Disclaimer: i personaggi appartengono a J.K. Rowling.
La storia si svolge
durante un settimo anno alternativo e segue le vicende fino alla fine
del quarto/inizio del quinto libro. Le avventure mancanti non vengono
raccontate ma sono brevemente descritti i fatti accaduti tra quinto e
settimo anno.
Attenzione!
Questa storia è una traduzione. L'originale la potete trovare al seguente link:
https://www.fanfiction.net/s/8638926/1/The-Demise-of-Severus-Snape
La scommessa
Severus
Piton era al limite. Osservò la sua aula parzialmente distrutta ed ebbe
l’istinto di strapparsi i capelli. Hermione Granger si trovava al centro, come
Didone tra le rovine di Cartagine. Il suo nemico della giornata – e di tutte le
altre, in realtà – Draco Malfoy, giaceva immobile ai suoi piedi.
Come al
solito, avevano iniziato a litigare dal nulla. Quella mattina era iniziato
tutto bene, gli studenti concentrati sulle proprie pozioni, quando Draco e la
Granger avevano all’improvviso cominciato a bisticciare nella dispensa. Avevano
poi continuato in classe, dove Piton aveva dovuto sopportare l’indegna vista
dei due Caposcuola che lottavano per una fialetta, urlandosi addosso finché non
erano caduti sul banco della Granger. Non era sicuro di come ma, un minuto
dopo, il calderone di lei era esploso, creando un buco enorme nella parete
vicina.
Per un momento
era caduto il silenzio, prima che tutti iniziassero inevitabilmente a ciarlare.
Severus li lasciò fare per dieci secondi, prima che la sua voce sovrastasse
quelle degli studenti del settimo anno.
“Silenzio!”,
abbaiò.
Si mosse da
dietro la cattedra ed andò a constare i danni. Doveva davvero ricordarsi di
avere a che fare con degli imbecilli, prima di assegnare loro pozioni
complicate e pericolose come quella esplodente di quel giorno, si disse.
Strisciò i piedi fino al corpo immobile del Caposcuola e lanciò un paio di
incantesimi diagnostici. Sarebbe stato bene, era solo stato colpito da un
calcinaccio staccatosi dal muro. Per fortuna Draco aveva la testa dura,
altrimenti si sarebbe dovuto mettere a scrivere una lettera molto spiacevole a
Narcissa.
“Signorina
Parkinson”, sbottò. “Porti Draco in infermeria”.
I Serpeverde
sapevano di non dover discutere un suo ordine e, anche se riusciva a leggere le
domande negli occhi blu di Pansy, lei eseguì alla lettera. La osservò con
occhio critico mentre faceva levitare il biondo incosciente e lo seguiva fuori
dalla porta. Il resto dei suoi compagni rimase un attimo in silenzio, prima di
voltarsi arrabbiati e lanciare sguardi infuocati ai Grifondoro.
Severus
spostò la sua attenzione sulla strega riccia, che non aveva mosso un muscolo
dal momento dell’esplosione. Sembrava essere in stato di shock, cosa
estremamente inusuale per lei. Alle sue spalle, Potter sbatteva le palpebre
verso la scena del crimine mentre Weasley, con la bocca spalancata, muoveva gli
occhi da un lato all’altro della stanza. Un paio di complicati movimenti di
bacchetta dopo, l’aula venne riportata al suo stato originale. I sotterranei
potevano anche essere bui e tetri, ma Severus manteneva l’aula più pulita che
Hogwarts avesse mai visto.
Osservò uno
ad uno gli studenti di Pozioni Avanzate. Non molti di loro riuscivano a
guardarlo negli occhi, vista la rabbia repressa che si irradiava da lui.
“Voglio un tema di novantacinque centimetri sul perchè seguire le istruzioni
passo passo durante la preparazione di una pozione sia essenziale per ogni
competente pozionista. Mi aspetto di trovarlo sulla mia scrivania per la
prossima lezione”, biascicò.
I mormorii
si accesero. “Non accetterò alcuna scusa. Se il tema non verrà consegnato, non
avrete alcun voto. Ora tutti fuori, tranne la Signorina Granger”.
La Granger
sembrò risvegliarsi dal suo stato catatonico a quelle parole. Alzò gli occhi
verso di lui. Riusciva a percepire quanto fosse preoccupata, il che lo fece
sorridere internamente. Adorava constatare la paura che incuteva ai suoi studenti,
specialmente tra i Grifondoro.
“Malfoy
starà bene?”, chiese con la voce appena tremolante.
Severus si
accigliò. Allora non era in ansia per la punizione che avrebbe ricevuto. “Starà
bene e non grazie a lei, Signorina Granger”, disse tagliente. “Ad ogni modo,
trovo che il suo comportamento non rispecchi le caratteristiche minime
richieste per un Caposcuola di Hogwarts. La cosa deve essere portata
all’attenzione del Preside. Raccomanderò che le sia tolto l’incarico”.
La Granger
arrossì e si morse un labbro. Almeno riusciva a controllare le sue emozioni,
cosa che non poteva dirsi per i suoi due stupidi amici.
“Cosa?”,
esclamò Potte. “Non può farlo! La colpa è stata tanto di Hermione quando di
Malfoy, se non di più”.
Severus
puntò gli occhi sul suo studente peggiore con disgusto. “Signor Potter”,
biascicò. “Trovo incomprensibile come ancora non sia riuscito a capire che non
tutto la riguarda. Non credo di aver chiesto a lei od al Signor Weasley di
rimanere indietro, né di aver richiesto la vostra opinione”.
Rimanendo
immobile alla sua natura irritante, Potter lo ignorò. “È ingiusto, è colpa di
Malfoy se la pozione è esplosa”, continuò noncurante.
“Ci ha messo
lui gli aculei di porcospino in più”, aggiunse Weasley.
Ronald
Weasley, l’altra spina nel fianco di Piton. Il rosso era più tonto di un tordo.
Se non fosse stato per quell’anno in cui lui aveva insegnato Difesa Contro le
Arti Oscure, quei due non sarebbero stati mai ammessi al suo corso di Pozioni
Avanzate. Tristemente, gli standard di Lumacorno non avevano mai combaciato con
i suoi.
“È
abbastanza!”, abbaiò Severus. “Potter e Weasley, in punizione con me questa
sera alle otto”.
“Che abbiamo
fatto?”, si lamentarono entrambi all’unisono.
Esistete,
fu il
pensiero che gli attraversò la mente, ma non lo espresse. “Non solo siete
rimasti quando avevo richiesto la presenza della sola Signorina Granger, ma
avete anche fallito nel dimostrare il rispetto che di seve ad un professore”.
La Granger
diede una gomitata ad entrambi, il che gli fece riportare l’attenzione su di
lei. Sarebbe stata una soddisfazione incrinare quell’aura di sicurezza che
portava. Era troppo composta e rigida, anche se molto intelligente. E
soprattutto le piaceva comandare, troppo per i suoi gusti. Si sarebbe divertito
a demotivarla. L’avrebbe rimpiazzata con Daphne Greengrass e Minerva McGranitt
sarebbe andata su tutte le furie. La sua pupilla, rimossa dalla propria
posizione per comportamento scorretto e rimpiazzata da una Serpeverde.
Era così
preso dal suo sogno ad occhi aperti del trionfo sui Grifondoro che gli ci volle
un colpo di tosse della Granger per riportarlo con i piedi per terra. Dannata
strega. Aveva riacquistato quello sguardo freddo che sfoggiava di solito. In
effetti, l’unica volta in cui scompariva era quando litigava con Draco.
Diventava una sottospecie di virago urlante, completa di viso rosso e capelli
elettrici.
“Signorina
Granger, venga con me”, sbottò.
Mentre
sorpassava quell’orribile trio, vide la ragazza lanciare agli amici uno sguardo
d’avvertimento. Si lisciò il mantello, sapendo di essere seguito. Era
finalmente arrivato il momento di rimettere i Grifondoro al loro posto.
Quando
raggiunsero l’ufficio del Preside, parecchi piani più in alto, Severus mormorò
la parola d’ordine e salì le scale in silenzio assieme alla Granger, osservando
soddisfatto la sua espressione ansiosa, proprio quella che avrebbe dovuto
avere. Bussò alla porta.
“Avanti”,
rispose il tono calmo di Albus Silente.
Spalancò la
porta, spingendo la Granger di fronte a lui.
“Professor
Piton, c’è qualche problema?”
“Sfortunatamente”,
disse serio. “La Signorina Granger qui presente ha trovato appropriato far
esplodere la mia classe e mandare il Caposcuola in Infermeria. La sua Condotta
non si addice ad una Caposcuola e chiedo che sia rimossa dalla sua posizione. È
solo per pura fortuna che il Signor Malfoy non sia rimasto ucciso”.
Entrambi i
professori la guardarono. “È vero, Hermione?”, chiese Albus, osservandola fissa
dall’alto dei suoi occhiali a mezzaluna.
“Beh… sì, ma
è stato un incidente”, disse nervosa.
“Così
spero”, rispose il Preside.
“La pozione
che stava cuocendo pende e non sarebbe esplosa ma io e Malfoy stavamo litigando
per chi dovesse prendere l’ultima fiala di veleno di serpente. La sua era stata
rotta da Goyle e voleva quella rimasta nella dispensa, solo che l’ho presa
prima io. Durante la ehm… diatriba che ne è seguita una spina di porcospino in
più è finita nel mio calderone e ne ha causato l’esplosione”.
La porta si
aprì con un colpo e Minerva si affrettò ad entrare concitata. Severus imprecò sottovoce.
Forse avrebbe dovuto farsi seguire anche da quegli altri due impiccioni, dato
che si erano ovviamente diretti dalla loro direttrice. Ecco che Potter riusciva
ancora una volta ad avere la meglio sul Preside. Albus gli era affezionato in
modo rivoltante.
“Sia come
sia, Preside, non credo che lottare per una fiala di veleno di serpente sia un
comportamento edificante per una Caposcuola. È davvero stata fortuna che il
calcinaccio che ha colpito il Signor Malfoy non sia stato più grande. Non penso
debba continuare a ricoprire la sua attuale posizione, significherebbe mandare
il messaggio che tentare di uccidere un Caposcuola sia accettabile”.
“Come se
fossi l’unica a volerlo morto”, mormorò la Granger.
Severus la
guardò disgustato. Certo, i suoi Serpeverde non erano molto benvoluti ma
stavano lavorando contro i pregiudizi del resto della scuola, che non riusciva
ad apprezzarne i significativi talenti e distintivi caratteri.
“Davvero,
Severus, stai esagerando! Dubito che la Signorina Granger stesse cercando di
uccidere un Caposcuola. Mi dispiace impicciarmi, Preside, ma il Signor Potter
ed il Signor Weasley mi hanno raccontato ciò che è successo e temo sarebbe
estremamente ingiusto togliere alla Signorina Granger il suo titolo a causa di
un ovvio incidente”, si intromise Minerva.
Il Preside
unì le dita delle mani e guardò i tre occupanti del suo ufficio. Severus poteva
giurare di aver visto un sorriso spuntargli sulle labbra. Fu allora che capì
che non si sarebbe pronunciato in suo favore. Dannazione, pensò. Albus
aveva la mania per le punizioni soft, soprattutto se si trattava di Potter ed i
suoi irritanti amici. Valeva la pena tentare, comunque.
“Anche se
capisco la tua rabbia, Severus, non vedo come possa essere stato un atto
deliberato da parte della Signorina Granger sabotare la tua lezione od uccidere
Draco. Perciò, non c’è motivo che il suo titolo le venga tolto a causa di ciò
che è stato un incidente”.
La riccia
emise un profondo sospiro di sollievo. “Mi dispiace davvero per l’incidente,
Preside”, disse con un tono vomitevolmente zuccheroso.
Severus fece
una smorfia ed Albus lo guardò divertito. “Scusati con il Professor Piton e potrai
andare”.
La Granger
si voltò verso di lui. “Mi dispiace di aver distrutto la sua classe,
Professore”, disse convinta.
Severus
annuì brevemente e la lasciò uscire dall’ufficio, seguita dalla sua direttrice,
che gli lanciò un ultimo sguardo prima di sparire. Se non avesse saputo quanto
Minerva ci tenesse alla correttezza, si sarebbe preoccupato dei punti che
avrebbe potuto togliere ai Serpeverde.
Anche se lui
in realtà aveva una lezione in programma con i Grifondoro del quinto anno e di
sicuro non si sarebbe lasciato fermare da dei noiosi valori morali. Avrebbe
tolto loro parecchi punti, assieme al primo posto per la Coppa delle Case. Il
pensiero lo rallegrò particolarmente.
“Severus,
ammiro i tuoi tentativi, davvero”, disse divertito il Preside.
“Non sono
sicuro di capire cosa intendi, Albus”.
“Certo che
no, ma non cercare nuovamente di portare via il suo titolo alla Signorina
Granger. Lei ed il Signor Malfoy mi garantiscono un divertimento senza fine”.
“Devo
mettere in dubbio la tua saggezza nell’aver affidato il compito a quei due,
Albus. Stanno dando il cattivo esempio alla scuola. Povero Draco, non lo
incolpo per essere così frustrato. È di sicuro una ragazza che fa
infuriare”.
Quell’ique
Quell’irritante
sorrisetto compiaciuto rifece capolino sulle labbra di Albus, mentre gli faceva
l’occhiolino. “Devo dissentire. I loro battibecchi sono ancora più interessanti
vista l’ovvia chimica tra i due”.
“Chimica?”, biascicò
Severus.
“Sì, è davvero
palese a coloro che riescono a vedere oltre l’ovvio”.
Severus si
stizzì all’implicazione riguardo la sua cecità. “Credo tu stia interpretando la
loro ostilità un po’ troppo sopra le righe. Dopotutto, lei è una Nata Babbana e
Draco un Malfoy”.
“Trovo siano
sempre le persone meno indicate a stare insieme che ispirano l’amore più forte.
Pensavo che proprio tu lo avresti capito, Severus”.
Lui arrossì.
Lili era completamente diversa dalla Granger, unica e speciale. Non le piaceva
comandare né era un’irritante So-tutto-io. Ok, forse un po’ lo era stata, ma in
lei quelle caratteristiche ispiravano tenerezza, non come con la Granger. “Penso
concorderai che questa situazione sia molto diversa”.
Albus annuì.
“Ma certo, l’attrazione è diversa perché lo sono le persone”.
“Obietto all’idea
ci sia dell’attrazione tra quei due”.
Il Preside
rise. “Mi sorprendo di te, Severus. Di solito sei tu quello che osserva. Mi stai
dicendo che non hai notato gli sguardi furtivi che si lanciano di continuo?”.
“Gli unici
sguardi che noto sono quelli pieni di odio appena prima inizino ad urlarsi
addosso”.
“Ti va di
rendere la cosa ancora più interessante?”, chiese Albus.
Severus si
avvicinò al Preside. Aveva quella scintilla negli occhi che di solito significava
“Io so qualcosa che tu non sai”. Era sconcertante. “Interessante in che modo?”.
“Che ne dici
di fare una scommessina sui due Capiscuola?”.
Severus
strinse le labbra. Non si fidava di Albus Silente quando si comportava in modo
così subdolo. “Che tipo di scommessa?”.
“Scommetto
che Draco Malfoy ed Hermione Granger finiranno per frequentarsi entro la fine
dell’anno”.
Che cosa? Pensò. Albus deve aver perso la
testa. “Che cosa mi farebbe guadagnare, tutto ciò?”.
“Se avrò mal
interpretato la situazione e loro continuassero ad odiarsi, perderei ed il
prossimo anno nominerò entrambi i Capiscuola di Serpeverde”.
A Severus
piaceva parecchio. Il suo sogno di spodestare Minerva stava riaffiorando. Lo avrebbe
odiato. Entrambi i Capiscuola Serpeverde! Non succedeva da cinquecento anni. “E
se perdessi io e Draco perdesse completamente la testa dichiarando il suo amore
per la Granger?”.
“Dovrai indossare
i colori di Grifondoro per un giorno intero”.
Severus
rabbrividì. Rosso ed oro? Esisteva qualcosa di più vergognoso? L’idea di
doversi travestire come il ritratto di Fanni appena nata di sicuro non lo allettava,
ma il desiderio del dominio dei Serpeverde era altrettanto forte. Tra l’altro,
non c’era possibilità che il Preside avesse ragione, era assurdo persino
pensarci. “Credo sia piuttosto improbabile tu abbia ragione ma sarò più che
felice di avere due Capiscuola Serpeverde il prossimo anno”.
“Eccellente”,
rispose Albus, tendendogli la mano. Mormorarono entrambi l’incantesimo per
rendere la scommessa vincolante, come se ce ne fosse bisogno. Somigliava molto
ad un Voto Infrangibile, ma aveva il vantaggio di regalarti delle terribili
pustole in caso di rottura del patto, invece che la morte.
Albus rise
tra sé quando Severus uscì dal suo ufficio. “Non posso dire di approvare la tua
scandalosa scommessa su uno dei miei discendenti”, biascicò Phineas Nigellus
Black.
“Oh, zitto,
Phineas!”, lo rimproverò Dilys Derwent. “È innocua e quello stupido ragazzo,
Severus, se lo merita dopo aver cercato di rimuovere dalla sua posizione quell’adorabile
Granger”.
“Di certo
non è innocua, visto che si parla di una Sanguesp…”. Si bloccò prima di finire
la frase vedendo lo sguardo feroce di Albus e di metà degli altri ex Presidi. “Nata Babbana”, si corresse con astio.
“Ormai è ora
che quelle ridicole idee sul sangue siano messe a tacere”, tuonò Dexter
Fortescue. “Non hanno più posto nella nostra società”.
“Lo dici solo
perché sei un Nato Babbano”, sbottò Phineas.
Vindictus Verdian
fece una smorfia. “Non definiresti dolce la Granger, se solo vedessi certe cose
che combina, Dilys. Ha un lato vendicativo che io approvo appieno”.
“Suvvia,
Veridian, sono sicuro tu stia sbagliando. È sempre così deliziosa”, obiettò
Dilys.
“Forse perché
non hai mai cercato di fermarla dal violare una regola della scuola. Ha una
determinazione fortissima, incredibile per una con quei valori morali. Lei ed
il ragazzo Malfoy di certo sarebbero una coppia interessante”, replicò
Vindictus.
“Come se un
discendente della nobile Casa dei Black si abbassasse a tanto”, sbottò Phineas.
“Andromeda Tonks”,
disse Heliotrope Wilkins con un colpo di tosse. Phineas sputacchiò.
Albus, non prestandi
attenzione ai ritratti che battibeccavano, si rilassò sulla sedia ed iniziò a
pensare alla prossima mossa. Se conosceva bene Severus come pensava, di sicuro
non si sarebbe riuscito a trattenere dall’interferire. Adorava davvero
immischiarsi in situazioni che non gli appartenevano, bastava pensare ai
Malandrini. Certo, loro lo prendevano in giro senza pietà, cosa di cui Albus
avrebbe dovuto accorgersi, ma di certo non c’era bisogno li seguisse di
nascosto come invece aveva fatto. Tra l’altro, ci aveva quasi
rimesso le penne.
Dopotutto però,
se voleva che il suo piano funzionasse, Severus doveva per forza immischiarsi. Tristemente,
la sua idea di nominare Hermione e Draco Capiscuola, così che potessero avere
del tempo in più da passare insieme ed innamorarsi, era fallito miseramente. Li
aveva portati solo a discutere sempre di più e causare molti più incidenti che
spedivano l’uno o l’altra in infermeria. Di solito toccava a Draco. Hermione
riusciva sempre a scansare le fatture, mentre lui aveva sempre preferito
parlare rispetto all’agire.
Quell’ultimo
incidente, comunque, di fronte ad un esasperato Severus, rimetteva di nuovo tutte
le carte in gioco. Non c’era dubbio che il Professore avrebbe iniziato a
remargli contro più ferocemente del solito. Albus avrebbe dovuto scegliersi con
cura i propri alleati. Passò mentalmente in rassegna i nomi degli studenti già
reclutati e si soffermò a due ragazzi del sesto anno. Sorrise apertamente.
Sono perfetti, pensò.
Nel
frattempo, Severus marciava verso il suo ufficio nei sotterranei. Per fortuna
era ora di pranzo, così avrebbe avuto la possibilità di iniziare a pianificare
la sua prossima mossa. Non era così stupido da non immaginare che Albus non avrebbe
esortato i due Capiscuola a stare assieme, se avesse potuto. Nonostante fosse
così impegnato, quel vecchio pazzo impiccione adorava immischiarsi nella vita
giornaliera dei suoi studenti.
Nel caso di
Draco e la Granger, Severus riusciva ad immaginarsi il Preside pensare id poter
rendere felici due giovanotti e cambiare il mondo. Se un Malfoy avesse iniziato
a frequentare una Nata Babbana sarebbe stato uno schiaffo in pieno viso per
quelli ancora ancorati alle vecchie idee di supremazia del sangue. Albus avrebbe
adorato esserne il messaggero.
Era stata
una grande sorpresa quando Draco era diventato Caposcuola. Molti studenti si aspettavano
sarebbe stato Harry Potter mentre lui credeva sarebbe toccato ad un membro dell’Esercito
di Silente. Invece era stato Draco a ricevere la spilla, per la costernazione
delle altre tre Casate e la maggioranza dei Professori. Severus invece ne era
entusiasta. Non molti ritenevano ammirevoli le sue qualità, ma lui apprezzava
il modo piuttosto sottile con cui aveva reso la vita di Potter un inferno. Tristemente,
a Draco mancava il carattere più duro e malvagio del padre, dunque eccelleva
solo nel fare il bullo. Severus sospirò. Chissà come sarebbe stato umiliato
Potter, e potenzialmente ferito a morte, se Draco avesse avuto un po’ più della
personalità di Lucius ed un po’ meno di quella di Narcissa.
Beh, non c’era
motivo di pensare al passato. Doveva concentrarsi sul mettere nel sacco Albus.
Adorava una vera lotta tra intelligenze sopraffine e, nonostante la sua
eccentricità, non esisteva nessuno più astuto e sveglio di Albus Silente.