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Autore: ONLYKORINE    01/11/2020    1 recensioni
A Maple Town, dopo tanti anni ricompare la targa che premiava il paese come migliore produttore di sciroppo d'acero e che era scomparsa anni prima. Gli abitanti della cittadina pensavano che l'avessero rubata 130 anni prima i loro vicini, quelli di SapVille, e invece...
E ora? Ora si vedrà. Intanto si potrebbe fare una gara di cucina...
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap.4 - Aaron Myers



Capitolo scritto da Cometa1975 

Erano passati già diversi giorni da quando la targa era stata ritrovata e, dopo l'iniziale clamore, nessuno ancora aveva idea di chi l'avesse scovata né in quali circostanze. Inoltre, nessuno sapeva come comportarsi in merito a un ritrovamento tanto eccezionale.

Aaron non aveva prestato molta attenzione a tutta quella vicenda. Oltre al lavoro di meccanico che lo teneva occupato per buona parte delle sue giornate, aveva ben altri pensieri per la testa.

Uno in particolare tormentava i giorni e soprattutto le notti dell'aitante meccanico trentenne. Nessuno in paese era a conoscenza del suo segreto e, come la targa scomparsa e ora riapparsa, la sua vita amorosa restava un mistero per la gran parte dei suoi concittadini.

Aaron era un ragazzone biondo, gioviale, con degli occhioni come due laghi di montagna e ricci simili a quelli di un cherubino.
Era sempre stato corteggiato sia da donne che uomini, e non gli era stato ben chiaro quale fosse la sua indole finché non aveva conosciuto Jason Druvè, attraente giornalista conosciuto a Portland. Avevano iniziato una relazione da diversi mesi, ma Aaron non se la sentiva ancora di dichiararsi alla città. Per quel motivo settimane prima avevano litigato in maniera molto brutta e non si vedevano né sentivano da allora.

Il giovane scese dalla sua Moto: una Indian four appartenuta a suo nonno Alan che l'aveva comprata prima di andare in guerra e mai usata perché dal conflitto era ritornato senza una gamba. L'uomo però non aveva mai rinunciato alla sua moto e aveva passato questa passione al nipote che, da quando era solo un bambino, aveva amato alla follia quel bestione di metallo con i quattro cilindri in linea longitudinale e un rombo pauroso.

Aaron scese con calma da Indy e si tolse il casco che imprigionava i suoi riccioli biondi.
Appena mise a fuoco la scena di fronte a sé, per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. Seduto sui gradini di casa sua, un tempo appartenuta ai nonni paterni Alan e Merion, situata appena fuori dal centro del paese, era seduto Jason.

Il suo amante, se ancora così poteva definirlo, era bello da togliere il fiato, come sempre. Non aveva il classico fascino statuario, ma un carisma e uno charme che lo rendeva irresistibile agli occhi del giovane meccanico. Il reporter era alto e snello con le gambe lunghe e i muscoli tonici, i capelli scuri portati sempre elegantemente in disordine e due occhi neri profondi come una notte senza luna.

Il reporter, appena lo vide, fece uno di quei suoi sorrisi timidi che riservava solo a lui. Aaron era rimasto fermo vicino alla moto con il casco in mano e non sapeva se andargli vicino oppure risalire in sella e fuggire lontano da lì. Strinse più forte il casco tra le mani e si fece coraggio avanzando di qualche passo verso il proprio amante. Nel frattempo Jason si era alzato dagli scalini del portico, scuotendosi i pantaloni di jeans slavati calzati perfettamente e sistemandosi quasi d'istinto la camicia bianca che portava.

«Cosa ci fai qui?» chiese Aaron con un tono più brusco di quello che avrebbe voluto.

«Non sei felice di vedermi?» rispose di rimando Jason avvicinandosi ancora.

«Le cose fra noi non sono cambiate da quando ci siamo parlati l'ultima volta. Ti ricordi? Però è meglio entrare, non è buona cosa restare qui fuori» disse sbrigativo il meccanico aprendo in fretta e furia la porta di casa.

Non appena fu entrato, seguito da Jason, non fece in tempo a posare il casco che l'altro si avventò sulle sue labbra. Il bacio era veloce e disperato, come quando un naufrago riesce a riconquistare l'aria dopo essere stato immerso nell'acqua per diverso tempo.

Aaron riuscì, facendosi forza, a scostare l'uomo da sé.

«Jason, non fare così...»

Il reporter si staccò malvolentieri dal corpo caldo del giovane e si mise seduto su una delle poltrone di pelle chiara che erano presenti nel salottino della casa.

«Speravo che in questi giorni durante i quali non ci siamo sentiti avessi avuto modo di riflettere» iniziò a dire il giornalista «ma non sono qui per questo, o meglio non solo.»

Aaron lo guardò incuriosito, cercando di capire cosa avesse portato il giornalista in quel piccolo paesino.

«Nonna Jo mi ha chiamato l'altro giorno dicendomi che è stata ritrovata la targa della Gara dello Sciroppo d'acero del 1885.» Sganciò la bomba così all'improvviso e Aaron sentì un dolore alla bocca dello stomaco. Anche se solo inconsciamente aveva desiderato tanto che l'amante fosse venuto a reclamarlo.

Dopo l'accesa discussione che avevano avuto settimane prima, nessuno dei due aveva mosso passo verso l'altro. Entrambi erano testardi e orgogliosi, inoltre erano persone da tutto e subito. Per loro non c'erano via di mezzo né mezze misure. Anche per Maple Town e SapVille era così, da quando nel 1885 avevano litigato per la questione della targa scomparsa, nessuno più si era parlato con i vicini. Nessuno, tranne nonna Jo. Jo, Josephine Druvè, era nata e cresciuta a Maple Town ma era una ragazza ribelle e in una delle sue fughe in bicicletta aveva incontrato Derek Druvè. I due si erano innamorati e la donna, dopo il matrimonio, sotto gli occhi sconvolti di amici e parenti, si era trasferita a SapVille insieme al suo amato.

«Sì, è vero, e allora?»

«Cookie, è una storia bellissima non ti rendi conto? Potrebbe venire fuori un articolo coi fiocchi. Sono qui per indagare sulla targa scomparsa.»

Aaron, frastornato dal nomignolo che l'altro usava per chiamarlo, si era allontanato ancora di qualche passo da Jason. «Okay, ma allora che ci facevi davanti casa mia?»

«Te l'ho detto, Cookie, non sono qui solo per quella fottuta targa. Tesoro vorrei solo che tu facessi un passo verso di me, anche piccolo...» disse con tono flebile il giornalista.

Nelle questioni lavorative Jason era molto scrupoloso e se necessario spietato, ma in quelle amorose era fragile e da quando aveva conosciuto Aaron lo era diventato ancora di più. Lui si era dichiarato bisessuale a quindici anni e gay a ventuno. Sapeva perfettamente quale fosse la sua indole e cosa volesse in una relazione. A casa sua tutti sapevano e non aveva mai avuto molti problemi al riguardo, ma doversi nascondere e vivere quella storia che per lui era davvero importante non potendolo dire a nessuno, era una tortura psicologica incredibile. Lo faceva sentire come se lui non fosse necessario, come se per Aaron fosse più importante il giudizio dei suoi compaesani che quello del suo amante.

«Jason, te l'ho detto fino allo sfinimento, io non posso dichiararmi gay. Non adesso, non qui, io...»

Jason decise di abbattere le distanze tra di loro, aveva una paura folle che Aaron gli sfuggisse fra le mani, voleva stringerlo di nuovo a sé.

«Cookie, ti prego, ho bisogno che tu faccia un piccolo passo verso di me: fosse solo anche farmi conoscere il tuo migliore amico, non ha importanza, qualsiasi cosa...»

Aaron scosse la testa: aveva pensato molto spesso come dire a Mark, il suo migliore amico da sempre, quello che gli stava succedendo.

In quelle settimane era stato più schivo e scontroso del solito con tutti: amici, clienti e semplici conoscenti. Nessuno in città riusciva a capirne il motivo. Aaron ormai era orfano, non aveva nessuno. I suoi genitori erano morti quando era molto giovane ed era stato cresciuto dai nonni paterni e per lui deludere le aspettative di nonno Alan, anche se ormai non c'era più, era un dilemma che lo dilaniava dentro. Suo nonno era una brava persona, ma di vecchio stampo. Un uomo rigido, tutto d'un pezzo, che non avrebbe capito le scelte sentimentali del nipote. Sua nonna Merion invece sapeva, o almeno aveva intuito che ad Aaron non piacessero in particolar modo le donne, non aveva mai accennato nulla a tal proposito, però poco tempo prima di morire gli aveva detto: «Vivi la tua vita piccolo e sii felice, con chiunque tu voglia...»

Non aveva aggiunto altro anche se era chiaro che si riferisse al fatto che il suo piccolo angelo con i ricci si nascondesse in amore, forse ancor più della targa scomparsa.

«Credo tu debba andare adesso, Jason» disse il meccanico riscosso dal suono del suo cellulare. Si era completamente scordato che i suoi amici lo aspettavano da Trixe per festeggiare il compleanno di Steven, il cugino di Mark.

«Cookie» provò a insistere l'altro, ma intanto si era già alzato per dirigersi verso la porta. In fondo sapeva che quello era un tentativo disperato. Forse addirittura un addio.

Aaron infatti si era voltato, se l'avesse guardato in faccia l'avrebbe di sicuro raggiunto e abbracciato, ma non poteva. Nonno Alan non avrebbe mai approvato.

La mattina seguente Aaron si svegliò con un mal di testa da manuale.
La sera prima aveva bevuto troppo e i suoi amici l'avevano dovuto riaccompagnare casa. Durante la serata il nuovo ufficiale, che affiancava da qualche settimana l'agente White, aveva detto alla comitiva che il giorno seguente sarebbe andato in centrale un forestiero, un giornalista, per un articolo sulla faccenda della targa e che successivamente sarebbe andato dal Sindaco. I ragazzi avevano esposto con vivacità le loro opinioni in merito: c'era stato chi era d'accordo, chi non lo era e chi, come Aaron, aveva dribblato la questione bevendo più del dovuto. E non solo per la questione della targa. A un certo punto Mark gli aveva chiesto cosa avesse, lui stava quasi per vuotare il sacco, quando aveva sentito di sfuggita un commento cattivo e si era accorto essere rivolto proprio a Jason, che nel frattempo era entrato nel locale dove si trovavano. Uno dei ragazzi lo aveva definito "fradicio" nel senso di finocchio. Le budella di Aaron si erano contorte fino all'inverosimile. Aveva quindi deciso di bere per dimenticare, ma il suo cuore non era d'accordo. Il bacio del pomeriggio aveva risvegliato in lui un desiderio ancestrale di averlo. Per Aaron il giornalista era stato il primo e si sentiva mancare l'aria al pensiero di perderlo, ma proprio non riusciva a superare lo scoglio della vergogna.

In fondo cosa gli aveva chiesto Jason? Nulla, voleva solo che fosse il suo +1 al matrimonio della sorella. E lui non avrebbe avuto nulla in contrario se solo non ci fosse stata nonna Jo che, pur avendo lasciato SapVille e vivendo da anni a Miami, era nata e cresciuta a Maple Town e, Jason lo aveva detto a Aaron, era ancora in contatto con Patience. Patty aveva fatto le scuole con nonna Jo e si dava anche il caso che fosse la pettegola del paese, insomma, non era nota per la sua discrezione. Andare a quel matrimonio equivaleva a fare coming out e lui non se la sentiva.

Sospirò di fronte allo specchio e si vide un completo disastro. Aveva i capelli sparati in ogni direzione, come se nella notte li avesse tirati ripetutamente, e due occhiaie violacee sotto gli occhi celesti.

Si sciacquò la faccia e dopo un caffè al volo si diresse all'officina. Era in ritardo.

Per tutto il giorno non fece altro che pensare a Jason, tanto che anche il suo nuovo apprendista, un ragazzino di nemmeno diciotto anni, richiamò spesso la sua attenzione. Durante la pausa pranzo alla caffetteria locale decise di telefonare al reporter. Poteva propinargli la scusa di sapere come fosse andata con l'agente White e con il Sindaco Cook.

Compose il numero. La scritta Sunflower campeggiava sullo schermo. I loro soprannomi: Cookie e Sunflower. Lo stomaco gli si chiuse, non aveva più fame nonostante il polpettone fosse la specialità della casa.

L'utente non era disponibile.

Un senso di nervosismo iniziò a serpeggiare nelle sue vene.

Per il resto del pomeriggio fu intrattabile, se ne rendeva conto da solo. Sempre attaccato al telefono per vedere se Jason l'avesse richiamato, ma niente di niente. Erano quasi le sette di sera quando Steven arrivò in officina dicendogli che qualcuno in paese aveva avvistato una macchina in panne fuori città, al confine con SapVille. Il ragazzo non fece neanche finire l'amico che chiuse in fretta e furia l'officina e inforcò Indy.

La moto si accese col suo rombo sordo, tipico del motore a quattro cilindri in linea, e con uno scatto poderoso volò in strada. Steven gli aveva detto pochissimi particolari, ma da quanto aveva compreso l'auto in panne non era della città e quindi non poteva essere che di Jason ed era nei guai. Ma perché allora non l'aveva chiamato? Era davvero finita?

Percorse nervoso le strade che portavano fuori città e quando arrivò al confine iniziò a perlustrare il perimetro del paese, spingendosi prima nord e poi a sud. Niente, nessuna traccia. Il cellulare era ancora spento. Aaron imprecò fra sé e decise di fare un ultimo tentativo andando verso il ponte distrutto, quello che collegava un tempo le due cittadine. Vicino al ponte c'erano dei terreni che erano appartenuti al bisnonno di Aaron e poi abbandonati.

Arrivato quasi al ponte notò un bagliore fioco, non molto lontano da lui. Era aprile e non faceva molto freddo, ma le temperature notturne non erano ancora piacevoli. Percorse quei metri di sterrato col cuore in gola e poi lo vide: Jason era seduto sul cofano della sua auto, stretto in una giacca di jeans troppo leggera e stava maneggiando il suo cellulare.

Quando sentì il rombo del motore della moto, che conosceva molto bene perché il meccanico quando andava a trovarlo arrivava sempre con la sua fidata Indy, alzò lo sguardo e Aaron spense il veicolo il prima possibile per correre lui. Gli era mancato, gli era mancato tantissimo.

«Cookie, sei qui» disse il giornalista non appena ebbe il ragazzo vicino, scendendo dal cofano.

«Sunflower» soffiò Aaron stringendolo in un abbraccio. Jason si sciolse subito e nascose il viso nell'incavo del collo del biondo che lo stringeva possessivo, con il casco ancora in mano. «Mi dispiace...»

«Shh, sei qui, non importa, sei qui per me!»

«Sì, ma esattamente dove siamo?» chiese allora Aaron staccandosi appena dal giornalista.

«Ma come dove, Cookie? Nel luogo del ritrovamento della targa!»

Aaron sgranò gli occhi e si guardò attorno. C'era molto buio e non si rendeva ben conto di dove si trovassero. Sicuramente erano al confine nord di Maple Town, vicino al vecchio ponte oramai distrutto.

«Sunflower, ma come sei arrivato fino qui?»

Jason rise e strinse di nuovo a sé l'amante, era venuto a cercarlo, era da lui e non aveva importanza il lungo giro che l'aveva portato fino a lì. Né le occhiate sospettose dei concittadini del suo amato. Avrebbero avuto tempo a casa, più tardi, per parlarsi. Voleva solo stringerlo, saggiare le sue labbra e far sprofondare le mani nei suoi morbidi ricci. Gli era mancato così tanto, come l'aria.
Tuttavia tornò a pensare alla targa: era stata nonna Jo a chiamarlo, due giorni prima, per dirgli che aveva saputo da Patience del ritrovamento della targa. In qualche modo, Jason aveva ipotizzato che la targa potesse essere stata nascosta tra le due cittadine in guerra, al confine tra Maple Town e SapVille. Quindi Jason aveva setacciato i confini del territorio cittadino fino a trovare quel luogo dove c'era ancora una grossa buca scoperta, ma quando si era deciso a chiamare Aaron il telefono era scarico e la macchina si era messa a fare i capricci. Non sperava proprio che il giovane lo cercasse. Non dopo che la sera prima, quando al locale gli amici di Aaron lo avevano apostrofato in modo poco gentile, lui l'aveva ignorato, fingendo di non conoscerlo. Aveva capito, in quel preciso momento, quanto poco Aaron fosse incline a dichiararsi. La mentalità di una cittadina come Maple Town non era come quella di città. Aveva accettato la cosa, anche se pensava che la questione fosse più profonda e radicata nella famiglia del ragazzone che amava, forse per il fatto che nonna Jo avesse deciso, anni prima, di trasferissi a SapVille e quello faceva di Jason un forestiero nemico.

«Ti porto a casa, Sunflower, penseremo domani alla macchina e a tutto il resto» disse Aaron passando il casco al suo amore e facendolo salire con lui sulla moto.

Indy riprese la stradina sconnessa con sopra il suo proprietario e il giornalista avvinghiato alle sue spalle. Aaron guardava il paesaggio scorrere davanti a sé col cuore più leggero. Il rombo del motore cullava i suoi pensieri. Nonno Alan avrebbe capito, o almeno lo sperava, ma in quel momento il calore confortevole di Jason dietro di lui bastava a calmare tutti i suoi dubbi.

Aveva anche trovato il luogo dov'era nascosta la targa, forse. Cos'altro sarebbe successo nei prossimi giorni?

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