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Autore: Biblioteca    30/10/2020    1 recensioni
Salazar Serpeverde e Godric Grifondoro sono convocati da Tosca Tassorosso e Priscilla Corvonero per discutere un problema che sembra comico, ma in realtà è molto serio: come si può fare per garantire agli studenti un luogo conosciuto come "bagno" in una scuola magica costruita in pieno medioevo?
Ecco come sono nati i bagni della scuola di Hogwarts... e come Salazar ha trovato la grotta che un giorno sarebbe diventata la camera dei segreti.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Corvonero, Godric Grifondoro, I fondatori, Priscilla Corvonero, Salazar Serpeverde, Serpeverde, Tassorosso, Tosca Tassorosso
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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- Questa storia fa parte della serie 'Quattro fondatori per un castello'
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“Ritrovarsi a parlare di deiezioni con una persona nobile come Priscilla Corvonero. Che razza di assurdità!!” pensò Salazar mentre usciva nel cortile del castello. Il poco sole di quella cupa giornata di ottobre non cacciò via la sua rabbia. Respirò affondo nel tentativo di calmarsi.
Anche perché più ci pensava più si rendeva conto che la questione “bagno” era molto, molto seria.
Guardandosi intorno, calcolò che solo in quel cortile ci potevano stare almeno una sessantina di studenti.
Sessanta ragazzini di età variabili che magari dovevano riunirsi proprio in quel cortile per lavarsi con secchiate di acqua gelida del lago. Sessanta secchi da svuotare. Centoventi mani che avrebbero dovuto maneggiare ingredienti per pozioni e poi mangiare nella Sala Comune….
I babbani ancora non c’erano arrivati (non a caso erano babbani) ma il lavaggio nelle mani era importantissimo e già scoperto nel mondo magico, forse anche per il continuo maneggiare organi di animali, polveri strane…
Niente da fare, ormai anche lui si rendeva conto che la situazione era veramente seria.
Ma ricorrere a una tecnologia babbana per risolvere il problema?
Quello sarebbe stato un vero disastro!
“Tutto apposto, vecchio mio?”
Salazar sussultò: perso nei suoi pensieri, non si era accorto che Godric era comparso alle sue spalle.
“Godric, voi mi sorprendete sempre alle spalle. Una dote rara, di solito sono molto attento.”
“Mi dispiace che abbiate lasciato la riunione così presto prima. Sapete, è stata molto interessante, poichè Tosca ci ha spiegato che molte delle tecnologie dei romani erano state in realtà un’unione di genio babbano e magico. Nell’antichità, anche se si respirava già aria di discriminazione, si era comunque maturata la possibilità di un’unione tra i due mondi.”
“Certo! E guarda ora cosa è successo! Sbaglio o sei proprio tu quello che è dovuto fuggire con la famiglia dalla realtà babbana perché costretti alla persecuzione?!”
“È così Salazar, d'altronde io non ho origini nobili. La mia famiglia era anzi abbastanza povera. Non avevamo un grande castello a proteggerci, con libri di alchimia e incantesimi da studiare.”
Quelle parole fecero nuovamente infuriare Salazar, che chiuse nuovamente le palpebre a fessura.
Osservandolo, Godric pensò che somigliava proprio a un serpente, quando faceva così.
“Volete forse farmi pesare le mie origini!?” domandò duro Salazar.
Godric però non si scompose.
“Assolutamente no. Ma come non vanno fatte pesare le origini di un mago, non andrebbero neanche fatte pesare le origini di una tecnica che può essere a noi utile. Babbana o magica che sia, se può aiutare, perché non usarla?”
“Per una questione di principio.” Sibilò Salazar avvicinandosi a Godric con passi lenti “Un principio che voi per primo dovreste condividere: per colpa dei babbani avete perso la vostra casa, per quanto ne so sono morti anche alcuni dei vostri parenti. Insieme, noi quattro abbiamo deciso di costruire questo luogo sia per addestrare i maghi minorenni che per proteggerli dal mondo babbano. Ci vuole coraggio ad accettare ancora il mondo babbano dopo tutta la sofferenza che hai patito!”
“E' vero.” Rispose calmo Godric senza indietreggiare “Avete proprio ragione Salazar. Ci vuole coraggio a non odiare tutti i babbani. Molto coraggio. E infatti è il coraggio che io cercherò tra i maghi che verranno nella mia ‘casa’. Certo, è vero, i babbani sono stati molto cattivi con me. Ma non tutti lo sono stati: alcuni ci hanno aiutato nella fuga, a volte senza chiedere nulla in cambio, senza fare domande. E comunque la cattiveria è nata dalla paura e anche dalla mal sopportazione di certi atteggiamenti di certi maghi nobili.”
Salazar si strinse la bacchetta nella tasca.
Ma Godric alzò immediatamente le mani.
“Non voglio litigare. Voglio solo cercare di farvi capire che le responsabilità sono sempre di entrambe le parti. E anche ammettere i propri errori è un atto di coraggio. La mia famiglia si è esposta, si è fidata delle persone sbagliate. È stato un errore pagato caro. Ma c’è stato anche chi ha saputo accettarci.”
“Pochi immagino.”disse Salazar “E tanti pochi bastano per salvare anche tutti gli altri?”
“Secondo me sì.”
“E basta anche per ammettere chi nasce tra i babbani tra le nostre mura?!”
“Certamente! A maggior ragione! Un genitore babbano non è in grado di aiutare un figlio mago a dominare la sua potenza! Il ragazzo, o la ragazza, ne soffrirebbe moltissimo e potrebbe fare una brutta fine!”
“La potenza non va dominata! Va potenziata!”
“Questione di punti di vista, Salazar. E comunque, non vi siete mai chiesto perché i maghi nascono in mezzo ai babbani? Forse perché la magia non è una questione di sangue, magari c’è altro, magari un giorno tutti gli umani di questa terra saranno magici…”
“BASTA! QUESTO DISCORSO STA DIVENTANDO TROPPO GROTTESCO!”
L’urlo di Salazar fu talmente forte che alcuni uccellini presenti nel cortile volarono via e un leggero eco si diffuse nel silenzio che ne seguì.
Godric era rimasto profondamente turbato da quella reazione così violenta.
Fu tentato di tirare fuori la bacchetta per duellare, solo per ingaggiare un duello e risolverla così “da veri uomini”.
Ma poi vide Salazar che respirava affannosamente e quasi barcollava per quello sfogo. La rabbia che l’aveva fatto urlare ora lo stava indebolendo, come spesso succedeva anche a Godric stesso quando gli capitava di innervosirsi e perdere il controllo dell’emozione.
Pensò che, molto semplicemente, Salazar non era abituato a scontrarsi o a battersi nel modo giusto per le sue idee, né ad aprirsi a quelle degli altri: chiuso nel suo castello, al sicuro dal mondo, cresciuto con l’idea della superiorità del mondo magico, costretto alla sola attività di studio fin dalla più tenera età. Una persona cresciuta in quel modo non sarebbe potuta diventare altro che quello che era in quel momento Salazar. Anche per quello la scuola sarebbe diventata un punto di riferimento per i giovani maghi: avrebbero potuto scoprire che esistevano anche altri maghi, con altre idee, alcuni nati da genitori babbani ma magari altrettanto dotati.
Non ci sarebbero mai più stati individui come Salazar nella storia con la scuola, e lo stesso Salazar avrebbe imparato ad accettare gli altri col tempo… O almeno, così credeva Godric.
“Vi prego Salazar, non volevo litigare, né farvi arrabbiare così. È che ammetto che è dall’inizio della riunione che non faccio altro che figuararmi un secchio che viene erroneamente smaterializzato in Sala Grande, spargendo il suo contenuto sul tavolo, magari già imbandito…”
“È in effetti un pensiero oltremodo tremendo.” Assentì Salazar, che però sentì il bisogno di sedersi sulla nuda terra tanto era sorpreso dalla rabbia che lo aveva travolto. Per un mago così posato e calmo come lui, un’esplosione come quella era davvero degradante.
Godric si accomodò al suo fianco.
“Tubi o no, dobbiamo trovare una soluzione.”
“Sì, avete ragione Godric.”
I due rimasero in silenzio per alcuni minuti. Poi Salazar sobbalzò: “CI SONO!”
Si alzò in piedi e corse via.
Godric riuscì a vedere la sua faccia: gli occhi erano spalancati e luminosi, la bocca distorta in una specie di sorriso.
“Deve aver avuto un idea… un’idea che andrà a testatare, che fallirà e poi sicuramente in futuro ne avrà altre.” pensò Godric “Se ormai lo conosco bene, arriverebbe a vuotare lui stesso tutti i secchi dei ragazzi pur di non accettare l’aiuto di una tecnologia babbana. Beh, forse fino a quello no. Però certamente, non si arrenderà a cercare una soluzione diversa finchè non si troverà con le spalle al muro. E devo dire che una testardaggine come questa non può che essere ammirata. Se è diventato così potente è stato per testardaggine e ambizione, una cosa che manca comunque a me, a Tosca e a Priscilla, ma nella vita serve anche quello. Spero solo che alla fine, anche lui si arrenda al buon senso.”
 
Continua….
 

 
Forse lo sapete già, ma voglio comunque darvi questo piccolo approfondimento: il lavaggio delle mani è diventato pratica obbligatoria per l’igiene (soprattutto quello ospedaliero) dal 1840. Prima di allora era considerata una cosa scandalosa (non lo facevano nemmeno i cuochi) e per molto tempo anche luminari di quel periodo hanno rifiutato quella pratica. Per approfondire potete leggere la storia del primo medico che lo ha applicato nel suo reparto: https://it.wikipedia.org/wiki/Ign%C3%A1c_Semmelweis
 
  
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