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Autore: Rumaan    02/11/2020    1 recensioni
Quando la sua classe viene distrutta a seguito dell'ennesimo litigio tra Hermione Granger e Draco Malfoy, Severus Piton esplode e spedisce la Caposcuola nell'ufficio di Silente. Il Preside decide quindi di scommettere su quella coppia irritante ma non passerà molto tempo prima che Piton debba mettere in campo tutte le sue armi per evitare il peggio.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo, Contesto generale/vago
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Capitolo 1

Disclaimer: i personaggi appartengono a J.K. Rowling. 

La storia si svolge durante un settimo anno alternativo e segue le vicende fino alla fine del quarto/inizio del quinto libro. Le avventure mancanti non vengono raccontate ma sono brevemente descritti i fatti accaduti tra quinto e settimo anno.

Attenzione! Questa storia è una traduzione. L'originale la potete trovare al seguente link: https://www.fanfiction.net/s/8638926/1/The-Demise-of-Severus-Snape


La scommessa

Severus Piton era al limite. Osservò la sua aula parzialmente distrutta ed ebbe l’istinto di strapparsi i capelli. Hermione Granger si trovava al centro, come Didone tra le rovine di Cartagine. Il suo nemico della giornata – e di tutte le altre, in realtà – Draco Malfoy, giaceva immobile ai suoi piedi.

Come al solito, avevano iniziato a litigare dal nulla. Quella mattina era iniziato tutto bene, gli studenti concentrati sulle proprie pozioni, quando Draco e la Granger avevano all’improvviso cominciato a bisticciare nella dispensa. Avevano poi continuato in classe, dove Piton aveva dovuto sopportare l’indegna vista dei due Caposcuola che lottavano per una fialetta, urlandosi addosso finché non erano caduti sul banco della Granger. Non era sicuro di come ma, un minuto dopo, il calderone di lei era esploso, creando un buco enorme nella parete vicina.

Per un momento era caduto il silenzio, prima che tutti iniziassero inevitabilmente a ciarlare. Severus li lasciò fare per dieci secondi, prima che la sua voce sovrastasse quelle degli studenti del settimo anno.

“Silenzio!”, abbaiò.

Si mosse da dietro la cattedra ed andò a constare i danni. Doveva davvero ricordarsi di avere a che fare con degli imbecilli, prima di assegnare loro pozioni complicate e pericolose come quella esplodente di quel giorno, si disse. Strisciò i piedi fino al corpo immobile del Caposcuola e lanciò un paio di incantesimi diagnostici. Sarebbe stato bene, era solo stato colpito da un calcinaccio staccatosi dal muro. Per fortuna Draco aveva la testa dura, altrimenti si sarebbe dovuto mettere a scrivere una lettera molto spiacevole a Narcissa.

“Signorina Parkinson”, sbottò. “Porti Draco in infermeria”.

I Serpeverde sapevano di non dover discutere un suo ordine e, anche se riusciva a leggere le domande negli occhi blu di Pansy, lei eseguì alla lettera. La osservò con occhio critico mentre faceva levitare il biondo incosciente e lo seguiva fuori dalla porta. Il resto dei suoi compagni rimase un attimo in silenzio, prima di voltarsi arrabbiati e lanciare sguardi infuocati ai Grifondoro.

Severus spostò la sua attenzione sulla strega riccia, che non aveva mosso un muscolo dal momento dell’esplosione. Sembrava essere in stato di shock, cosa estremamente inusuale per lei. Alle sue spalle, Potter sbatteva le palpebre verso la scena del crimine mentre Weasley, con la bocca spalancata, muoveva gli occhi da un lato all’altro della stanza. Un paio di complicati movimenti di bacchetta dopo, l’aula venne riportata al suo stato originale. I sotterranei potevano anche essere bui e tetri, ma Severus manteneva l’aula più pulita che Hogwarts avesse mai visto.

Osservò uno ad uno gli studenti di Pozioni Avanzate. Non molti di loro riuscivano a guardarlo negli occhi, vista la rabbia repressa che si irradiava da lui. “Voglio un tema di novantacinque centimetri sul perchè seguire le istruzioni passo passo durante la preparazione di una pozione sia essenziale per ogni competente pozionista. Mi aspetto di trovarlo sulla mia scrivania per la prossima lezione”, biascicò.

I mormorii si accesero. “Non accetterò alcuna scusa. Se il tema non verrà consegnato, non avrete alcun voto. Ora tutti fuori, tranne la Signorina Granger”.

La Granger sembrò risvegliarsi dal suo stato catatonico a quelle parole. Alzò gli occhi verso di lui. Riusciva a percepire quanto fosse preoccupata, il che lo fece sorridere internamente. Adorava constatare la paura che incuteva ai suoi studenti, specialmente tra i Grifondoro.

“Malfoy starà bene?”, chiese con la voce appena tremolante.

Severus si accigliò. Allora non era in ansia per la punizione che avrebbe ricevuto. “Starà bene e non grazie a lei, Signorina Granger”, disse tagliente. “Ad ogni modo, trovo che il suo comportamento non rispecchi le caratteristiche minime richieste per un Caposcuola di Hogwarts. La cosa deve essere portata all’attenzione del Preside. Raccomanderò che le sia tolto l’incarico”.

La Granger arrossì e si morse un labbro. Almeno riusciva a controllare le sue emozioni, cosa che non poteva dirsi per i suoi due stupidi amici.

“Cosa?”, esclamò Potte. “Non può farlo! La colpa è stata tanto di Hermione quando di Malfoy, se non di più”.

Severus puntò gli occhi sul suo studente peggiore con disgusto. “Signor Potter”, biascicò. “Trovo incomprensibile come ancora non sia riuscito a capire che non tutto la riguarda. Non credo di aver chiesto a lei od al Signor Weasley di rimanere indietro, né di aver richiesto la vostra opinione”.

Rimanendo immobile alla sua natura irritante, Potter lo ignorò. “È ingiusto, è colpa di Malfoy se la pozione è esplosa”, continuò noncurante.  

“Ci ha messo lui gli aculei di porcospino in più”, aggiunse Weasley.

Ronald Weasley, l’altra spina nel fianco di Piton. Il rosso era più tonto di un tordo. Se non fosse stato per quell’anno in cui lui aveva insegnato Difesa Contro le Arti Oscure, quei due non sarebbero stati mai ammessi al suo corso di Pozioni Avanzate. Tristemente, gli standard di Lumacorno non avevano mai combaciato con i suoi.

“È abbastanza!”, abbaiò Severus. “Potter e Weasley, in punizione con me questa sera alle otto”.

“Che abbiamo fatto?”, si lamentarono entrambi all’unisono.  

Esistete, fu il pensiero che gli attraversò la mente, ma non lo espresse. “Non solo siete rimasti quando avevo richiesto la presenza della sola Signorina Granger, ma avete anche fallito nel dimostrare il rispetto che di seve ad un professore”.

La Granger diede una gomitata ad entrambi, il che gli fece riportare l’attenzione su di lei. Sarebbe stata una soddisfazione incrinare quell’aura di sicurezza che portava. Era troppo composta e rigida, anche se molto intelligente. E soprattutto le piaceva comandare, troppo per i suoi gusti. Si sarebbe divertito a demotivarla. L’avrebbe rimpiazzata con Daphne Greengrass e Minerva McGranitt sarebbe andata su tutte le furie. La sua pupilla, rimossa dalla propria posizione per comportamento scorretto e rimpiazzata da una Serpeverde.

Era così preso dal suo sogno ad occhi aperti del trionfo sui Grifondoro che gli ci volle un colpo di tosse della Granger per riportarlo con i piedi per terra. Dannata strega. Aveva riacquistato quello sguardo freddo che sfoggiava di solito. In effetti, l’unica volta in cui scompariva era quando litigava con Draco. Diventava una sottospecie di virago urlante, completa di viso rosso e capelli elettrici.

“Signorina Granger, venga con me”, sbottò.

Mentre sorpassava quell’orribile trio, vide la ragazza lanciare agli amici uno sguardo d’avvertimento. Si lisciò il mantello, sapendo di essere seguito. Era finalmente arrivato il momento di rimettere i Grifondoro al loro posto.


Quando raggiunsero l’ufficio del Preside, parecchi piani più in alto, Severus mormorò la parola d’ordine e salì le scale in silenzio assieme alla Granger, osservando soddisfatto la sua espressione ansiosa, proprio quella che avrebbe dovuto avere. Bussò alla porta.

“Avanti”, rispose il tono calmo di Albus Silente.

Spalancò la porta, spingendo la Granger di fronte a lui.

“Professor Piton, c’è qualche problema?”

“Sfortunatamente”, disse serio. “La Signorina Granger qui presente ha trovato appropriato far esplodere la mia classe e mandare il Caposcuola in Infermeria. La sua Condotta non si addice ad una Caposcuola e chiedo che sia rimossa dalla sua posizione. È solo per pura fortuna che il Signor Malfoy non sia rimasto ucciso”.

Entrambi i professori la guardarono. “È vero, Hermione?”, chiese Albus, osservandola fissa dall’alto dei suoi occhiali a mezzaluna.  

“Beh… sì, ma è stato un incidente”, disse nervosa.

“Così spero”, rispose il Preside.

“La pozione che stava cuocendo pende e non sarebbe esplosa ma io e Malfoy stavamo litigando per chi dovesse prendere l’ultima fiala di veleno di serpente. La sua era stata rotta da Goyle e voleva quella rimasta nella dispensa, solo che l’ho presa prima io. Durante la ehm… diatriba che ne è seguita una spina di porcospino in più è finita nel mio calderone e ne ha causato l’esplosione”.

La porta si aprì con un colpo e Minerva si affrettò ad entrare concitata. Severus imprecò sottovoce. Forse avrebbe dovuto farsi seguire anche da quegli altri due impiccioni, dato che si erano ovviamente diretti dalla loro direttrice. Ecco che Potter riusciva ancora una volta ad avere la meglio sul Preside. Albus gli era affezionato in modo rivoltante.

“Sia come sia, Preside, non credo che lottare per una fiala di veleno di serpente sia un comportamento edificante per una Caposcuola. È davvero stata fortuna che il calcinaccio che ha colpito il Signor Malfoy non sia stato più grande. Non penso debba continuare a ricoprire la sua attuale posizione, significherebbe mandare il messaggio che tentare di uccidere un Caposcuola sia accettabile”.

“Come se fossi l’unica a volerlo morto”, mormorò la Granger.

Severus la guardò disgustato. Certo, i suoi Serpeverde non erano molto benvoluti ma stavano lavorando contro i pregiudizi del resto della scuola, che non riusciva ad apprezzarne i significativi talenti e distintivi caratteri.

“Davvero, Severus, stai esagerando! Dubito che la Signorina Granger stesse cercando di uccidere un Caposcuola. Mi dispiace impicciarmi, Preside, ma il Signor Potter ed il Signor Weasley mi hanno raccontato ciò che è successo e temo sarebbe estremamente ingiusto togliere alla Signorina Granger il suo titolo a causa di un ovvio incidente”, si intromise Minerva.

Il Preside unì le dita delle mani e guardò i tre occupanti del suo ufficio. Severus poteva giurare di aver visto un sorriso spuntargli sulle labbra. Fu allora che capì che non si sarebbe pronunciato in suo favore. Dannazione, pensò. Albus aveva la mania per le punizioni soft, soprattutto se si trattava di Potter ed i suoi irritanti amici. Valeva la pena tentare, comunque.

“Anche se capisco la tua rabbia, Severus, non vedo come possa essere stato un atto deliberato da parte della Signorina Granger sabotare la tua lezione od uccidere Draco. Perciò, non c’è motivo che il suo titolo le venga tolto a causa di ciò che è stato un incidente”.

La riccia emise un profondo sospiro di sollievo. “Mi dispiace davvero per l’incidente, Preside”, disse con un tono vomitevolmente zuccheroso.

Severus fece una smorfia ed Albus lo guardò divertito. “Scusati con il Professor Piton e potrai andare”.

La Granger si voltò verso di lui. “Mi dispiace di aver distrutto la sua classe, Professore”, disse convinta.

Severus annuì brevemente e la lasciò uscire dall’ufficio, seguita dalla sua direttrice, che gli lanciò un ultimo sguardo prima di sparire. Se non avesse saputo quanto Minerva ci tenesse alla correttezza, si sarebbe preoccupato dei punti che avrebbe potuto togliere ai Serpeverde.

Anche se lui in realtà aveva una lezione in programma con i Grifondoro del quinto anno e di sicuro non si sarebbe lasciato fermare da dei noiosi valori morali. Avrebbe tolto loro parecchi punti, assieme al primo posto per la Coppa delle Case. Il pensiero lo rallegrò particolarmente.

“Severus, ammiro i tuoi tentativi, davvero”, disse divertito il Preside.

“Non sono sicuro di capire cosa intendi, Albus”.

“Certo che no, ma non cercare nuovamente di portare via il suo titolo alla Signorina Granger. Lei ed il Signor Malfoy mi garantiscono un divertimento senza fine”.

“Devo mettere in dubbio la tua saggezza nell’aver affidato il compito a quei due, Albus. Stanno dando il cattivo esempio alla scuola. Povero Draco, non lo incolpo per essere così frustrato. È di sicuro una ragazza che fa infuriare”.

Quell’ique

Quell’irritante sorrisetto compiaciuto rifece capolino sulle labbra di Albus, mentre gli faceva l’occhiolino. “Devo dissentire. I loro battibecchi sono ancora più interessanti vista l’ovvia chimica tra i due”.

“Chimica?”, biascicò Severus.

“Sì, è davvero palese a coloro che riescono a vedere oltre l’ovvio”.

Severus si stizzì all’implicazione riguardo la sua cecità. “Credo tu stia interpretando la loro ostilità un po’ troppo sopra le righe. Dopotutto, lei è una Nata Babbana e Draco un Malfoy”.

“Trovo siano sempre le persone meno indicate a stare insieme che ispirano l’amore più forte. Pensavo che proprio tu lo avresti capito, Severus”.

Lui arrossì. Lili era completamente diversa dalla Granger, unica e speciale. Non le piaceva comandare né era un’irritante So-tutto-io. Ok, forse un po’ lo era stata, ma in lei quelle caratteristiche ispiravano tenerezza, non come con la Granger. “Penso concorderai che questa situazione sia molto diversa”.

Albus annuì. “Ma certo, l’attrazione è diversa perché lo sono le persone”.

“Obietto all’idea ci sia dell’attrazione tra quei due”.

Il Preside rise. “Mi sorprendo di te, Severus. Di solito sei tu quello che osserva. Mi stai dicendo che non hai notato gli sguardi furtivi che si lanciano di continuo?”.

“Gli unici sguardi che noto sono quelli pieni di odio appena prima inizino ad urlarsi addosso”.

“Ti va di rendere la cosa ancora più interessante?”, chiese Albus.

Severus si avvicinò al Preside. Aveva quella scintilla negli occhi che di solito significava “Io so qualcosa che tu non sai”. Era sconcertante. “Interessante in che modo?”.

“Che ne dici di fare una scommessina sui due Capiscuola?”.

Severus strinse le labbra. Non si fidava di Albus Silente quando si comportava in modo così subdolo. “Che tipo di scommessa?”.

“Scommetto che Draco Malfoy ed Hermione Granger finiranno per frequentarsi entro la fine dell’anno”.

Che cosa? Pensò. Albus deve aver perso la testa. “Che cosa mi farebbe guadagnare, tutto ciò?”.

“Se avrò mal interpretato la situazione e loro continuassero ad odiarsi, perderei ed il prossimo anno nominerò entrambi i Capiscuola di Serpeverde”.

A Severus piaceva parecchio. Il suo sogno di spodestare Minerva stava riaffiorando. Lo avrebbe odiato. Entrambi i Capiscuola Serpeverde! Non succedeva da cinquecento anni. “E se perdessi io e Draco perdesse completamente la testa dichiarando il suo amore per la Granger?”.

“Dovrai indossare i colori di Grifondoro per un giorno intero”.

Severus rabbrividì. Rosso ed oro? Esisteva qualcosa di più vergognoso? L’idea di doversi travestire come il ritratto di Fanni appena nata di sicuro non lo allettava, ma il desiderio del dominio dei Serpeverde era altrettanto forte. Tra l’altro, non c’era possibilità che il Preside avesse ragione, era assurdo persino pensarci. “Credo sia piuttosto improbabile tu abbia ragione ma sarò più che felice di avere due Capiscuola Serpeverde il prossimo anno”.

“Eccellente”, rispose Albus, tendendogli la mano. Mormorarono entrambi l’incantesimo per rendere la scommessa vincolante, come se ce ne fosse bisogno. Somigliava molto ad un Voto Infrangibile, ma aveva il vantaggio di regalarti delle terribili pustole in caso di rottura del patto, invece che la morte.


Albus rise tra sé quando Severus uscì dal suo ufficio. “Non posso dire di approvare la tua scandalosa scommessa su uno dei miei discendenti”, biascicò Phineas Nigellus Black.

“Oh, zitto, Phineas!”, lo rimproverò Dilys Derwent. “È innocua e quello stupido ragazzo, Severus, se lo merita dopo aver cercato di rimuovere dalla sua posizione quell’adorabile Granger”.

“Di certo non è innocua, visto che si parla di una Sanguesp…”. Si bloccò prima di finire la frase vedendo lo sguardo feroce di Albus e di metà degli altri ex Presidi. “Nata Babbana”, si corresse con astio.

“Ormai è ora che quelle ridicole idee sul sangue siano messe a tacere”, tuonò Dexter Fortescue. “Non hanno più posto nella nostra società”.

“Lo dici solo perché sei un Nato Babbano”, sbottò Phineas.

Vindictus Verdian fece una smorfia. “Non definiresti dolce la Granger, se solo vedessi certe cose che combina, Dilys. Ha un lato vendicativo che io approvo appieno”.

“Suvvia, Veridian, sono sicuro tu stia sbagliando. È sempre così deliziosa”, obiettò Dilys.

“Forse perché non hai mai cercato di fermarla dal violare una regola della scuola. Ha una determinazione fortissima, incredibile per una con quei valori morali. Lei ed il ragazzo Malfoy di certo sarebbero una coppia interessante”, replicò Vindictus.

“Come se un discendente della nobile Casa dei Black si abbassasse a tanto”, sbottò Phineas.

“Andromeda Tonks”, disse Heliotrope Wilkins con un colpo di tosse. Phineas sputacchiò.

Albus, non prestandi attenzione ai ritratti che battibeccavano, si rilassò sulla sedia ed iniziò a pensare alla prossima mossa. Se conosceva bene Severus come pensava, di sicuro non si sarebbe riuscito a trattenere dall’interferire. Adorava davvero immischiarsi in situazioni che non gli appartenevano, bastava pensare ai Malandrini. Certo, loro lo prendevano in giro senza pietà, cosa di cui Albus avrebbe dovuto accorgersi, ma di certo non c’era bisogno li seguisse di nascosto come invece aveva fatto. Tra l’altro, ci aveva quasi rimesso le penne.

Dopotutto però, se voleva che il suo piano funzionasse, Severus doveva per forza immischiarsi. Tristemente, la sua idea di nominare Hermione e Draco Capiscuola, così che potessero avere del tempo in più da passare insieme ed innamorarsi, era fallito miseramente. Li aveva portati solo a discutere sempre di più e causare molti più incidenti che spedivano l’uno o l’altra in infermeria. Di solito toccava a Draco. Hermione riusciva sempre a scansare le fatture, mentre lui aveva sempre preferito parlare rispetto all’agire.

Quell’ultimo incidente, comunque, di fronte ad un esasperato Severus, rimetteva di nuovo tutte le carte in gioco. Non c’era dubbio che il Professore avrebbe iniziato a remargli contro più ferocemente del solito. Albus avrebbe dovuto scegliersi con cura i propri alleati. Passò mentalmente in rassegna i nomi degli studenti già reclutati e si soffermò a due ragazzi del sesto anno. Sorrise apertamente. Sono perfetti, pensò.


Nel frattempo, Severus marciava verso il suo ufficio nei sotterranei. Per fortuna era ora di pranzo, così avrebbe avuto la possibilità di iniziare a pianificare la sua prossima mossa. Non era così stupido da non immaginare che Albus non avrebbe esortato i due Capiscuola a stare assieme, se avesse potuto. Nonostante fosse così impegnato, quel vecchio pazzo impiccione adorava immischiarsi nella vita giornaliera dei suoi studenti.

Nel caso di Draco e la Granger, Severus riusciva ad immaginarsi il Preside pensare id poter rendere felici due giovanotti e cambiare il mondo. Se un Malfoy avesse iniziato a frequentare una Nata Babbana sarebbe stato uno schiaffo in pieno viso per quelli ancora ancorati alle vecchie idee di supremazia del sangue. Albus avrebbe adorato esserne il messaggero.

Era stata una grande sorpresa quando Draco era diventato Caposcuola. Molti studenti si aspettavano sarebbe stato Harry Potter mentre lui credeva sarebbe toccato ad un membro dell’Esercito di Silente. Invece era stato Draco a ricevere la spilla, per la costernazione delle altre tre Casate e la maggioranza dei Professori. Severus invece ne era entusiasta. Non molti ritenevano ammirevoli le sue qualità, ma lui apprezzava il modo piuttosto sottile con cui aveva reso la vita di Potter un inferno. Tristemente, a Draco mancava il carattere più duro e malvagio del padre, dunque eccelleva solo nel fare il bullo. Severus sospirò. Chissà come sarebbe stato umiliato Potter, e potenzialmente ferito a morte, se Draco avesse avuto un po’ più della personalità di Lucius ed un po’ meno di quella di Narcissa.

Beh, non c’era motivo di pensare al passato. Doveva concentrarsi sul mettere nel sacco Albus. Adorava una vera lotta tra intelligenze sopraffine e, nonostante la sua eccentricità, non esisteva nessuno più astuto e sveglio di Albus Silente.

  
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