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Autore: lapacechenonho    27/11/2020    2 recensioni
L’anziana coppia che abitava ormai quella casa da moltissimi anni, era seduta nella veranda che molto tempo addietro era stato uno degli elementi fondamentali per la scelta dell’abitazione. Per volere di lei, ovviamente, lui si sarebbe accontentato di vivere sotto un ponte purché al suo fianco ci fosse lei. Si godevano la brezza fresca di quel primo settembre, una data che nel tempo era stata un momento importante, e adesso riguardavano a tutti quei momenti con un pizzico di malinconia tipico degli anziani quando ripensano alla loro vita.
Questa storia partecipa alla challenge “Things you said“ indetta da Juriaka sul forum di EFP
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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14- 022: Things you said I wouldn’t understand (Le cose che hai detto e che non avrei capito).
 
Per l’ennesima volta nel giro di pochi mesi, Harry si ritrovò a fare uno zaino pronto per partire. Era rimasto alla Tana per qualche settimana, ma non se la sentiva di fermarsi oltre, si respirava un’aria pesante e tetra ed Harry aveva bisogno di un tempo solo per sé per elaborare quanto successo. Alle persone che combattono la guerra non dicono mai cosa succede dopo che questa è terminata, il senso di vuoto, di non saper come andare avanti nella vita, non sapere come riprenderla in mano.
Mise una felpa dentro lo zaino che aveva portato con sé per tutto il tempo in cui era andato alla ricerca degli Horcrux mentre nel suo petto cresceva un costante senso di ansia ricordando quello che era accaduto. La posò con violenza, scaricando tutta la frustrazione sull’indumento. Si sedette sul letto fermandosi a pensare agli avvenimenti degli ultimi tempi, cercando di trovare un senso alla morte di Fred, di Tonks, di Lupin, di Colin…Colin era ancora minorenne e aveva scelto di combattere per lui, aveva strappato ad una famiglia un ragazzo di appena sedici anni che aveva combattuto per una causa più grande, un qualcosa che probabilmente non aveva capito a pieno. I suoi pensieri vennero interrotti da qualcuno che bussava alla porta.
«Avanti» disse alzandosi e cercando di riprendere quello che stava facendo. Dalla porta entrò Ginny, aveva lo sguardo scuro, i suoi occhi castani non erano più luminosi come li ricordava, erano un infinito pozzo di tristezza.
«Così mamma ha ragione» commentò indicando con la testa lo zaino sul suo letto.
«Non posso restare qua, Ginny» rispose atono. «Ho già dato ai tuoi genitori troppi problemi».
«Per loro non sarai mai un problema» specificò lei. «Non lo sarai mai per nessuno di noi».
Dal giorno del funerale si erano a malapena incrociati durante i pasti, quel bacio era stato un salvagente da usare per salvarsi, ma adesso che il salvagente li aveva aiutati ad arrivare sulla terraferma, quasi si vergognavano di guardarsi in faccia. Harry non si sentiva pronto a cominciare una relazione con una persona a cui aveva ucciso il fratello, a malapena riusciva a stare con Ron senza sentirsi troppo in colpa.
«Tornerai ad Hogwarts a settembre?» chiese. Harry scosse la testa.
«No. Non sarei a mio agio».
«Non volevi diventare Auror? Per fare l’Auror servono i M.A.G.O.» osservò Ginny. Si era seduta sul letto di Ron e guardava la schiena di Harry intento a sistemare quello zaino maledettamente sgualcito.
«Ho ucciso Voldemort, credo che vada oltre i M.A.G.O.» rispose secco. Voleva essere una battuta, ma il tono duro con cui la disse non fece ridere Ginny, né tantomeno Harry stesso.
«Dove andrai a stare?» chiese ancora cambiando argomento.
«Grimmauld Place. Ma non ci starò molto…»
«Che vuoi dire?» domandò ansiosa.
«Vado in Australia con Hermione, a cercare i suoi genitori…» rispose senza guardarla. Il suo sguardo era fisso sulla Mappa del Malandrino che aveva usato talmente tante volte durante la ricerca degli Horcrux da consumarla.
«Certo, dovevo immaginarlo» commentò senza una particolare inflessione nella voce.
«Cosa intendi?» chiese girandosi per guardarla, il tono era leggermente irritato.
«Dovevo ricordarmi che c’è sempre qualcosa che viene prima di me. Prima Tu-Sai-Chi, poi quello che avete fatto mentre eravate via, e adesso i genitori di Hermione. Chi se ne frega se c’è la povera Ginny che aspetta una risposta da te. A chi importa! È solo una ragazzina innamorata persa di te che sarebbe disposta ad aspettarti tutta la vita se tu glielo chiedessi ma sei troppo cieco per accorgertene!»
Le parole di Ginny lo colpirono come uno schiaffo. Aveva davvero detto che era innamorata di lui e che l’avrebbe aspettato per tutta la vita? Aveva capito di essere importante per lei ma non così tanto. Mentre Harry si perdeva nei suoi pensieri, Ginny si era alzata e si era avvicinata alla porta, aveva un’espressione astiosa in volto. «Buon viaggio, Harry» disse con tono scontroso. Avrebbe voluto inseguirla, dirle che ancora non era il tempo giusto per lui, ma l’unica cosa che fece fu sedersi sul letto e prendere a calci il tappeto. Sapeva di averle chiesto già tanto quando l’aveva lasciata la prima volta, sapeva che non avrebbe capito quello sforzo che le stava chiedendo, eppure lo aveva fatto. Guardò la porta da dove era uscita Ginny poco prima, sapeva di doverle delle scuse ma era ancora troppo presto. Anche lei aveva bisogno del suo tempo per riflettere su quello che era successo, Harry ne era convinto, solo che lei era impulsiva almeno quanto lui ed era difficile farla ragionare.
«Io dovrei ucciderti!» esclamò Ron entrando nella stanza. Harry si ritrasse sul letto in un riflesso involontario.
«Come lo sai?» chiese ormai contro il muro.
«Ginny ha chiesto ad Hermione di parlare subito. È uno degli ultimi momenti che passiamo insieme e la tua fidanzata di mette in mezzo!» continuò indignato.
«Ginny non è la mia fidanzata» chiarì a scanso di equivoci. «Ma non capisco se ce l’hai con me perché ho rotto con Ginny o perché ho indirettamente interrotto la tue smancerie con Hermione» proseguì con un sorriso furbo.
«Facciamo per entrambe e ci cacciamo il pensiero» rispose lui ridendo. Per quanto Ron ed Hermione fossero straniti dai sentimenti che provavano l’uno per l’altra, avevano iniziato a cercare il loro equilibrio, e ci stavano riuscendo molto bene, secondo Harry. Li trovava molto carini insieme, anche se questo significava essere escluso di tanto in tanto. «Comunque è solo un periodo, tornerete insieme» lo rassicurò interrompendo i suoi pensieri. «Dovete farlo perché l’unico fidanzato di Ginny che accetterei saresti tu» completò facendo sorridere Harry che si sentì impercettibilmente meglio.
 
«Hai capito, sei riuscito a far abdicare Ron dalla sua posizione di fratello geloso!» esclamò Ginny ridendo insieme al marito.
«Mi sembra di averti detto che come ex-Prescelto ho un certo fascino» la stuzzicò e Ginny alzò gli occhi al cielo.
«Quando è successo che sei diventato così pieno di te?» chiese con un tono leggero e scherzoso.
«Me l’ha insegnato James nel tempo» rispose lui divertito.
Marito e moglie si alzarono e iniziarono a sparecchiare la tavola dove avevano consumato la cena fino a poco tempo prima, poi Ginny con un colpo di bacchetta incantò i piatti che iniziarono a lavarsi in maniera autonoma. In una serata normale sarebbero andati a letto, stanchi della giornata appena trascorsa, ma non ne avevano voglia, volevano entrambi ritornare a quel periodo della loro vita in cui erano giovani e innamorati, in cui avevano paura, sì, ma il mondo sembrava un posto un po’ più accogliente. «Sai, non credo sia stata quella la litigata peggiore» osservò Ginny mentre guardava la spugnetta lavare il bicchiere in cui aveva bevuto durante la cena.
«Hai ragione. Forse è stata quella dopo…» convenne il marito.
E d’un tratto si ritrovarono a casa di Harry, nella serata estiva che precedeva l’inizio dell’ultimo anno di scuola di Ginny.     
   
 
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