Hugo Weasley adorava le vacanze. Non sopportava l’inverno quando non potevi giocare Quidditch perché pioveva, dover uscire con la neve che arrivava fin sopra le caviglie o doversi coprire fin sopra ai capelli solo per fare qualche metro. Preferiva di gran lunga le giornate lunghe e calde in cui poteva stare a casa o in giardino a godere del dolce far niente, prendere la scopa se voleva farsi un giro, poter uscire in calzoncini corti e con magliette leggere. Non dover studiare e non dover pensare assolutamente a niente. Era seduto nel giardino sotto un albero di ciliegio che sua madre aveva piantato tempo addietro a godersi il venticello meno caldo del tramonto.
«Hey Hugo» la voce di suo padre si avvicinò. Hugo sospirò convinto che gli stesse per chiedere qualche favore. «Posso sedermi?» disse indicando l’ombra. Il ragazzo aprì gli occhi e si mise seduto. «Come va?» gli chiese. Sembrava leggermente impacciato. Hugo rimase sbigottito per un po’.
«Bene, tu?» rispose non sapendo bene cosa dire.
«Molto bene anche io, grazie». Dopo questa risposta ci fu qualche attimo di silenzio in cui padre e figlio si persero a fissare le strade di quel piccolo villaggio fatto sia da Babbani che da maghi. «Tutto bene a scuola?» domandò poi.
«Oh sì, molto bene. Tu in ufficio?» ad Hugo sembrava una situazione da film babbani.
«Tanto lavoro come al solito» ridacchiò. «Senti, con la mamma ci chiedevamo cosa vorresti fare una volta finita Hogwarts» sputò subito dopo. Hugo sospirò, doveva immaginare fosse qualcosa di quel genere. Doveva iniziare il settimo anno e ancora non sapeva cosa fare, per questo non ne aveva parlato con i genitori. Le materie che aveva scelto dopo i G.U.F.O. le aveva scelte solo perché erano le stesse di sua cugina Lily.
«Non ve ne ho parlato perché non ho idea di cosa fare» ammise guardando un filo d’erba.
«Sai anche a me è successo al quinto anno. Non mi sentivo bravo in niente. Zio Harry era un eroe, tua mamma un genio e poi c’ero io…all’inizio ho scelto di diventare Auror solo perché l’ha fatto anche zio Harry. Solo dopo averci riflettuto parecchio ed essermi preso un po’ di tempo di pausa ho capito che volevo farlo davvero» rispose.
«Che vuoi dire?» domandò Hugo confuso.
«Che io sono diventato Auror dopo di Harry. Per un paio di anni dopo la guerra ho aiutato zio George al negozio. Non è da falliti prendersi una pausa e riflettere. Se lo vorrai fare io e mamma ti capiremmo. Forse lo zio Percy ti farà un po’ di battutine ma tu non ascoltarlo» rispose ridacchiando sull’ultima frase.
Hugo fissò il giardino di casa sua. C’era un’altalena piccola che usavano lui e Rose quando erano bambini, soprattutto durante le vacanze. Gli sembrava ieri e ad un tratto si trovava a chiedersi cosa fare del suo futuro. E mentre una parte di sé desiderava tornare ai giorni spensierati, quando il giardino sembrava enorme, l’altra desiderava sperimentare e scoprire cosa il futuro gli riservasse. Per il momento però, voleva solo godersi quell’ultima vacanza prima di Hogwarts.