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Autore: CedroContento    03/11/2020    6 recensioni
Non sappiamo molto sugli anni di Astoria ad Hogwarts. Eppure era lì, nell'ombra, anche lei testimone degli eventi, e ad un certo punto anche Draco deve essersi accorto di lei, arrivando ad innamorarsene.
Sbirciando nel suo Pensatoio, qualcuno vuole ripercorrere gli anni scolastici della Serpeverde.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Astoria
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Sesto Anno
 
Tornare ad Hogwarts sarà più difficile che mai, me ne rendo conto appena metto piede sul binario 9 ¾.
E non è solo l’atmosfera pesante che invade l’aria, o il treno, che ha un vagone in meno del solito.
È l’assenza.
L’assenza delle risa, della spensieratezza. L’assenza di molti studenti; troppi. È l’assenza di mia sorella, perché per la prima volta affronto un anno di scuola senza di lei. È l’assenza di Draco, di cui non so più nulla da settimane.
Non ho bisogno del Memoriale – che ha fatto la sua comparsa vicino all’entrata della Sala Grande –, o del minuto di silenzio che ci chiede di osservare la preside McGranitt, dopo il suo discorso di inizio anno, per far affiorare i ricordi.
Ricordo benissimo quando ci hanno radunati lì, una manciata di settimane prima, nel pieno della notte. Ricordo la voce di mia sorella che mi stringe e mi dice di non preoccuparmi, che andrà tutto bene; ha promesso a mamma e papà che mi avrebbe tenuta al sicuro, ed è una promessa che non ha intenzione di infrangere. Ricordo di aver avuto più paura di quanta io ne abbia mai avuta, quando siamo scappati per non essere uccisi dai Mangiamorte.
È questo quello che penso mentre assisto alla Cerimonia di Smistamento.
Quasi mi fa ridere quanto mi sono preoccupata di non riuscire ad entrare tra i Serpeverde al mio primo anno.
Fa veramente differenza a che casa si viene assegnati? Ha mai avuto importanza? Essere Serpeverde, infondo, non è una cosa che è mai riuscita a definire chi sono.
Nemmeno la tensione per i G.U.F.O, che dovrò recuperare perché l’anno prima non si sono conclusi, riesce a distrarmi dalla malinconia che regna sovrana nel castello. Ma la vita deve pur andare avanti, prima o poi, come ci ripete spesso il professor Vitious.
Un piccolo barlume di spernaza si accende verso la fine dell’anno, quando Daphne mi scrive che di lì a una settimana sarebbe venuta per sostenere i suoi M.A.G.O., visto che anche quelli erano stati rimandati.
Mi ritrovo ad aspettare impaziente quel giorno, ho cominciato perfino un conto alla rovescia sul calendario, sperando con tutta me stessa che anche Draco si presenti.
Quel giorno Draco però non viene.
Io e Julie ci aggiriamo tutto il giorno tra gli studenti dell’ultimo anno ed ex studenti, inutilmente. L’unico che incrocio è Zabini che mi chiede se può scrivermi ogni tanto.
Alla fine, anche Julie si stufa e mi lascia sola nella mia ricerca. Quando mi arrendo, con l’umore sotto le scarpe, mi siedo sulla riva del lago. Non riesco a farmene una ragione, non riesco a tollerare di sentire il mio cuore che sprofonda per la delusione.
È una bellissima giornata di inizio estate, e spero che almeno il bel tempo e la previsione di un’estate, finalmente spensierata, mi aiuteranno a recuperare un po’ di allegria.
Appoggio il mento sulle ginocchia e rimango lì, la mente che torna a vagare sui ricordi degli ultimi due assurdissimi anni. Ma i miei pensieri cupi vengono interrotti da un arrivo inaspettato.
Una delicata volpe argentea prende a girarmi intorno e, nonostante la tristezza che neanche il sole che splende radioso è riuscita a lenire, la sua presenza positiva mi strappa un sorriso. Finalmente mi decido ad alzare la testa per cercare chi l’ha evocata.
“È tutta la mattina che ti cerco,” dice Draco a pochi passi da me.
Sento il mio cuore fare un doppio salto mortale. Non posso, non riesco proprio a trattenermi. Mi sento così felice che in un attimo lo raggiungo e gli getto braccia attorno al collo.
Inspiro l’odore inebriante della sua pelle e un dolce calore mi avvolge, quando avverto che mi stringe anche lui.
Quando passa l’euforia iniziale, imbarazzata dalla reazione eccessiva, mi sciolgo dall’abbraccio.
“Non sapevo sapessi evocare un Patronus,” riesco ad articolare.
“Ho imparato recentemente. Per evocarlo serve un ricordo felice. Indovina qual è il mio”.
Non abbiamo bisogno di dirci nulla, il fatto che Draco mi baci in quel momento è la cosa più naturale del mon
“Non dovresti essere qui”.
La voce alle sue spalle giunse inaspettata, ma non lo turbò; non più di quanto lo fosse già, almeno.
“Ti avevo chiesto di non farlo, Scorpius. Non ti fa bene,” lo rimproverò suo padre.
Il bambino non rispose subito, si prese ancora un momento per osservare sua madre, prima che Draco lo portasse via.
“Volevo solo vederla ancora una volta. Solo una,” si giustificò.
“Non è reale,” gli spiegò Draco paziente, cercando di mascherare quanto gli facesse male il fatto di non poter in alcun modo lenire il dolore del figlio. Un dolore che apparteneva anche a lui.
Non era in suo potere restituirgli la madre, per quanto lo desiderasse.
“Mi manca. Io rivoglio la mamma,” protestò Scorpius con un filo di voce, chinando la testa per nascondere le lacrime che cominciavano a scorrere irrefrenabilmente lungo le sue guance paffute.
Draco percepì il cuore spezzarsi ancora un po’. Non riuscì a replicare a quelle parole. Come poteva sgridare Scorpius per qualcosa che lui stesso era tentato di fare ogni giorno.
Astoria mancava anche a lui, terribilmente.
“Sai, c’è un altro ricordo che mi piace rivedere, qualche volta,” disse dopo qualche minuto, cingendo le spalle al figlio.
Scorpius alzò la testolina, gli occhi azzurri lucidi, gli occhi di Astoria, in attesa.
Mi muovo un pochino per sistemare i cuscini che mi sorreggono la schiena.
I miei capelli sono un groviglio di nodi, sono struccata e sono certa di avere una faccia orribile, dopo la notte insonne e dolorosa.
Eppure, eccomi a sorridere radiosa al fagottino che ho tra le braccia. Non riesco a smettere.
“Sei perfetto,” sussurro al mio bimbo. “È perfetto questo piccino”.
Non riesco a resistere alla tentazione di avvicinare ancora una volta la mia fronte alla sua, per inspirarne il profumo, sentire il suo respiro lieve sulla mia pelle.
“Sì, però i capelli potevi farglieli,” commenta Draco, con un sorriso che va da un orecchio all’altro. Sono ore che quel sorriso non si spegne, il che amplifica ancora di più la mia gioia.
“Ma no! Non ascoltarlo questo brutto di un papi,” rido, passando piano il dorso dell’indice sotto il mento di Scorpius.
Ed è lì che del tutto inaspettatamente, a quel contatto, lui mi regala il suo primo sorriso sdentato.
“Oddio! Draco, guarda!! Hai visto?! Sorride, amore,” esclamo al settimo cielo, mentre le lacrime mi invadono gli occhi.
“Astoria, non puoi piangere ancora!”
“Scusa, sono gli ormoni!” Sono mesi che mi commuovo per qualsiasi cosa.
Draco scuote la testa, mentre gli faccio posto sul letto e mi lascio avvolgere in un abbraccio.
Mio marito mi scocca un bacio dolce sulla fronte e io mi crogiolo in quella meravigliosa sensazione. La sensazione di essere amata.
E se mi chiedessero di scegliere, direi che è questo. È questo il momento più bello della mia vita. 

 
   
 
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