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Autore: V4l3    26/11/2020    3 recensioni
Dal testo [...] Alex ripensò a quella conversazione avuta con Francesca e si chiese perché sia lei che la madre fossero così convinte che lui l’avrebbe aiutata, non erano parenti, non avevano niente in comune e lei ora era lì per stravolgergli la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Anche quella mattina pioveva, mentre percorrevano la strada che li avrebbe portati al loro secondo colloquio. Alex era più agitata del solito, non tanto per quello che sarebbe accaduto, quanto all'avvicinarsi del compleanno di Jason e la "festa"organizzata da Mike.

Quando vide l'edificio davanti a loro, sospirò e scese dall'auto, venendo raggiunta subito da Jason che la coprì con l'ombrello che aveva portato, le passò una mano sulle spalle per tenerla vicino a sé e non bagnare entrambi; Alex si beò e si calmò sentendo il calore che Jason emanava, così come il suo profumo inconfondibile che ora sapeva anche di sigaretta, avendone già fatte fuori almeno tre nel giro di mezz'ora, e pensare che quella mattina le aveva detto di sentirsi tranquillo, un sorriso le spuntò sulle labbra ricordando la loro breve conversazione mentre lei finiva di bere il caffè e lui scalpitata tra il salone e la cucina.

Arrivati davanti al solito ufficio bussarono e vennero accolti dai due funzionari che li salutarono con una stretta di mano e li fecero accomodare

-Come state?- chiese gentilmente il Signor Miller ad entrambi

-Bene, grazie- rispose Jason sforzandosi di sorridere, l'uomo fece un cenno d'assenso e prese una cartellina con alcuni fogli e la solita penna

-Signor Parker, Signorina Savelli- esordì incrociando le mani sul tavolo sospirando –vogliamo essere sinceri, perché perdere tempo, non è nelle nostre corde e credo non esserlo neanche per voi- si fermò un attimo, Alex vide gli occhi dell'uomo guardarli attentamente e si ritrovò a deglutire un po' preoccupata –con la mia collega abbiamo già da subito delle riserve rispetto alla veridicità della vostra relazione- quelle parole fecero fermare il cuore di Alex che guardò verso Jason fermo come una statua con lo sguardo fisso davanti a sé

–Questo non vuol dire che verrete denunciati per ora, ma il fatto che lei, Signor Parker conoscesse la madre della Signorina Savelli, fa presupporre che la vostra sia una relazione dettata da un'amicizia di vecchia data, potrebbe benissimo trattarsi di un favore per poter far prendere la cittadinanza alla Signorina Savelli- Alex sentì chiaramente le forze scivolarle via

–Abbiamo parlato con il suo legale, Signorina Savelli- si inserì la Larson- confermandoci che fu sua madre a volerla far venire qui e che lei non conosce nessuno dei suoi parenti in Italia- si fermò un attimo sospirando-ci ha anche rivelato di una diatriba tra sua madre e suo nonno, per cui credo sia normale che lei non conosca i suoi parenti- aggiunse

-Neanche abbiamo iniziato i colloqui e già avete dato la vostra fottuta sentenza!- Alex si girò di scatto verso Jason e gli posò una mano sul braccio per farlo calmare

-Signor Parker- sospirò il Signor Miller –il rapporto che c'era sicuramente avrà inciso su quello che è ora la vostra relazione..- Jason rise in maniera sarcastica interrompendolo

-E questo cosa centra? E' come dire che ci ha fatto conoscere una persona in comune!- si portò con il busto verso il tavolo –Anche lei è sposato, vista la fede che indossa, Signor Miller, magari ha conosciuto sua moglie tramite amici in comune- l'uomo in questione si mosse sulla sedia in modo spazientito

-Sì, ha ragione, mia moglie però è Inglese, mentre voi avete nazionalità diverse e questo ci obbliga a mettere in dubbio ogni cosa- disse severo, perdendo quel sorrisetto che aveva sempre manifestato

-Mettere in dubbio ogni cosa, così come ha appena detto, fa apparire il vostro lavoro già segnato da preconcetti- gli occhi di tutti si concentrarono su Alex che si sforzò di sorridere – questo metterebbe comunque in dubbio la lucidità e oggettività del vostro lavoro, tanto da poterci consentire un ricorso- non sapeva come avesse trovato il coraggio di parlare, ma non voleva perdere quella battaglia, andando a ripescare uno degli articoli di legge del regolamento compilato.

Aveva letto che fosse consentito solo in rari casi, ma avrebbe fatto di tutto affinchè Jason non corresse nessun pericolo per quella storia

-La sua osservazione è più che giusta- affermò la Signora Larson che rivolse un rapido sguardo a Miller -quello che il mio collega voleva dire, sta nel fatto che trovare un accordo matrimoniale, diciamo così, tra persone che sono molto amiche è piuttosto facile, non pensa? – Alex fece un cenno d'assenso

-E lei non pensa che questo lo abbiamo messo in conto prendendoci la responsabilità di ciò che abbiamo deciso di fare?-chiese - Compilando quei moduli, sapevamo che saremmo partiti svantaggiati, perché sarebbero venuti fuori i trascorsi tra mia madre e Jason, ma ci siamo comunque voluti fidare del lavoro svolto dalle persone incaricate a svolgere questo compito, sapendo bene che per voi non sia facile, ma non per questo possiamo permetterci di essere giudicati a priori, quantomeno vorremmo un atteggiamento onesto- sentì la mano di Jason afferrarle la sua e stringerla in un modo che le fece per un attimo perdere lucidità, guardò verso il funzionario in questione prima di continuare–Lei ha esordito dicendo che volete essere più che sinceri, beh noi pretendiamo anche onestà visto che ci stiamo affidando a voi- i due funzionari si guardarono stupiti da tanta chiarezza

-Potreste scusarci un attimo?- disse la Signora Larson, dopo qualche attimo di silenzio carico di tensione, fece un breve cenno al collega che si alzò ed entrambi uscirono dall'ufficio; solo quando Alex sentì la porta alle loro spalle richiudersi, buttò fuori tutta l'aria che aveva trattenuto

-Hai mai pensato di fare l'avvocato?- Alex incrociò lo sguardo soddisfatto di Jason che la fissava con quel bel sorriso a colorirgli il volto e non potè non iniziare a ridere

-Dici che ho sbagliato?- gli chiese un po' incerta e lui rise riempiendo la stanza, le si avvicinò a un soffio dal viso, lasciandola un po' spaesata da quel gesto

-Sei stata stupenda- le soffiò all'orecchio, lasciandola completamente stordita, ma quel momento venne interrotto dal ritorno dei due funzionari; Jason si scostò sospirando, continuando a tenerle ancora la mano, le loro dita erano intrecciate ed Alex fu costretta a prendere un po' di acqua dal vicino bicchiere che i funzionari avevano fatto trovare al loro arrivo, ringraziandoli mentalmente, perché aveva bisogno di bere qualcosa che le permettesse di trovare un po' di calma, dopo quelle tre parole sussurrate.

La signora Larson rimase in piedi davanti la scrivania, mentre il suo collega si sedette, concentrando la sua attenzione sul tavolo

-Signori, alla luce di quanto è emerso, a ragione del fatto che il mio collega ha espressamente detto ciò che pensa sulla questione, faremo richiesta per essere sostituiti da altri colleghi, affinchè possiate contare su un risultato più che veritiero, non possiamo rischiare che le nostre supposizioni possano minare il giudizio finale- prese un attimo di pausa – vi chiedo pertanto di firmarci il foglio che ci permette di passare la pratica ad altro ufficio- detto questo, prese il primo foglio che aveva davanti e lo porse ad Alex che sciolse la mano da quella di Jason per poter firmare

-Aspetta- la voce di Jason la fermò e anche i due funzionari lo guardarono curiosi

-Non vogliamo altri funzionari- disse e Alex si voltò verso di lui con sguardo stupito

-Jason, ma che stai dicendo?- gli chiese e lui non la guardò concentrando la sua attenzione sulla Signora Larson

-Permetteteci di dimostrarvi che la nostra relazione è vera- disse con il cuore che gli batteva come un tamburo nel petto – non vorrei che la nostra storia passi da un ufficio ad un altro, da funzionari ad altri, vorrei solo che potessimo trovare un accordo per continuare questi colloqui senza alcun preconcetto, così come fareste in altrettante situazioni- avrebbe lottato fino la fine e forse, questa mossa, poteva aiutarli –certo per noi è un rischio in più, ma voglio fidarmi del vostro giudizio perché non abbiamo nulla da nascondere- 

Alex posò la penna che aveva preso in mano e non riuscì a staccare gli occhi di dosso da Jason, rubandone ogni espressione, ogni più piccolo dettaglio: quello sguardo fisso e attento sui funzionari, quelle leggere rughe d'espressione, la mascella ben tesa, la barba appena accennata, perché quella mattina non aveva fatto in tempo, le labbra dischiuse, il suo atteggiamento fiero, sempre, non riuscì a non sorridere felice di averlo accanto.

Jason si era reso conto che Alex, con il suo intervento, fosse riuscita a girare quella situazione a loro vantaggio, senza neanche accorgersene: era stata capace di insinuare un senso di inadeguatezza in questi due funzionari tutti d'un pezzo che ora stavano facendo i conti con una ragazza, anzi no, una giovane e bellissima donna, che senza mezzi termini li aveva messi con le spalle al muro e lui, ora, voleva solo prendere al volo quell'occasione; si girò lentamente verso il volto della donna ancora in piedi dall'altra parte del tavolo e si sforzò di non sorridere nel vederla un po' a disagio rivolgere un ennesimo sguardo al suo collega, per poi sospirare e sedersi

-Capisco cosa vuole dire, Signor Parker, già affrontare queste situazioni è piuttosto stressante per voi futuri sposi, lo sappiamo bene e rallentare tutto finendo nelle mani di altre persone è fastidioso- strinse le mani davanti a lei sul tavolo –e continuando con il discorso della sincerità, per me non ci sarebbero problemi, ma non so se il mio collega sia dello stesso avviso- così dicendo il suo sguardo severo si posò su Miller che rimase spiazzato e in imbarazzo per essere al centro di quella discussione

-Io..beh.. è una situazione abbastanza strana- disse spostandosi sulla sedia –quando capitano questo genere di condizioni, noi funzionari scegliamo di tirarci indietro per permettere ad altrettanti colleghi di svolgere bene il proprio lavoro- Alex si sporse sul tavolo

-La situazione strana l'ha creata lei, Signor Miller, per noi non c'era alcun problema- specificò e Jason dovette trattenersi dal non scoppiare a ridere per l'espressione oltraggiata dell'uomo e, se in quel momento la situazione fosse stata diversa, probabilmente l'avrebbe baciata lì senza darle tante spiegazioni

 –Vogliamo comunque continuare con voi- disse prendendo la parola- dimostrarle che si è sbagliato, darle la possibilità di ricredersi e constatare che la nostra relazione sia vera- Miller lo guardò con aria accigliata, non sapendo bene come comportarsi

-Se posso intromettermi, Phill- la voce della Larson riportò gli sguardi sulla donna –credo che la Signorina Savelli e il Signor Parker abbiano ragione- sospirò prima di continuare - per cercare di compiere il nostro lavoro al meglio, potremmo continuare i colloqui ma stando sempre in due, anche quando i due coniugi verranno visti singolarmente, affinchè le nostre idee possano essere confrontate e decidere di conseguenza- Miller la guardò poco convinto e lei continuò –So che hai già una tua idea, l'hai espressa in maniera piuttosto chiara, ma potremmo comunque verificare la loro relazione e continuare con il nostro lavoro, il dipartimento non ama il cambio di funzionari per una mala gestione, perché è di questo che si tratta- l'uomo rimase in silenzio per qualche attimo prima di sospirare e abbassare il capo per poi tornare a guardare verso di loro con un sorriso più sincero sul volto

-Va bene, continueremo e vi garantisco che metterò da parte le mie idee dandovi modo di dimostrare quello che avete affermato- Alex a quel punto sospirò di sollievo sorridendo, voltandosi verso Jason che ricambiò quel sorriso

-Molto bene signori- la Signora Larson sembrò più tranquilla –continueremo domani e inizieremo a parlare con ognuno di voi due separatamente e successivamente verremo a dare un'occhiata alla vostra casa- disse alzandosi e porgendo loro la mano

Respirare l'aria fuori quegli uffici, fu bellissimo per Jason che sentiva ancora addosso l'adrenalina per quello che era successo, abbassò il capo al suo fianco per incrociare il bel volto di Alex che stava facendo un profondo respiro, anche lei per ritrovare la calma e lui non si trattenne nel prenderle di nuovo la mano, sentendola irrigidirsi per quel gesto inatteso, ma voleva non solo sentirle la pelle calda e morbida, voleva rassicurarla, voleva farle sapere che lui c'era e ci sarebbe sempre stato per lei, e quando si voltò verso di lui si sorrisero complici; Jason si chiese se avesse fatto bene a puntare ancora su Miller, in fondo poteva andargli meglio con qualcun altro, ma l'istinto gli aveva detto di provarci e pregò tutti i santi che il suo sesto senso avesse avuto ragione.

-Il loro ufficio si trova da questo lato della strada, sicuramente staranno osservando, giochiamo fino in fondo- e la vide finalmente ridere più serena stringendo e ricambiando quel gesto, riempiendo il cuore di Jason di una speranza che stava diventando sempre più ingombrante

***

-Allora Signorina Savelli- esordì Miller

-La prego, mi chiami Alex- lo interruppe ed entrambi i funzionari le sorrisero

-Molto bene, Alex- riprese l'uomo –ci parli un po' di questo suo trasferimento qui- e Alex iniziò a raccontare di quanto si sentisse spaesata all'inizio, di quanto sognava di poter tornare a Roma, a casa sua, di quanto le mancasse tutto quello che fino a quando non fu costretta a lasciare, non aveva mai notato; raccontò del suo primo incontro con Jason, il timore che aveva provato, di quanto fosse rimasto sconvolto nel sapere che Emma, l'aveva mandata a vivere con lui. A quei ricordi, raccontati, le sembrò passata una vita intera e non qualche mese

-Cosa ama di Jason- la interruppe la Signora Larson, Alex arrossì subito alla domanda e un sorriso imbarazzato le colorì il viso che abbasso

-La sua simpatia non è credibile, vero?- chiese facendo ridere entrambi i funzionari –Non so cosa di preciso mi abbia fatto innamorare- riprese e i suoi occhi volarono verso la finestra, dove si vedevano le nuvole mosse dal vento e il sole che spuntava tra esse –probabilmente il fatto che non sia una persona prevedibile, un po' come il tempo qui- la donna la guardò sorpresa per poi sorriderle e appuntare qualcosa sul blocco che teneva davanti 

–E' un burbero per natura- Miller le fece un cenno d'assenso che la fece sorridere –ma ha anche tanta dolcezza e sensibilità che mi hanno colpita sin dall'inizio e la sua sincerità è una qualità che nelle persone è rara da trovare- disse infine

-Se dovesse identificare Jason con un colore?- chiese ancora la donna e Alex sembrò pensarci qualche attimo prima di rispondere e di nuovo i suoi occhi corsero a quel cielo

-Jason è una marea di colori- rispose - gli piace il nero, ma per me lui è un'infinità di colori che lo legano alla terra- un sorriso dolce le colorì il viso – Jason è tutte le sfumature del marrone, come il legno che lavora e di tutti i verdi di questa terra, fino al blu delle giornate plumbee come oggi- perché Jason per lei era un quadro di magnifici colori che potevano essere brillanti fino ad accecare, per trasformarsi in tonalità cupe fino ad inghiottirti

-Sa con quanto è uscito come votazione a scuola?- chiese Miller sorridendole gentile

-Il massimo, ma non continuò per l'Università, preferendo l'Accademia che l'ha portato ad essere uno scultore del legno- spiegò e l'uomo segno sul suo blocco

-Ha conosciuto già la sua famiglia?- chiese ancora

-Sì, poco tempo fa, ma non li ho frequentati se non per pochi giorni, purtroppo siamo capitati in un momento non molto allegro, il padre è ancora ricoverato- disse – ma ho conosciuto la madre di Jason, la signora Margaret e un pochino il fratello Will e la sorella Megan-

-La differenza di età non la spaventa?- chiese la Larson e Alex sospirò guardando verso le sue mani strette in grembo

-Se dicessi di no, mentirei- affermò, sentendosi quasi libera di parlare di quello che provava verso Jason, per la prima volta; tornò  a guardare i due funzionari 

–Ma abbiamo deciso di essere felici – aggiunse e se lo augurava nel suo cuore, sperava con tutta sé stessa che finito quel momento, potessero trovare quella calma che tanto agognavano e sperava che Jason potesse essere sempre felice, anche se pensarlo esserlo con qualcun'altra le fece avere un fremito 

 –Se lo saranno, glielo potrò far sapere in futuro, per ora non vogliamo pensarci- aggiunse

Il colloquio proseguì per una buona mezz'ora ancora, passando a domande più precise come il deodorante o il profumo che usava, ma per fortuna in quello Alex aveva seguito il consiglio di Liz: li aveva visti nel bagno e si era decisa a prenderne nota mentalmente per poter dare informazioni corrette; quando le dissero che fosse finita, rimase quasi sorpresa, possibile fosse già finito? Si alzò un po' incerta uscendo dall'ufficio e avvicinandosi a Jason seduto in una delle salette d'attesa. Appena la vide si alzò di scatto andandole incontro

-Tutto bene?- le chiese e Alex lo guardò sorridendogli

-Spero di sì- ammise beandosi del sorriso che lui le regalò

-Signor Parker?- la voce di Miller li fece allontanare –Mi segua- e Jason fece un cenno d'assenso per poi fare un occhiolino ad Alex e seguire l'uomo

-E' prossimo al compleanno- constatò Miller una volta ritornati nello studio sedendosi al tavolo 

–Ha già pensato a come festeggerà?- chiese e Jason scosse il capo

-Non amo le feste, soprattutto i compleanni, ma pare che alcuni amici mi vogliano portare a festeggiare- disse semplicemente

-Quindi non starà con la sua futura moglie?- chiese ancora l'uomo e Jason si sforzò di sorridere

-Starò anche con lei, ma non so cosa abbiano organizzato- specificò, sperando di saper mentire tanto da poter superare quei colloqui, Miller annotò qualcosa sembrando soddisfatto della risposta

-Ci racconti del vostro primo incontro, Signor Parker- esordì dopo attimi di silenzio la Larson e Jason si ritrovò a ripercorrere quei mesi che sembrarono anni, raccontati in quel momento; gli ritornò alla mente il momento in cui se l'era ritrovata davanti la porta e dell'angoscia che l'aveva invaso sapendo che Emma fosse morta chiedendogli come ultimo favore, in nome della loro amicizia, di permettere a sua figlia di vivere lì con lui. Raccontò di quanto non avesse preso bene la notizia, raccontò anche dell'incidente alla gamba e del fatto che fosse stato costretto in quel frangente a tenere Alex a casa, si trovò a parlare con sincerità, confessando il fatto di non voler all'inizio assecondare la richiesta della sua defunta amica

-Cosa l'ha fatta cambiare?- lo interruppe Larson, Jason la guardò preso in contropiede da quella domanda. 

Quando effettivamente era cambiato quel sentimento? Quando il suo non voler avere niente a che fare con quella storia, si era trasformato nel non voler più lasciar andare Alex? Cosa era cambiato?

-Signor Parker?- sentendosi chiamare di nuovo, stavolta da Miller, Jason si ritrovò a guardare i volti dei due funzionari –Può rispondere, per favore?- lo incalzò l'uomo, Jason si ritrovò a non avere una risposta a quella domanda, perché non lo sapeva

-E' successo, non so bene come- ammise, sentendosi un po' in imbarazzo

-E'successo ?- ripetè Miller incredulo, Jason si sistemò meglio sulla sedia

-Sì- affermò vedendo come Miller sgranasse lo sguardo rivolgendosi poi a Larson che non gli aveva staccato gli occhi di dosso

-All'improvviso una mattina, si è svegliato e si è detto "Sai che c'è? Mi piace questa ragazza e me la sposo!"- lo canzonò Miller scettico più che mai, non trattenendo una risata, Jason sbuffò

-Ovviamente no!- disse rivolgendogli un'occhiataccia –Ma vivendo sotto lo stesso tetto, in questi mesi, abbiamo affrontato diverse situazioni che ci hanno portato ad unirci di più- aggiunse spazientito vedendo come Miller lo stesse deridendo 

–Non le dirò che mi piace perché ha un bel viso, un bel corpo, o perché ha quegli occhi che ti fanno uscire fuori di testa!- sbottò infastidito –Mi sono ritrovato ad amarla come se l'avessi sempre fatto!- a quella frase Miller si ricompose, il sorriso gli scemò sulle labbra e prese la penna in mano

-Può raccontarci qualche situazione che in qualche modo avete affrontato e che vi ha unito, Signor Parker?- Jason guardò verso Larson

-Sicuramente il fatto che ha rischiato di rompersi una gamba, ha inciso parecchio, se non le fosse accaduto non staremmo qui- abbassò il capo sospirando -ma soprattutto affrontare la morte di Emma, credo che ci abbia unito quel dolore - disse sincero guardando poi verso il cielo che sbucava dalla finestra 

–Mi ha fatto innamorare di lei la sua forza, il fatto che nonostante il suo passato non proprio facile, è riuscita ad andare sempre avanti- riportò lo sguardo sulla donna seduta davanti a lui 

–Prima di amarla io l'ammiro- disse –ammiro la donna che è diventata e che ho avuto la fortuna di conoscere- Larson sembrò sorpresa, ma subito ritrovò il controllo e riprese a scrivere

-Se dovesse descrivere Alex con un colore?- chiese la donna senza guardarlo e Jason si ritrovò a sorridere pensando ad Alex

-Uno è impossibile- rispose –le posso dire che Alex è un'infinità di colori, ma forse quello con il quale posso associarla è il colore del petrolio- affermò, la donna e Miller alzarono la testa dai loro fogli curiosi, Jason si ritrovò a sorridere e abbassare il capo

-E' un colore che cambia tonalità, può diventare verde o blu notte a seconda della luce, racchiude un'infinità di tonalità pur essendo un unico colore- spiegò, penando a quanto quel colore lo poteva incontrare con tutte quelle sfumature che leggeva in quegli occhi e nelle sue espressioni: aveva il dono di donargli la calma solo guardandola, proprio come il blu, aveva avuto il potere di quietare il suo animo addolorato, i suoi mostri; dargli quella speranza di potercela fare, di poter fare pace con sè stesso e quello che aveva lasciato alle spalle, come era il verde, eppure aveva anche avuto l'abilità di sconvolgerlo, di inghiottirlo in una tempesta di emozioni che non avrebbe mai pensato di riuscire a provare e che ora lo torturavano con una dolcezza  assillante, proprio come la profondità che aveva quel colore.

-Un colore davvero insolito, Signor Parker- enunciò dopo qualche attimo Miller- Bene per oggi abbiamo finito- aggiunse alzandosi - ci vedremo la prossima settimana per continuare questi colloqui- gli disse stringendogli la mano

-Purtroppo inizieremo a fare domande più specifiche, Signor Parker- precisò la donna prima che raggiungesse la porta

-Va bene- rispose semplicemente, cercando di non sembrare turbato pensando a che tipo di domande specifiche potessero rivolgergli; lasciò la stanza per ritrovarsi a fare un lungo sospiro, mentre si avviava verso la stanzetta dove Alex lo stava aspettando, ma quando arrivò sulla soglia, si ritrovò a bloccarsi completamente, vedendola parlare con quel tipo che aveva avuto la sfortuna di conoscere e, da quando lei era arrivata, gli ronzava sempre intorno.

Erano vicino la finestra, gli davano le spalle, Alex sorrideva, sembrava in imbarazzo, così anche quel tipo che la guardava in quel modo che non poteva essere confuso con nulla: era cotto di Alex.

Jason sospirò nascondendosi dietro la parete fissando un punto lontano: quanto avrebbe voluto andare lì e buttarlo direttamente dalla finestra, tanto per concludere quel discorso lasciato in sospeso quando era andato a riprendere Alex a Londra e, quel damerino, si era mosso in maniera così arrogante che gli avevano pizzicato le mani per ore, all'idea di quello che avrebbe voluto fargli. Un ennesimo sospiro gli uscì dalle labbra perché sapeva che non poteva comportarsi in quel modo con lei, non adesso, non lì

Gli tornò prepotentemente alla mente la conversazione avuta con Mike, quando si era confidato con lui su Londra e sul fatto che stava per scivolare nel dolce piacere di baciare Alex.

-Jason per l'amor di Dio! Ma come si fa ad essere un uomo di quasi 39 anni e comportarsi da immaturo?- Jason si era sentito offeso mentre quelle parole bruciavano nel suo cuore, sapendo quanto avesse ragione

–Lei deve considerati un amico se vuoi che sia libera di prendere le sue scelte!- poi lo aveva guardato con un'intensità che lo avevano fatto sentire in difetto

-Finchè si scherza va bene, ma vedi di non commettere cazzate! Alex in questo momento è vulnerabile, le sta capitando di tutto! Non puoi lasciare che i tuoi cazzo di ormoni impazziti da adolescente le facciano prendere decisioni che poi potrebbe maledire!- Jason aveva abbassato il capo, sentendosi in colpa, ancora una volta.

Era stato lui più e più volte a dire che voleva aiutarla, che voleva fare di tutto per farle vivere la sua vita, ma allo stesso tempo, spesso si era detto che era inutile lottare contro quel sentimento che lo stava divorando dall'interno.

-Ma se poco fa mi hai detto di approfittare di questo momento con i colloqui- lo incalzò per cercare di non sentire quel peso della responsabilità che aveva nei confronti dei sentimenti di Alex

-Sarei l'uomo più felice del mondo, sapendo che finalmente sia te che lei avete trovato la pace e anche l'amore l'uno per l'altra, ma non adesso, non così- Mike aveva sospirato guardandolo intensamente

-Se la ami davvero devi avere la forza di farla scegliere, senza pressioni, senza situazioni che possano compromettere le emozioni; anche tu vivresti con il tarlo che i suoi sentimenti possano non essere del tutto veri- Jason alzò il campo per incrociare quello serio di Mike – ma dettati dal modo in cui si sia trovata quasi obbligata a provarli- Jason aveva accennato un leggero cenno con il capo, sentendo quanto la verità di Mike facesse male, male come una tortura.

Dopo quella conversazione Jason si era davvero fatto un'analisi di coscienza, giungendo alla conclusione che i suoi sentimenti erano più che veri, fin troppo, ma per aiutarla doveva davvero cercare di muoversi in maniera più consapevole, proprio come gli aveva suggerito Mike, anche se fosse risultato quasi impossibile. Era riuscito a rimanere per lo più normale dopo quella chiacchierata, pur sentendosi ardere dentro dalla frustrazione e delusione della situazione: il paradosso era che stava quasi per toccare il cielo con un dito al pensiero di diventare suo marito, per rendersi conto, poi, che fosse solo per questa maledetta situazione che si era venuta a creare.

I suoi pensieri vennero interrotti da una risata di Alex, così decise di farsi vedere, entrando nella stanza dove lei si girò di scatto e continuò a guardarlo con quel sorriso da rendere i suoi occhi brillanti come stelle: la gelosia che fosse stato quel ragazzino a farle avere quella reazione deliziosa, gli chiuse lo stomaco

-Jason!- gli disse sorpresa avvicinandosi a lui che non riuscì a staccarsi da quel volto, il saluto di quello gli arrivò quasi da lontano e non lo degnò neanche di uno sguardo, sarebbero stati attimi sprecati, in confronto a quel bel viso che aveva ora davanti

-Ho incontrato Thomas mentre ti aspettavo- disse lei accennando al ragazzo e Jason si sforzò di guardarlo e fare un leggero cenno con il capo.

Thomas abbozzò un sorriso anche lui non contento di ritrovarselo davanti e si capì dallo sguardo che gli rivolse

-Tutti a fare i rinnovi dei documenti, piccolo il mondo eh?- esordì il ragazzo fintamente ironico, alludendo alla scusa che evidentemente Alex aveva raccontato per giustificare la loro presenza lì. 

-A volte troppo- rispose secco per poi guardare nuovamente verso Alex il cui sorriso si era spento e il suo sguardo fattosi più preoccupato

-Devo andare, se vuoi ti riporto a casa o da Liz, altrimenti ci vediamo dopo- il modo brusco con cui le si rivolse colpì lui stesso, non voleva esserlo, ma il malumore era tornato prepotente a invadergli corpo e mente.

Alex rimase scosse da quel modo di fare, ma cercò di non darlo a vedere sorridendogli

-Va bene a casa- rispose

-Se non è un problema, potremmo prendere un caffè e poi ti accompagno a casa o dove vuoi- ad intromettersi era stato Thomas e Jason avrebbe voluto rispondergli che "Sì, era un problema, soprattutto lui con la sua presenza lo era!" ma, decise di girarsi e uscire da quella maledetta stanzetta.

-Jason!- Alex vedendolo allontanarsi in quel modo avvertì un senso di agitazione, anche perché non sembrò ascoltarla

-Ma fa sempre così?- chiese adirato Thomas e Alex lo guardò eloquentemente

-Aspettami un attimo- velocemente uscì per cercare di raggiungerlo; era appena sceso al piano terra e lei lo seguì correndo fino fuori, per non rischiare di perderlo di vista

-Jason!- quando gli fu più vicino lo chiamò e lui finalmente si fermò e lentamente si girò verso di lei, lo sguardo nero e il viso contratto, seppure cercasse di restare calmo e controllato, ma ormai Alex stava imparando a conoscere ogni sfumatura di quel volto che le aveva rubato il cuore e anche in quel frangente, il suo unico pensiero fu quanto fosse bello

-Ehi, che succede?- gli chiese vedendolo prendere una sigaretta e accenderla con avidità

-Ho solo da fare- rispose buttando fuori una nuvola di fumo, Alex avvertì tensione, sapeva ci fosse qualcosa

-E' per Thomas?- chiese timidamente e lui la guardò con sufficienza

-Chi? –Alex sospirò vedendolo girarsi e proseguire lungo la strada verso l'auto

-Jason! Per favore!-insistette e lui di nuovo si fermò e lei fece quei quattro passi che la separavano da lui

-Mi vuoi dire che c'è? E'per il colloquio?- chiese più decisa, ma lui la fissò in silenzio, il suo sguardo era tormentato come non lo vedeva da un po' e la cosa non le piacque per nulla

-Parlami- sussurrò sperando di convincerlo

-Vado da Jane- le disse solamente per poi girarsi e finalmente salire in auto partendo subito dopo.

Alex rimase ferma sul marciapiede, i capelli lunghi mossi dal vento e il freddo pungente di quella giornata invernale; sapere che andasse da Jane in quel momento le fece venire un senso di rabbia mista a gelosia, perché si stava comportando in quel modo?

-Tutto bene?- la voce di Thomas la riscosse e si girò sorridendogli

-Si, non preoccuparti- rispose cercando di ritrovare un po' di calma

-Allora, posso offrirti un caffè?- le chiese mostrandole il suo sorriso dolce e quello sguardo al cioccolato che in qualche modo le era mancato e si trovò a seguirlo, felice di poter staccare un po' la mente da Jason 

 

  
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