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Autore: Ma_AiLing    22/11/2020    2 recensioni
E se la notte del 31 ottobre 1981 Sirius non fosse andato a cercare Peter Minus? Se fosse andato con Hagrid alla volta di Privet Drive per spiegare lo scambio di Custode Segreto a Silente? Da queste domande parte la storia, una what if di 4 capitoli che esplora questa possibilità.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, I Malandrini, Ordine della Fenice, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Dallo scorso capitolo:
Furono interrotti dalle fiamme verdi del camino. Remus apparve, bianco come un cencio, ma quando vide Sirius gli si gettò addosso, il volto deformato dalla rabbia.
 
 
Capitolo 2: Il traditore
 
Se Remus non lo travolse fu solo perché Silente lanciò prontamente un Incantesimo Scudo tra i due. Remus era quasi irriconoscibile mentre cercava di lottare contro lo scudo per oltrepassarlo.
«Silente, lasci che lo ammazzi» sibilò a denti stretti, lo sguardo stralunato. Lo fissava al di là dell’incantesimo di Silente che, Sirius ne era abbastanza certo, gli stava salvando la vita. Non aveva mai visto Remus così.
«Siediti, Remus» lo invitò Silente pacato, come se l’altro mago non si fosse appena scaraventato attraverso l’ufficio per uccidere uno dei due occupanti.
«HA UCCISO JAMES E LILY!»
Era fuori di sé, il fiato grosso e gli occhi improvvisamente lucidi. Arretrò a tentoni verso una poltroncina, come se quell’urlo lo avesse svuotato di ogni forza. Come se affermare il tradimento di Sirius gli avesse rubato ogni energia.
«È colpa sua» disse a mezza voce. «James… e Lily!»
Sirius si sentiva male nel vederlo così. Perché era colpa sua se Remus era ridotto in quello stato. Era colpa di un suo errore di giudizio: come aveva potuto pensare che Remus fosse la spia?
Silente lasciò a Remus del tempo per calmarsi prima di parlare.
«Ti ho convocato per un motivo preciso, Remus. Anzi, scusami per il disturbo». Remus fece un gesto con la mano, come a dire che non importava. Aveva ancora il respiro pesante, ma almeno non aveva più lo sguardo perso, anche se fissava la scrivania di Silente come se volesse perforarla.
«Perché è qui? Perché non è a marcire in fondo ad una cella ad Azkaban?» chiese, la voce intrisa d’odio. Silente sospirò desolato.
«Potrebbe non essere lui la spia».
Remus alzò la testa di scatto, così violentemente che una smorfia di fastidio gli attraversò il volto. Ma negli occhi c’era qualcos’altro, e sembrava… speranza?
«Che vuol dire?» chiese in un sussurro. Non aveva più guardato in direzione di Sirius da quando si era seduto. Pareva che, dato che Silente gli aveva impedito di ucciderlo, avesse deciso di fare finta che non esistesse.
«Sirius mi ha raccontato la sua versione dei fatti, anche se in modo alquanto raffazzonato. Gradirei che ascoltassi anche tu e che mi dessi un giudizio sulla fattibilità di quanto dice. Sei la persona che più lo conosce…»
«Peter?» chiese con ansia Remus, di nuovo pallido.
«È vivo, per quanto ne so» lo rassicurò Silente. «Ma come capirai tu stesso quando ascolterai la sua versione» e indicò Sirius, «non potevo chiamarlo. Non subito, almeno».
Finalmente Remus tornò a guardare Sirius, e ora che poteva guardarlo in faccia, gli sembrò che l’amico fosse invecchiato di dieci anni.
«Allora?» ringhiò Remus, la rabbia riaffiorata nel guardare Sirius.
«Era Peter» disse Sirius in un sussurro. Si sentiva spezzato perché vedeva Remus per chi era veramente e capiva che negli ultimi mesi aveva sbagliato tutto.
«Non capisco. Era Peter cosa
«Il Custode Segreto, Remus. Era Peter! È sempre stato Peter, fin dall’inizio, fin da quando abbiamo sospettato che ci fosse una spia tra i nostri». E mentre lo diceva ad alta voce i pezzi del puzzle si ricomponevano. «Ti ricordi quando parlavamo della possibilità di una spia e lui non si esprimeva mai?»
«Era d’accordo con James» lo corresse Remus aspro.
«Ma non si è mai schierato apertamente! Non è mai stato il primo a dire “Non c’è nessuna spia fra noi”. Si accodava e basta. E… e se ha fatto con te quello che ha fatto con me…» flash di frasi dette quasi per caso, accorgimenti, ipotesi…
«Che avrebbe fatto con me?» chiese Remus sospettoso.
«Tu credi che io sia la spia?» gli chiese Sirius. Remus quasi gli rise in faccia, ma non era divertito.
«Mi prendi in giro?». Sirius alzò gli occhi al cielo. No, non era decisamente divertito. Era arrabbiato, adirato. E lo era anche Sirius, con Peter, ma doveva tenere a freno la rabbia e riservarla al bastardo traditore per l’ora della vendetta. Aveva bisogno di essere il più lucido possibile per convincere Remus e quindi Silente della propria innocenza, e tutti i ricordi delle illazioni di Peter non aiutavano di certo.
«Riformulo: hai sempre creduto che fossi io la spia?»
Remus si corrucciò. «No. Ma avrei dovuto avvertire Lily e James ai primi sospetti»
«Ed erano tuoi? I sospetti, erano tuoi? O erano frutto di mezze frasi e parole dette da Peter?». Sirius sperava con tutto se stesso che Minus avesse compiuto un errore. Un solo, dannatissimo errore nel suo perfetto lavoro di spia. «Ha mai insinuato che io non fossi una persona poi tanto affidabile?» riprese, rincarando la dose. «Che non sapessi tenere i segreti? O che fossi come il resto dei Black?»
Mentre lanciava quei piccoli sassolini che avrebbero dovuto formare crepe e frane nelle certezze di Remus, Sirius lo vedeva concentrato e avrebbe potuto raccontare i ricordi che gli stavano passando davanti agli occhi, perché erano complementari ai suoi.
«Peter ogni tanto mi faceva notare le tue assenze» disse Sirius. «Oppure che eri di cattivo  umore, o che ti comportavi in modo strano. Era per la luna piena, lo sapevo, come sapevo che probabilmente le tue assenze erano dovute al lavoro per l’Ordine, ma era questo il punto: probabilmente. Avevamo solo la tua parola e cercavamo la spia. Io avevo bisogno di sapere chi fosse la spia. E nessuno ha mai pensato che Peter…»
«Aspetta» lo interruppe Remus, lo sguardo pieno di sospetto misto a curiosità. «Tu credevi che io fossi la spia? Io non… Non ha senso! Tu sei la spia! Sei sempre stato tu, eri il Custode Segreto!»
«Esatto!» esclamò Sirius. «Anche tu sapevi che sarei stato io il Custode Segreto, e io credevo che tu fossi la spia…» e si bloccò. Perché era arrivato il momento di ammettere la sua colpa, il suo sbaglio più grande, l’errore che lo avrebbe tormentato e che avrebbe rimpianto per il resto della sua vita.
«Ho suggerito io a James e Lily di scegliere Peter». Il silenzio regnò sulla stanza, pesante, colmo di aspettative e flebili speranze.
«Non ho mai parlato loro dei miei sospetti su di te. Figuriamoci, James non avrebbe mai accettato di sospettare di uno di noi». Avrei dovuto tenerlo al sicuro io, pensò Sirius con rammarico. Avrebbe dovuto pensarci lui, proteggerlo come il fratello che si professava di essere, ma aveva fallito miseramente.
«Ho detto loro che tutti si sarebbero aspettati che fossi io il Custode Segreto: ero il testimone di nozze, il padrino di Harry… Chiunque ci conoscesse sapeva che eravamo come fratelli» e come faceva male sapere di non essere stato all’altezza… «ero una scelta scontata. E se volevano essere davvero al sicuro dovevano agire in modo imprevedibile. Conta non farsi beccare, no?». Era così che ripetevano tra loro: “Conta non farsi beccare!” Quante volte l’aveva detto James per convincerli a seguirlo in scherzi folli e audaci? Aveva un nodo in gola.
«Li ho convinti a scegliere Peter. Si sarebbe nascosto e io mi sarei nascosto a mia volta, mantenendo le apparenze. Tutti avrebbero creduto che il Custode Segreto fossi io: un piano geniale, eh?»
Sirius guardò Remus fisso negli occhi. Aveva bisogno che gli credesse. Doveva credergli. Con sua sorpresa, Remus non ruppe il contatto visivo, ma nemmeno rispose. Silente si schiarì leggermente la voce, attirando la loro attenzione. Sirius, concentrato su Remus, si stupì di come fosse stato facile dimenticarsi della sua presenza. Silente guardava Remus, e solo a lui si rivolse. «Cosa ne pensi?» gli chiese.
Remus squadrò Sirius di sottecchi, per poi tornare con lo sguardo sul preside. Fece una smorfia prima di rispondere.
«Penso che comunque vada, ho un amico che è un traditore».
 
Era stato lapidario. Aveva ragione. In qualunque modo fosse finita, che credessero o meno a Sirius, uno dei Malandrini aveva mentito, aveva tradito, e aveva consegnato James, Lily e Harry a Voldemort. Ma capire la prospettiva di Remus fu come una doccia gelata: Sirius aveva la certezza che Peter fosse il traditore e che Remus fosse innocente. Remus non sapeva più di chi poteva fidarsi: in una notte aveva perso tutto. Uno dei suoi migliori amici era appena morto e non poteva fidarsi di nessuno di quelli rimasti. Il destino era un gran bastardo.
«Mi dispiace» disse Sirius d’un tratto. Silente e Remus lo guardarono, ma lui aveva occhi solo per l’amico (anche se non era sicuro che l’amico in questione lo considerasse tale). «Per tutto. Per James, Lily… Perché non puoi fidarti di nessuno».
E Remus sembrò capire perfettamente cosa intendesse e forse, pensò Sirius in seguito, furono queste parole a convincerlo, alla fine, più di qualunque altra confessione o prova che avevano trovato. Forse furono quelle parole a far sì che Remus si fidasse di lui ancora una volta, nonostante tutto.
«Io credo» enunciò Silente interrompendo lo strano silenzio in cui Remus e Sirius si stavano studiando a vicenda, parlando con gli occhi, «che dovremmo sentire la testimonianza di Peter». Sirius inspirò rumorosamente mentre Remus distoglieva lo sguardo da lui e annuiva a Silente. E se gli avessero creduto? Se Peter li avesse convinti della sua innocenza come aveva fatto fino ad allora? Non era detto che non ci riuscisse ancora. Sirius si agitò suo malgrado, legato sulla sedia. Magari Peter non si sarebbe presentato, magari si era già dato alla fuga…
 
Peter apparve poco dopo nel camino, pallido e in preda a tremolii. Quando vide Sirius fece un salto indietro, ma sfoderò prontamente la bacchetta. Gli scatti della mano tradivano la sua agitazione, e aveva iniziato a balbettare spaventato. E faceva bene a esserlo, pensò Sirius. Se non fosse stato legato probabilmente gli sarebbe saltato addosso e l’avrebbe ucciso. Un conto era cercare di evitare di pensare a Peter per restare lucido, un altro era averlo davanti in tutta la sua codardia. Quasi si pentì di aver seguito Hagrid la sera prima invece di andare alla ricerca di Peter per ammazzarlo. Quel lurido traditore…
«È lui la spia! Ha tradito Lily e James!» urlò Peter, tenendo la bacchetta puntata contro di lui.
«Prego, Peter, siediti» lo invitò Silente, qualche ruga di preoccupazione in più a solcare la fronte. Minus non lo ascoltò, e si rivolse a Remus, gli occhi sgranati.
«Remus, era lui! Il Cu-custode Segreto!» urlò, la voce più alta di qualche nota. «Ha tradito James e Lily!»
«TU OSI?!» ruggì Sirius, la calma che lo aveva caratterizzato prima ormai dimenticata. Sebbene fosse seduto era più minaccioso di Peter, ancora in piedi e armato, che cercò di farsi più piccolo, incassando la testa fra le spalle.
«Lui è pericoloso! È pazzo! Va spedito ad Azkaban, o ucciso!» squittì Peter. Sirius ringhiò alle sue parole.
«Ucciso?» chiese Silente. Se era turbato non lo mostrò. «È indifeso».
«Anche Lily e James erano indifesi, e Harry! E questo non gli ha impedito di venderli a Vol… Vol… Voi-Sapete-Chi». Anche se ancora sconvolto, stava riacquistando sicurezza e lucidità, e per Sirius questo significava solo una cosa: pericolo.
«Tu! Lurido pezzo di…»
«Sirius!» lo zittì Remus, un’occhiata di fuoco della sua direzione. Sembrò quasi di essere tornati a pochi anni prima, quando in dormitorio Remus li rimproverava per il linguaggio scurrile.
Un sorriso fulmineo attraversò il volto di Silente, per tornare impenetrabile a chiedergli di lasciare a Peter la possibilità di raccontare il suo resoconto degli eventi.
«Sappiamo già come sarà la sua versione» sputò Sirius.
«Potevamo dire di sapere anche cosa avresti detto tu» puntualizzò Remus stizzito, «ma ti abbiamo ascoltato».
«Cercherà di incastrarmi!» disse Sirius irritato. Voleva avvisarli, voleva che stessero in guardia, perché in fondo era più disperato di quanto volesse lasciar credere, e aveva davvero tutto da perdere. E non voleva perdere più niente, più nessuno.
«Ascolteremo lui come abbiamo ascoltato te» disse Remus. «Quindi, per cortesia, lasciaci ascoltare».
Aveva parlato pacatamente, ma a Sirius era sembrata una supplica non diversa dalla sua. Lo capiva, perché era difficile pensare di dover odiare Peter. Doverlo accusare, doverlo temere. Non era mai stato una mago eccellente, ma proprio per questo i rischi che aveva corso per e con loro avevano avuto un doppio valore. James e Sirius erano dei casinisti nati, a Peter non veniva naturale fare scherzi, ma non si era mai tirato indietro. Non era un asso in Trasfigurazione, ma si era impegnato più di tutti per diventare un Animagus per Remus. Non era particolarmente coraggioso, ma non aveva mai abbandonato il loro fianco nei duelli contro i Serpeverde fra i corridoi di Hogwarts. Era stato con loro anche quando avevano scelto l’Ordine della Fenice a discapito di una vita tranquilla. Erano stati un gruppo, uno al fianco dell’altro, a coprirsi le spalle a vicenda, sempre. Ma era da più di un anno che sospettavano di una spia, quindi qualcosa era decisamente cambiato dai tempi della scuola, e non potevano fare finta di niente. Peter non era più lo stesso di prima, ma pensare di odiarlo restava doloroso.
Nel frattempo Peter si era seduto accanto a Remus, il più lontano possibile da Sirius, la bacchetta ancora sfoderata. «Cosa vuole sapere?» chiese a Silente.
«Come ha fatto Voldemort a trovare i Potter» gli rispose Silente, osservandolo da sopra gli occhiali a mezzaluna, ignorando il tremolio che aveva scosso Peter alla menzione del nome del mago oscuro.
«E-erano sotto la protezione dell’Incanto Fidelius» piagnucolò Peter. «E lui… Sirius li ha traditi!» L’accusa uscì come un lamento di dolore. Remus fece un movimento con il braccio, come a volerlo abbracciare, ma poi lo lasciò cadere in grembo.
«Sei sicuro che fosse Sirius il Custode Segreto?» gli chiese Silente. Sirius inspirò affannosamente. Che domanda era? Remus lo guardò di sottecchi, ma Sirius aveva occhi solo per Silente. Non poteva credere all’innocenza di Peter, non doveva…
«Certo che sono sicuro» disse Peter, avvolto in una nuova risolutezza. «Lui… Tra tutti e quattro, Sirius e James erano i due più legati. James considerava Sirius un fratello… Non ci volevo credere quando l’ho saputo…» si interruppe per tirare su col naso.
«Smettila!» sibilò Sirius. Peter lo guardò spaventato. «Smettila e racconta la verità, Peter. Prenditi le tue maledette responsabilità, e sii coraggioso per una volta!»
«Non capisco di cosa parli» piagnucolò Peter.
«TU ERI IL CUSTODE SEGRETO!»
Peter sgranò gli occhi, di nuovo umidi, e Sirius non seppe dire se fosse per la paura o la finta sorpresa di essere accusato. Per Merlino, era davvero un bravo attore! Come avevano fatto a non accorgersene?
«Io non… Non ha senso…» balbettò Peter. «Io conosco i miei limiti, non sono mai stato un grande combattente, lo sapete. Io non… Non avrei mai acconsentito a una stupidaggine del genere. Non avrei mai accettato di essere il Custode Segreto di Lily e James».
«Peter…» lo ammonì Sirius.
«Remus, non gli credi, vero?» chiese Peter. «Io… Vorrei non credere che stai cercando di incastrare me, Sirius, ma sei passato dalla parte del Signore Oscuro ormai più di un anno fa!»
«Tu non hai alcuna vergogna!» ringhiò Sirius. «Come abbiamo fatto a non vederti per quello che sei? Un viscido, sempre al fianco dei più forti, di chi può proteggerti!»
«Io sono sempre stato fedele ai miei amici!» urlò Peter di rimando. «Tu ci hai traditi tutti! Hai cercato di farmi credere che Remus fosse la spia!»
Sirius si alzò in piedi furente, dimentico delle corde che lo legavano, e si scagliò contro Peter, ma finì impietosamente a terra. «Tu...» boccheggiò disteso sul pavimento. «Remus» disse rotolando su se stesso per poterlo guardare in faccia. «Non credergli. Ti prego, non puoi credergli». Lo stava supplicando perché aveva paura. Aveva avuto paura quando aveva trovato il rifugio di Peter deserto, senza segni di lotta, ma non era niente in confronto al terrore puro al pensiero che Remus non gli credesse, che credesse a Peter invece, e che Peter potesse restare un uomo libero e che continuasse a fare la spia, minacciando Harry e tutti gli altri. Remus non gli rispose, ma lo sollevò e lo rimise seduto sulla sedia. Si rivolse a Peter, invece.
«Hai detto che Sirius ha cercato di convincerti che io fossi la spia»
«Sì, ma io non...»
«Ma tu non mi hai mai voltato le spalle, non mi hai trattato diversamente per questo» lo interruppe Remus. «Anzi, mi sei stato vicino forse più degli altri, nell’ultimo anno».
Peter lo guardava con un sorriso sicuro. «Certo, Remus, so che sei una brava persona. Il fatto che tu sia un licantropo non cambia chi sei».
Le parole di Peter suonavano piene di affetto. A Sirius diedero la nausea. Gli avrebbero creduto. Avrebbero creduto a Peter, e il buffo della situazione era che se Sirius non avesse saputo la verità, gli avrebbe creduto anche lui. D’altronde, chi avrebbe mai pensato che il piccolo, impacciato, mediocre Peter Minus potesse essere la più pericolosa spia di Lord Voldemort, il più potente mago oscuro del secolo?
«Ti ringrazio, Peter» gli disse Remus. Sirius si sentì mancare. Era tutto finito. Non era giusto, ma se l’era meritato. Era stato lui stesso, con le sue scelte, a determinare il proprio destino. Era colpa sua se James e Lily erano morti, e ne avrebbe pagato le conseguenze.
«Però Sirius mi ha fatto notare una cosa» aggiunse Remus. Sirius si irrigidì nella postura scomposta che aveva assunto nella sua disperazione, non osando perdere neanche una parola.
«Tu non hai mai accusato nessuno di essere la spia. Il che ti fa onore. Ma al tempo stesso lasciavi frasi in sospeso, ipotesi e illazioni che lasciavano intendere cosa pensassi. E che, devo ammettere, mi hanno influenzato».
Sirius guardava Remus con aspettativa. Forse Peter aveva davvero fatto un errore!
«La prima volta» disse Remus rivolgendosi a Sirius «scherzò sul tuo brutto vizio di lasciarti scappare i segreti»
«È successo solo una volta!» ribatté piccato Sirius.
«Hai fatto quasi uccidere Piton!» disse Peter.
«Oh, sarebbe stata una gran perdita» commentò Sirius a mezza voce. Remus tossicchiò per riprendere l’attenzione dei due.
«Mi sono già scusato, Remus» gli disse Sirius. «Non ti avrei mai fatto diventare un assassino di proposito, lo sai. Ho fatto un errore ma…»
«Lo so» disse Remus. «Stavo dicendo» riprese lanciando un’occhiata ammonitrice ai due «che Peter ogni tanto faceva dei commenti sul tuo comportamento, commenti che mi hanno fatto riflettere. Di come fossi strano e assorto nei tuoi pensieri, soprattutto da quando tuo fratello era sparito».
«Che cosa vorrebbe dire?» chiese Sirius cauto.
«Che sei tornato dalla tua famiglia» lo accusò Peter. «Sei tornato dai Black».
«Dalla mia… I BLACK NON SONO LA MIA FAMIGLIA!» scattò Sirius. «I Black sono dei pazzi, l’ho sempre detto. Ho denunciato metà dei miei parenti a Moody quando sono entrato nell’Ordine, perché non si fidava!»
«Me lo ricordo bene» disse Remus. «Ma ricordo anche che i primi anni a Hogwarts tuo fratello ti mancava terribilmente».
Sirius lo guardò turbato. Doveva stava andando a parare? Non poteva credere a Minus, eppure non capiva il filo del suo ragionamento.
«Ma a scuola c’eravamo noi» continuò Remus. «Una volta finita la scuola, eri di nuovo solo».
«Solo? Ma se abbiamo continuato a vederci!» sbuffò Sirius.
«Eri strano, Sirius!» ribatté Remus. «E come facevamo a essere certi che non fossi tornato dalla tua famiglia?»
«I Black non sono mai stati la mia famiglia» ripeté Sirius freddamente. «Sarebbe questo il motivo del mio tradimento? La solitudine? Il desiderio di approvazione?». Era disgustato al solo pensiero. Remus era intelligente, per Morgana, non poteva credere alle baggianate che gli aveva rifilato Peter!
«La tua teoria era che io fossi la spia perché sono un Lupo Mannaro!» scattò Remus. «Perché per me il sangue vale e per te no?» gli chiese. Sembrava stanco, stanco di dover rispondere di una condizione su cui non aveva il controllo, e Sirius non aveva alcuna risposta da dargli, perché la domanda era di una logica disarmante, ma non aveva senso perché nessuno dei due era la spia.
«Abbiamo sbagliato entrambi» disse infine. «Ma vedi cos’ha fatto?» disse facendo un cenno verso Peter. «Ci ha messi l’uno contro l’altro, e immagino sia rimasto il confidente di entrambi, perché io di certo non andavo a dare a James ulteriori preoccupazioni».
Remus annuì lentamente, ma il gesto riempì Sirius di una nuova ondata di speranza. Forse Remus gli credeva. Forse stava solo esponendo i fatti, quello che sapeva, quello che credeva vero, le sue motivazioni per pensarlo una spia. Ma forse, oltre tutti i sospetti, Remus gli credeva.
«Professore» disse Sirius con rinnovata energia. «Premesso che io sono innocente fino a prova contraria ma accetto di restare legato, gradirei che questa mia condizione fosse condivisa da Minus, colpevole fino a prova contraria».
Il professore lo scrutò incuriosito da dietro gli occhiali a mezzaluna, e poi si rivolse a Peter, chiedendogli il permesso con lo sguardo. Peter tremava. Forse aveva capito di essere giunto al capolinea.
«Tutto ciò è assurdo!» disse, la voce stridula, quasi uno squittio. «Assurdo! Come potrei essere la spia di Vo-Vol… Voi-Sapete-Chi?!». Oh, ridicolo Peter, non riusciva neanche a pronunciare il suo nome…
«Io non sono potente! Non lo sono mai stato. E Remus, se ti ho parlato dei miei dubbi su Sirius è perché avevo paura che lui fosse la spia! Non puoi credergli… Il Signore Oscuro gli avrà sicuramente insegnato a mentire per ingannarci tutti! Ma cosa dico, insegnato? Sirius mentiva già quando andavamo a scuola! Mentiva alla sua famiglia su di noi, e a noi sulla sua famiglia!».
Quello era un colpo basso. Aveva mentito ai Black per proteggerli, perché non se la prendessero con le loro famiglie. E aveva mentito ai Malandrini perché… be’, perché era troppo orgoglioso per ammettere quanto i suoi parenti lo ferissero, in tutti i sensi.
Nel mentre Peter si era alzato e impugnava la bacchetta, terribilmente deciso. «Io sono innocente! Non accetto di essere trattato come quel pazzo traditore». Oh, ci mancava giusto tirare in ballo la pazzia…
«È meschino da parte tua attaccarmi, Sirius. Io, il più debole, come se fossi una minaccia…»
«Tu sei una minaccia, Codaliscia. E piantala, se sei innocente come ti professi non dovrebbe essere un problema lasciarti incatenare. Sono sicuro che Silente ti libererà non appena avrai provato la tua innocenza».
«E se tu ci attacchi, eh?» ribatté l’altro. Sirius lo fissò sogghignando.
«Oh, Peter caro, ma tu non sei mai stato potente… Legato o meno, non faresti la differenza». I suoi occhietti acquosi lo fissavano oltraggiati, ma non poteva contraddirlo.
«Tutto questo è assurdo, io… sono stanco, andrei a casa se non c’è altro da aggiungere». Il suo sguardo dardeggiò pericolosamente verso il camino da cui era venuto. «Mi rifiuto di farmi trattare da traditore, non con lui qui. Sono disposto a testimoniare al suo processo: merita di finire ad Azkaban per sempre». Si avvicinò al camino, e forse fu quel gesto a convincere definitivamente Silente a lanciargli lo stesso incantesimo che ore prima aveva scagliato su Sirius. «Nessuno lascerà questo ufficio finché non verrà fatta chiarezza» disse grave.
Lanciò nuovamente l’Incanto Patronus, ma fu impossibile capire il destinatario del suo messaggio.
«Non credevo di dover arrivare a tanto, ma non mi lasciate altra scelta» mormorò Silente, senza curarsi se lo avrebbero sentito. Poi il silenzio piombò tra loro, interrotto solo da uno scattoso bussare. All’«Avanti» di Silente entrò la persona che Sirius meno si sarebbe aspettato di vedere in quell’ufficio
«Lui?» chiese incredulo Sirius.
«TU!» ringhiò Severus Piton adirato, il volto repentinamente cambiato alla sua vista. Sirius si ritrovò la bacchetta puntata contro senza neanche averlo visto sfoderarla.
«State diventando terribilmente, noiosamente ripetitivi. Monotoni. Continuate a puntarmi contro la bacchetta, ma sono legato!».
«Severus» lo salutò Silente, «Hai portato ciò che ti ho chiesto?»
Il giovane si fece avanti squadrando i tre Malandrini con sospetto. Porse a Silente una boccetta contenente un liquido trasparente. «Qualche goccia dovrebbe bastare. Cosa sta succedendo?»
Silente guardò il Mangiamorte negli occhi e Sirius fu sicuro di sbagliarsi, perché sembrava che Silente lo stesse compatendo.
«Pare che il signor Black, dopotutto, non fosse il Custode Segreto dei Potter». Piton si voltò di scatto a guardarlo, trafiggendolo con lo sguardo, un’espressione indecifrabile in volto. Sirius sostenne il suo sguardo, per nulla impressionato. Piton ripristinò la sua attenzione sul Preside.
«E chi era allora?»
«Lo sapremo con certezza solo con questa» rispose Silente osservando la boccetta che gli aveva dato Piton. Con un colpo di bacchetta evocò tre tazze e una teiera con cui le riempì. «Direttamente dalle cucine, appena fatto» commentò compiaciuto. «Remus, Severus, gradite una tazza?» chiese tranquillo, come se stessero davvero prendendo il tè delle cinque. I due negarono con il capo in una maniera così simile da far rabbrividire.
Borbottando tra sé Silente stappò la boccetta e ne versò alcune gocce nelle tazze antistanti Sirius e Peter. «Sareste così gentili da aiutare i vostri ex-compagni a bere, allora?»
«Io non bevo niente che provenga dalle mani di Mocciosus» esclamò Sirius. «È un Mangiamorte» disse disgustato.
«Da che pulpito» commentò Piton freddamente.
«Io non sono un Mangiamorte» sibilò Sirius sprezzante.
«Lo vedremo» disse Piton con uno sorriso per niente rassicurante. «Lo vedremo».
«Devi berlo, Sirius, se vuoi provare la tua innocenza, così come hai veementemente insistito a fare questa notte» gli disse Silente, in un tono che non ammetteva repliche.
«Cos’è?» chiese Peter, mentre strattonava le corde per allontanarsi da Piton.
«Veritaserum» rispose quello laconico.
Sirius sbuffò ironico, per niente divertito. «E io dovrei bere del Veritaserum distillato da lui? Sapete quante cose possono andare storte se non è preparato nel modo corretto?»
«Mi fido di Severus Piton» disse Silente semplicemente, come se non stesse parlando di un servo di Voldemort. Un pensiero attraversò Sirius come una stilettata: si fida di lui e non di te, ma lo cacciò via, pensando rincuorato che Silente non si fidava più neanche di Peter.
«E io mi fido del fatto che mi voglia morto» commentò Sirius a mezza voce.
«Il signor Piton ha già provato a chi va la sua lealtà ed è nei suoi interessi che il Veritaserum non sia contraffatto» disse Silente.
«Oh, perfetto, faccio da cavia alla lealtà di un Mangiamorte!»
«E piantala Sirius, bevi e basta!» lo zittì Remus.
«Salute» borbottò Sirius tra sé, decidendosi infine a bere dalla tazza di tè che gli porgeva Remus, mentre Peter, riluttante, faceva altrettanto aiutato da Piton.
Si sentì subito leggero. La mente era snebbiata, tutto era limpido e aveva un gran desiderio di parlare, dire le cose come stavano, non tenersi alcun segreto.
«Farò le stesse domande ad entrambi» spiegò Silente. «È inutile che opponiate resistenza, ma se proverete valuterò l’uso della Maledizione Imperius. Vi pregherei di non farmi arrivare a tanto. Nomi»
«Sirius Orion Black» rispose Sirius, come se non aspettasse altro che pronunciare il suo nome per intero, quel nome tanto ingombrante e che aveva ripudiato.
«Peter Minus».
«Che forma assume il vostro Patronus?»
«Un cane».
«Un topo».
«Chi era il Custode Segreto dei Potter?»
«Peter Minus».
«Io».
 
 
 
Note:
Bentrovati cari lettori :) spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Fa la sua comparsa anche Severus Piton, che come sappiamo dal suo dialogo con Bellatrix Lestrange all’inizio del sesto libro era ad Hogwarts quando Voldemort è caduto, mentre Sirius scopre che è un professore alla fine del terzo: ho immaginato che quindi neanche Remus lo sapesse al tempo.
 
Ringrazio tutte le persone che hanno inserito la storia tra le seguite: fay90, isif, mick_angel, Mary Evans, lucifery82 e lucifery8231; isif per averla inserita anche nelle preferite. Grazie a payneismyboyfriend per la recensione, e a Sbae per i twit con cui mi ha resa partecipe alla sua lettura.
 
A domenica prossima!
 
Ail
 
   
 
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