanda.”
Il mago annuì: “manderemo nella locanda solo i più leali del regno.”
“E chi non fa parte del regno? O non dimostra cieca lealtà?” Chiese Zeela dimostrando una certa spensieratezza, nascondendo le sue vere emozioni.
Gli occhi del mago raggelarono il sangue della strega: “loro non raggiungeranno mai la locanda.”

Zeela dovette abbassare lo sguardo o il mago avrebbe visto il terrore nei suoi occhi.
L’anziana si era persa nei suoi pensieri e nelle sue preoccupazioni.
Vide di sfuggita la scacchiera e in quel momento un lampò le attraversò il cervello: c’era una mossa in quel gioco che le era sfuggita. Una mossa che avrebbe potuto ribaltare le sorti della partita.
Spostò quindi una pedina e il mago corrucciò le sopracciglia, sorpreso nel vedere quella reazione.
La strega rispose: “ho un’altra allieva, sapete?”
La mano del mago tremolò appena mentre si allungava verso le sue pedine per correre ai ripari: “state parlando dell’orfanella venuta dal deserto del sud?!”
“Noto che sapete molte cose” Zeela mosse un’altra pedina.
“E’ il lavoro di noi maghi al servizio del re. Sapevamo del vostro sfizio di prendere una seconda allieva. Pensate che quella ragazzina sia talentuosa come Flio? Io non credo proprio.”
Il mago creò una solida difesa con le pedine che gli rimanevano sulla scacchiera.
“Eppure ho il diritto di scegliere a chi dare la locanda. Per questo ho due allieve” rispose Zeela
“Suvvia, milady. Mi state dicendo che avete preso una seconda apprendista proprio per evitare di dare la locanda alla gilda dei maghi? Il potere dei desideri non merita di essere gestito dal migliore dei vostri due studenti? Devo forse pensare che avete condizionato la vita dell’orfanella solo per un vostro capriccio?” Il mago consolidò ancora di più le sue difese sulla scacchiera e ora era pronto per tornare all’attacco.
Zeela non fissò la scacchiera. I suoi occhi scrutavano quelli del mago così a fondo che l’anziano ebbe timore della strega.
Un silenzio irreale calò su di loro.
Il tempo sembrò rallentare. Persino il vento smise di scivolare tra gli alberi.
Zeela infine sospirò e si alzò dallo sgabello: “su una cosa avete ragione. Le due ragazze non meritano di essere ancora trattate come delle allieve. Presto dichiarerò terminate le loro lezioni e nominerò una di loro la strega dei desideri, ed erediterà la mia locanda.”
Il mago annuì: “so che sceglierete la strega giusta” ma le sue parole risuonarono come una minaccia velata.
I due si strinsero la mano per salutarsi.
Zeela indicò la scacchiera con un cenno del capo: “è una partita molto difficile, decretiamo il pareggio?”
“Per questa volta” rispose l’anziano con tono cupo.
Il mago e la strega si separarono.


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Zeela era sulla strada del ritorno per la sua locanda.
Nella sua testa, mille pensieri e dubbi ronzavano come le api in un alveare.
“possiamo fermarci?” Chiese alla sua guardia.
Valden tirò le redini e arrestò i cavalli. Scese poi dal carro per stiracchiarsi la schiena. Lui e la strega erano sul fianco della montagna ma molte ore li separavano dalla locanda.
Da quella posizione si poteva ammirare Vecchia foreste e, all’orizzonte, le montagne orientali. Da lì i nuvoloni carichi di pioggia si stavano avvicinando minacciosamente alla montagna.
Zeela era sempre più irrequieta.
Strinse il pugno all’altezza del cuore e iniziò a respirare freneticamente.
Valden se ne accorse e si avvicinò a lei.
“Sto bene” disse la strega per tranquillizzare la sua guardia.
“Le parole del mago ti fanno star male? O è la vecchiaia?” Valden sorrise per sdrammatizzare la situazione.
“Entrambe le cose…” ridacchiò Zeela “…ma lui ha ragione. Milla e Flio non saranno per sempre delle allieve. Presto dovrò dare a una di loro la locanda.”
Valden si mise in bocca una foglia e soffiandoci sopra provocò uno strano e buffo fischio.
Si rivolse di nuovo alla maga: “e Flio è davvero così brava come hai detto al mago?”
Zeela sospirò rammaricata: “si… è molto più brava di Milla. Flio merita di essere la strega dei desideri. Voglio bene a entrambe, in egual misura.”
“Lo so.”
“Ma Flio è un talento innato. Può diventare una maga, o una strega, formidabile.”
Valden si avvicinò a lei e le prese una mano per consolarla.
Nel frattempo, il sole del tramonto tingeva la foresta di roventi sfumature color del rame.
“Se consegno la locanda a Flio, vuol dire consegnarla ai maghi. Sarebbe un disastro” Zeela era avvilita.
Valden le chiese: “credi che Milla, anche se non è brava come Flio, possa comunque essere una brava strega dei desideri? Magari crescendo diventerà eccezionale anche lei.”
“Può darsi…” sorrise Zeela ripensando ai momenti passati con Milla “…ma non sarebbe giusto nei confronti della magia della locanda.”
Valden sospirò a fondo: “che brutta situazione” e contemplò il cielo che stava assumendo i colori della sera.
Zeela si voltò di scatto verso di lui: “scegli tu.”
“Cosa?” Esclamò l’uomo.
“Scegli tu per me. Milla o Flio.”
“Non darmi questa responsabilità, Zeela.  Non posso.”
“Invece si. Sei il guardiano della locanda e della sua strega. Non sei uno schiavo a cui non è dato il diritto di pensare. Tu proteggi la locanda! Scegliere la strega più adatta è come proteggere il futuro della locanda stessa.”
Valden cercò di riordinare le sue idee.
Rimase in silenzio per qualche minuto prima di rispondere: “non posso decidere… ma posso consigliarti.”
“E allora, per gli Dei, consigliami.”
“Milla.”
“Sei sicuro?”
“Non dare la locanda ai maghi. Sarebbe come darla alla corona. Se un re o un principe vuole entrare nella locanda di sua volontà allora è il benvenuto. Ma dare un simile potere decisionale all’ordine di maghi è spaventoso. Scegli Milla.”
Questa volta fu Zeela a sospirare: “spezzerò il cuore a Flio.”
“Oh, si…” rispose Valden “…gli arrecherai un grande dolore.”
Zeela abbasso la testa.
Non ricordò l’ultima volta che aveva pianto ma in quel momento sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime: “grazie per il consiglio, Valden. Sei un bravo guardiano.”
“Dunque cos’hai deciso di fare?”
“Ho bisogno di un altro po’ di tempo per riflettere. Rimettiamoci in viaggio. Il sole è quasi tramontato.”
Valden tornò sul carro e fece ripartire i cavalli.


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Il cupo rombo di un tuono mormorò in lontananza.
Una tempesta si stava avvicinando.
L’aria era gelida e un vento sferzava la locanda immersa nell’oscurità della notte.
Come aveva ordinato Zeela, le porte e le finestre erano state ben sigillate.
Nella sala da pranzo, Milla, Kyleen e Flio consumavano, da sole e in silenzio, una cena a lume di candela. Stavano ancora attendendo il ritorno della strega e di Valden.
Di tanto in tanto le ragazze scambiavano tra loro qualche frase o qualche breve discussione. In quei momenti, Milla poteva scorgere un certo luccichio negli occhi di Kyleen… era evidente che la ragazza del nord voleva parlarle in privato.

Un tonfo le fece sussultare.
Qualcosa aveva urtato contro la porta di ingresso della locanda. Le ragazze si voltarono verso l’origine di quel suono. Credevano fosse un ramo di un albero strappato dal vento che aveva urtato contro la locanda. Ma quel suono si produsse ancora.
Fu chiaro, per le ragazze, che qualcuno stava bussando disperatamente alle porta d’ingresso.
Balzarono via dalle sedie.
In quel momento il vento si fece più forte e il boato di un fulmine fece urlare Flio per la paura.
“Aiuto!” Gridò qualcuno all’esterno della locanda, poiché aveva udito Flio.
Milla avanzò verso la porta ma la sua compagna la trattenne per un braccio: “cosa fai?” Chiese terrorizzata.
Milla rispose: “non apro, voglio solo sapere di chi si tratta.”
“Aiuto!” Una seconda voce si udì dalla locanda.
“Ma quanti sono?” Esclamò Milla.
“Non muoverti” supplicò Flio che non la smetteva di trattenerla.
Kyleen intanto si era precipitata a prendere la spada dall’elsa dorata. La lama scintillò nel buio della sala… un’immagine così suggestiva che fece cadere ancora più nel panico Flio. E ora anche Milla iniziava ad avere paura.
Chiunque si trovasse fuori dalla locanda, non la smetteva di urlare e di battere.
I colpi si spostarono dalla porta fino alla finestra. Nel frattempo una violenta tempesta investì la zona. Le gocce di pioggia tartassavano la locanda.
“Cercano di entrare” disse Milla con voce tremante.
Kyleen strinse i denti. Con la spada al suo fianco si avvicinò alla finestra e con un movimento deciso tirò via le tende.
Proprio in quel momento un lampo illuminò di bianco la montagna, rivelando il volto di due uomini all’esterno della locanda. Questa volta tutte e tre le ragazze urlarono per la paura.
Milla e Flio si strinsero l’un l’altra mentre Kyleen perse quasi la presa dalla sua spada.
La coppia di uomini che battevano sulla finestra, implorando di entrare, erano due viaggiatori. Lo si poteva capire dal modo in cui erano vestiti. Ma non era che quello spaventava le ragazze… bensì la vista del sangue.
I due uomini infatti erano gravemente feriti e nei loro volti era impressa una smorfia di puro terrore.
La cosa che li aveva ridotti in quel modo apparve di colpo dietro di loro.
Era gigantesco e colpì con violenza non solo gli uomini ma il fianco della locanda, deformandola.
Le assi della parete si spezzarono e le finestre si frantumarono, generando un boato di rumori terrificanti.
Il colpo fu così devastante da mutilare i corpi dei due sventurati.
Uno di loro si ripiegò in maniera orrenda, poiché la sua spina dorsale si era frantumata in diversi punti. Entrambi gli uomini morirono sul colpo mentre venivano scaraventati nella sala da pranzo.
Detriti, fango e pioggia irruppero nella locanda.
Milla e Flio urlarono per la paura e arretrarono. Kyleen invece si era abbassata per evitare i detriti.
Poiché era vicina alla finestra -o ciò che restava della finestra- la ragazza del nord poté vedere la cosa responsabile di tutto quello scempio.
I suoi occhi incontrarono quelli del mostro.
Kyleen fu pervasa da un terrore immenso. Un terrore che la fece sentire piccola e indifesa.
Il mostro richiamò la clava che aveva usato per abbattere parte della locanda. Si stava preparando a un secondo attacco.
Kyleen rinsavì. Era completamente fradicia per via della tempesta.
Si voltò verso Milla e Flio e urlò con tutta la forza che aveva in corpo: “troll!”




fiore

   
 
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