Capitolo 2
Sala Comune dei Grifondoro
Hermione fece
un respiro profondo per calmare l’affanno, mentre girava l’angolo verso la Sala
Comune.
La Signora
Grassa la salutò. “Immagino di dover cambiare la parola d’ordine domani,
signorina. Se quello che mi dice Violet è corretto, non sarai più una delle mie”.
“Sì, hanno
deciso che andrò a Serpeverde per il resto del semestre”.
“È un
peccato mia cara. Mi mancherai, soprattutto da quando non vai più a zonzo di
notte”. Con quelle parole la Signora Grassa aprì il passaggio ed Hermione
piombò nel delirio della Sala Comune.
Harry, Ron e
Ginny le volarono addosso. “Che succede, Hermione? La McGranitt fa sul serio?
Non possono farti andare tra le serpi, ti uccideranno”. L’ultima frase venne urlata
da Ron, tutto rosso in faccia. La Sala Comune si zittì e tutti gli occhi
vennero puntati su di lei.
Hermione
sorrise tristemente agli amici. “Mi spiace, ragazzi, la McGranitt è stata
chiarissima. Dovrò cambiare Casa domani”.
“Non lo
permetteremo”, urlò Ron. “Harry ora andrà a dire alla McGranitt che non può
permettere una cosa del genere”.
Hermione
mise un braccio sulle spalle di entrambi i ragazzi. “Non funzionerà, Ron. Nemmeno
il bambino che è sopravvissuto riuscirà a farmela cavare questa volta. È stata un’idea di Silente”.
Ron digrignò
i denti e si acquattò di fronte al camino. Hermione lo seguì, trascinandosi
dietro Harry e Ginny. “Andiamo Ron, passiamo un’ultima bella serata. Dopotutto,
passerà un po’ prima che possa tornare a casa”.
Harry le sorrise.
Si poteva sempre contare su di lei, per vedere l’aspetto positivo delle cose. “Ok,
vado in cucina a recuperare qualcosa da mangiare. Daremo ad
Hermione un addio come si deve”.
Sala Comune dei Serpeverde
Nello stesso
momento, nei sotterranei, Pansy si appoggiava a Draco, che fissava le fiamme
verdi. Lui le accarezzava un braccio per confortarla, mentre ogni tanto
lanciava uno sguardo al dipinto del padrino.
“Non riesco
a credere che tu l’abbia permesso, Severus. Davvero, a cosa pensava la
McGranitt quando ha acconsentito all’idea di Silente?”, disse Draco.
“Draco,
Draco, non è che sia avvezzo allo strano funzionamento delle menti Grifondoro. Ho
dato loro contro finché ho potuto, ma il Professor Silente era deciso”.
Pansy si
lamentò di nuovo. “Non riesco a credere che diventerò una Grifondoro per due
mesi interi”.
Blasie Zabini
la prese in giro. “Tornerai qui abbronzata, visto il sole che batte lassù”.
Draco lanciò
uno sguardo ammonitore a Blasie. Non era il momento per commenti del genere. Era
davvero preoccupato per ciò che sarebbe potuto succedere a Pansy. Ci avrebbe
scommesso che I Grifondoro non avrebbero dimenticato il suo impulsivo desiderio
di allungare Potter al Signore Oscuro. Nessuno di quei nobili cuori ci avrebbe
pensato due volte a maledirla in difesa del loro prezioso eroe. Da ciò che Pansy
aveva riferito, non le sarebbe stato permesso tornare alla Sala Comune ogni
tanto.
“Oooh,
Potter si vendicherà”, grugnì Pansy, inconsciamente dando voce ai pensieri di
Draco. “La mia vita non vale la pena di essere vissuta”.
“Non
preoccuparti Pansy, non permetteremo ai Grifondoro di toccarti”, disse Theodore
Nott.
“Dimentichi,
comunque, che in cambio avremo la ragazza del trio. Scommetto che Potter ci
penserà due volte a superare il limite, per paura di ciò che potremmo farle per
ripicca”, sottolineò Daphne Greengrass.
Draco ci
pensò su. Silente doveva aver adorato l’idea di mettere la sua Nata Babbana preferita
nei sotterranei. Lei era abbastanza intelligente da carpire tutti i loro segreti
ed andare a riferirli. Doveva assicurarsi di accorciare il guinzaglio ai
compagni. La Granger non avrebbe infilato il naso nei suoi affari.
Diede uno
sguardo alla Sala Comune. Quelli del settimo anno si erano presi i posti
davanti al camino. Vide anche qualcuno del quarto e del quinto anno, pronti
alla sfida. Non erano abbastanza grandi da aver fatto parte della guerra, così
si aggrappavano all’animosità. Avrebbero visto nella Granger l’occasione per
vendicare molte famiglia Purosangue. Doveva tenerli d’occhio.
Daphne si
alzò. “Andiamo Pansy, facciamo i bagagli”.
Dormitorio delle ragazze, Grifondoro
Hermione si
svegliò a causa dei raggi del sole che filtravano dalla finestra più alta della
torre. Si stiracchiò e si raggomitolò di nuovo sotto le coperte; poi la realtà
la colpì. Sarebbe stata l’ultima volta, in quei mesi, in cui si sarebbe svegliata
vedendo i prati di Hogwarts. Da quella note in poi si sarebbe trovata nei bui
sotterranei, probabilmente a morire di consunzione. Perchè era
dovuto toccare a lei?
Era preoccupata,
nonostante la sera prima avesse indossato una maschera coraggiosa. I Nati
Babbani non erano esattamente i benvenuti tra le serpi. Le avevano reso la vita
un inferno dal momento in cui aveva messo piede ad Hogwarts ed ora sarebbe
diventata una di loro. Non che la l’avrebbero mai considerata tale. Avrebbe
dovuto dormire con un occhio aperto, alla faccia dell’anno rilassante che si
era prospettato all’inizio.
Finì di fare
i bagagli e si trascinò in Sala Grande, dirigendosi deliberatamente al tavolo
Grifondoro. Non si sarebbe seduta a quello nuovo finché non l’avesse costretta
la McGranitt. Mentre si imburrava il toast, sentì una fitta allo stomaco al
pensiero che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui avrebbe sentito Ginny
far ridere il resto della tavolata. Ron si riempì immediatamente la bocca di uova
strapazzate e bacon, annuendo di tanto in tanto alla sorella per fare a finta
di starla ad ascoltare. Harry ci aveva già rinunciando e ronfava contro la
spalla di Ginny.
“Ehi,
svegliati pigrone”, urlò Ginny, colpendolo con il cucchiaio.
“Eh? Perché?”,
mormorò Harry.
“Sprecherai
l’ultima mattina con Hermione a sbavare sulla mia spalla?”.
“Ehm no,
ciao Hermione”, le sorrise assonnato Harry.
Lei gli
sorrise di rimando, contenta dello sforzo, mentre Ginny si spazzolava teatralmente
la veste dalla bava che in realtà non c’era. Scuotendo i capelli, fece l’occhiolino
ad Hermione.
I gufi iniziarono
ad arrivare ed una busta venne lasciata cadere nel piatto di Hermione.
Cara Signorina
Granger,
la
Professoressa McGranitt mi ha in formato del cambio di circostanze. La incontrerò
di fronte la Sala Comune Serpeverde dopo la fine delle lezioni questo
pomeriggio, così da informarla sulla parola d’ordine e presentarla alla sua
nuova Casa.
Non vedo l’ora
di vederla risplendere nei colori Serpeverde, mia cara.
Cordialmente,
Professor
Horace Lumacorno.
Hermione
grugnì. Si era dimenticata di Lumacorno. Non pensava sarebbe arrivato il
momento in cui avrebbe preferito Piton come direttore, almeno la odiava ed
ignorava bellamente. Avrebbe dovuto aspettarsi più inviti del solito per unirsi
al Lumaclub, quell’anno.
“Che succede?”,
chiese Ron.
Lei gli
passò la lettera e gli diede una sberla quando lo vide ghignare. “Harry, credo tu
non sia più il preferito di Lumacorno, ora che la piccola So-Tutto-Io sarà dei
suoi”.
“Grazie
mille Ron, fortuna che non volevi mettessi piede nei sotterranei”.
Ron le mise
un braccio sulle spalle. “Oh andiamo Hermione, devi ammettere almeno che il vecchio
Luma ti tratterà meglio di quanto avrebbe fatto Piton”.
“Avrei
preferito Piton. I commenti sarcastici ed il trattamento sleale che mi
riservava sarebbero stati molto più divertenti se avesse dovuto togliere punti
alla sua stessa Casa”.
La fine
delle lezioni arrivò troppo presto, quel giorno, per due studentesse. Sia Pansy
che Hermione avrebbero voluto che il tempo rallentasse. Inevitabilmente, suonò
anche l’ultima campanella e si ritrovarono a trascinare i piedi ai lati opposti
del castello.
Torre Grifondoro
Pansy si
asciugò sulla gonna le mani sudate. Avrebbe dovuto incontrare la nuova
direttrice di Grifondoro, la Professoressa Sinistra, da un minuto all’altro. Seguì
un paio di Grifondoro del secondo anno fino al grande ritratto della Signora
Grassa, vestita di rosa. Prese un respiro profondo e si avvicinò.
“Buona sera,
Signorina Parkinson, benvenuta a Grifondoro”, disse amichevole la
Professoressa.
Pansy le
fece un sorriso tirato. Schiena dritta Pansy, si disse. Non
permettere che ti feriscano. L’orgoglio Serpeverde la confortava. Raddrizzò
le spalle ed alzò la testa, mentre il ritratto si scansava e lei metteva piede
nella tana dei leni.
Sotterranei
Serpeverde
Hermione si
sistemò un ciuffo ribelle dietro l’orecchio, mentre tentava di resistere alla
voglia di giocare con le mani.
“Cara
Signorina Granger”, sentì tuonare la voce di Lumacorno. “Sono così orgoglioso
di darle il benvenuto nell’illustre casa di Serpeverde”.
Una porta venne
rivelata nel muro di pietra di fronte a Lumacorno. Portava ad una lunga ma bassa
Sala Comune, molto più buia di quella dei Grifondoro. Hermione rabbrividì. Ecco
perché i Serpeverde si comportavano come una nidiata di vipere. Harry e Ron non
le avevano reso giustizia. La stanza era ancora meno confortante di quanto
avesse immaginato. Testa in alto Hermione, hai affrontato e battuto i Mangiamorte,
questi qua non hanno nulla a che fare con loro. Rise sommessamente, mentre
entrava nella loro tana.