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Autore: Striginae    26/11/2020    5 recensioni
[Ineffable Husbands - Reverse!What if: Angel!Crowley/Demon!Aziraphale]
«Converrai con me nel dire che per i demoni l’acqua santa è letale. Così non è stato per te. Ergo, non sei un demone. E se non sei un demone, sei un angelo. Ovvio, no?» […]
«Se un angelo non brucia nelle fiamme infernali, è un demone.»
Punto, fine della questione.
Semplice, no?

Cosa accadrebbe se dopo lo scambio di corpi tra Crowley e Aziraphale, l'Inferno e il Paradiso traessero delle conclusioni del tutto errate e decidessero di intervenire per ristabilire l'ordine? Solo guai.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Belzebù, Crowley, Gabriele, Hastur
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo VII


Inferno, quella notte stessa

«Esigo una spiegazione!»

Belzebù cercò di trattenere uno sospiro rassegnato non appena la voce incollerita dellarcangelo Gabriele giunse alle sue demoniache orecchie.

Se è proprio lui in persona è sceso fin Quaggiù deve averla presa peggio del previsto, rifletté tra sé e sé il demone, per nulla entusiasta di vedere il suo collega”.

I guai per Belzebù erano iniziati ufficialmente solo un paio dore prima quando un Hastur in evidente stato confusionale si era presentato delirando improperi irripetibili. Aveva chiesto udienza a Belzebù dichiarando che si trattasse di una questione della massima urgenza.
Ed effettivamente, quando il Principe Infernale era venuto a conoscenza della faccenda era quasi saltato su dalla sedia sulla quale era accomodato.


Quello che gli aveva raccontato Hastur non poteva essere vero! Stentava davvero a credere alle parole dell’altro demone, ma conoscendo quella vipera di Crowley e quel finto tonto di Aziraphale, Belzebù aveva ormai imparato a credere perfino all’impossibile.

Aveva quindi fatto lunica cosa ragionevole: aveva lasciato che Hastur scrivesse un rapporto dettagliato dellaccaduto per poi mandarlo su in Paradiso, in modo tale da avvertire Gabriele.

Ad essere sincero, Belzebù si aspettava che larcangelo gli rispondesse mandandogli uno dei suoi soliti intermediari, Michele o Sandalphon, non che si presentasse di persona.


«Gradirei una risposta!»    
Insistette Gabriele, che molto poco ironicamente sembrava avere un diavolo per capello.

«Non lo hai letto il resoconto che ti ho mandato? Che te lavrei scritto a fare?»

«Oh ma lho letto eccome, santissimo D…»
Gabriele si interruppe bruscamente, giusto in tempo prima di peccare verbalmente. Giunse le mani, chiuse gli occhi e inspirò, prendendo nuovamente controllo di se stesso.

«Forse non mi sono espresso abbastanza chiaramente. Mi piacerebbe tanto capire come abbiano fatto a ricordare. Mi sembrava che gli accordi fossero chiari, avremmo cancellato la memoria ad entrambi quegli impiastri proprio per evitare questo genere di problemi. Non è così, Belzebù
Gabriele scandì ogni parola, lentamente, più per controllare la furia ribollente del suo animo che per evitare di non essere compreso.

«Già, queste erano le condizioni. Vorresti insinuare che lInferno non abbia mantenuto i patti?»
Ribatté il demone, già sul piede di guerra.

«Non ho detto nulla del genere, eppure guarda la situazione... non starai certo dubitando dellonestà del Paradiso, nevvero? O devo ricordarti che siete voi demoni quelli famosi per le truffe?»

«LInferno non sarebbe mai sceso a patti col Paradiso solo per infrangerli. Non ne sarebbe valsa neppure la pena.»

«Ah, quindi io dovrei... fidarmi di te solo perché tu mi stai dicendo così?»

«Esatto.»

Larcangelo e il demone si guardarono in cagnesco.
La tensione tra i due era talmente alta che persino laria stantia dellInferno sembrava essere diventata elettrica tuttad un tratto.

Poi, improvvisamente, con un sorriso mefistofelico, Belzebù fece comparire dal nulla una cartelletta, schiaffandola non senza malevolo godimento sotto il naso dellarcangelo.

«Eppure, guarda un po’ cosa abbiamo trovato. La stavano leggendo i due traditori prima che Hastur intervenisse.»

Gabriele sgranò gli occhi di ametista, riconoscendo subito i documenti, senza neppure avere il bisogno di leggerli.

«Impossibile! Questa è…»

«Già. Non immaginavo che voi Lassù lasciaste nelle mani sbagliate documenti di una tale importanza. E poi parlate per noi demoni! Huh, com’è che si dice? Ah sì, scagli la prima pietra chi è senza peccato. Non è così, Gabriele

Gabriele non rispose, ancora troppo sconcertato dalla notizia.
Sfogliò le carte in cui si narrava nel dettaglio dellApocalisse-che-non-ci-fu, dato che ancora non riusciva a credere ai suoi occhi.
Non si era neppure accorto del furto... fino a quel momento, ovviamente.


Belzebù squadrò di sottecchi l’arcangelo.
Indubbiamente Gabriele stonava come una mosca bianca lì all’Inferno e vederlo ammutolito in quella maniera era ancora più insolito.

Tuttavia, sebbene avesse appena ottenuto una vittoria schiacciante su quellarrogante di Gabriele, Belzebù continuava a non capire.
Sentiva che qualcosa gli sfuggiva.

Quando Hastur era tornato, gli aveva detto molto chiaramente che sembrava che fosse proprio Aziraphale a raccontare a Crowley la vicenda e ciò significava che il novello demone avesse in qualche modo recuperato i ricordi.

«Ecco perché quella volta Crowley si trovava Lassù…»
Sussurrò Gabriele, mentre la comprensione per lo strano comportamento di Crowley si faceva spazio sul viso del bellarcangelo.

Belzebù lo ignorò.

Non cera dubbio che Crowley avesse rubato i documenti, ma quel che Belzebù non capiva era come avesse fatto Aziraphale a ricordare tutto.


Prima che Gabriele arrivasse, Belzebù aveva ordinato di controllare tutti i documenti dellarchivio infernale. Era un lavoro mastodontico, eppure Dagon con la solita efficienza era riuscito in tempo a esaminare il tutto e aveva assicurato al Signore delle Mosche che tutto si trovava al suo posto.
Belzebù non aveva ragione per non credere a Dagon. Inoltre, Aziraphale non si faceva vedere allInferno da quando lo aveva spedito sulla Terra.
Era escluso dunque che avesse potuto attingere dalle loro informazioni.

Belzebù aggrottò le sopracciglia, come se fosse appena giunto a capo dell’inghippo.
Da quando lo avevano spedito sulla Terra…, ripeté fra sé e sé.

Che sia perché..?

Belzebù si irrigidì.
 
Prima di spedire Aziraphale sulla Terra, lInferno aveva commesso forse il peccato classico per eccellenza: aveva sopravvalutato superbamente le proprie capacità.

Quando Belzebù per sfizio personale aveva assegnato il serpente ad Aziraphale, lanimale totem di Crowley, non aveva tenuto conto del profondo legame che univa i due traditori e delle tracce che la bestia portava con sé.
Dal Giardino dellEden fino a poco più che un anno prima, Crowley non solo rappresentava il serpente, ma lui stesso era ormai diventato il serpente per eccellenza. Non poteva che averlo insozzato con le sue memorie, che a propria volta si erano riversate su Aziraphale, il nuovo serpente.  

Non poteva esserci altra spiegazione.

«Cosa proponi, dunque? Dobbiamo risolvere una volta per tutta la questione.»

La voce di Gabriele spezzò il filo dei pensieri del Principe Infernale, che alzò lo sguardo su di lui, senza dare a vedere alcuna particolare emozione.

Belzebù valutò le proprie possibilità. Non era necessario condividere ciò che sapeva con Gabriele e rischiare di farlo adirare ancora di più. Inoltre, era molto più comodo sia per Belzebù che per l’Inferno far ricadere tutta la colpa sul Paradiso, dato che per una volta vi era la possibilità.

«Quello che avremmo dovuto fare fin dallinizio.»

Rispose Belzebù, deliziato dal sorriso diabolico sul viso dellarcangelo.

«Li facciamo fuori, definitivamente


Londra, 12:00 a.m., 10 Agosto 2020

Molto raramente Aziraphale aveva visto un sole così caldo da riuscire addirittura a illuminare il plumbeo cielo di Londra con i suoi raggi radiosi e brillanti.

Normalmente, sarebbe stata la giornata perfetta per invitare Crowley a passeggiare a Saint James Park, magari gustando un gelato per rinfrescarsi da quella calura dovuta al surriscaldamento globale. Quella però, era una giornata tutt’altro che come nella norma. 

«Tra quanto tempo pensi che arriveranno?»
Chiese invece Aziraphale, allontanandosi dalla finestra dellappartamento di Crowley e dirigendosi verso questultimo, che a pochi metri da lui dava una spuntatina alle foglie delle sue piante.

«Non saprei. Dipende da cosa hanno in mente.»

Dopo essere scappati da Hastur solo poche ore prima, Crowley aveva invitato Aziraphale a trascorrere la notte con lui ben sapendo che quella non poteva che essere lultima opportunità per loro.
E quando quella mattina, dopo una notte damore, Crowley si era svegliato accanto ad Aziraphale, non aveva potuto fare a meno che pensare che per quella visione celestiale in fondo valeva la pena mettersi contro Paradiso e Inferno.

Di comune accordo, dopo la colazione, avevano deciso di passare la giornata insieme e non recarsi ai rispettivi posti di lavoro.

«Francamente, penso che siamo ancora in tempo per scappare. Stare con le mani in mano e aspettarli è snervante!»

Considerò Crowley, decisamente più propenso allazione che allidea di dover aspettare in santa pace che i loro superiori decidessero cosa fare di loro.

«Anche se scappassimo ci troverebbero! Sarebbe solo questione di tempo e rimandare linevitabile.»
Sospirò Aziraphale, che parlava con la calma dellaccettazione.
Sapeva che questa volta non sarebbe stato semplice porre rimedio alla situazione. Non potevano cercare di fregare di nuovo Inferno e Paradiso. Non avrebbe funzionato anche una seconda volta.

«E come vorresti fare per salvarci? Aspettare non risolverà nulla!»

Aziraphale pensò bene a cosa dire. Sentiva gli occhi di Crowley su di sé, il respiro sospeso e speranzoso. Purtroppo però, Aziraphale non possedeva alcuna soluzione. La sua risposta perciò non poteva che essere una sola.

«Fede. Non ci resta che avere fede.»

Crowley sbuffò amaramente.

«Hai ragione. Avremmo bisogno di un miracolo per uscirne vivi.»

Crowley posò lattrezzatura da giardinaggio e, dopo essersi girato, si ritrovò a fronteggiare gli occhi lucidi di Aziraphale, che lo fissavano con aria di rimprovero.
 
Crowley si mordicchiò l’interno della guancia.
 
«Scusa. È che non fare nulla mi fa uscire fuori di testa!»
 
Aziraphale sospirò e addolcì lo sguardo. Riusciva a comprendere lo stato d’animo di Crowley, rivivere per una seconda volta quell’incubo era abbastanza per far innervosire chiunque.
 
Aziraphale si stropicciò gli occhi.
Quando tornò a guardare Crowley uno sguardo risoluto illuminava il volto del demone.


Questa volta non avrebbe combattuto per sventare l’Apocalisse, non c’era nessun bene superiore in ballo. Questa volta avrebbe combattuto con le unghie e con i denti per se stesso e Crowley.
Il suo era puro egoismo e nulla più.
Che male c’era?

«Crowley, caro... ce la faremo. Insieme ce labbiamo sempre fatta.»

Aziraphale gli sorrise e Crowley lo imitò, quasi di riflesso.

«Spero proprio che tu abbia ragione.»



Londra, 03:33 p.m., 17 Agosto 2020

Dopo una snervante settimana di attesa, sia Aziraphale che Crowley erano giunti alla conclusione che lInferno e il Paradiso stavano giocando con loro ad una guerra di logoramento psicologico.
Dai loro corrispettivi luoghi di lavoro, quelli veri Lassù e Laggiù,  non era giunta neppure una voce, nessun avvertimento.
 
Tutto taceva come se nulla fosse mai successo.

Eppure, Aziraphale sapeva che loro sapevano. Ne era la prova la scomparsa del fascicolo confidenziale sullApocalisse che Crowley aveva sottratto al Paradiso, perso durante la notte del fattaccio.

Ma, nonostante le prove più che schiaccianti a loro carico, ancora nessuno era venuto a prenderli.
Aziraphale, molto ottimisticamente, stava davvero cominciando a pensare che si fossero oramai scordati di loro.


Quando confidò i propri pensieri a Crowley, purtroppo non ricevette consolazione.

«Ho i miei dubbi al riguardo. Secondo me, stanno solo aspettando il momento giusto per agire.»

Gli rispose Crowley con un certo pessimismo, facendo aumentare lo sconforto di Aziraphale.

Seduti su una panchina a Berkeley Square i due si tenevano per mano, godendosi semplicemente la reciproca compagnia.

«Ancora non ricordi nulla?»
Chiese Aziraphale, cambiando del tutto argomento.

Piano piano si stava ormai rassegnando allidea che Crowley non avrebbe più recuperato la memoria. Ma, cercando di trovare una piccola consolazione, era giunto alla conclusione che quello rappresentava comunque un nuovo inizio per loro.
Che ricordasse o meno, che fosse un angelo o un demone, Crowley rimaneva pur sempre se stesso e per Aziraphale andava bene.
Si amavano e ciò era tutto ciò che contava.  

«No.»

Aziraphale non poteva certo dirsi stupito per la risposta.

«Non importa. Va bene così.»

Crowley annuì. Anche se cercava di non mostrarlo, lidea di non aver ancora riacquistato i propri ricordi gli dava una certa noia. Se solo avesse saputo come potersene riappropriare sarebbe stato tutto molto più facile.

La sua non era solo una questione sentimentale ma, soprattutto, si trattava di giustizia. Il Paradiso lo aveva privato dei suoi ricordi, aveva cancellato il suo vissuto ed era un torto che difficilmente riusciva ad accettare.
Se solo la situazione fosse stata meno critica, avrebbe reagito con più forza. Ma, sotto consiglio di Aziraphale, aveva deciso di mantenere un basso profilo. Ritornare in Paradiso per far valere i propri diritti non sarebbe stata una mossa molto sveglia da parte sua.
E, senza dubbio, Crowley non era uno stupido.
Non poteva permettersi di rischiare così tanto.


Come spesso accade a Londra, il cielo si rannuvolò.
Crowley sollevò lo sguardo, prendendo in considerazione l’idea di usufruire di un miracolo per schiarire il cielo, almeno per il tempo necessario affinché lui e Aziraphale concludessero la loro passeggiata.

Crowley però non aveva preso in considerazione i piani divini che proprio in quel momento stavano per compiersi.

«Crowley!»

Il singulto improvviso di Aziraphale giunse forte e chiaro alle orecchie di Crowley che si voltò prontamente verso di lui per accertarsi che stesse bene.

«Che succede, Aziraphale?»

«Lo hai sentito anche tu?»

«Eh?»
 
«Eccolo, di nuovo!»
 
Gli occhi vigili di Aziraphale lo fissavano con trepidante attesa e Crowley tese lorecchio. Oltre le chiacchiere dei passanti e una lontana melodia proveniente dal Ritz non riusciva a sentire nulla.

«Sentire cosa, esattamente?»
Crowley si accigliò, continuando a non sentire alcun rumore fuori dalla norma.



«Il latrato del cerbero!»
 
Sussurrò concitato Aziraphale che si guardava intorno, incapace di comprendere da dove provenisse il verso del cane demoniaco.
 
«Cosa?! Ne sei sicuro?»


Come Aziraphale, anche Crowley si mise in allarme.

Aziraphale sentì le viscere contorcersi, mentre lululato del cane infernale si faceva sempre più vicino. Sapeva che lInferno non avrebbe mai rinunciato a prendersi una vendetta su di lui.
 
«Sono qui, Crowley, sono venuti per portarmi Laggiù
 
Aziraphale scattò in piedi.
 
«Fatevi vedere!»
Intimò allora il demone, anche se né il suo tono né altro risultarono davvero minacciosi. Non ottenne altro che qualche occhiata incuriosita e perplessa da parte delle altre persone lì vicino.

«Io non sento nulla!»
Sbottò Crowley che nonostante gli sforzi non percepiva nessun guaito.

Non lasciò tuttavia ad Aziraphale il tempo di rispondere. Doveva prendere la situazione in mano una volta per tutte.

«Da dove lo senti arrivare?»
Chiese, con serietà. Se davvero i demoni dellInferno erano arrivati fin là, cera da tenere gli occhi aperti.

Senza parlare, Aziraphale indicò un punto di fronte a loro, distante parecchi metri nei pressi di un enorme albero secolare, le cui spesse radici erano ben visibili e a tratti affondavano in profondità nel terreno.

Crowley aggrottò le sopracciglia, alzandosi con eleganza dalla panchina. Aziraphale lo guardò con tanto docchi.

«Che stai facendo, Crowley?!»

«Vado a dare unocchiata. Tu resta qua, potrebbe essere pericoloso.»

«Non se ne parla nemmeno, non ti lascio andare da solo! Vengo... vengo con te!»

«No, vado da solo. Fidati di me, daccordo?»

Crowley gli scoccò un’occhiata che non ammetteva repliche. Suo malgrado, Aziraphale si ritrovò ad annuire.

«Faattenzione.»

«Come sempre, diavoletto

Tornatosi a sedere, Aziraphale osservò con apprensione ogni passo di Crowley. Trattene il fiato quando sparì dietro il tronco per almeno due minuti buoni ma ritornò a sorridere quando lo vide riapparire, sano e salvo.

Solo allora notò che gli infernali latrati erano cessati.

Quando si fece più vicino, Aziraphale si accorse che Crowley non era solo: teneva infatti tra le mani un cagnolino nero, dallaria alquanto incattivita.

«Era questo il terribile cerbero che sentivi?»
Lo prese bonariamente in giro Crowley, tornandosi a sedere accanto a lui.

«Oh... forse mi sono lasciato trasportare un podallimmaginazione.»
 
Si scusò Aziraphale, un po’ imbarazzato e Crowley roteò gli occhi, sedendosi nuovamente sulla panchina.
 
«Non voleva farsi prendere, il fellone!»
Spiegò l’angelo, osservando infastidito il cagnolino che aveva cominciato ad abbaiare nuovamente.
 
«Fellone?»
Ridacchiò Aziraphale. Allungò una mano verso la bestiola ma la ritirò appena in tempo per evitare un morso.
 
«Come altro vorresti definirlo? Guarda quanto è incollerito!»
 
Effettivamente Aziraphale non poteva che convenirne.
 
«Be’... sì! Però guarda com’è carino, non trovi anche tu caro? E guarda qua! Ha la medaglietta.»
 
Aziraphale provò a calmare il cagnolino, con scarsi risultati. Ebbe bisogno dell’aiuto riluttante di Crowley per riuscire a leggere il nome sulla medaglietta.
 
Fido.
Il padrone del cane non doveva essere un tipo troppo fantasioso.
 
«Credi si sia perso?»
Domandò Aziraphale, che aveva fatto apparire dei biscottini per cani che Fido stava masticando con gusto. Era stato l’unico modo per tranquillizzarlo.
 
«Forse. Considerando il caratterino di questa bestia potrebbe pure essere scappato.»


Entrambi osservarono il cane che aveva ripreso a ringhiare.
 
Poi, in lontananza, sentirono la voce di una donna che urlava a gran voce.


«Fido
 
Sentendo quel nome, l’angelo e il demone si voltarono verso la voce. Essa apparteneva ad una donnina, bassa e gracile, che a passo svelto e nervoso si dirigeva dalla loro parte.
 
«Fido dove sei? Fido!»
 
Riconoscendo il proprio nome, Fido cominciò ad abbaiare più forte.
 
«Quella deve essere la sua padrona!»
Esclamò Aziraphale. Crowley, non troppo impressionato, annuì.
 
«Torno subito!»
Sempre volenteroso di fare una buona azione, Aziraphale prese in braccio Fido, stranamente molto più docile rispetto a prima e a passetti veloci raggiunse la donna per restituirle il cagnolino.
 
Una volta di ritorno, un gran sorriso illuminava il viso pieno e gioviale del demone.
 
«Che signorina gentile! Era così preoccupata per Fido, le era scappato durante la passeggiata!»
Spiegò il demone, ancora elettrizzato per aver compiuto del bene.
 
«Sei così grazioso quando fai qualcosa di buono, Aziraphale.»
Tubò Crowley che con quelle parole fece arrossire il demone, che nonostante l’imbarazzo appariva lusingato dall’apprezzamento, sebbene gli sembrasse un po’ buttato là per caso, quasi fuori luogo.
 
«Tu avresti fatto lo stesso!»
Gli mormorò in risposta Aziraphale, cercando di nascondere un sorrisino compiaciuto.
Crowley nel frattempo si avvicinò a lui.
 
«Sì, sì, certo.»
 
Crowley non diede il tempo al demone di rispondere che già lo stava baciando, pressando quasi prepotentemente le labbra sulle sue.
Aziraphale, un po’ preso alla sprovvista da tale veemenza, ricambiò comunque il bacio e chiuse gli occhi.
 
Sentì la mano dell’angelo sulla sua schiena che lo spingeva più vicino a lui senza troppa delicatezza e Aziraphale si stupì di come quel bacio a labbra serrate gli apparisse forzato.

Cosa sta succedendo?

Aprì gli occhi e cercò di allontanarsi per chiedere spiegazioni ma una fitta lancinante all’altezza dello stomaco gli spezzò il fiato.

Il suo cuore iniziò a battere più forte, contraendosi in maniera dolorosa, che nulla aveva a che fare con le farfalle nello stomaco che aveva ogni volta che parlava con Crowley.


Una sensazione di paura lo attanagliò sul posto.
Non voleva guardare, sapeva che quello che avrebbe visto non gli sarebbe per nulla piaciuto.
Ma si fece forza e abbassò lo sguardo lo stesso.

Quello che vide gli frantumò il cuore in mille pezzi, surclassando addirittura il dolore fisico.


Una lama angelica conficcata nell’addome, l’impugnatura di essa ancora tenuta stretta dalla mano di Crowley.
 
«Crowley...»
 
Riuscì a esalare il demone mentre calde lacrime gli scorrevano sul viso.

Crowley con indifferenza tolse la lama dalla ferita, lasciando che il sangue defluisse copiosamente.
 
«Avrei dovuto farlo fin dall’inizio.»
Commentò con freddezza Crowley, ripulendo la lama insanguinata sui vestiti dell’ex angelo, che riusciva a stare dritto solo perché ancora appoggiato a lui.

«... perché?»
Tossì il demone, sputando sangue e macchiando i vestiti immacolati dell’angelo.

La sua mente non riusciva a realizzarlo.
Crowley non poteva avergli fatto questo.
Non poteva accettarlo.

Crowley non lo avrebbe mai tradito.
Con il respiro pesante, portò il proprio sguardo sull’angelo.

Quest’ultimo con uno schioccò di dita rivelò la sua vera natura e immediatamente Aziraphale capì.



«Gabriele



Aziraphale non riusciva a credere ai suoi stessi occhi.
Cercò di tamponarsi la ferita con la mano, senza riuscire a fermare il flusso di sangue.
Ne stava perdendo troppo e, a causa di ciò a cui aveva appena assistito, si sentì ancora più debole e impotente.
 
Crowley… dov'è Crowley?
 
Quasi gli avesse letto nel pensiero, Gabriele finalmente si alzò, voltando lo sguardo verso l’albero dove poco prima aveva recuperato Fido.


Accanto ad esso giaceva il corpo di Crowley ai piedi della signorina a cui Aziraphale aveva restituito Fido.

Sebbene Aziraphale non riuscisse a vedere bene, gli sembrò che anche Crowley fosse ferito.

Provò ad alzarsi per raggiungere il suo corpo ma, indebolito dalla ferita, cadde a terra sbattendo dolorosamente contro il terreno polveroso del parco.

Senza mai staccare gli occhi da Crowley, Aziraphale non si rese conto che attorno a loro il tempo sembrava come cristallizzato, nessuno si muoveva né parlava, immobili come statue.

Con fatica, Aziraphale strisciò verso Crowley, lasciando una scia di sangue lungo il percorso.

Chiamò l’angelo per nome, ma inutilmente.
Crowley non gli rispondeva.

Le lacrime gli offuscavano lo sguardo, impedendogli di vedere chiaramente le condizioni in cui versava Crowley.

Solo quando gli fu accanto si rese conto che anche Crowley doveva essere stato pugnalato, la ferita all’altezza del cuore non lasciava spazi ad ulteriori dubbi.

«Crowley...»
Aziraphale singhiozzò, facendo sbuffare sonoramente la padrona del cagnolino, che fino a quel momento aveva assistito alla penosa scena senza dire nulla.

«Dagli il colpo di grazia, non ne posso più di questi piagnistei.»
Disse questa, rivolta a Gabriele.

Stringendosi nelle spalle, l’arcangelo raggiunse il gruppo, finendo finalmente Aziraphale con un colpo deciso della sua lama angelica.


«Va meglio adesso?»

La donna annuì e, come poco prima aveva fatto Gabriele, rivelò le sue vere sembianze.

Belzebù.

«Decisamente.»
Belzebù osservò i corpi immobili di Aziraphale e Crowley, spingendoli con la punta del piede giusto per accertarsi che fossero morti davvero.

Nel frattempo, Gabriele si passò una mano sulla bocca, con un certo sdegno.

«Un lavoro sporco senza dubbio, ma finalmente giustizia è stata fatta.»
Commentò l’arcangelo. Gli era sempre piaciuta la filosofia del “fine che giustifica i mezzi”.

«È stata un’ottima idea quella di usare il cerbero per attirare uno dei due, prenderne le sembianze e poi far fuori l’altro.»
Continuò Gabriele che non riusciva più a celare la propria soddisfazione.

Belzebù aveva portato il Cerbero e grazie ad un piccolo miracolo dei suoi, Gabriele aveva fatto in modo che i latrati non arrivassero alle orecchie di Crowley. Poi, una volta che uno dei due traditori si era avvicinato, senza alcun indugio lo aveva infilzato con la sua spada divina per poi sostituirsi ad esso.

Affrontarli separatamente era stata la mossa migliore, ma non si aspettava davvero che tutto scorresse così bene.

Liscio come l’olio.

«Modestamente.»
Rispose Belzebù, accigliandosi subito dopo.

«Potevi almeno darmi lo sfizio di eliminare Crowley, dopo tutti i problemi che mi ha dato.»
Rimbeccò, puntando un dito accusatorio contro Gabriele.

«Non volermene, ma non ho saputo resistere.»

Gabriele guardò i corpi dei loro ex sottoposti, che piano piano stavano cominciando a sparire.

«Il nostro lavoro qui è fatto. Propongo di tornarcene a casa e rivederci solo tra altri mille anni per organizzare il prossimo Armageddon.»

«Non potevo chiedere di meglio.»

Senza perdere tempo a salutarsi, l’arcangelo Gabriele e il Principe Infernale Belzebù si incamminarono per due strade opposte, ben decisi a porre fine una volta per tutte a quella improbabile alleanza.




Poi, accade qualcosa di inaspettato.

Una goccia di pioggia bagnò la fronte di Gabriele, che si voltò verso Belzebù.
Gli sembrava di essere stato chiaro: il tempo non avrebbe ripreso il suo corso fino a quando entrambi non sarebbero spariti. Dallo sguardo perplesso di Belzebù però, Gabriele intuì che quella pioggia non fosse opera sua.

Una seconda e una terza goccia caddero e ben presto si trasformarono in una pioggerellina fitta. Nubi apparsero nel cielo e nascosero il sole dalla vista delle due creature ultraterrene. Il vento sferzò i loto volti, fino a quando una voce tonante, che sembrava provenire da ben oltre le nuvole temporalesche, spezzò il silenzio.

«”Avete inteso che fu detto:
Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici.
Sorge il Sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa avete fatto di straordinario?
Voi, dunque, siate perfetti
.”»

«Metatron.»

Gabriele riconobbe immediatamente il portavoce di Dio, così come identificò subito il passo del vangelo che l’altro arcangelo aveva recitato.

«Matteo 5, 43-48.»

Belzebù non era ancora intervenuto, ma quella situazione non gli piaceva per nulla.

«L’Onnipotente è molto in collera con voi due.»

Riprese l’arcangelo Metatron, che con il suo occhio severo scrutava Gabriele e Belzebù.

«Abbiamo solo eliminato dei traditori.»
Rispose cauto Belzebù.

«Dovremmo essere lodati per le nostre azioni!»
Aggiunse Gabriele, senza mezzi termini.

Metatron tacque a lungo.
Attorno a Gabriele e Belzebù imperversava la tempesta, le nubi nere di poco prima avevano oscurato del tutto il cielo, facendo calare le tenebre.

Era ormai impossibile dire se si trovassero ancora a Berkeley Square o altrove.

«La vostra vendetta non è mai stata gradita a Lei, che ama il perdono.»

Proclamò Metatron, unica fonte di luce in quel buio spesso e imperscrutabile.

«L’Onnipotente gradirebbe che voi rifletteste a lungo su ciò che avete or ora inteso.»

Gabriele e Belzebù non capivano. Dio in persona voleva che loro interpretassero il vangelo di Matteo? Voleva offrire loro una lezione di catechismo?

«In che modo?»
Domandò allora Belzebù, non senza perplessità.

«Vedrete. Dio agisce per vie imperscrutabili.»

Poi, come tutto era cominciato, tutto finì.

Il tempo riprese a scorrere, il silenzio venne riempito da voci allegre e festose, il cielo si rasserenò.

A Berkeley Square non era rimasta alcuna traccia di Gabriele, di Belzebù e di Metatron, né del sangue che era stato versato dall’arcangelo e dal demone.


Tutto sparito.


Un raggio di sole riuscì a passare oltre le fronde degli alberi, illuminando il viso di un angelo e di un demone, seduti per terra e con la schiena appoggiata al tronco di un enorme albero secolare, spalla contro spalla.

Quando Aziraphale aprì gli occhi fu come svegliarsi da un lungo e tormentato sonno.

Si voltò, incontrando gli occhi naturalmente serpentini di Crowley che risplendevano di una nuova luce.

Nessuna ferita dilaniava il petto di Aziraphale che sorrise a Crowley.

Per la prima volta dopo mesi, sentiva che finalmente tutto andava bene.


Note finali
Be' che dire. Scusate ancora per il ritardo. 
Ho deciso di chiamare il cagnolino Fido perché è uno dei nomi più semplici che ci siano, così per sottolineare che Beelz e Gabriele non sono molto originali.
Non voglio aggiungere nulla per quanto riguarda il capitolo. Specifico solo che per l'idea della spada che riesce ad ammazzare angeli/demoni mi sono un po' ispirata a Supernatural (che ho smesso di vedere alla 13 stagione ma ho comunque visto gli spoiler del finale della serie e oddio. Ma questa è un'altra storia). Spero solo non vi abbia deluso. 
Ad ogni modo, il prossimo sarà l'epilogo! 
Ringrazio con tutto il cuore chi ha la pazienza di aspettare gli aggiornamenti di questa storia, chi la segue, chi l'ha messa tra le preferite, chi la commenta e anche chi la legge silenziosamente. 
Ma, per i veri ringraziamenti ci vedremo al prossimo (e ultimo) capitolo. 
Se volete, ditemi le vostre impressioni <3 
A prestissimo! 
   
 
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