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Autore: Rie29    11/11/2020    1 recensioni
Fred è sopravvissuto alla Battaglia di Hogwarts ma non sa chi lo abbia salvato.
Hermione nasconde un segreto e combatte contro gli incubi tremendi che l'assalgono di notte, reminescenze del passato.
Entrambi cercano risposte e soluzioni, ma non sanno che quelle sono molto vicine e che basterà poco perchè si ritrovino indissolubilmente legati l'uno all'altra. Affronteranno una sfida per cui non sono preparati: l'amore, cercando di venire a patti con una magia antica come il mondo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Angelina/George, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Fred osservava Hermione impazzire lentamente. Aveva riempito il suo letto con volumi antichi e rilegati in pelle dall'aspetto solenne, che sfogliava febbrilmente, per poi appuntarsi qualche nome o qualche altra cosa su una pergamena. Non era quello che aveva immaginato, quando lei aveva detto che avrebbe fatto ricerche dal suo letto. In realtà forse avrebbe dovuto capire che non si riferiva a niente di sessuale o lontanamente sexy, ma ad un mucchio di polverosi libri. Eppure guardarla gli provocava un piacere inaspettato. Quando Hermione era concentrata i suoi occhi brillavano e riluceva di una sorta di febbrile attività, che le faceva splendere la pelle. Una macchia di inchiostro le era caduta sul dorso della mano e si era sfregata la guancia. Gliel'aveva visto fare mille volte a scuola. Quel baffo di inchiostro nero sulla guancia era il simbolo delle ore che aveva passato sui libri. Lui aveva provato a leggere uno di quelli più piccoli, ma dopo poche righe si era trovato a sbadigliare e a desiderare di schiacciare un pisolino. Lei invece non si era fermata. In pantaloncini corti e con la sua maglietta del pigiama, se ne stava a pancia sotto. Non capiva come facesse ad avere un tale livello di concentrazione. Stare con una secchiona poteva avere dei lati molto negativi, soprattutto se quella secchiona era concentrata su un caso urgente da risolvere. Gli aveva raccontato della sua visita a Magie Sinister, cosa che non gli aveva fatto piacere e delle informazioni che pensava di aver raccolto. Secondo lei bastava fare una capatina a casa di tutti gli amici Serpeverde di Malfoy per scovarlo. Come se quelli fossero ben disposti nei suoi confronti. Non ce li vedeva proprio ad aprirle la porta e permettere che le loro belle case venissero setacciate. Harry, che era stato in quella stanza per ore, senza smettere di rimuginare, alla fine aveva deciso di passare all'azione e con Ron erano andati al Ministero. Almeno si era liberato di quei due. Il piede nudo di Hermione gli ciondolava davanti alla faccia e lui si stava annoiando. Guardarla studiare non era affatto divertente come lo faceva sembrare Krum nei sogni di lei.

“Pensi di fare una pausa o hai deciso di diventare una vecchia zitella ammuffita?” Le chiese, tanto per provocarla. Hermione gli lanciò un'occhiata divertita da sopra la spalla.

“Non posso diventare una vecchia zitella se ci sei tu” gli fece notare con molta calma.

“Però i fidanzati hanno bisogno di attenzioni. Almeno la metà di quelle che riservi a quei vecchi libri puzzolenti” le afferrò una caviglia e lentamente fece risalire la mano lungo il polpaccio, sfiorando la pelle dorata, sentendone la levigatezza sotto i polpastrelli.

“Ah sì? E di quali attenzioni ha bisogno il mio fidanzato?” Chiese, osservando il movimento della mano che era arrivata al ginocchio.

“Non so, tu a cosa stavi pensando?” Domandò con uno sguardo furbo. Hermione non si mosse, ma non si ribellò neanche, quando lui iniziò a percorrere tutta la lunghezza della sua coscia lentamente. Ad ogni millimetro conquistato, vedeva gli occhi di lei scurirsi, le labbra dischiudersi inumidite dalla lingua rosea. Quando giunse all'attaccatura dei pantaloncini si fermò. Era pericolosamente vicino al suo sedere. Lei continuò a non muoversi, senza incoraggiarlo né respingerlo, aspettando che lui prendesse una decisione. Fred sorrise e spostò il dito avanti e indietro lungo l'orlo dell'ostacolo. Avanti e indietro, ancora e ancora. Poi mantenendo quel ritmo costante, si allungò e posò le labbra sulla sua caviglia. Fu solo uno sfiorare e poi la sua bocca, seguì il percorso che aveva fatto la sua mano solo pochi momenti prima. Lungo il polpaccio, giù per l'incavo del ginocchio e infine lungo la coscia tonica. Arrivato al bordo, posò un piccolo morso sulla sua pelle e la sentì rabbrividire. Tornò indietro e diede un altro morsetto nell'incavo del ginocchio. Hermione spalancò la bocca in una piccola o perfetta. Quello gli diede lo stimolo per continuare. Senza lasciarle il tempo di reagire, passò all'altra gamba riservandole lo stesso trattamento. Avanti e indietro, dita, labbra, denti. Ancora e ancora. Hermione aveva il fiato corto e aveva lasciato cadere la piuma con cui stava scrivendo, totalmente dimentica della sua missione. Si sentì soddisfatto di quel risultato, ottenuto con qualche carezza. Allora, guardandola negli occhi, decise di farsi più audace e spinse la mano sotto i pantaloncini. Lei sobbalzò, sorpresa. Le dita di Fred risalirono lungo la sua gamba, trovando le mutandine e lì si fermarono, percorrendone la lunghezza. Si mossero lungo la curva della sua natica, prima risalendo verso il fianco, poi scendendo lentamente.

“Hermione, Harry è...” Ginny spalancò la porta e s'immobilizzò sull'uscio. Fred ritrasse la mano alla velocità della luce, ma ormai la sorella aveva visto tutto. Hermione saltò quasi per aria, diventando scarlatta.

“Non si bussa prima di entrare?!” Sbottò Fred.

“Non si chiude a chiave quando si fanno le porcate?” Ribatté lei.

“Senti chi parla!” Esclamò lui.

“Cosa vorrebbe dire?!” Ginny era diventata pericolosamente rossa.

“Ti ho beccata in cucina a pomiciare con Potter e Hermione vi ha trovati avvinghiati in camera” la stuzzicò.

“Basta così voi due!” Intervenne Hermione, ponendo fine a quel battibecco che poteva continuare a lungo. Afferrò Ginny per un braccio e la trascinò al piano di sotto.

“La prossima volta bussa” le disse, ridendo, davanti alla sua espressione contrariata. Harry le aspettava ai piedi delle scale con Ron.

“Avete trovato qualcosa?”

“Abbiamo parlato con Savage della tua teoria che Draco si nasconda da qualche amico, ma ha detto che non può andare a bussare in casa di ogni suo compagno di corso a Hogwarts, che gli serve una lista di nomi” spiegò Harry. Così tutti e tre buttarono giù qualche nome. Sulla lista c'era Nott, Zabini, la Greengrass, la Parkinson e ovviamente Goyle. Peccato che i genitori della maggior parte di essi fossero dei Mangiamorte conclamati. Non sarebbe stato facile ritrovare il ragazzo, anche con le migliori intenzioni del mondo. Hermione era certa che Malfoy non avrebbe creduto alla bella storia di aiutarlo. Dopotutto, anche se era stato assolto da ogni accusa formale, rimaneva un paria della società. Aveva fatto parte delle schiere di Voldemort, portava il suo marchio e aveva introdotto i Mangiamorte dentro il castello di Hogwarts. Erano tutte azioni che forse un tribunale poteva soprassedere, ma gli studenti, lei, Harry e Ron, sicuramente non avrebbero mai dimenticato. Secondo lei neanche Draco l'avrebbe mai potuto scordare. Ci sono ferite dell'animo che non guariscono mai. Magari migliorano, ma sono sempre pronte a stillare fuori sangue e pus, per ricordarti quanto la tua vita abbia richiesto un prezzo. Nessuno era uscito indenne dalla battaglia di Hogwarts, anche se alla fine avevano vinto. C'erano state delle perdite tremende, sacrifici da fare, paure da affrontare e la cosa peggiore era convivere col peso delle persone che avevi ucciso. Perché anche se non ne parlavano mai, Hermione sapeva che a Harry la morte di Voldemort gravava sulla coscienza. Non si uccide qualcuno, persino il tuo acerrimo nemico, per poi andarsene via fischiettando. È una cosa che ti cambia nel profondo e lascia cicatrici indelebili.

“Credete che sia da uno di questi?” Domandò Ron che sembrava un po' scettico.

“Mi sembra una mossa stupida, sa che sarà il primo posto dove lo cercheremo” rifletté Harry ad alta voce.

“Tu cosa avresti fatto? Ti saresti precipitato alla Tana o in Grimmauld Place, ma finché non avremo trovato le prove di vecchie proprietà nascoste, dobbiamo presumere che sia andato da qualche alleato” gli fece notare Hermione.

“Hai ragione, almeno di non andare di persona a bussare alle porte, non vedo che altro possiamo fare” Harry sembrò trovare la sua stessa affermazione interessante.

“Non ci pensare neanche! Non sei ancora un Auror” lo bloccò lei, che aveva letto nei suoi occhi la voglia di entrare in azione.

“Ma potrei aiutare! Conosco Malfoy e mi ascolterà” protestò, aggiustandosi gli occhiali sul naso.

“Oh certo, Draco è così ragionevole! Ascolterà sicuramente il ragazzo che gli ha distrutto la famiglia” lo prese in giro Ron.

“Savage non ti farà partecipare” affermò Hermione sicura. In realtà non lo era affatto. Harry era un eroe e fa sempre bene assecondare le richieste di chi può diventare il tuo capo in due minuti.

“Potrei comunque chiederglielo” quando si impuntava non c'era modo di farlo ragionare.

“Ginny ti ucciderà. Vuole passare più tempo possibile con te prima di tornare a scuola, se ti metti a dare la caccia a Malfoy vorrà la tua testa” gli fece notare. Harry non ci aveva pensato, o meglio non aveva preso seriamente in considerazione la cosa. Amava Ginny con tutto il cuore, ma non poteva pensare di rimanere con le mani in mano e far fare il lavoro ad altri. Quello era un suo problema. Aveva sconfitto Voldemort e pagato un prezzo molto alto per farlo, ma non significava che avesse finito. Inoltre, anche se non lo avrebbe ammesso con la fidanzata, gli mancava l'azione. Vedeva lo stesso bisogno sul volto di Ron e Hermione, che si era precipitata a fare ricerche, anche se era all'inizio di una relazione con Fred e tra tre settimane avrebbe dovuto lasciarlo. Loro tre insieme potevano fare tutto e per qualche motivo, si sentivano in dovere di mettersi in prima linea.

“Ginny capirà e poi si tratta solo di qualche ora al giorno” bofonchiò, anche se sapeva che era una menzogna. Ginny lo avrebbe ucciso sicuramente.

“Come vuoi. Io torno a fare qualche ricerca. Se Savage ti darà il permesso avvertimi” Hermione si alzò stiracchiandosi e così facendo la maglietta lasciò scoperta una generosa porzione della sua pancia piatta. Vide Ron diventare scarlatto e distogliere lo sguardo in fretta.

“Se trovi qualcosa chiamami” le disse Harry, sorridendo. L'amica risalì di corsa le scale, lasciandolo solo con Ron.

“Allora le cose non sono andate bene eh?” Esordì, imbarazzato. Gli dispiaceva per l'amico, ma non poteva fare niente per lui.

“Già. L'appuntamento è stato strano. Si vedeva che lei non era neanche un po' coinvolta” sospirò grattandosi una guancia distrattamente.

“Mi dispiace, amico. Ne troverai un'altra” lo incoraggiò.

“Non ce ne sono come lei. Inoltre perderla per mio fratello...è un vero schifo” Harry non pensava che Ron avesse capito.

“Fratello?” Domandò ottusamente. L'altro gli lanciò un'occhiataccia.

“Non fare il finto tonto. Lo so che Ginny ti dice tutto” borbottò arrabbiato. Harry arrossì, chinando un po' il capo.

“Scusa. Hai ragione. Avrei dovuto dirtelo”

“Dirmi cosa? Non stavano neanche insieme. Ho sentito per caso Ginny e George che ne parlavano in salotto e ho origliato” la sua espressione mesta strinse il cuore di Harry.

“Magari durerà poco e si renderà conto che ama te” buttò lì. Era una patetica bugia e Ron non gli credette neanche per un istante.

“Come no e a me spunteranno le ali. Fred è furbo, non lascerà che qualcuno gliela porti via. Inoltre hanno questa cosa del legame che...bè che incasina tutto” esclamò. L'amico si alzò, recuperò il foglio con i nomi e lo scrutò attentamente, con sguardo determinato.

“Visto che la mia vita sentimentale fa schifo, ti accompagnerò, così magari Ginny non ti ucciderà” gli tese una mano, che Harry afferrò e insieme si Smaterializzarono.

 

Hermione trovò Fred immerso nella lettura dei suoi appunti. Anche se lo vedeva perfettamente coi suoi occhi, rimase un attimo interdetta. Possibile che stesse impazzendo? Lui le sorrise e mise da parte la pergamena, facendole segno di raggiungerlo sul letto.

“Che stavi facendo?” Domandò, strisciando verso di lui, attenta a evitare i libri, le penne e il calamaio. Quel letto era diventato una specie di discarica.

“Leggevo quello che hai scritto mentre ti aspettavo” lei gli di sedette accanto e lui le passò un braccio dietro le spalle, attirandola col capo sulla sua spalla. Era strano passare dal parlarsi a mala pena a poter tranquillamente fare quelle cose.

“Hai trovato qualcosa di interessante?”

“In realtà no, solo che la tua scrittura minuscola mi fa male agli occhi” la prese in giro. Hermione gli diede una leggera spinta sulla spalla.

“Molto divertente! I tuoi ordini per il negozio sono rune antiche da decifrare” lo sfotté allegramente. Fred ridacchiò e le posò un bacio sulla sommità della testa.

“Hermione, al quarto anno, avresti voluto che ti invitassi al Ballo del Ceppo?” Domandò a bruciapelo. Lei sussultò e si scostò per guardarlo in faccia.

“Che...cosa...da dove ti viene una simile idea?” Esclamò diventando rossa come i suoi capelli. Fred rise.

“Ho sbirciato nei tuoi sogni” ammise con un sorrisetto furbo.

“Ah. Ehm, diciamo che avrei voluto, sì” confessò, giocherellando col bordo del lenzuolo.

“Non me ne ero proprio accorto” disse lui.

“Ovvio, neanche mi guardavi all'epoca” Hermione era imbarazzata da quella conversazione, ma non poteva biasimare lui per aver guardato i suoi sogni, quando lei lo faceva già da un pezzo.

“In realtà ti guardavo e anche un sacco, ma...ho sempre pensato che fosse meglio starti alla larga” raccontò. I suoi occhi si persero in lontananza nei ricordi.

“Lo pensi anche adesso?” Chiese. Fred le tirò su il mento per farsi guardare in faccia. Era serissimo.

“Sì, credo che ti meriti di meglio. Penso che ti sia innamorata di me per colpa del legame che abbiamo e che in circostanze normali avresti capito che siamo molto diversi e che stare insieme sarà un casino” Hermione sentì tutto il sangue abbandonarle la testa. Stava già tentando di lasciarla dopo neanche un giorno?

“Però sono felice che tu sia troppo cieca per vedere che puoi avere di meglio e che non ti importi della nostra diversità, perché sono un grande egoista e ti voglio tutta per me” concluse con un sorrisetto sghembo. Hermione lo colpì in testa con un pugno.

“Hey mi hai fatto male!” Esclamò massaggiandosi il punto in cui si era abbattuto il pugno di lei.

“Sei un completo idiota! Pensavo che mi volessi lasciare!” Esclamò continuando a prenderlo a sberle sulla testa. Fred scoppiò a ridere, cercando di ripararsi come poteva, ma lei era implacabile. Allora l'afferrò per i fianchi e placcandola, la fece cadere sul materasso, in mezzo ai libri che esalarono sbuffi di polvere. Le atterrò sopra, storcendo il naso per il dolore improvviso. Si dimenticava sempre delle ferite. Hermione però non si arrese e continuò a colpirlo, ridendo e scalciando.

“Sei uno stronzo e me la pagherai!” Strillava, agitandosi. Fred le afferrò i polsi e con una mano sola glieli immobilizzò sopra la testa.

“Ah sarei uno stronzo? Come siamo sboccati, non è questo il linguaggio adatto a una signorina!” Con la mano libera iniziò a farle il solletico sotto le ascelle, sui fianchi, sul collo, ovunque riuscisse ad arrivare. Hermione cominciò a ridere forte, ad agitarsi ancor di più e a dibattersi come un'anguilla in una rete.

“Basta ti prego! Mi arrendo, mi arrendo!” Urlò. Aveva le lacrime agli occhi, i capelli arruffati e il volto arrossato per lo sforzo. Fred si fermò ad ammirarla.

“Benissimo, in questo caso meriti una ricompensa” ghignò e le diede un bacio sulla fronte. Hermione lo guardò storto.

“Che ricompensa triste” commentò. Lui inarcò le sopracciglia, si voltò verso la porta e afferrata la bacchetta eseguì un paio di incantesimi. Giusto per non essere disturbato ancora. Hermione lo guardava con gli occhi sgranati.

“Che fai?” Domandò.

“Mi assicuro che nessuno piombi in questa stanza e ci senta” rispose ammiccando. Lei rimase a bocca aperta. Intendeva veramente quello che pensava? La cosa la preoccupava un po'. Non sapeva se era pronta per un altro livello di intimità, nonostante le sue carezze l'accendessero di passione.

“Fred...” iniziò lei.

“Tranquilla, non ho intenzione di mangiarti” ridacchiò lui interrompendola. La cosa non la tranquillizzò affatto. Stava per ribattere, ma lui cominciò a riempirle il volto di baci. Partì dalla fronte, poi il naso, le guance, le palpebre, il mento, le tempie, per poi arrivare alla bocca. Si era aspettata che lui approfondisse il bacio e si fermasse, invece proseguì e cominciò a baciarle le orecchie, il collo, la clavicola, senza soffermarsi troppo, giusto un bacetto. Hermione lo lasciò fare, perché sembrava divertirsi moltissimo. Intanto non smetteva di tenerla inchiodata al letto. Sentiva dietro la schiena la copertina del libro su cui era atterrata.

“Sembra che tu mi stia assaggiando, però” commentò quando lui le diede un morso sulla pancia coperta dalla maglietta. Fred sollevò la testa rossa e le lanciò uno sguardo furbo.

“In realtà non ho ancora cominciato ad assaggiarti” ridacchiò e smise di giocare. Si avventò sulla sua bocca come un assetato su un bicchiere d'acqua, divorandola. Prese possesso delle sue labbra come un conquistatore, baciando, leccando e succhiando in egual misura. Fece guizzare la sua lingua a ritmo con quella di lui, arrendendosi alle sue mani, che ora percorrevano le sue forme con decisione, stringendola e accarezzandola, infiammandole le membra. Hermione non si era mai sentita così elettrica e languida allo stesso tempo. I suoi occhi castani offuscati dal desiderio si beavano di lui, che aveva le labbra gonfie per i baci e i capelli arruffati. Sembrava così selvaggio e indomabile. Si staccò per un attimo da lei, sollevandosi sulle braccia muscolose per guardarla meglio. Hermione sentì il cuore scoppiarle nel petto. L'aveva desiderato a lungo, anche se la ragione l'aveva negato con forza, e ora era lì tra le sue braccia, bellissimo e passionale. Ricambiò i suoi baci con trasporto e le sue carezze con altrettanta bramosia.

“Non hai idea di quanto ti desidero, Hermione” disse lui con voce arrochita dalla passione. Lei non aveva voce per esprimere le sue sensazioni, se ne sentiva totalmente sopraffatta, ma non serviva. Allentò le barriere che ormai le veniva naturale erigere e lui sentì tutto. Quanto le piacessero i suoi baci, quanto le sue carezze le accendessero il fuoco sulla pelle, quanto volesse di più. Fred aveva il fiatone. Percepire tutto quel desiderio, oltre al suo, lo stava facendo impazzire. Doveva riprendere il controllo. Respirò a fondo, schiarendosi la mente. Ma Hermione non voleva aspettare. Si sollevò a sedere, gettandogli le braccia al collo e facendogli scordare tutti i motivi per cui non poteva perdere la bussola. Gli affondò le dita nei capelli per attirarlo ancora più vicino, per poterlo baciare più a fondo. Fred le morse il labbro inferiore e lei mugolò. Una fitta di dolore e piacere gli corse lungo la spina dorsale, facendoli rabbrividire all'unisono. Hermione gli sollevò la maglietta, che lui fece cadere sul pavimento. Le bende gli coprivano il torace, ma gli addominali scolpiti e la striscia di peli rossicci che spariva sotto l'elastico dei pantaloni attirò l'attenzione di lei. I suoi occhi erano due pozzi insondabili di perdizione. Le sua labbra tumide e luccicanti un invito allettante. Gli passò delicatamente le dita lungo la linea delle spalle, giù sulle braccia, risalendo dalla schiena e scendendo lungo la clavicola, facendo attenzione alle fasciature, percorsero l'addome, circumnavigando l'ombelico e giocando con la morbida peluria dell'addome. Quella mano, così leggera e birichina lo faceva impazzire. Aiutò Hermione a liberarsi della maglietta. Indossava un semplice reggiseno bianco, senza pretese, che conteneva a mala pena il suo seno generoso. Doveva avere almeno una terza, osservò con piacere. Lui la guardava come se volesse mangiarla, a dispetto delle sue dichiarazioni. Rabbrividì sotto quello sguardo famelico. Fred sembrava una tigre pronta a sbranarla. Sentiva quanto si stesse trattenendo, quanto volesse rimanere aggrappato ai suoi principi. Invece di gettarsi su di lei come un animale selvatico, chiuse gli occhi e respirò a fondo. Poi l'attirò sulle sue gambe, ritrovandosi con il volto a pochi centimetri dal suo seno. Hermione stava in ginocchio e dall'alto lo vedeva esitare. Sapeva che lui stava pensando a lei, a quanto le cose stessero procedendo troppo in fretta e non volesse spaventarla, ma non le importava in quel momento. Voleva solo sentire le sue carezze, perdersi nei suoi baci e prendersi tutto il piacere che lui le prometteva. Gli posò una mano sulla guancia e gli trasmise quei pensieri. Lo vide sgranare gli occhi e mordersi un labbro.

“Piccola, dobbiamo andare con calma” non l'aveva mai chiamata a quel modo, ma le piacque immediatamente.

“Perché?” Domandò. A stento riconobbe la sua voce, roca e tremante.

“Ci sono tante cose che possiamo fare prima di quello. Voglio che impari a conoscere il tuo corpo e quello che ti piace” sentì tutta la sorpresa di lei e la confusione.

“Non...non mi vuoi?” Domandò esitante. Fred le afferrò un braccio che aveva iniziato a portarsi al seno per coprirsi.

“Ti desidero da morire, non lo senti?” Lei abbassò lo sguardo sui suoi pantaloni della tuta in tensione e vide l'erezione. Inconsciamente si leccò le labbra, costringendo Fred a trattenere un gemito.

“Allora...perché?” Non lo stava guardando in faccia, continuava a guardare giù, cosa che lo divertiva un mondo.

“Perché è troppo presto. Ci andremo con calma” non sapeva neanche lui da dove gli venisse quella forza di volontà.

“Ma io voglio...” allungò una mano verso il cavallo del suoi pantaloni e lo posò sul suo membro eretto. Fred gemette di piacere, mordendosi le labbra. Quel suono profondo e viscerale si riverberò dentro Hermione, che sorrise. Si sentiva bellissima e potente, una Dea inarrestabile. Mosse lentamente la mano, sentendo la durezza della sua erezione anche al di sopra della stoffa. Fred gettò la testa all'indietro, rinunciando definitivamente alla conversazione razionale che aveva messo in piedi. Lei sorrise, soddisfatta, le piaceva quel potere su di lui. Le reazioni che riusciva a strappargli, solo muovendo la mano sul suo membro, su e giù. Lui però non aveva intenzione di lasciarle fare quello che voleva, l'afferrò per i fianchi e se la tirò in collo, così che la sua erezione fosse a contatto con l'inguine di lei. Hermione gli si aggrappò alle spalle baciandolo e lui si mosse, andandole incontro e sfregandosi. La sentì emettere una specie di singulto strozzato, ma non era ancora abbastanza. C'erano troppi vestiti in mezzo. Una volta sdraiata sotto di lui le sfilò i pantaloncini, gettandoli lontani e ammirandola in biancheria. Non l'aveva mai vista neanche in costume da bagno. Il suo corpo era magro ma forte, snello nei punti giusti e pieno in altri. La curva del suo seno lo faceva impazzire e così l'addome piatto e le lunghe gambe tornite. Voleva riempirla di baci, morderla e leccarla, ma ormai si erano spinti troppo oltre e l'erezione lo faceva impazzire. Gli doleva tutto il corpo per il desiderio di affondare dentro di lei, di farla sua per sempre. Le slacciò il reggiseno, ammirando i suoi capezzoli turgidi e si sbarazzò dei pantaloni, rimanendo con i boxer. La vide chiaramente deglutire nel guardarlo.

“Fred...” pronunciò solo il suo nome, ma fu come se l'avesse spinto oltre il bordo di un baratro. Si stese sopra di lei baciandola e con una mano grande e forte le afferrò un seno. Nessuno l'aveva mai toccata così, nessuno l'aveva mai fatta sentire così. Quando le pizzicò leggermente un capezzolo gemette forte nella sua bocca e lui sorrise. Poi sentì la sua erezione strofinarsi contro le sue mutandine e un diverso piacere le fece formicolare il ventre. Sentiva la testa leggera, ovattata.

“Metti le gambe attorno ai miei fianchi” le disse lui. Hermione obbedì. Avevano ancora le mutande addosso, ma lui era stato chiaro: non avrebbero fatto sesso quel giorno e lei era comunque felice di poter sperimentare. Lo sentì grosso e duro contro la sua intimità, che si strofinava dove era più sensibile, mentre la sua bocca le succhiava un capezzolo. Erano troppe sensazioni, troppo da processare in una volta. Si sentiva bombardata dal piacere, dal suo corpo che rispondeva a quello di lui come uno strumento in mano a un musicista esperto. Inarcò la schiena, quando Fred insinuò una mano nelle sue mutandine. Lunghe ed esperte, le dita trovarono il suo clitoride e lo massaggiarono, senza fermare il movimento dei fianchi o il succhiare della bocca. Hermione sentì il piacere accumularsi, crescere come un'onda e poi, quando lui la morse, esplodere e sommergerla. Gettò la testa indietro, aggrappandosi alle spalle di lui e stringendolo tra le gambe e gemette forte. Fu un suono liberatorio, sorpreso e felice. Qualcosa che Fred accolse con gioia. Era il primo orgasmo nella via di Hermione ed era stato lui a procurarglielo. Con quella consapevolezza e la frizione dei loro corpi, venne copiosamente nelle mutande, crollando come un sacco di patate su di lei, completamente sudato.

 

Note: Ragazzi scusate ma non ho fatto la revisione perchè il ciclo mi sta uccidendo e ho mamma malata (non di covid) quindi sono dovuta andare a fare mille commissioni e badare alla nonna oltre a lavorare! Sto impazzendo e non ho avuto un attimo di tempo...Quindi scusate se ci saranno orrori ortografici e roba varia! Spero comunque che vi piaccia qui si comincia ad andare sullo spinto...non so se ho reso bene la cosa che loro provano il piacere amplificato è un pò un casino....ma ho fatto del mio meglio magari poi migliorerò. Voglio andarci per gradi anche sulla questione sesso quindi ci saranno un sacco di livelli intermedi prima del fattaccio! Non uccidetemi vi voglio bene!

   
 
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