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Autore: Red Owl    10/11/2020    1 recensioni
Quando il suo convento viene saccheggiato, la giovane Neve, figlia dei Conti di Nevelunga, si ritrova nelle mani di briganti senza scrupoli. Quando scoprono la sua identità, i suoi rapitori decidono di chiedere un riscatto a suo fratello, l'attuale Conte, e di riconsegnarla alle sue amorevoli cure.
Falco e Neve non si vedono da più di dieci anni, ma la ragazza non ha dubbi: sarebbe meglio vivere da schiava, piuttosto che tornare da lui. Ma l'accordo è ormai fatto e Neve non vi si può sottrarre. E allora è forse giunto il momento di fare ciò che sua madre le ha raccomandato prima di scomparire per sempre dalla sua vita: smettere di avere paura e avviarsi lungo la Strada del Lupo già percorsa dai suoi antenati.
C'è solo un problema: Neve ha capito ormai da molti anni di essere tutt'altro tipo di animale.
Storia di un viaggio solitario (o forse no), prologo di un vecchio racconto che forse prima o poi pubblicherò, ma che può esistere benissimo anche da sola.
AVVERTIMENTI: contiene scene di violenza, sesso e dinamiche famigliari tutt'altro che idilliache.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Nei dieci anni che aveva passato nella contrada di Forrascura, Neve non era quasi mai uscita dal convento. Il bosco che si estendeva in fondo alla valle era sempre stato soltanto un'enorme ombra verde - o nera d'inverno - dal quale giungeva il canto degli uccelli e, di tanto in tanto, il richiamo di una volpe o di un lupo.

Ora che vi entrava a dorso di cavallo, con le mani legate dietro la schiena e tenuta in equilibrio dalle mani rudi di un uomo al quale non importava nulla di lei, la ragazza aveva l'impressione che gli alberi che la componevano fossero insolitamente alti e scuri, diversi da quelli che crescevano nelle foreste che aveva frequentato nella sua infanzia.

Nell'aria c'era un denso odore di terra umida, foglie marce e linfa, il sentore della vita che si risvegliava dopo il rigore dell’inverno. Tutto intorno a lei, il marrone cupo del terreno ricoperto di fango si mescolava con il verde intenso dei germogli primaverili e con il bianco delle prime campanule che crescevano un po’ ovunque nel sottobosco. Il sentiero su cui stavano procedendo era talmente stretto che i cavalli ci passavano a malapena e si dipanava serpeggiando tra imponenti rocce nere e coperte di muschio.

Il capo dei briganti non sembrava preoccuparsi di non fare rumore e di tanto in tanto indicava un particolare elemento del paesaggio, come se le tre ragazze che aveva strappato dalla sicurezza del convento fossero dell’umore adatto per apprezzare la natura che le circondava. “Questi sono i massi delle fate” disse a un certo punto, indicando una roccia che si levava alla destra del sentiero. “Si dice che siano stati messi qui a guardia della foresta e dei suoi abitanti.”

Neve cercò di soffocare uno sbuffo sarcastico, senza però riuscirvi del tutto. 

Non credi nelle fate?” le chiese a mezza voce il brigante che cavalcava con lei. Parlava piano, come per non farsi sentire dalle creature di cui aveva appena pronunciato il nome. Come per non offenderle.

No” rispose asciutta la giovane. Le fate, i folletti e tutto il resto vivevano solo nelle leggende e nelle fiabe che si raccontavano ai bambini, ed era ridicolo che degli uomini adulti si lasciassero cogliere da quelle suggestioni.

Però ho sentito dire cose strane a proposito di voi gente del nord” proseguì l’uomo, apparentemente appassionandosi all’argomento di conversazione. “Anche a proposito di Lord Falco. Se solo metà delle cose che si raccontano sono vere, non vedo perché non debbano esistere le fate.”

D’istinto, Neve irrigidì la schiena. “Non so di cosa stai parlando” replicò, sperando che la voce non le tremasse, rivelando la bugia. “Quali sono le cose che si raccontano? Non vedo mio fratello da dieci anni e mai nessuna voce sul suo conto è arrivata al convento.”

Il brigante esitò, cercando forse di decidere se fosse davvero il caso di fornire alla prigioniera quelle informazioni, vere o false che fossero. “Si dice che abbia la capacità di trasformarsi in un lupo” mormorò dopo qualche secondo. “Pare che sia in grado di assumerne la forma e di vagare per i boschi cacciando come fanno quegli animali. Alcune persone giurano anche di averlo visto compiere sortilegi oscuri, mentre altre sostengono che non sia lui stesso a compiere quegli incantesimi, ma una strega che ha a servizio.”

La ragazza aggrottò la fronte. Per quanto fantasiosa e in un certo senso esagerata, poteva capire da dove giungesse la diceria secondo la quale Falco era in grado di mutare forma e diventare un lupo. Ma la magia? Le accuse di stregoneria? Quelle voci le giungevano davvero del tutto nuove. Superstizioni, si disse dopo una breve riflessione. La gente vede quello che crede di vedere; e questo è tanto più vero per la gente ignorante e che non conosce i modi delle terre del nord.

Deglutendo un paio di volte per schiarirsi la voce, Neve scosse il capo. “Sono tutte sciocchezze” dichiarò con forza. “Mio fratello è nato da una donna mortale, esattamente come me, e nelle sue vene non scorre certo il sangue di una bestia, né una singola goccia di magia. Ammesso poi che una simile cosa esista al di fuori dei racconti e dei canti dei bardi.”

Suvvia, contessina.”

La voce del capo dei briganti suonò sprezzante e Neve spostò lo sguardo su di lui, incontrando i suoi occhi chiari al di sopra della spalla dell’uomo: erano occhi del colore del ghiaccio perenne, gelidi e al tempo stesso animati da una lingua di fuoco azzurro. Per un istante pensò di trovare in essi una somiglianza con quelli del fratello, ma no: nonostante tutto, gli occhi di Falco erano infinitamente più freddi.

Neve aggrottò la fronte. “Cosa c’è?”

Il brigante sogghignò, mettendo in mostra il suo sorriso affilato. “Anche se non lo vedi da tempo, converrai che in Lord Falco c’è davvero un qualcosa di animale: il modo in cui ha sottratto la Contea a tuo padre non è certo un segreto, e il trattamento che riserva a certi suoi nemici…”

L’uomo lasciò sfumare la frase e finse di rabbrividire. Neve serrò i denti. Sapeva perfettamente a cosa stava facendo riferimento. O, meglio: sapeva cos’era successo a suo padre, quando Falco e le sue bestie avevano attaccato. 

E quindi?” ribatté dopo essersi costretta a rilassare la mascella. “Il fatto che si comporti come una bestia non significa che lo sia davvero.” Fu sul punto di dire che il loro comportamento non era poi migliore di quello di Falco, ma si trattenne, perché sarebbe stata una bugia. Anche se il risultato finale era lo stesso, la tecnica era ben diversa. 

Il brigante sostenne il suo sguardo per alcuni istanti, poi fece rallentare il proprio cavallo, permettendo alla giumenta grigia di affiancarlo. Quando fu accanto a lei, Lisi le lanciò uno sguardo confuso, forse stupita dal fatto che stesse conversando con i loro rapitori.

Neve la ignorò. Capiva la confusione dell’amica, ma intendeva ottenere quante più informazioni possibili sul conto del fratello. Se davvero presto sarebbe stata costretta a incontrarlo, desiderava almeno sapere con un certo anticipo a cosa stava per andare incontro.

Forse è così, contessina, riprese l’uomo a capo del gruppetto di criminali, “o forse sai più di quello che dici e ti rifiuti di condividere il tuo sapere con noi. Il che è piuttosto maleducato da parte tua, visto che ti stiamo tutto sommato trattando bene, no?”

In quelle parole le parve di scorgere una velata minaccia, ma la giovane tentò di non farsi intimidire. Non sapeva nulla di quegli uomini, non sapeva chi fossero, cosa volessero, cosa sapessero e perché avessero attaccato proprio il suo convento: si era trattato di una coincidenza o c’era dell’altro? Raccontar loro del dono che scorreva nelle vene di Falco e di tutti gli antenati di sua madre sarebbe stata pura follia.

Non so cosa dirti” replicò con quella che le parve una voce sufficientemente altera. “Mi pare di capire che vuoi che ti riveli qualcosa sul conto di mio fratello, ma tu lo conosci meglio di me, ormai. Intendi forse punirmi per questo?”

L’uomo piegò le labbra in una linea che forse avrebbe voluto essere un sorriso, ma che, in realtà, parve solo una smorfia. “No di certo” la rassicurò. “Sei troppo preziosa per essere punita e sei pur sempre la sorella di tuo fratello.”

E dunque?” replicò lei, presa in contropiede da quell’osservazione. 

E dunque”, le fece eco il brigante, “credo che ci siano ottime probabilità che la cosa che scorre nelle vene di Lord Falco scorra anche nelle tue. Il che rende consigliabile un approccio prudente.”

Neve non riuscì a evitarlo: la bocca le rimase socchiusa in un’espressione allibita e lei guardò con occhi sgranati il suo interlocutore. Dunque sapeva. O, se non sapeva, quantomeno sospettava. Il bandito era a conoscenza del fatto che Falco non era davvero un uomo come tutti gli altri e aveva intuito - o forse immaginato - che la caratteristica che lo rendeva speciale viveva anche in sua sorella. Eppure l’aveva presa con sé. L’aveva presa con sé e, sebbene la tenesse prigioniera, in un certo qual senso la rispettava. O forse la temeva, che, in fin dei conti, era quasi la stessa cosa.

Le preghiere che aveva recitato poco prima avevano acquietato la creatura nel suo petto, ma nel vedersi riconosciuta essa si espanse quasi stiracchiandosi e vibrò soddisfatta. Era come se facesse le fusa, la bestiolina.

Neve si ripiegò istintivamente in avanti: non poteva portarsi le mani al petto e allora cercò di comprimere lo sterno contro il collo della giumenta. Le mani del brigante che montava dietro di lei le si strinsero attorno alla vita impedendole di sbilanciarsi, ma la mossa non sfuggì al suo capo.

I suoi occhi azzurri ebbero uno scintillio che alla ragazza parve quasi un cenno d’assenso.

Il resto del viaggio trascorse in silenzio, ma Neve sentì per tutto il tempo su di sé gli occhi chiari di Lisi. La ragazza la stava guardando, osservandola con un’attenzione quasi maniacale, e lei era consapevole di non poter sfuggire per sempre al confronto. Se mai avessero avuto occasione di trovarsi di nuovo sole o al massimo in compagnia di Clara, la giovane l’avrebbe certamente tempestata di domande, pretendendo che Neve facesse luce su tutti gli aspetti del suo passato sui quali aveva taciuto negli ultimi dieci anni.

Fino a quel momento, però, Neve era determinata a rifugiarsi nel santuario della propria testa, passando in rassegna  i pensieri che la affollavano e cercando di mettervi ordine. 

Cavalcarono per un tempo che la ragazza non fu in grado di definire e infine giunsero in una radura che sarebbe stata uguale a molte altre che avevano superato, se non fosse stato per le dozzine di tende di stoffa che vi erano state sistemate. Neve cercò di contarle con un colpo d’occhio, ma l’accampamento si estendeva anche tra gli alberi e la giovane non riuscì a capire quanti briganti fossero presenti in quel campo. Quel che notò fu che tra le persone che si radunarono in fretta attorno a loro c’erano soprattutto donne e bambini, un particolare che la sorprese. Era evidente che la maggior parte degli uomini era ancora impegnata a saccheggiare il convento, ma non si era aspettata che quei criminali si spostassero con mogli e figli.

Mikel!” esclamò un uomo dai lunghi capelli grigi e folti baffi. “Dove sono gli altri? Queste sono tutte le donne che siete riusciti a procurarvi?”

Non preoccuparti, padre” replicò con un mezzo sorriso quello che fino a quel momento Neve aveva identificato come il capo dei briganti. “Gli altri ci raggiungeranno a breve. Ho preferito iniziare a portare via queste tre, però: una di loro è un bottino prezioso.”

L’uomo più anziano fissò il figlio con aria inquisitoria. “Ovvero?”

Mikel si avvicinò a Neve e la aiutò a smontare da cavallo. “Te lo spiego tra poco. Nel frattempo saresti così gentile da trovare una tenda per queste tre signorine? Una tenda ben sorvegliata, se possibile.”

Suo padre aggrottò la fronte, forse contrariato da quella richiesta, ma poi annuì. “Quella lì è vuota” disse, indicando una tenda verso i margini della radura. “Puoi sistemarle lì, per ora. Poi però pretendo che mi spieghi chi sono e perché ritieni che siano tanto importanti.”

Naturalmente” acconsentì di buon grado l’uomo più giovane. Poi tornò verso il proprio cavallo, afferrò Lisi per la vita e la depositò a terra. “Tutto bene?” le chiese a mezza voce. La giovane chinò il capo e annuì in silenzio.

Il giovane riccio si occupò di Clara e poco dopo le tre ragazze vennero accompagnate fino alla tenda che era stata loro indicata dal brigante più anziano. 

Eccoci qui, signore” annunciò serafico Mikel, esaminando la tenda come se pensasse di trovarvi chissà cosa. Era un atteggiamento piuttosto stupido, dal momento che non c’era proprio nulla da vedere, se si escludevano i quattro materassi da campo sistemati l’uno accanto all’altro e una sorta di straccio sudicio che fungeva da tappeto. “Adesso vi slego” disse, rivolgendo un cenno ai due uomini che erano stati con lui al convento. “Siate intelligenti, comportatevi bene e cercate di non commettere sciocchezze. Mi rivolgo soprattutto a te, Contessina.”

Neve si strinse nelle spalle e si morse le labbra per non rispondergli a tono. Altrimenti che cosa fai? Avrebbe voluto dirgli. Se davvero sospettava qualcosa sul suo conto, allora avrebbe anche dovuto sapere che c’era ben poco che poteva fare per trattenerla, se proprio avesse voluto scappare infischiandosene delle conseguenze. Considerata la situazione, però, scelse di rimanere in silenzio: era stupido sfidare quell’uomo strano, che sembrava conoscere il segreto di Falco senza però temerlo veramente.

Il brigante che aveva cavalcato con lei recise la corda che le imprigionava i polsi e Neve gemette mentre il sangue tornava a scorrerle nelle mani. Il formicolio che le avvolse era insopportabile e la ragazza le scosse più volte, cercando di riguadagnare la sensibilità nelle dita.

Evidentemente soddisfatto della scena che aveva davanti agli occhi, Mikel annuì. “Perfetto. Vi lascio riposare un po’. Lascio un paio di uomini attorno alla vostra tenda… giusto per tenere lontani i malintenzionati. Se avete bisogno di qualcosa, chiedete pure a loro.”

Con quelle parole l’uomo si accomiatò e uscì dalla tenda portandosi dietro i propri compari. 

Clara, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, rigida come uno stoccafisso, emise un suono simile a un singhiozzo e poi si accasciò sul materasso più vicino, rannicchiandosi in posizione fetale.

Via, via” la esortò Neve, sfiorandole una gamba con la punta di un piede. “Non fare così, Clara: dobbiamo restare forti.”

In verità, la reazione della ragazzina era del tutto comprensibile, ma per qualche motivo la sua disperazione la infastidì. Per tutta risposta, Clara gemette un po’ più forte e si portò le mani al volto, soffocando contro i palmi un gorgoglio umido.

Neve deglutì, a disagio. Non era mai stata brava a consolare le persone e così si voltò verso Lisi in cerca di aiuto. La ragazza la stava però guardando con la fronte aggrottata in un’espressione pensierosa e con una strana luce negli occhi chiari. 

Contessina?” le chiese in tono d’accusa.

Neve gemette: era evidentemente arrivato il tempo di affrontare quella discussione che aveva tanto sperato di poter posticipare ancora per un po’.

   
 
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