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Autore: Chiara PuroLuce    29/11/2020    22 recensioni
Ernesto scopre un segreto sulla sua vita che gli sconvolgerà completamente l'esistenza... e non solo a lui!
(Writober 2020 - pumpNIGHT 2020 - #fanwriter2020)
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un mese prima, casa di Elisa.
 
Dire che era sconvolta era ancora poco. Elisa non si dava pace. Ma davvero aveva un fratello – gemello per giunta – del quale non sapeva nulla?
Arrivata a casa gettò la borsa sul divano e poi si lasciò cadere lì accanto con un gemito, prendendosi la testa tra le mani.
 
«Cara, tutto bene?» la voce di suo marito la riscosse dai suoi mille pensieri.
 
Scosse la testa sconsolata e gli fece cenno di raggiungerla, poi si sdraiò appoggiando la testa sulle sue gambe e chiuse gli occhi.
 
«Inizio a preoccuparmi, sai? Avanti, dimmi tutto» la esortò con dolcezza mentre le spostava la frangia dalla fronte.
 
Ah, il suo Giuseppe. Lo aveva incontrato a un party di compleanno quando aveva diciannove anni e lui venticinque e non si erano più lasciati. Due figlie gemelle e trentun anni dopo, erano ancora insieme, sempre innamorati e complici come quel primo giorno. Ancora stentava a credere alla sua fortuna. Giuseppe, 1.75 cm per 65 kg, capelli rossi ora tendenti al grigio, occhi azzurri e labbra sottili appena sotto un naso greco. E aveva guardato lei, tra tutte le belle ragazze presenti che lo attorniavano come api al miele. Lei, Elisa, che non arrivava al metro e sessantacinque per 70 Kg di peso, capelli neri, ricci fino alle spalle e indomabili. Lei, che si definiva tanta per corporatura, naso importante e labbra carnose, troppo a suo parere e non solo, dato che qualcuno le aveva chiesto se ricorresse al botulino. Lei, che non conosceva neanche la festeggiata e che ci era stata trascinata da un’amica che voleva vedere il ragazzo dei suoi sogni. Ragazzo che, per inciso, ora era suo marito.
 
«Dove sono le ragazze?»
 
«Angela è in piscina e Daniela a cena dalla sua amica Laura, tra un’ora saranno qui. Siamo soli, soletti e… e tu sei altrove con la testa.»
 
Elisa radunò le idee prima di parlare e decise di prendere l’argomento con calma e alla larga. Se ne era rimasta scossa lei, e anche Enrico stesso che aveva aspettato prima di sganciare quella bomba, figurarsi suo marito.
 
«Ti ricordi quando la ginecologa ci disse che aspettavamo due gemelle?»
 
«Sei incinta? Ma… ma…» saltò su lui, facendola ridere «alla nostra età e… e se poi ne arrivano altri due in coppia?»
 
«No, scemo» lo rassicurò lei dandogli un buffetto sulla guancia «non era questo che intendevo dire. Rammenti quando ci chiese se per caso avessimo avuto casi di gemelli in famiglia e noi le dicemmo di no?»
 
«Bè, non è che a memoria sia messo benissimo ultimamente, ma… sì, questo lo ricordo bene. Tu eri angosciata e non sapevi cosa rispondere perché sei stata adottata e quindi non potevi esserne sicura. Ma come mai ti è venuto in mente ora?» le chiese.
 
«Perché ora so la risposta» rispose lei semplicemente.
 
«Ah, sì? Hai scoperto qualcosa sui tuoi genitori biologici? E come, e quando è successo?»
 
«Tesoro, calmati» gli disse lei sorridendogli debolmente guardandolo nei suoi bellissimi occhi azzurri che l’avevano attratta da subito. «Ho un gemello.»
 
«Cooosaaa?» disse lui dopo un lungo silenzio che lei non aveva interrotto.
 
«Sai che spesso ti parlo di quel pasticcione di un meccanico che viene al corso?»
 
«Sì, quello che sta sempre in prima fila e che tiene alto il morale di tutti.»
 
«Esatto, quello di cui eri geloso le prime volte che te ne parlavo» gli ricordò lei con un sorriso, facendolo imbarazzare un pochino «ecco, è lui!»
 
Elisa si sentiva più leggera ora che aveva raccontato tutto a suo marito, era sempre bello parlare con lui e quella era una cosa che in molti le invidiavano. Tra di loro non esistevano segreti e anche quando Gina, una ormai ex collega di suo marito – che era un banchiere – aveva iniziato a mettergli gli occhi addosso, lei ne era stata subito informata. Un bel giorno si era presentata in banca per rimetterla al suo posto con le buone e Giuseppe, una volta a casa, aveva riso tanto per la faccia sconvolta e imbarazzata della donna dovuta alla sua coraggiosa piazzata. Dopo di allora la tizia si era tirata indietro, aveva iniziato a rispondere male ai clienti e di lì a poco, era stata trasferita in una filiale lontana.
 
«Un gemello. Il meccanico» stava intanto dicendo suo marito «e come mai non te l’ha detto prima? Sono mesi che viene al corso.»
 
«Infatti, si è iscritto per conoscermi prima di affrontarmi e l’ha fatto stasera. Dio che paura che ho avuto all’inizio quando mi ha confessato di avere assunto un investigatore privato per cercarmi» gli confessò «ma poi mi ha mostrato dei documenti che…»
 
«Documenti? Di che tipo?»
 
«L’atto di nascita e un foglio con il quale si rinunciava a me. Il mio vero cognome è Roversi. Mi ha proposto il test del D.N.A. per esserne sicuri e, anche lui, come me, è caduto dal pero.»
 
«Come sarebbe a dire… non capisco.»
 
«Figurati noi, Beppe. Vedi, lui l’ha scoperto cercando dei documenti per darli alle pompe funebri, la madre era appena morta, e ancora si chiede il perché di un gesto tanto ingiusto quanto crudele. Ha sempre pensato di essere figlio unico, come me. Solo che lui non è stato dato in adozione. Per fartela breve, l’investigatore mi ha trovato e gli ha detto dove cercarmi.»
 
«E lui l’ha fatto. Che storia incredibile e… e com’è? E cosa dice di tutta questa storia?» chiese ormai incuriosito.
 
«È un bell’uomo e molto alto. È incredibile, instancabile e anche autoironico. È sconvolto, come me e non si da pace per questo grave torto. Mi ha scritto dove trovarlo quando sarò pronta e mi ha anche detto che, per non influenzarmi, si sarebbe tolto dal corso fino a quel giorno.»
 
«Ammirevole e giusto» sentenziò il marito «cosa farai?»
 
Domanda da un miliardo di dollari. Cosa doveva fare? Al momento nulla, era troppo confusa.
 
«Tu che faresti al mio posto?» gli chiese.
 
«Io? Bè, prima di tutto farei analizzare i documenti che ti ha dato da un legale, per verificarne la loro validità e veridicità e poi, in attesa del responso, inizierei a pensare come agire in entrambi i casi. Ti ha dato del tempo, sfruttalo. Se poi deciderai di affrontarlo in ogni caso, verrò con te, ma resterò a distanza.»
 
«Davvero lo faresti? Oh, grazie tesoro mio» gli disse buttandogli le braccia al collo e stringendosi a lui prima di baciarlo dolcemente.
 
E fu così che li trovarono le figlie.
 
«E ti pareva se questi due non si stavano sbaciucchiando» esordì Angela alzando gli occhi al cielo, poi individuò la gatta tricolore che dormiva beata sulla sedia in cucina, la prese in braccio tra le sue proteste e corse su per le scale.
 
«Davvero, siete indecenti… alla vostra età poi. Ma proprio a noi dovevano capitare due vecchi così?» rincarò la dose Daniela aprendo un armadietto in sala e recuperando succo di frutta, bicchieri e due buste mega di patatine al formaggio.
 
«Ehi, tu, figlia» la riprese bonariamente lei «ritieniti fortunata invece. E vecchia a me non lo dici, chiaro? Semmai matura, ecco. Per tuo padre è un altro conto.»
 
«E invece no, protesto» intervenne quello «come mai già a casa?» chiese poi.
 
«Sì, siamo già tornate come vedete, scusate se abbiamo rovinato la vostra seratina romantica. Alle 23.30 danno Greese e volevamo vedercelo insieme in camera. Continuate pure, nei limiti della decenza, grazie. Ciaooo» e raggiunse la sorella.
 
Elisa e suo marito scoppiarono a ridere come due adolescenti beccati sul fatto. Le loro figlie ventitreenni non avevano peli sulla lingua e non sopportavano quando loro si lasciavano andare a romanticherie.
 
«Dobbiamo dirglielo, secondo te?» le chiese il marito.
 
«No, Beppe, per il momento no. Quando avrò deciso se incontrarlo o meno, le informeremo e, ti dico subito, che nel caso optassi per il sì… per un po’ vorrei vivermelo senza nessuno di mezzo.»
 
«Sì, credo sarebbe meglio per te conoscerlo da sola. Ma se dovessi cambiare idea, in qualsiasi momento, io sono qui.»
 
«Lo so, amore, lo so e ti ringrazio» disse baciandolo un’ultima volta «vuoi una camomilla? Io ne ho tanto bisogno, stasera e poi vado a coricarmi.»
 
«No, Elisa, sai che non sono un fan di quella brodaglia gialla. Guardo una puntata di C.S.I. Miami e poi ti raggiungo» e la lasciò andare.
 
Che serata pazzesca… e adesso, che cosa devo fare? Ha ragione Beppe, per prima cosa devo fare analizzare i fogli e intanto devo anche pensare a come comportarmi, pensò mentre preparava la bevanda calda.
Salì di sopra, passò accanto alla porta delle ragazze e sorrise sentendo la sigla iniziale del musical. Greese era un film intramontabile e lei, da fan, era felice che anche le sue figlie lo apprezzassero. Le sentì cantare e ridere, ignare che la vita della loro madre – e di conseguenza quella di tutta la loro famiglia – era appena stata stravolta da una notizia sensazionale, e per sempre.
Entrò in camera con mille e più pensieri per la testa, si sdraiò pensando di fare una notte in bianco, ma, stranamente, si addormentò di colpo col sorriso sulle labbra.
Aveva un gemello. Non era più sola.
 
 

 
Un mese dopo, casa di Ernesto.
 
Ed eccola lì, a casa del suo gemello. Sì, alla fine aveva deciso di incontrarlo e procedere con i piedi di piombo. Era tutto nuovo per lei, come per lui e così, per rompere il ghiaccio, non si era presentata a mani vuote.
Giusto il giorno prima aveva ricevuto la risposta dell’avvocato che aveva esaminato i documenti, erano validi e autentici. Era tutto vero.
Come promesso, Giuseppe era rimasto ad aspettarla in auto nel vicino parcheggio – si era portato uno di quei suoi noiosi e corposi plichi pieni di numeri incomprensibili da esaminare – e lei si era avviata verso il complesso di appartamenti dove viveva Ernesto. Non l’aveva avvisato, voleva fargli una sorpresa, ma le luci erano accese e se avesse avuto… compagnia? Si era fatta coraggio e aveva suonato il campanello.
Ad aprirle era stato un uomo sconosciuto che poi aveva chiamato a gran voce l’amico ed era sparito, lasciandola da sola sulla soglia.
Dopo i primi attimi di imbarazzo e la presentazione ai suoi amici, erano stati lasciati soli. Gli aveva dato il tiramisù.
E adesso?
 
«Ma prego, siediti» la invitò il gemello indicandole il divano.
 
«Grazie» accettò «E così…»
 
«Già, e così…» le disse lui, nervoso, sedendosi davanti a lei sul bracciolo dell’altro divano «eccoci qui. Sono contento di vederti, a dirti la verità avevo perso le speranze.»
 
«Avevo bisogno di riflettere e di…»
 
«Lasciami indovinare, fare analizzare i documenti che ti ho lasciato?» poi quando lei lo guardò stranita aggiunse «E non dire di no, l’avrei fatto anch’io al tuo posto. Se sei qui vuol dire solo una cosa, che hai scoperto che non ti ho mentito.»
 
Lei gli sorrise debolmente, quell’uomo le leggeva dentro e, a pensarci bene, quella era una piacevole novità.
Decise di cambiare argomento.
 
«Ti ho rovinato la serata con i tuoi amici, mi dispiace.»
 
«Niente di grave, recupereremo. Questo è più importante, ora e l’hanno capito anche loro. Un giorno te li farò conoscere come si deve… ma non sarà tanto presto. Prima voglio conoscerti meglio e credo che l’essere qui, significhi che anche tu sei dello stesso parere.»
 
Suo malgrado, Elisa scoppiò a ridere ed Ernesto la guardò confuso e allora lei gli spiegò che aveva detto una frase simile a suo marito la sera in cui lui si era rivelato. Il ghiaccio era finalmente rotto.
 
«Abbiamo cinquant’anni da recuperare e non dobbiamo avere fretta. Procederemo per piccoli passi e, quando ci sentiremo pronti, faremo entrare nelle nostre vite anche gli altri. Sei d’accordo?» le disse e lei concordò «Sei qua da sola?»
 
«No, Giuseppe, mio marito, mi sta aspettando in auto con un plico pieno di numeri da analizzare. Roba da banchiere, lasciamolo divertire ancora per un po’. Peccato solo che si perderà questo strepitoso tiramisù. Chissà chi l’ha fatto. Tu, per caso? Ho i miei dubbi, eppure non è difficile… è come fare una… frittata? Ahahaha. Ok, sto zitta» disse poi vedendolo farle la linguaccia.
 
«Ma smettila» le aveva detto lui dopo un attimo di sconcerto «sei sempre la solita cuoca sadica.»
 
«Mh… può darsi e tu il mio allievo pasticcione» rilanciò lei facendolo scoppiare a ridere di gusto «ma ti sfido a fare di meglio.»
 
«Mi piacciono le sfide. Sono a tua disposizione… sorella.»
 
Quel termine le fece battere il cuore di gioia e scendere qualche lacrima di commozione. Lui se ne accorse e si rabbuiò, forse sentendosi in colpa e così lei fece una cosa che non aveva programmato, ma che si sentiva di fare… si alzò, lo raggiunse e l’abbracciò di slancio, stretto, dando via libera ai singhiozzi. Abbraccio che fu ricambiato e lacrime che, a giudicare dal tremore delle sue ampie spalle, coinvolgevano anche lui. Dopo un tempo indefinito si staccò e lo guardò con gli occhi rossi e gonfi, si asciugò le lacrime con le maniche e gli sorrise imbarazzata. Lui non era messo meglio, per fortuna.
 
«Dovrai impegnarti al massimo, perché io sono una tipa competitiva… fratello!» gli disse lei con voce flebile e tremante e lui riuscì solo ad annuire.
 
Evidentemente quel termine disorientava anche lui.
Ernesto è l’altra metà di me e io non lo lascerò mai più andare via. Ancora non mi sembra vero eppure… eccoci qua, insieme. Dovevamo arrivare a mezzo secolo di vita per scoprire che non eravamo soli come avevamo sempre creduto, si disse.
 
Da qui incomincia la nostra storia. La storia mia, Elisa, e del mio gemello ritrovato Ernesto, da qui incomincia la nostra vera vita.
 
   
 
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