Regali ed Enigmi
Hermione
rimase ferma ed incerta di fronte all’entrata dell’infermeria. Non era sicura
del perché fosse lì e si era chiesta se andarci o meno per tutta la serata.
Alla fine, aveva
deciso di non presentarsi ed andare a letto, cercando di dormire, ma all’una di
notte aveva finalmente rinunciato. Lavanda e Calì continuavano a russare mentre
lei era rimasta tutto il tempo a pensare all’incidente durante pozioni. Aveva
poi gettato di lato le coperte ed era sgattaiolata giù per le scale verso il
dormitorio dei ragazzi, infilandosi nella stanza di Harry e Ron e sfrazzando
nel baule di Harry fino a trovare il mantello dell’invisibilità. Quel giorno
non avrebbe rischiato altre punizioni. Se Piton l’avesse beccata fuori dal
dormitorio, di sicuro avrebbe provato di nuovo a soffiarle il titolo.
Ora fissava
una figura immobile raggomitolata sotto le coperte. Durante la lezione, era
andata nel panico quando aveva visto il pezzo di cemento colpirlo in testa. Per
un terribile momento aveva pensato di averlo ucciso. Per fortuna non era
successo. Poteva essere anche un’enorme spina nel fianco, ma non meritava di
morire.
Entrò nella
stanza e ad arrivò al suo fianco. Il comodino era pieno di dolciumi. Tutta
Hogwarts sapeva quanto fosse goloso ed i pacchetti che riceveva da sua madre
causavano invidia a molti. Hermione, figlia di dentisti, non era tra quelli.
Non riuscì a trattenere un basso suono di disapprovazione alla vista della pila
accatastata. Si raggelò quando lui si mosse tra le coperte, respirando più
leggero quando si fu sistemato. Aveva la testa voltata dall’altra parte, così
lei si sedette di fianco al letto.
Non riusciva
a capire come mai quell’anno provasse così tanta rabbia verso Malfoy. L’anno
precedente era stato molto più calmo. In effetti, il sesto era passato in
tregua. La guerra era finita appena prima di settembre, grazie all’Ordine della
Fenice che già si trovava sulle tracce degli Horcrux prima della lotta al
Reparto Misteri. In seguito, avevano distrutto la Coppa di Tassorosso con
l’aiuto dei contatti di Bill Weasley tra i Goblin. Erano rimasti solo Nagini ed
Harry stesso. Silente aveva preso Harry da parte per spiegargli la situazione
prima che l’Ordine pianificasse un attacco a Malfoy Manor e, nonostante i
tentativi di Molly Weasley, lei e Ron si erano uniti alla battaglia.
Avevano
preso i Mangiamorte di sorpresa, deboli grazie anche alla mancanza dei loro
compari rinchiusi ad Azkaban, così era finita meglio di quanto ci fossero
aspettati, anche se non senza perdite. L’Ordine aveva detto addio a Ted Tonks,
Hestia Jones e Malocchio, assieme ad altri quattro Auror. Ma la svolta era
stata che Harry si era deliberatamente preso un Avada Kedavra da Voldemort in
persona. La battaglia si era così fermata qualche minuto, per dargli tempo di
riprendersi dalla perdita dell’ultimo Horcrux dentro di lui e cogliere
Voldemort completamente impreparato. Una volta svanito il Signore Oscuro, i
Mangiamorte avevano perso coraggio ed erano stati facilmente abbattuti.
La vita era
dunque ripresa in modo sorprendentemente veloce. Erano tornati ad Hogwarts come
se niente fosse successo. L’unica differenza era stata una diminuzione della
tensione tra Grifondoro e Serpeverde. Nessuno si lanciava più insulti sul
sangue e, nonostante non fossero esattamente in rapporti di amicizia, le due
Case riuscivano perfettamente a coesistere. Era stato un sollievo per Harry,
Ron ed Hermione. Per la prima volta non dovevano superare gli esami mentre
cercavano di spodestare Voldemort nello stesso momento.
Poi però
quell’anno, per lei, si era rivelato tempestoso. Era rimasta piacevolmente
stupida dall’essere stata nominata Caposcuola, ma l’eccitazione era scemata
quando era salita sull’Espresso ed aveva visto Malfoy portare lo stesso
gioiello. Si era fermata in silenzio a fissarlo sconvolta, dopodiché il sorriso
tronfio che lui aveva sfoggiato aveva dato inizio al primo dei tanti litigi che
si erano susseguiti nei giorni a venire. Di certo non stavano dando il buon esempio
al resto della scuola, ma non riusciva a farne a meno. C’era qualcosa in lui
che la faceva scattare. Quell’arroganza ostentata ed il sorriso sarcastico la
facevano uscire di testa. Harry e Ron osservavano il tutto divertiti, mentre il
resto di Hogwarts trovava i loro continui battibecchi estremamente esilaranti.
L’unica persona che sembrava infuriata per la situazione, come lei e Malfoy,
era Piton.
Hermione era
anche disagevolmente a conoscenza che i suoi ormoni avessero un’idea diversa
rispetto al suo cervello. Il cuore le batteva in modo strano in presenza di
Malfoy e le venivano le farfalle allo stomaco. Il che di certo non faceva
migliorare la situazione quando si trovavano vicini.
Ripensando
alla giornata, l’incidente era sicuramente stato colpa di Malfoy. La sua
richiesta di dargli l’ultima fiala rimasta di veleno di serpente era stata
ridicola e le aveva deliberatamente sabotato la pozione lanciandoci dentro la
spina di porcospino. Però la paura che aveva provato quando lo aveva visto
immobile ai suoi piedi non l’avrebbe mai dimenticata. Aveva davvero creduto
fosse morto.
Sospirò
mentre lo osservava dormire. La mano si mosse verso la tasca e ne estrasse una
piccola figurina di Quidditch che aveva creato per il senso di colpa che
sentiva. Ispirandosi alle figure vendute durante la Coppa del Mondo, Hermione
ne aveva trasfigurata una a sembianza di Malfoy, corredata da Firebot e divisa
da Quidditch Serpeverde. Usando poi una serie di incantesimi, l’aveva portata
in vita.
Ora, mentre
la guardava muoversi sul suo palmo e tirarsi i capelli all’indietro, si sentiva
orgogliosa del risultato e riluttante a lasciarla andare. Non riusciva a
trattenere una risata quando lui alzava la testa, faceva l’occhiolino e le
soffiava un bacio. Il vero Malfoy non ne sarebbe mai stato contento se lo
avesse visto. Ridendo pacatamente, la posizionò sul comodino e continuò ad
osservarla montare sulla scopa e svolazzare attorno agli anelli. Sapeva gli
sarebbe piaciuta, era troppo vanesio.
Prima di
andarsene, lanciò un ultimo sguardo al biondo, che dormiva ancora
profondamente.
Non c’era
niente che Ginny amasse di più, ad Hogwarts, dell’arrivo della posta mattutina.
Era uno spettacolo giornaliero che le piaceva immensamente, nonostante fosse
anche molto insidioso per i suoi vestiti se avesse ricevuto una lettera da
casa. Il beneamato gufo di famiglia, Erroll, non era molto bravo
nell’atterraggio ed ogni volta schizzava chiunque si trovasse al tavolo dei
Grifondoro con dei pezzi di cibo o succo di zucca. Ad ogni modo, quel giorno
non doveva ricevere nulla perché aveva spedito la sua posta giusto la sera prima,
così rimase molto sorpresa nel vedere uno dei gufi della scuola arrivarle di
fronte ed allungare una zampa perché ritirasse la missiva attaccata.
Prese
curiosa la lettera e scoprì arrivava dal Professor Silente, che chiedeva la sua
presenza nell’ufficio dopo la fine delle lezioni di quel giorno. Alzò lo
sguardo verso Hermione.
“Hermione,
ti è arrivato un messaggio dal Professor Silente?”.
Hermione
alzò il viso dall’omelette che stava mangiando. “No, perché?”.
“Oh! È solo
che vuole vedermi questo pomeriggio”.
La
Caposcuola sembrava intrigata. “Spero sia tutto a posto”.
Ginny
scrollò le spalle. “Immagino lo scopriremo”.
Non riuscì
comunque a non adocchiare il tavolo dei Professori. Albus Silente la stava
guardando. Il suo radar per i guai, sviluppato in anni di convivenza con i
gemelli, fece capolino. Di sicuro stava succedendo qualcosa!
Ne fu sicura
quando, più tardi, raggiunse l’ufficio del Preside ed incontrò Luna Lovegood
sulle scale.
“Ciao!”,
disse Ginny. “Anche tu sei stata chiamata dal Professor Silente?”.
“Sì”;
rispose la bionda con la testa tra le nuvole.
“Hai idea di
cosa si tratti?”.
“Pensavo potesse
trattarsi della presenza dei Gorgosprizzi intorno al Professor Piton questa
mattina. Il Professor Silente potrebbe aver bisogno del mio aiuto per
sbarazzarsene, ma non sono sicura del perché ci sia anche tu”.
Ginny scosse
la testa divertita e le due ragazze finirono di salire le scale assieme. Ginny
recitò la parola d’ordine contenuta nella lettera ed entrambe salirono sulla
spirale semovente. Luna bussò alla porta e sentirono il Professor Silente
invitarle ad entrare.
“Grazie per
essere venute, Luna e Ginevra”, le accolse.
Il Preside
era l’unica persona, a parte sua madre quando era arrabbiata, che chiamava
Ginny con il suo nome completo. Sperava non lo facesse. Lo odiava.
“Professor
Silente”, mormorarono assieme le ragazze.
“Prego,
sedetevi”, disse lui, prima di far apparire un vaso di Api Frizzole. “Gradite
un dolciume?”.
Ginny
rifiutò invece Luna ne accettò contenta una. “Oh, Api Frizzole, le mie
preferite”.
“Bene, sono
sicuro siate entrambe curiose sul perché vi abbia chiamate qui”, iniziò il
Professor Silente. Ginny guardò Luna, che non sembrava per niente curiosa. “Ho
una proposta da farvi”.
Il Preside
aveva sicuramente catturato l’attenzione di Ginny. Si ritrovò ad allungarsi
verso il ciglio della sedia. Aveva un piano in mente, se lo sentiva.
“Sono certo
siate entrambe a conoscenza dell’incidente accaduto ieri durante la lezione di
Pozioni Avanzate del settimo anno. Il Professor Piton era comprensibilmente
arrabbiato per l’intera faccenda”.
“Sì, ha
cercato di mettere nel sacco Hermione”, disse amaramente Ginny.
Il Professor
Silente sorrise. “Sì beh, come ho detto era molto arrabbiato. Ad ogni modo, io
ed il Professor Piton abbiamo discusso della mia scelta riguardo la nomina dei
Capiscuola e siamo giunti ad un leggero dissenso riguardo la loro
compatibilità. Perciò, al momento io e Severus abbiamo una sfida in corso che
li riguarda e vi ho chiamate per chiedere il vostro aiuto”.
Ginny era
intrigata. Il Professor Silente di certo non le aveva portate lì per far loro
ascoltare qualche rimprovero a Piton. “Che tipo di sfida?”.
Gli occhi di
Silente scintillarono. “Una sorta di ricerca dell’anima gemella. Ho scommesso
con il Professor Piton che i nostri Capiscuola diventeranno una coppia entro la
fine dell’anno”.
Lei lo
guardò, presa in contropiede. “Cosa? Vuole mettere assieme Hermione e Malfoy?”.
Non credeva fosse stata un’idea di Piton, dato che non sembrava di certo un
tipo da mettersi a fare il cupido. Tra l’altro, disprezzava Hermione e non
aveva paura a dimostrarlo.
“Sapevo si
trattava dei Gorgosprizzi che giravano attorno al Professor Piton questa
mattina”, disse Luna, come se quelle parole spiegassero tutto.
Ginny le
lanciò uno sguardo irritato ma il Professor Silente prese la palla al balzo. “I
Gorgosprizzi non hanno quasi mai torto”, concordò con un sorriso. “E riguardo
la tua domanda, Ginevra, ho sempre pensato che la tensione tra i nostri due
esimi Capiscuola fosse divertente, persino durante gli anni passati”.
“Suppongo si
possa chiamare tensione, anche se io preferisco definirla odio”.
“Ho paura di
dover rispondere con una frase fatta: c’è una linea sottile tra amore ed odio.
La trovo molto adatta”.
“A Natale si
sarebbero baciati ma i Nargigli continuavano a mettersi in mezzo e spostare il
vischio”, constatò Luna come se fosse stato un dato di fatto.
Ginny la
adorava ma a volte la sua credenza nelle creature immaginare era un po’
irritante.
“Se solo
avessi del vischio incantato”, disse saggiamente il Professor Silente, facendo
dell’umorismo.
Luna annuì
entusiasta. “Sarebbe un’ottima idea, Professore. Potrebbe intrappolare gli
studenti finché non si baciano”.
“Ci penserò,
Luna. Di certo movimenterebbe il prossimo Natale”.
Ginny,
ignorando Luna che stava partendo per la tangente, cercò di continuare la
conversazione originale. “Non sono sicura lei abbia ben capito la situazione,
signore, con tutto il rispetto”.
Silente
sorrise. “Perché non mi aiutate? Così vedremo se l’ho fatto o meno”.
Ginny strinse
le labbra. Il pensiero della reazione di Hermione se avesse saputo che aveva
attivamente partecipato al piano era terrificante. Non rimaneva di certo calma
e composta quando si trattava di quel subdolo biondo.
“Non
preoccupatevi, Hermione non lo scoprirà”, disse incoraggiante il Professore.
Ginny non
riuscì a non sorridere vedendo lo sguardo di Silente. Lasciava davvero
trasparire un senso di onniscienza. Ma voleva davvero lasciarci coinvolgere in
quel piano assurdo?
“Se non è
troppo chiedere, signore, perché vuole farli diventare una coppia?”.
“Chiamala
follia di un vecchio. Tra l’altro, trovo che nonostante la guerra sia finita,
ci siano ancora persone che credono nel valore del sangue e certi comportamenti
sarebbero di certo debellati se un appartenente di una famiglia purosangue come
i Malfoy sposasse una Nata babbana”.
“Mi scusi se
metto in dubbio le sue motivazioni, Professore, ma non è una ragione un po’
superflua per volersi immischiare nella vita di due studenti?”.
“Ma certo,
se fosse l’unica ragione. I sentimenti di Hermione e Draco sono un pochino
ingarbugliati ed io voglio dare loro una spintarella”.
Ginny era
ancora meno convinta. Capiva il Preside, ma non era sicura di volersi
immischiare.
“Se il
Professor Piton perdesse, dovrebbe portare la veste di Grifondoro per una
giornata intera”, disse il Professor Silente, sapendo che avrebbe convinto
Ginny.
Beh, quello
di certo non se lo sarebbe perso. “Va bene”, disse. “Cosa vuole che facciamo?”.
“Mi serve
una spia tra i ranghi”.
Ginny si
intrigò. “Per fare cosa?”.
“Scoprire
cosa pensa Hermione. Potrebbe essere solo una mia idea ma credo che le liti tra
i due siano il risultato di emozioni represse”.
“Cosa
intende?”.
“Beh, l’anno
scorso riuscivano ad andare perfettamente d’accordo, per quanto potessero due
studenti con il loro passato, ed ho notato un paio di sguardi curiosi che si
sono lanciati. Così ho deciso di renderli Capiscuola quest’anno. Hermione è
sempre stata in lista, ma di certo non sono io a dovervi dire che Draco è stato
una scelta fuori dagli schemi”.
Ginny annuì.
Erano rimasti tutti sconvolti quando Malfoy era tornato sull’espresso di
Hogwarts con la spilla nuova di zecca.
“Nonostante
tutto, si sono dimostrati molto divertenti, ma sto ancora aspettando che i miei
sospetti siano confermati. Chiamatela vanità di un vecchio, ma mi piace avere
ragione”.
“E la
scommessa con Piton?”.
“Il
Professor Piton”, la riprese gentile il Preside.
“Sì, il
Professor Piton”.
“Diciamo
solo che mi ha servito su un piatto d’argento la situazione che mi serviva e
sarebbe carino vederlo smettere quelle vesti nere per un qualcosa di un po’ più
festivo”.
“E Luna cosa
centra?”, chiese Ginny, genuinamente curiosa. Se Hermione si fosse confidata
con qualcuno l’avrebbe di certo fatto con lei, non con la Lovegood.
Il Professor
Silente sorrise alla bionda, che sedeva composta e canticchiava tra sé. “Trovo
interessante il suo spirito di osservazione. Spesso nota cose che gli altri non
vedono”:
Ginny non
poteva che concordare. Nonostante fosse sicuramente strana, spesso riusciva a
centrare il nocciolo della questione meglio di chiunque altro.
“Tra le
altre cose, Luna è stata uno dei fattori decisivi per cui ho deciso di dare una
spintarella ai due Capiscuola”.
“Davvero?”,
chiese sorpresa la Corvonero.
“Moltissimo.
Sul finire dell’anno passato, mentre ci avviavamo verso il campo da Quidditch
per la partita Corvonero-Serpeverde, hai fatto notare che peccato fosse che
Hermione stesse ripassando piuttosto che partecipare, dato che la sua presenza faceva
sempre giocare peggio Draco”.
“Oh, sì! Ad
ogni partita dello scorso anno cercava di impressionarla più che concentrarsi
sul gioco. Anche quest’anno lo fa”.
“Sul serio?”,
chiese confusa Ginny.
“Non l’hai
mai notato?”, la interrogò Luna.
“Non posso
dire di averlo fatto”.
“Beh, lo fa
eccome, il che lo rende un Cercatore terribile. Vorrei davvero riuscissimo a far
partecipare Hermione ad ogni partita dei Serpeverde, piuttosto che solo a
quelle cui non può esimersi”.
“Adesso
capisci perché voglio reclutare Luna”, le fece notare il Preside.
Severus sedeva
nel suo ufficio, contento che la lezione della giornata fosse finita. Doveva davvero
disperarsi per il futuro dei pozionisti, visto il calibro degli studenti cui
insegnava ogni anno, ma almeno ormai ci aveva preso gusto per la materia. L’anno
precedente gli era stata data la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure, perché
Albus faticava a trovare qualcuno che accettasse il posto. Così il Preside aveva
ceduto e gli aveva dato la possibilità di fare propria quella posizione.
Come succedeva
spesso nell’ottenere ciò che si desiderava, però, il lavoro non aveva raggiunto
le sue aspettative. Si era reso conto di amare di più l’arte subdola delle
pozioni e gli mancava insegnarle. Albus si era sorpreso quando gli aveva dato
il preavviso appena l’anno accademico era terminato, chiedendo di riottenere il
vecchio posto. Ad ogni modo, anche al Preside era convenuto accettare, dato che
il Professor Lumacorno non aveva per niente adorato ritornare al lavoro ed
aveva espresso il desiderio di tornare alla sua vecchia pensione.
Secondo
Horace, i nuovi studenti non erano bravi come i vecchi, ma Severus credeva
fosse semplicemente irritato perché non lo aveva adorato. In effetti, dopo aver
sperimentato il regime di Severus e l’atmosfera tetra lasciata dopo la
sconfitta di Voldemort, gli studenti si erano dimostrati piuttosto inquieti
durante le lezioni di Horace. Severus non aveva nascosto il proprio divertimento.
Nelle sue ore di Difesa non era successo nulla del genere.
Albus aveva
così reintegrato Severus come insegnante di Pozioni ed aveva richiamato Remus
Lupin ad insegnare per l’ennesima volta. Vista la grande ammirazione per il
Preside, pochi si erano permessi di lamentarsi del ritorno di un Licantropo, anche
perché ormai Remus era felicemente sposato e con un figlio in arrivo, per cui
molti genitori si dichiaravano fiduciosi della decisione del Professor Silente.
Severus invece non era stato molto contento di dover tornare a preparare la
pozione Antilupo,, soprattutto perché avrebbe significato il ritorno a scuola di
una sua vecchia nemesi.
In quel
momento, seduto nell’ufficio, cercava di inventarsi un piano per far sì che il
divario tra i due Capiscuola si ampliasse. Si sarebbe divertito immensamente perché,
oltre alla vittoria su Albus, si prospettava anche un glorioso trionfo dei
Serpeverde nel loro imminente dominio su Hogwarts l’anno successivo. Si permise
di fare uno dei suoi rari sorrisi.
Draco aveva
passato tutto il giorno in infermeria, frustrato. Nonostante le sue preghiere, Madama
Chips si era rifiutata di dimetterlo, costringendolo a stare a letto. Era una
cosa che odiava, soprattutto nei giorni normali. Almeno però gli era rimasta un’enorme
pila di dolciumi con cui andare avanti, anche se erano iniziati a diminuire
dopo un po’.
Si era
chiesto, confuso, chi avesse lasciato sul comodino quella piccola statuina a
sua immagine. Gli era stato fatto un regalo molto gradito. Non poteva essere
stato nessuno dei suoi amici, se ne sarebbero di certo vantati. Tra l’altro, le
uniche persone abbastanza intelligenti che conoscesse da poter praticare una
magia simile erano Theo e Blasie ma proprio non riusciva ad immaginarseli fare
una cosa simile. Non era di certo una cosa da regalare ad un altro amico
maschio. Se Pansy avesse avuto tempo di ordinarne uno l’avrebbe fatto, ma si
trovava in infermeria solo dal giorno prima e sicuramente non poteva aver avuto
abbastanza tempo per comprarlo.
Iniziò a
scervellassi sul chi avesse potuto passare del tempo per creargli il regalo,
mentre osservava il suo mini-Malfoy passeggiare sulle lenzuola.
“Beh, quello
è di certo un pensiero molto significativo”, disse il Professor Silente.
Draco
sussultò ed alzò lo sguardo verso i piedi del letto, dove si trovava il Preside,
con le mani appoggiate al parapetto. Decise di non fare alcun commento
compromettente.
“Ti dispiace
se gli do un’occhiata un po’ più da vicino?”.
Scosse la
testa, raccolse la statuina e la allungò al Professor Silente. Il vecchio mago mormorò
tra sé qualche parola di estasi, rigirandolo da ogni angolo, persino girandolo
sotto sopra, tra il disgusto di Draco.
“È una magia
molto difficile. Deve avertelo regalato qualcuno di estremamente intelligente e
che ti conosce bene, ovvio”.
Non gli
piaceva il tono divertito che il Preside aveva usato. Non era vanesio,
semplicemente apprezzava il proprio valore. “L’ho trovato questa mattina. Dubito
siano stati Blasie o Theo”.
“Sì, non è
il regalo che la maggior parte dei maghi farebbe ad un compare. È un gesto
amorevole, comunque”, disse il Professor Silente, guardandolo con quell’irritante
sguardo saccente come se sapesse da chi provenisse ma non volesse rivelarglielo.
Era una sua abitudine snervante, rivelare le cose solo quando credeva fosse
arrivato il momento.
“Sono sicuro
che chiunque l’abbia creato si farà avanti”, disse Draco in tono casuale.
“Forse”,
disse il Preside. “Ad ogni modo, come ti senti?”.
“Perfettamente
bene, ma Madama Chips non vuole dimettermi”.
“Le mie
scuse, è colpa mia. Volevo assicurarmi che il mio Caposcuola stesse bene, prima
di farti dimettere”.
Draco alzò
mentalmente gli occhi al cielo. Poteva essersi comportato in modo più gentile
con il Preside, di recente, ma di certo non gli servivano anche le carinerie
che riservava a Potter. “Mi annoio, ma a parte quello sono in forma smagliante”.
“Bene, bene.
Nessun problema a lungo termine, quindi?”.
Draco
soppresse un sospiro impaziente. “No, Madama Chips dice che non mostro segni di
traumi e sono come nuovo”.
“Volevo solo
ripercorrere l’accaduto con te. Ho parlato con la Signorina Granger, che mi ha
assicurato si sia trattato solo di un incidente”.
Draco
imprecò all’udire il nome della compagna, la sua spina perenne nel fianco. “Si
è rifiutata di darmi l’ultima fiale di veleno di serpente ma sì, l’esplosione è
stata un incidente”.
Ovviamente,
se si poteva contare come tale l’aver deliberatamente sabotato la sua pozione. Le
sarebbe servito da lezione se si fosse rifiutata ancora di passargli gli ingredienti
che le avesse ordinato. I Malfoy ottenevano sempre ciò che volevano.
Il Professor
Silente strinse gli occhi verso Draco, come se stesse valutando la sua abilità nel
dire la verità. Il Serpeverde mantenne un’espressione neutra e protesse la
propria mente, nel caso il Preside avesse cercato di entrare. Era stato il
Professor Piton di persona a vegliare sul suo addestramento in Occlumanzia al
quinto anno, come se si aspettasse che ne avrebbe avuto bisogno contro il
Signore Oscuro prima o poi. Non era mai stato così grado al suo Direttore quando
aveva scoperto della decisione di Voldemort di rendere Malfoy Manor il proprio
quartier generale come punizione per il padre per aver mandato a monte il lavoretto
all’Ufficio Misteri. Si rifiutò di ripensare alla missione impossibile che gli
era stata affidata, vista la presenza del Preside in fondo al letto che lo
fissava. Non sarebbe in alcun modo riuscito ad ucciderlo.
“La
Signorina Granger si è scusata con il Professor Piton. Sarebbe una buona cosa
se lo facessi anche tu”.
Draco
ghignò. Sarebbe stato semplice, il Professor Piton non considerava mai colpevoli
delle proprie azioni i Serpeverde. “Ma certo, Professore”.
“Dato che mi
sembri stare bene, non vedo perché non potresti alzarti e tornare al tuo
dormitorio. Ed alle tue lezioni”.
“Grazie,
signore”.
Il Professor
Silente si voltò per andarsene ma si ricordò di avere ancora in mano la statuina
di Quidditch di Draco, così glie la ridiede. “È davvero una magia ammirevole. Deve
essere stata una strega eccezionale”.
“Perché dice
strega? Potrebbe essere stato un mago, anche se non Theo né Blasie”.
“Andiamo, Draco.
Credo entrambi sappiamo sia stata una ragazza a creare questo meraviglioso
oggetto”.
Draco concordò
mentalmente, ma non riuscì a pensare a nessuna strega che possedesse una tale
abilità. La sua mente si rifiutò di continuare su quella strada. Negli ultimi
tempi finiva per pensarci un po’ troppo spesso ed era determinato a far allontanare
da lui quei sentimenti. Non poteva permettere di riconoscere ciò che il suo
cuore cercava di dirgli. Lei era irritante ed insopportabile oltre ogni limite
e quello era tutto ciò che doveva sapere.