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Autore: Sarah_lilith    07/11/2020    1 recensioni
E se una fan di Mo Dao Zu Shi si ritrovasse catapultata nel novel, trovandosi davanti alla possibilità di conoscere e vivere con i suoi personaggi preferiti?
E se si accorgesse di essere lì per una ragione, di essere capitata non in un punto imprecisato, in cui i fatti sono ancora in corso, ma quando tutta la trama si è svolta e la storia procede lenta verso un "vissero felici e contenti"?
E se scoprisse di dover dare il lieto fine a personaggi che non l'hanno avuto, o rendere giustizia e ridare dignità a persone che non l'hanno ricevuta?
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Un nuovo nemico si avvicina e la storia decide di prendere vita per proteggere se stessa e i suoi protagonisti, richiamando un'eroina da un'altro mondo, perché nessuno potrebbe mai eguagliare la sua forza di spirito nel cercare di salvare i personaggi che ama.
Non che lei sia d'accordo...
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Jiang Wanyin/Jiang Cheng, Jin Ling/Jin Rulan, Lan XiChen/Lan Huan, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La Sacerdotessa Nera e la Dama Bianca

 

 

Elisa

 

L’orrore che la vista del viso della sconosciuta provocò nel nostro gruppo ci scosse violento come la marea che si infrange sugli scogli. 

Jiang Cheng e Lan Zhan, che fino ad un attimo prima erano intenti a combattere con Bao, ora inginocchiato ed immobile, si fecero indietro per avvicinarsi nuovamente a noi. Wei WuXian si rialzò dalla sua posizione accucciata e si mise al fianco del marito, gli occhi fisso sull’orribile spettacolo.

Io deglutii e abbassai lo sguardo, stringendo il braccio di Cristina fra le dita della mano destra con cui mi ero aggrappata a lei appena mi era corsa incontro. La sentii rabbrividire, i muscoli rigidi per lo shock.

Nonostante nel mio mondo natio avessi visto molti film in cui i protagonisti, per un motivo o per l’altro, avevano delle cicatrici sul volto, l’aspetto deturpato che la pelle della donna aveva in corrispondenza delle labbra, degli occhi e del naso era qualcosa di indescrivibile.

Sembrava che qualcuno le avesse tagliuzzato il viso con un coltello affilato, continuando ad infierire sulla carne morbida fino a non lasciarne nemmeno un lembo intatto.

Le guance erano un ammasso confuso di pelle mal cicatrizzata. Gli occhi sembravano socchiusi, anche se presupposi fosse la massima apertura che potessero mantenere le sue palpebre rovinate. 

L’epidermide tirata e corrosa vicino alla bocca le permetteva di parlare, certo, ma la sua pronuncia era deformata dalla strana consistenza delle labbra.

-Il mio viso vi ripugna?- ci chiese con in volto quello che doveva essere un sorriso, ma che parve più una smorfia sofferente -Non sono sorpresa, anche la vostra compagna mi ha dimostrato la sua sorpresa nel vedermi. Urlava tanto che mi sono trovata costretta ad andarmene, lasciandola qui sola e senza una degna spiegazione- i suoi occhi scuri si mossero veloci, guardandoci uno ad uno e scandagliandoci da cima a fondo.

Non c’era tristezza, in quello che diceva, solo constatazione.

Era consapevole del suo aspetto e non se ne vergognava, anzi, metteva le proprie cicatrici ancora più in mostra grazie alla pettinatura raccolta che le allontanava i capelli castani dal viso in modo da rendere ben visibili i suoi tratti deturpati.

Quello che diceva era vero: non appena mi aveva mostrato il suo viso sfregiato ero rimasta così sconvolta da non volerla ascoltare, rannicchiandomi in un angolo per la paura di cosa potesse farmi.

Avevo creduto fosse uno spirito defunto, ma ora il dubbio che in realtà fosse una semplice umana mi corrose dall’interno.

-Sei tu la Dama bianca- trovai il coraggio di urlarle contro, le unghie che si piantavano nella stoffa leggera della manica di Cristina -Che ne hai fatto di Lan XiChen?- le domandai con tono d’accusa.

Lei scoppiò a ridere e scosse il capo, scontenta di quella mia irrazionalità.

-Non sono il fantasma di cui vai dicendo- dichiarò iniziando a procedere per raggiungere l’altare posto in fondo alla sala -Ti posso garantire che, nonostante la mia condizione, sono viva e vegeta- disse dandoci le spalle.

Senza più curarsi di noi, prese a sistemare con accortezza i fiori che decoravano la base della statua, freghi e profumati come se fossero appena stati raccolti. Poi sfilò le bacchette di incenso consumate per sostituirle con quelle nuove.

-Non mentire- le ordinai con poca convinzione.

Ora che me lo faceva notare, il suo corpo mi sembrava davvero troppo corporeo per essere quello di uno spirito. Questo non mi impedì di preoccuparmi per il destino di mio marito, in ogni caso.

Se lei non è la Dama bianca, chi è? mi chiesi confusa. E che fine ha fatto Lan XiChen?

-Io non mento- mi rispose furiosa, girandosi verso di noi con le mani che stringevano la veste candida che le copriva il corpo -Non l’ho mai fatto- aggiunse calmandosi all’improvviso come si era alterata.

La sfidai con gli occhi, il mento sollevato in alto ed un ringhio rabbioso che mi risaliva lungo la gola.

Intanto mi accorsi degli sguardi confusi che gli altri mi stavano lanciando, ovviamente non al corrente della situazione che io e Lan XiChen stavamo affrontando prima di essere catturati. 

L’occhiata curiosa che mi riservò Lan WangJi quando pronunciai il nome del fratello mi mise in soggezione, ma mai quanto la reazione di tutti alla vista del nastro che avevo in fronte. Come se all’improvviso si fossero accorti della cosa, iniziarono a parlare tutti in una volta.

Fra le varie chiacchiere, la cui maggior parte erano prodotte da Wei WuXian ed il suo eccessivo entusiasmo, distinsi il borbottio confuso di Jiang Cheng e le domande insistenti di Cristina. 

Lan Zhan, invece, scandì con voce chiara una sola affermazione. Le sue parole zittirono i presenti, riecheggiando nella stanza come una proclamazione.

-É quello di mio fratello- dichiarò inflessibile indicando con un cenno il nastro bianco sulla mia fronte, lo sguardo dorato che mi scandagliava fin nel profondo.

-Si- ammisi, non tentando nemmeno per un attimo di negare qualcosa di così ovvio -Ci siamo sposati- aggiunsi con la gola che mi si seccava.

Per un qualche motivo che non riuscivo a capire mi sentivo nervosa, nell’affrontare a viso aperto il fratello del mio novello marito. 

Forse la sua possibile disapprovazione mi spaventa, pensai prima di accorgermi che sotto la maschera di indifferenza che lo contraddistingueva stava sbocciando un sorriso flebile.

-Spiega perché ti abbia portata sul Picco della Meditazione- ammise il cultore vestito di bianco piegando la testa di lato e frenando con un gesto della mano il brontolio del compagno.

Wei WuXian, che fino a quel momento aveva continuato a parlare, si interruppe mordendosi il labbro inferiore. Alternò lo sguardo fra me ed il suo amato, gli occhi grigi che brillavano di interesse.

-Scusa? Era una specie di proposta di matrimonio?- rantolai io a quel punto, la mente che si alienava dalla situazione di pericolo che stavamo vivendo per concentrarsi sulle parole di mio cognato.

Lui mi rispose con un cenno di assenso, i lunghi capelli neri che gli scivolavano morbidi sulle spalle mentre annuiva. 

-Un modo per purificare le proprie anime insieme- spiegò quando il mio sguardo si fece insistente -I Lan hanno l’abitudine di recarvisi col proprio futuro compagno di coltivazione, se lo ritengono necessario- disse.

All’oscuro di tutto ciò fino a quel momento, la convinzione di aver in un certo senso forzato Lan XiChen a sposarmi iniziò a sgretolarsi dentro di me. Quella specie di nodo che era formato da senso di colpa, sempre messo a tacere dal mio egoismo e dalla mia euforia nell’aver sposato qualcuno come la Prima Giada del Clan Lan, si sciolse.

Sospirai sollevata mentre il peso di tutti quei pensieri svaniva.

-Ah- mormorai a corto di parole appoggiandomi di peso alla spalla di Cristina, improvvisamente molto più calma nonostante tutto.

 

 

Cristina

 

Mentre gli altri discutevano, il mio mal di testa peggiorò notevolmente.

Il sangue che mi imbrattava le narici ed il labbro superiore si stava seccando, costringendomi a prendere fiato con la bocca per non annusare ancora quell’odore metallico che mi infastidiva tanto. La guancia che Bao mi aveva colpito, invece, aveva smesso di pulsare e ora bruciava di un calore costante dovuto al livido che andava formandosi sul mio zigomo.

Le grida di Wei Wuxian, il brontolio scontento di Jiang Cheng e la voce sconcertata di Elisa mi stavano facendo impazzire. Perfino il sommesso ghignare della sconosciuta, che assisteva in silenzio alla scena guardandoci con la coda dell’occhio, mi rendeva più suscettibile.

Li interruppi prima che peggiorassero, alzandomi da terra e continuando a stringere con una mano le dita della mia amica, rannicchiata ai miei piedi.

-Ma vi pare questo il momento?- ringhiai con fermezza portandomi l’indice ed il medio alla tempia sinistra per premere ed alleviare il dolore -Avete la mania di cominciare discussioni nei momenti meno opportuni- li accusai fissandoli con uno sguardo di fuoco.

Il cultore vestito di viola sembrò essere il primo a riprendersi da quell’euforia insensata che li aveva colti tutti, girandosi verso di me e porgendomi una mano come per invitarmi ad andargli incontro.

Quando feci per avvicinarmi, però, la spada di Bao si frappose fra noi.

-Abbiamo temporeggiato abbastanza- ci avvertì con voce tesa, la lama che luccicava sotto la lice delle candele sparpagliate per la stanza -La mia Signora non è così paziente- spiegò costringendo Jiang Cheng ad allontanarsi da me.

Con un cenno secco del capo ordinò anche agli altri due cultori di allontanarsi, separandoli da me ed Elisa per isolarli in un angolo della sala che li avrebbe resi innocui. Sotto la sua stretta sorveglianza, non avrebbero potuto fare nulla.

Appurato che non gli avrebbe fatto del male fino a che fossero rimasti buoni, rivolsi la mia attenzione alla donna. 

Dopo che avevo interrotto le inutili chiacchiere dei miei compagni col mio intervento, aveva smesso di ridere e si era tornata a concentrare sull’altare davanti al quale si era inginocchiata. Composta e con il capo chino come quello di una devota, aveva congiunto le mani davanti al viso ed aveva cominciato a pregare.

Non sembrava affrettata come il suo sottoposto, che invece pareva in attesa di qualcosa che lei doveva fare o dire.

Decisi di prendere parola prima che lo facesse chiunque altro, avanzando di qualche passo per non insospettire Bao e allo stesso tempo continuando a coprire Elisa con la mia figura.

-Se non sei questa fantomatica Dama- incominciai a dire mentre mi rigiravo Zidian attorno al dito -Chi sei?- domandai contemplando il metallo che mi premeva freddo sulla pelle. 

La sconosciuta vestita di bianco si prese tutto il tempo per rispondere, recitando prima un’ultima preghiera che si perse in un mormorio senza senso. Poi si alzò in piedi lentamente e si voltò con altrettanta calma verso di me, le mani intrecciate sul grembo e gli occhi tristi di chi è sinceramente dispiaciuto.

-Il mio nome è Chang Sho. Significa "lunga vita"- si presentò con un sorriso distorto che spiegazzò la sua pelle consumata come pergamena vecchia -Ma voi mi conoscete come Sacerdotessa Nera- aggiunse arricciando le labbra in un ghigno spaventoso.

Mi mostrò i denti come un animale, trasformando un’espressione che fino a pochi attimi prima era apparsa pietosa in una smorfia crudele senza sentimento.

Quel cambiamento improvviso mi spaventò ancor di più che l’aspetto del suo viso, provocandomi un brivido spontaneo che mi risalì lungo la spina dorsale. Indietreggiai di un passo, ma mi bloccai per non darle troppe soddisfazioni.

-Mh… fantastico- mormorai indifferente prima di interiorizzare ciò che aveva appena annunciato -Che vuoi da noi?- le chiesi a quel punto avanzando di nuovo.

Mi trovavo al centro della sala, a quel punto.

Dietro di me, Elisa si era avvicinata al muro e vi si era seduta contro. Dall’altro lato della stanza, Bao teneva a bada i tre uomini che, in silenzio, valutavano la situazione e le possibili tattiche che ci avrebbero potuto salvare.

Chang Sho, invece, mi stava davanti con una tranquillità sconfinata.

-Bao è uno dei miei più fedeli sostenitori- prese a spiegare pacata, camminandomi lentamente intorno come un predatore che valuta il suo futuro pasto -Sai, quando Yunmeng è stata bruciata per quell’inutile guerra la sua intera famiglia è morta fra le fiamme, mentre lui era ad addestrarsi presso il Clan Nie. Ci siamo conosciuti quando aveva disperatamente bisogno di una guida per non crollare- narrò.

Io, spazientita da tutte quelle chiacchiere e dal mal di testa crescente, le inveii contro con tono tutt’altro che conciliatorio.

-Ho chiesto: che cazzo vuoi da noi?- insistetti stringendo i pugni e concentrando tutta l’energia spirituale che potevo su Zidian, che però rimase inerme fra le mie dita.

La donna, d’un tratto furiosa per questa mia insubordinazione, mi arrivò alle spalle e mi premette una mano sul cranio, infilando le dita sottili a fondo nei mie capelli.

-Stupida bambina viziata- sibilò stringendo delle ciocche tra le falangi e tirandoli per costringermi ad inginocchiarmi -Quando vorrò risponderti lo farò, ti conviene stare zitta ed ascoltare. Sono stata molto… buona, fino ad ora. Non vorrei dover cambiare approccio- mi sussurrò all’orecchio con voce roca.

Il tonfo che le mie ginocchia avevano prodotto quando ero stata spinta sul pavimento di legno mi aveva rimbombato per tutto il corpo, indolenzendomi. 

Un sussulto da parte di Jiang Cheng alle mie spalle e la negazione secca che gli riservò Bao mi fecero capire che il cultore aveva tentati di avanzare, ma che il soldato lo aveva respinto.

Mi morsi la lingua per non ribattere contro la Sacerdotessa. Strinsi i denti a tal punto che gli occhi mi lacrimarono, ma impedii a me stessa di versare anche la più piccola lacrima, preferendo fulminarla con lo sguardo.

A quel punto lei mi lasciò libera, permettendomi di riportare il collo in una posizione tale che non mi facesse male.

Di nuovo calma e posata, la donna si sistemò le pieghe dell’abito candido e si diresse a passo lento verso l’altare, sedendosi sullo scalino più alto con le gambe distese davanti a se’.

-Molto bene. Dov’ero rimasta?- domandò senza aspettare una risposta, picchiettandosi un dito sulla guancia sfigurata e fingendo di riflettere -Oh, certo. Stavo per parlare di voi- annunciò indicando me ed Elisa.

Poi schioccò le dita, sorridendo maligna.

A quel suono, un mormorio gemente si diffuse nell’aria, bloccando tutti noi sul posto come se d’un tratto ci fossimo congelati. Ero diventata abbastanza pratica di quel mondo da sapere che quello era il suono prodotto da dei cadaveri rianimati, anche se non riuscivo a capire da dove provenisse.

Non pareva giungere da nessun posto in particolare, perciò ci guardammo intorno alla ricerca frenetica di un nemico. 

Ci volle qualche secondo perché Wei Ying, l’unico davvero esperto in materia, realizzasse ciò che stava per succedere. Il suo urlo di avvertimento venne però sovrastato da un altro rumore, ancor più preoccupante e presente.

Quando le pareti iniziarono a rompersi, infatti, l’unica cosa che riuscii davvero a sentire furono le grida di Elisa.

 

 

 

 

ANGOLINO D’AUTRICE
Bene bene, eccoci qui.
Ho presentato la Sacerdotessa Nera, ho iniziato a spiegare i suoi piani (beh, se Cristina la smettesse di interrompere <.<) e ho perfino finito con un cliffhanger. Sono ON FIRE oggi, vero?
Ammetto che la scelta di far gestire tutto a Bao, dal lato cultori, è rischiosa, ma fidatevi, non durerà a lungo. Riuscire a controllare qualcuno come Jiang Cheng, seppur senza poteri spirituali, è già difficile, figurarsi se con lui ci sono pure il fratello ed il cognato -.- Prego per i poverini che ci provano.
Che dire? Grazie ere essere passati, vi auguro una buona domenica.

Un bacio a tutti, Sarah_lilith

 

   
 
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