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Autore: lapacechenonho    05/11/2020    2 recensioni
L’anziana coppia che abitava ormai quella casa da moltissimi anni, era seduta nella veranda che molto tempo addietro era stato uno degli elementi fondamentali per la scelta dell’abitazione. Per volere di lei, ovviamente, lui si sarebbe accontentato di vivere sotto un ponte purché al suo fianco ci fosse lei. Si godevano la brezza fresca di quel primo settembre, una data che nel tempo era stata un momento importante, e adesso riguardavano a tutti quei momenti con un pizzico di malinconia tipico degli anziani quando ripensano alla loro vita.
Questa storia partecipa alla challenge “Things you said“ indetta da Juriaka sul forum di EFP
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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3- 037: Things you said when we were young (Le cose che hai detto quando eravamo giovani).
 
Ginny Weasley era stata mandata in infermeria da Silente: riteneva che avesse bisogno di riposo. Anche Harry era d’accordo con lui, aveva vissuto un anno piuttosto pesante, per essere solo il suo primo anno. Poco più tardi, anche Harry venne mandato da Madama Chips per accertarsi che fosse davvero tutto intero e soprattutto per lasciarsi alle spalle quella notte così faticosa.
Tuttavia, una volta in infermeria non riuscì a prendere sonno.
La sua mente proiettava le immagini di ciò che aveva appena vissuto, gli sembrava tutto così strano, così oscuro. Chissà cosa aveva provato Ginny ad essere posseduta da Voldemort, se era stata perseguitata dagli incubi o se li avrebbe avuti dopo. Di sicuro lo avrebbe ricordato come il peggior anno della sua vita, Harry era pronto a scommetterci tutti galeoni che aveva alla Gringott.
La sorella di Ron dormiva tranquilla, di tanto in tanto si rigirava tra le lenzuola alla ricerca di una posizione più comoda, ma tornava a rilassarsi immediatamente sotto le carezze di Molly Weasley che non accennava a volersene andare.
Nel frattempo, anche i ragazzi pietrificati iniziarono a svegliarsi piano piano, prima Colin, poi Justin, Penelope e infine anche Hermione, che, dopo un primo momento di smarrimento, corse verso di lui.
«Harry! Tutto bene che ci fai in infermeria? Lo avete scoperto? Era un Basilisco…» cominciò senza manco prendere fiato un attimo.
«Hermione stai calma abbiamo risolto tutto» tagliò corto. Poi, lentamente, iniziò a spiegare anche a le tutta la storia, come aveva fatto poco prima nell’ufficio del Preside.
«Ginny ha aperto la Camera?» domandò incredula.
«Be’ non Ginny, Tom Riddle» specificò. Si sentiva in qualche modo responsabile di ciò che era accaduto a Ginny, forse era anche per questo che, mentre usciva dalla Camera dei Segreti, aveva evitato di dire a Ron chi fosse il reale artefice degli attentati.
«Poverina» mormorò guardando il letto dal lato opposto dove la più piccola dei Weasley ancora dormiva. Si accorse che i signori Weasley erano andati via, probabilmente a cercare Percy, Fred e George o semplicemente a fare un’abbondante colazione in Sala Grande. Ad essere onesti, anche Harry sentiva un po’ di fame, ma non ci badò più di tanto.
«Signorina Granger, vedo che si è ripresa piuttosto bene!» squittì con fare ammonitorio Madama Chips passando tra i letti.  Hermione sorrise leggermente imbarazzata. «Il signor Potter deve riposare. Ha già subito un interrogatorio dal Preside, non deve subirlo anche da lei. Deve recuperare energie!»
«Ma non mi sta facendo un interrogatorio!» protestò Harry in difesa dell’amica. Hermione però si era già alzata dal letto di Harry diretta al suo, che era dal lato opposto dell’Infermeria.
«Quando potremo uscire?» chiese con tono lamentoso.
«Non appena lo deciderò io, signor Potter» rispose lapidaria l’infermiera.
Deciso a non intraprendere più discussioni con nessuno, scivolo sotto le lenzuola del letto dell’Infermeria, tolse gli occhiali e chiuse gli occhi, provando ad allontanarsi dalla realtà, almeno per un paio di ore.
Stava giusto per cadere tra le braccia di Morfeo quando un leggero rumore di passi richiamò la sua attenzione. Avrebbe voluto aprire gli occhi per vedere chi fosse, ma decise che non ne valeva la pena: chiunque fosse la persona che si stava avvicinando avrebbe avuto l’accortezza di non svegliarlo. All’improvviso i passi si fermarono ed Harry continuò a fare finta di dormire. Poi una vocina piccolissima sussurrò: «Grazie Harry».
La voce era così bassa e così flebile che per un attimo gli parve di averlo sognato. Aprì gli occhi di scatto e vide la figura sfocata di Ginny Weasley tornare al suo letto di fronte. Sorrise e chiuse di nuovo gli occhi contento che non fosse un sogno.
 
«Per Merlino, tu hai sentito?!» domandò Ginny indignata spostando la testa dalla spalla di Harry per guardarlo dritto negli occhi. «Tu hai sentito e non mi hai detto niente per tutto questo tempo?» ripeté.
Harry sorrise divertito. «Non l’ho fatto a posta, l’ho dimenticato fino ad oggi» si giustificò alzando le spalle.
«L’hai dimenticato fino ad oggi» lo copiò riducendo gli occhi a due fessure. Harry continuava a ridere della situazione, era vero che non ci aveva fatto caso fino a quel giorno.
«Sai, stavo pensando una cosa» Ginny lo invitò a continuare. «È stata la prima volta che mi hai parlato senza che in mezzo ci fosse in mezzo qualcuno» rifletté a voce alta.
«L’ho fatto solo perché credevo che tu dormissi e invece non era vero. Ti sei preso gioco di me per tutti questi anni!» rincarò la dose. Questo però fece ancora più ridere Harry, ben presto raggiunto da Ginny. «Adesso tocca a te farmi una domanda» disse poi tornando seria.
Harry ci pensò un po’ su per poi guardarla dritta in quelle iridi nocciola che rimanevano il suo paesaggio preferito: «Quali sono le cose che hai detto quando c’erano troppi chilometri fra noi due, quando eravamo lontani?»
Ginny si portò l’indice ed il pollice a tenere il mento, fino a quando i suoi occhi non si illuminarono: «Ci sono!» esclamò.  
 
 

   
 
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