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Autore: Rumaan    02/11/2020    0 recensioni
Quando la sua classe viene distrutta a seguito dell'ennesimo litigio tra Hermione Granger e Draco Malfoy, Severus Piton esplode e spedisce la Caposcuola nell'ufficio di Silente. Il Preside decide quindi di scommettere su quella coppia irritante ma non passerà molto tempo prima che Piton debba mettere in campo tutte le sue armi per evitare il peggio.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo, Contesto generale/vago
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Capitolo 2

Regali ed Enigmi 

Hermione rimase ferma ed incerta di fronte all’entrata dell’infermeria. Non era sicura del perché fosse lì e si era chiesta se andarci o meno per tutta la serata.

Alla fine, aveva deciso di non presentarsi ed andare a letto, cercando di dormire, ma all’una di notte aveva finalmente rinunciato. Lavanda e Calì continuavano a russare mentre lei era rimasta tutto il tempo a pensare all’incidente durante pozioni. Aveva poi gettato di lato le coperte ed era sgattaiolata giù per le scale verso il dormitorio dei ragazzi, infilandosi nella stanza di Harry e Ron e sfrazzando nel baule di Harry fino a trovare il mantello dell’invisibilità. Quel giorno non avrebbe rischiato altre punizioni. Se Piton l’avesse beccata fuori dal dormitorio, di sicuro avrebbe provato di nuovo a soffiarle il titolo.

Ora fissava una figura immobile raggomitolata sotto le coperte. Durante la lezione, era andata nel panico quando aveva visto il pezzo di cemento colpirlo in testa. Per un terribile momento aveva pensato di averlo ucciso. Per fortuna non era successo. Poteva essere anche un’enorme spina nel fianco, ma non meritava di morire.

Entrò nella stanza e ad arrivò al suo fianco. Il comodino era pieno di dolciumi. Tutta Hogwarts sapeva quanto fosse goloso ed i pacchetti che riceveva da sua madre causavano invidia a molti. Hermione, figlia di dentisti, non era tra quelli. Non riuscì a trattenere un basso suono di disapprovazione alla vista della pila accatastata. Si raggelò quando lui si mosse tra le coperte, respirando più leggero quando si fu sistemato. Aveva la testa voltata dall’altra parte, così lei si sedette di fianco al letto.

Non riusciva a capire come mai quell’anno provasse così tanta rabbia verso Malfoy. L’anno precedente era stato molto più calmo. In effetti, il sesto era passato in tregua. La guerra era finita appena prima di settembre, grazie all’Ordine della Fenice che già si trovava sulle tracce degli Horcrux prima della lotta al Reparto Misteri. In seguito, avevano distrutto la Coppa di Tassorosso con l’aiuto dei contatti di Bill Weasley tra i Goblin. Erano rimasti solo Nagini ed Harry stesso. Silente aveva preso Harry da parte per spiegargli la situazione prima che l’Ordine pianificasse un attacco a Malfoy Manor e, nonostante i tentativi di Molly Weasley, lei e Ron si erano uniti alla battaglia.

Avevano preso i Mangiamorte di sorpresa, deboli grazie anche alla mancanza dei loro compari rinchiusi ad Azkaban, così era finita meglio di quanto ci fossero aspettati, anche se non senza perdite. L’Ordine aveva detto addio a Ted Tonks, Hestia Jones e Malocchio, assieme ad altri quattro Auror. Ma la svolta era stata che Harry si era deliberatamente preso un Avada Kedavra da Voldemort in persona. La battaglia si era così fermata qualche minuto, per dargli tempo di riprendersi dalla perdita dell’ultimo Horcrux dentro di lui e cogliere Voldemort completamente impreparato. Una volta svanito il Signore Oscuro, i Mangiamorte avevano perso coraggio ed erano stati facilmente abbattuti.

La vita era dunque ripresa in modo sorprendentemente veloce. Erano tornati ad Hogwarts come se niente fosse successo. L’unica differenza era stata una diminuzione della tensione tra Grifondoro e Serpeverde. Nessuno si lanciava più insulti sul sangue e, nonostante non fossero esattamente in rapporti di amicizia, le due Case riuscivano perfettamente a coesistere. Era stato un sollievo per Harry, Ron ed Hermione. Per la prima volta non dovevano superare gli esami mentre cercavano di spodestare Voldemort nello stesso momento.

Poi però quell’anno, per lei, si era rivelato tempestoso. Era rimasta piacevolmente stupida dall’essere stata nominata Caposcuola, ma l’eccitazione era scemata quando era salita sull’Espresso ed aveva visto Malfoy portare lo stesso gioiello. Si era fermata in silenzio a fissarlo sconvolta, dopodiché il sorriso tronfio che lui aveva sfoggiato aveva dato inizio al primo dei tanti litigi che si erano susseguiti nei giorni a venire. Di certo non stavano dando il buon esempio al resto della scuola, ma non riusciva a farne a meno. C’era qualcosa in lui che la faceva scattare. Quell’arroganza ostentata ed il sorriso sarcastico la facevano uscire di testa. Harry e Ron osservavano il tutto divertiti, mentre il resto di Hogwarts trovava i loro continui battibecchi estremamente esilaranti. L’unica persona che sembrava infuriata per la situazione, come lei e Malfoy, era Piton.

Hermione era anche disagevolmente a conoscenza che i suoi ormoni avessero un’idea diversa rispetto al suo cervello. Il cuore le batteva in modo strano in presenza di Malfoy e le venivano le farfalle allo stomaco. Il che di certo non faceva migliorare la situazione quando si trovavano vicini.

Ripensando alla giornata, l’incidente era sicuramente stato colpa di Malfoy. La sua richiesta di dargli l’ultima fiala rimasta di veleno di serpente era stata ridicola e le aveva deliberatamente sabotato la pozione lanciandoci dentro la spina di porcospino. Però la paura che aveva provato quando lo aveva visto immobile ai suoi piedi non l’avrebbe mai dimenticata. Aveva davvero creduto fosse morto.

Sospirò mentre lo osservava dormire. La mano si mosse verso la tasca e ne estrasse una piccola figurina di Quidditch che aveva creato per il senso di colpa che sentiva. Ispirandosi alle figure vendute durante la Coppa del Mondo, Hermione ne aveva trasfigurata una a sembianza di Malfoy, corredata da Firebot e divisa da Quidditch Serpeverde. Usando poi una serie di incantesimi, l’aveva portata in vita.

Ora, mentre la guardava muoversi sul suo palmo e tirarsi i capelli all’indietro, si sentiva orgogliosa del risultato e riluttante a lasciarla andare. Non riusciva a trattenere una risata quando lui alzava la testa, faceva l’occhiolino e le soffiava un bacio. Il vero Malfoy non ne sarebbe mai stato contento se lo avesse visto. Ridendo pacatamente, la posizionò sul comodino e continuò ad osservarla montare sulla scopa e svolazzare attorno agli anelli. Sapeva gli sarebbe piaciuta, era troppo vanesio.

Prima di andarsene, lanciò un ultimo sguardo al biondo, che dormiva ancora profondamente.


Non c’era niente che Ginny amasse di più, ad Hogwarts, dell’arrivo della posta mattutina. Era uno spettacolo giornaliero che le piaceva immensamente, nonostante fosse anche molto insidioso per i suoi vestiti se avesse ricevuto una lettera da casa. Il beneamato gufo di famiglia, Erroll, non era molto bravo nell’atterraggio ed ogni volta schizzava chiunque si trovasse al tavolo dei Grifondoro con dei pezzi di cibo o succo di zucca. Ad ogni modo, quel giorno non doveva ricevere nulla perché aveva spedito la sua posta giusto la sera prima, così rimase molto sorpresa nel vedere uno dei gufi della scuola arrivarle di fronte ed allungare una zampa perché ritirasse la missiva attaccata.

Prese curiosa la lettera e scoprì arrivava dal Professor Silente, che chiedeva la sua presenza nell’ufficio dopo la fine delle lezioni di quel giorno. Alzò lo sguardo verso Hermione.  

“Hermione, ti è arrivato un messaggio dal Professor Silente?”.

Hermione alzò il viso dall’omelette che stava mangiando. “No, perché?”.

“Oh! È solo che vuole vedermi questo pomeriggio”.

La Caposcuola sembrava intrigata. “Spero sia tutto a posto”.

Ginny scrollò le spalle. “Immagino lo scopriremo”.

Non riuscì comunque a non adocchiare il tavolo dei Professori. Albus Silente la stava guardando. Il suo radar per i guai, sviluppato in anni di convivenza con i gemelli, fece capolino. Di sicuro stava succedendo qualcosa!


Ne fu sicura quando, più tardi, raggiunse l’ufficio del Preside ed incontrò Luna Lovegood sulle scale.

“Ciao!”, disse Ginny. “Anche tu sei stata chiamata dal Professor Silente?”.

“Sì”; rispose la bionda con la testa tra le nuvole.

“Hai idea di cosa si tratti?”.

“Pensavo potesse trattarsi della presenza dei Gorgosprizzi intorno al Professor Piton questa mattina. Il Professor Silente potrebbe aver bisogno del mio aiuto per sbarazzarsene, ma non sono sicura del perché ci sia anche tu”.

Ginny scosse la testa divertita e le due ragazze finirono di salire le scale assieme. Ginny recitò la parola d’ordine contenuta nella lettera ed entrambe salirono sulla spirale semovente. Luna bussò alla porta e sentirono il Professor Silente invitarle ad entrare.

“Grazie per essere venute, Luna e Ginevra”, le accolse.

Il Preside era l’unica persona, a parte sua madre quando era arrabbiata, che chiamava Ginny con il suo nome completo. Sperava non lo facesse. Lo odiava.

“Professor Silente”, mormorarono assieme le ragazze.

“Prego, sedetevi”, disse lui, prima di far apparire un vaso di Api Frizzole. “Gradite un dolciume?”.

Ginny rifiutò invece Luna ne accettò contenta una. “Oh, Api Frizzole, le mie preferite”.

“Bene, sono sicuro siate entrambe curiose sul perché vi abbia chiamate qui”, iniziò il Professor Silente. Ginny guardò Luna, che non sembrava per niente curiosa. “Ho una proposta da farvi”.

Il Preside aveva sicuramente catturato l’attenzione di Ginny. Si ritrovò ad allungarsi verso il ciglio della sedia. Aveva un piano in mente, se lo sentiva.

“Sono certo siate entrambe a conoscenza dell’incidente accaduto ieri durante la lezione di Pozioni Avanzate del settimo anno. Il Professor Piton era comprensibilmente arrabbiato per l’intera faccenda”.

“Sì, ha cercato di mettere nel sacco Hermione”, disse amaramente Ginny.

Il Professor Silente sorrise. “Sì beh, come ho detto era molto arrabbiato. Ad ogni modo, io ed il Professor Piton abbiamo discusso della mia scelta riguardo la nomina dei Capiscuola e siamo giunti ad un leggero dissenso riguardo la loro compatibilità. Perciò, al momento io e Severus abbiamo una sfida in corso che li riguarda e vi ho chiamate per chiedere il vostro aiuto”.

Ginny era intrigata. Il Professor Silente di certo non le aveva portate lì per far loro ascoltare qualche rimprovero a Piton. “Che tipo di sfida?”.

Gli occhi di Silente scintillarono. “Una sorta di ricerca dell’anima gemella. Ho scommesso con il Professor Piton che i nostri Capiscuola diventeranno una coppia entro la fine dell’anno”.

Lei lo guardò, presa in contropiede. “Cosa? Vuole mettere assieme Hermione e Malfoy?”. Non credeva fosse stata un’idea di Piton, dato che non sembrava di certo un tipo da mettersi a fare il cupido. Tra l’altro, disprezzava Hermione e non aveva paura a dimostrarlo.

“Sapevo si trattava dei Gorgosprizzi che giravano attorno al Professor Piton questa mattina”, disse Luna, come se quelle parole spiegassero tutto.

Ginny le lanciò uno sguardo irritato ma il Professor Silente prese la palla al balzo. “I Gorgosprizzi non hanno quasi mai torto”, concordò con un sorriso. “E riguardo la tua domanda, Ginevra, ho sempre pensato che la tensione tra i nostri due esimi Capiscuola fosse divertente, persino durante gli anni passati”.

“Suppongo si possa chiamare tensione, anche se io preferisco definirla odio”.

“Ho paura di dover rispondere con una frase fatta: c’è una linea sottile tra amore ed odio. La trovo molto adatta”.

“A Natale si sarebbero baciati ma i Nargigli continuavano a mettersi in mezzo e spostare il vischio”, constatò Luna come se fosse stato un dato di fatto.

Ginny la adorava ma a volte la sua credenza nelle creature immaginare era un po’ irritante.

“Se solo avessi del vischio incantato”, disse saggiamente il Professor Silente, facendo dell’umorismo.

Luna annuì entusiasta. “Sarebbe un’ottima idea, Professore. Potrebbe intrappolare gli studenti finché non si baciano”.

“Ci penserò, Luna. Di certo movimenterebbe il prossimo Natale”.

Ginny, ignorando Luna che stava partendo per la tangente, cercò di continuare la conversazione originale. “Non sono sicura lei abbia ben capito la situazione, signore, con tutto il rispetto”.

Silente sorrise. “Perché non mi aiutate? Così vedremo se l’ho fatto o meno”.

Ginny strinse le labbra. Il pensiero della reazione di Hermione se avesse saputo che aveva attivamente partecipato al piano era terrificante. Non rimaneva di certo calma e composta quando si trattava di quel subdolo biondo.

“Non preoccupatevi, Hermione non lo scoprirà”, disse incoraggiante il Professore.

Ginny non riuscì a non sorridere vedendo lo sguardo di Silente. Lasciava davvero trasparire un senso di onniscienza. Ma voleva davvero lasciarci coinvolgere in quel piano assurdo?

“Se non è troppo chiedere, signore, perché vuole farli diventare una coppia?”.

“Chiamala follia di un vecchio. Tra l’altro, trovo che nonostante la guerra sia finita, ci siano ancora persone che credono nel valore del sangue e certi comportamenti sarebbero di certo debellati se un appartenente di una famiglia purosangue come i Malfoy sposasse una Nata babbana”.

“Mi scusi se metto in dubbio le sue motivazioni, Professore, ma non è una ragione un po’ superflua per volersi immischiare nella vita di due studenti?”.

“Ma certo, se fosse l’unica ragione. I sentimenti di Hermione e Draco sono un pochino ingarbugliati ed io voglio dare loro una spintarella”.

Ginny era ancora meno convinta. Capiva il Preside, ma non era sicura di volersi immischiare.

“Se il Professor Piton perdesse, dovrebbe portare la veste di Grifondoro per una giornata intera”, disse il Professor Silente, sapendo che avrebbe convinto Ginny.

Beh, quello di certo non se lo sarebbe perso. “Va bene”, disse. “Cosa vuole che facciamo?”.

“Mi serve una spia tra i ranghi”.

Ginny si intrigò. “Per fare cosa?”.

“Scoprire cosa pensa Hermione. Potrebbe essere solo una mia idea ma credo che le liti tra i due siano il risultato di emozioni represse”.

“Cosa intende?”.

“Beh, l’anno scorso riuscivano ad andare perfettamente d’accordo, per quanto potessero due studenti con il loro passato, ed ho notato un paio di sguardi curiosi che si sono lanciati. Così ho deciso di renderli Capiscuola quest’anno. Hermione è sempre stata in lista, ma di certo non sono io a dovervi dire che Draco è stato una scelta fuori dagli schemi”.

Ginny annuì. Erano rimasti tutti sconvolti quando Malfoy era tornato sull’espresso di Hogwarts con la spilla nuova di zecca.

“Nonostante tutto, si sono dimostrati molto divertenti, ma sto ancora aspettando che i miei sospetti siano confermati. Chiamatela vanità di un vecchio, ma mi piace avere ragione”.

“E la scommessa con Piton?”.

“Il Professor Piton”, la riprese gentile il Preside.

“Sì, il Professor Piton”.

“Diciamo solo che mi ha servito su un piatto d’argento la situazione che mi serviva e sarebbe carino vederlo smettere quelle vesti nere per un qualcosa di un po’ più festivo”.

“E Luna cosa centra?”, chiese Ginny, genuinamente curiosa. Se Hermione si fosse confidata con qualcuno l’avrebbe di certo fatto con lei, non con la Lovegood.

Il Professor Silente sorrise alla bionda, che sedeva composta e canticchiava tra sé. “Trovo interessante il suo spirito di osservazione. Spesso nota cose che gli altri non vedono”:

Ginny non poteva che concordare. Nonostante fosse sicuramente strana, spesso riusciva a centrare il nocciolo della questione meglio di chiunque altro.

“Tra le altre cose, Luna è stata uno dei fattori decisivi per cui ho deciso di dare una spintarella ai due Capiscuola”.

“Davvero?”, chiese sorpresa la Corvonero.

“Moltissimo. Sul finire dell’anno passato, mentre ci avviavamo verso il campo da Quidditch per la partita Corvonero-Serpeverde, hai fatto notare che peccato fosse che Hermione stesse ripassando piuttosto che partecipare, dato che la sua presenza faceva sempre giocare peggio Draco”.

“Oh, sì! Ad ogni partita dello scorso anno cercava di impressionarla più che concentrarsi sul gioco. Anche quest’anno lo fa”.

“Sul serio?”, chiese confusa Ginny.

“Non l’hai mai notato?”, la interrogò Luna.

“Non posso dire di averlo fatto”.

“Beh, lo fa eccome, il che lo rende un Cercatore terribile. Vorrei davvero riuscissimo a far partecipare Hermione ad ogni partita dei Serpeverde, piuttosto che solo a quelle cui non può esimersi”.

“Adesso capisci perché voglio reclutare Luna”, le fece notare il Preside.


Severus sedeva nel suo ufficio, contento che la lezione della giornata fosse finita. Doveva davvero disperarsi per il futuro dei pozionisti, visto il calibro degli studenti cui insegnava ogni anno, ma almeno ormai ci aveva preso gusto per la materia. L’anno precedente gli era stata data la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure, perché Albus faticava a trovare qualcuno che accettasse il posto. Così il Preside aveva ceduto e gli aveva dato la possibilità di fare propria quella posizione.

Come succedeva spesso nell’ottenere ciò che si desiderava, però, il lavoro non aveva raggiunto le sue aspettative. Si era reso conto di amare di più l’arte subdola delle pozioni e gli mancava insegnarle. Albus si era sorpreso quando gli aveva dato il preavviso appena l’anno accademico era terminato, chiedendo di riottenere il vecchio posto. Ad ogni modo, anche al Preside era convenuto accettare, dato che il Professor Lumacorno non aveva per niente adorato ritornare al lavoro ed aveva espresso il desiderio di tornare alla sua vecchia pensione.

Secondo Horace, i nuovi studenti non erano bravi come i vecchi, ma Severus credeva fosse semplicemente irritato perché non lo aveva adorato. In effetti, dopo aver sperimentato il regime di Severus e l’atmosfera tetra lasciata dopo la sconfitta di Voldemort, gli studenti si erano dimostrati piuttosto inquieti durante le lezioni di Horace. Severus non aveva nascosto il proprio divertimento. Nelle sue ore di Difesa non era successo nulla del genere.

Albus aveva così reintegrato Severus come insegnante di Pozioni ed aveva richiamato Remus Lupin ad insegnare per l’ennesima volta. Vista la grande ammirazione per il Preside, pochi si erano permessi di lamentarsi del ritorno di un Licantropo, anche perché ormai Remus era felicemente sposato e con un figlio in arrivo, per cui molti genitori si dichiaravano fiduciosi della decisione del Professor Silente. Severus invece non era stato molto contento di dover tornare a preparare la pozione Antilupo,, soprattutto perché avrebbe significato il ritorno a scuola di una sua vecchia nemesi.

In quel momento, seduto nell’ufficio, cercava di inventarsi un piano per far sì che il divario tra i due Capiscuola si ampliasse. Si sarebbe divertito immensamente perché, oltre alla vittoria su Albus, si prospettava anche un glorioso trionfo dei Serpeverde nel loro imminente dominio su Hogwarts l’anno successivo. Si permise di fare uno dei suoi rari sorrisi.


Draco aveva passato tutto il giorno in infermeria, frustrato. Nonostante le sue preghiere, Madama Chips si era rifiutata di dimetterlo, costringendolo a stare a letto. Era una cosa che odiava, soprattutto nei giorni normali. Almeno però gli era rimasta un’enorme pila di dolciumi con cui andare avanti, anche se erano iniziati a diminuire dopo un po’.

Si era chiesto, confuso, chi avesse lasciato sul comodino quella piccola statuina a sua immagine. Gli era stato fatto un regalo molto gradito. Non poteva essere stato nessuno dei suoi amici, se ne sarebbero di certo vantati. Tra l’altro, le uniche persone abbastanza intelligenti che conoscesse da poter praticare una magia simile erano Theo e Blasie ma proprio non riusciva ad immaginarseli fare una cosa simile. Non era di certo una cosa da regalare ad un altro amico maschio. Se Pansy avesse avuto tempo di ordinarne uno l’avrebbe fatto, ma si trovava in infermeria solo dal giorno prima e sicuramente non poteva aver avuto abbastanza tempo per comprarlo.

Iniziò a scervellassi sul chi avesse potuto passare del tempo per creargli il regalo, mentre osservava il suo mini-Malfoy passeggiare sulle lenzuola.

“Beh, quello è di certo un pensiero molto significativo”, disse il Professor Silente.

Draco sussultò ed alzò lo sguardo verso i piedi del letto, dove si trovava il Preside, con le mani appoggiate al parapetto. Decise di non fare alcun commento compromettente.

“Ti dispiace se gli do un’occhiata un po’ più da vicino?”.

Scosse la testa, raccolse la statuina e la allungò al Professor Silente. Il vecchio mago mormorò tra sé qualche parola di estasi, rigirandolo da ogni angolo, persino girandolo sotto sopra, tra il disgusto di Draco.

“È una magia molto difficile. Deve avertelo regalato qualcuno di estremamente intelligente e che ti conosce bene, ovvio”.  

Non gli piaceva il tono divertito che il Preside aveva usato. Non era vanesio, semplicemente apprezzava il proprio valore. “L’ho trovato questa mattina. Dubito siano stati Blasie o Theo”.

“Sì, non è il regalo che la maggior parte dei maghi farebbe ad un compare. È un gesto amorevole, comunque”, disse il Professor Silente, guardandolo con quell’irritante sguardo saccente come se sapesse da chi provenisse ma non volesse rivelarglielo. Era una sua abitudine snervante, rivelare le cose solo quando credeva fosse arrivato il momento.

“Sono sicuro che chiunque l’abbia creato si farà avanti”, disse Draco in tono casuale.

“Forse”, disse il Preside. “Ad ogni modo, come ti senti?”.

“Perfettamente bene, ma Madama Chips non vuole dimettermi”.

“Le mie scuse, è colpa mia. Volevo assicurarmi che il mio Caposcuola stesse bene, prima di farti dimettere”.

Draco alzò mentalmente gli occhi al cielo. Poteva essersi comportato in modo più gentile con il Preside, di recente, ma di certo non gli servivano anche le carinerie che riservava a Potter. “Mi annoio, ma a parte quello sono in forma smagliante”.

“Bene, bene. Nessun problema a lungo termine, quindi?”.

Draco soppresse un sospiro impaziente. “No, Madama Chips dice che non mostro segni di traumi e sono come nuovo”.

“Volevo solo ripercorrere l’accaduto con te. Ho parlato con la Signorina Granger, che mi ha assicurato si sia trattato solo di un incidente”.

Draco imprecò all’udire il nome della compagna, la sua spina perenne nel fianco. “Si è rifiutata di darmi l’ultima fiale di veleno di serpente ma sì, l’esplosione è stata un incidente”.

Ovviamente, se si poteva contare come tale l’aver deliberatamente sabotato la sua pozione. Le sarebbe servito da lezione se si fosse rifiutata ancora di passargli gli ingredienti che le avesse ordinato. I Malfoy ottenevano sempre ciò che volevano.

Il Professor Silente strinse gli occhi verso Draco, come se stesse valutando la sua abilità nel dire la verità. Il Serpeverde mantenne un’espressione neutra e protesse la propria mente, nel caso il Preside avesse cercato di entrare. Era stato il Professor Piton di persona a vegliare sul suo addestramento in Occlumanzia al quinto anno, come se si aspettasse che ne avrebbe avuto bisogno contro il Signore Oscuro prima o poi. Non era mai stato così grado al suo Direttore quando aveva scoperto della decisione di Voldemort di rendere Malfoy Manor il proprio quartier generale come punizione per il padre per aver mandato a monte il lavoretto all’Ufficio Misteri. Si rifiutò di ripensare alla missione impossibile che gli era stata affidata, vista la presenza del Preside in fondo al letto che lo fissava. Non sarebbe in alcun modo riuscito ad ucciderlo.

“La Signorina Granger si è scusata con il Professor Piton. Sarebbe una buona cosa se lo facessi anche tu”.

Draco ghignò. Sarebbe stato semplice, il Professor Piton non considerava mai colpevoli delle proprie azioni i Serpeverde. “Ma certo, Professore”.

“Dato che mi sembri stare bene, non vedo perché non potresti alzarti e tornare al tuo dormitorio. Ed alle tue lezioni”.

“Grazie, signore”.

Il Professor Silente si voltò per andarsene ma si ricordò di avere ancora in mano la statuina di Quidditch di Draco, così glie la ridiede. “È davvero una magia ammirevole. Deve essere stata una strega eccezionale”.

“Perché dice strega? Potrebbe essere stato un mago, anche se non Theo né Blasie”.

“Andiamo, Draco. Credo entrambi sappiamo sia stata una ragazza a creare questo meraviglioso oggetto”.  

Draco concordò mentalmente, ma non riuscì a pensare a nessuna strega che possedesse una tale abilità. La sua mente si rifiutò di continuare su quella strada. Negli ultimi tempi finiva per pensarci un po’ troppo spesso ed era determinato a far allontanare da lui quei sentimenti. Non poteva permettere di riconoscere ciò che il suo cuore cercava di dirgli. Lei era irritante ed insopportabile oltre ogni limite e quello era tutto ciò che doveva sapere.

 

  
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