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Autore: bimbarossa    29/11/2020    3 recensioni
Un test di gravidanza positivo e quattro possibili padri.
Tra sospetti, paure e timori di nuove responsabilità, chi di loro avrà la vita sconvolta?
Genere: Commedia, Fluff, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: inu taisho, Inuyasha, Jakotsu, Miroku, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Jakotsu afferrò uno dei drink che un gentile- e affascinante- cameriere stava facendo girare tra gli ospiti.

Inu no Taishō aveva fatto le cose in grande. Certo, la festa era per la piccola Moroha, ma ognuno sapeva, data la situazione, che in realtà si era colta l'opportunità di celebrare in anticipo, in qualunque modo fossero andate le cose, anche il fatto che presto sarebbe nato il terzo erede del potente Demone Cane.

Persino da lontano poteva vedere come Ayame sprizzasse, nonostante i suoi problemi, felicità da tutti i pori, sia mai che qualcosa o qualcuno potesse rovinare il suo ottimismo.

Diciamo che sacrificarsi mettendo al mondo un marmocchio rischiando la vita durante il parto non era da tutti.

Però lei era Ayame. Testarda come poche, e competitiva a livelli stratosferici. Sì, la sua amica in ogni forma di rivalità dava sempre il massimo.

Nutro tutto il rispetto possibile per Izayoi, tuttavia io non sono da meno. Inoltre se dovessi morire voglio che sappiano tutti in Giappone, ma che dico, nel pianeta, che il Generale era innamorato di me. Anzi sottoscrivo, innamoratissimo.

L'episodio del vestito e del libro macchiato era da anni che girava tra gli amici e famigliari, ma quella si sarebbe rivelata solo la punta dell'iceberg.

Distrattamente Jakotsu si rigirò tra le mani il libro dai colori accesi comprato quel pomeriggio. L'acquamarina intenso dei laghi nordici e il bianco latte delle montagne innevate simile alle pellicce dei due protagonisti, il rame rosato dei capelli di lei e il giallo margherita degli occhi di lui.

Bleah, soldi buttati, rimpianse con un sospiro sconsolato, neanche uno squartamento.

Jakotsu era sicuro che quella spavalda della sua amica non si sarebbe mai permessa di pubblicare un romanzo illustrato- “si chiama interattivo, Jakotsu, usa le parole giuste”- sulla “tragicissima” storia d'amore di un potente Demone Cane dell'Ovest e la giovane lupa del Nord se non fosse stata nelle condizioni in cui si trovava, e per essere in pericolo di vita ci marciava parecchio, la piccola intrigante. Ayame sì che ci sa fare, sono così orgoglioso di lei.

Seduta su una sdraio in giardino con accanto il Generale che non la lasciava un attimo non faceva altro che strofinarsi con fare materno la pancia gonfia come un acino maturo -e pensandoci Jakotsu trangugiò tutto in un sorso l'intero bicchiere di liquore, già le donne lo irritavano, quelle incinte era pure peggio, era lì solo per il cibo gratis e perché ad Ayame ci teneva- eppure anche lui poteva notare una specie di patina triste nell'atmosfera creatasi tra i due, una specie di foschia nera e minacciosa, come una torta bellissima e buonissima in cui è nascosto un sottile ma denso strato di ingrediente amaro.

Stupidi idioti, guarda che si fa per amore.

Qualcosa di inquietante e minaccioso che pareva non aleggiare più finalmente tra altri due ospiti che avevano flirtato battibeccando da ore.

Veramente, se proprio si doveva essere sinceri, erano anni che tra un bisticcio e l'altro Sango e Miroku si stavano riavvicinando, dopo un post-rottura gelido, quasi inquietante, che aveva gettato il gruppo di amici in un'atmosfera tesa e assurda con Sango che specialmente nei primi tempi, al minimo segnale della presenza del bonzo spariva dalla circolazione con un muso lungo che aveva depresso Jakotsu come non mai.

La stessa scema che poi, non contenta, dopo pochi mesi aveva accettato il corteggiamento di un damerino riccastro figlio di un nobile, un certo Kuranosuke del clan Takeda, o meglio detto “naso che cola”, mettendocisi insieme a dispetto di tutto.

Una volta che la notizia si era diffusa, con gli altri ragazzi aveva dovuto raccattare Miroku in una di quelle bettole malfamate completamente sbronzo, al verde e con la faccia tumefatta dopo averle prese dal fidanzato di una ragazza che aveva corteggiato per dimenticare le sue sventure.

Lasciatemi al mio destino, senza Sango non merito di vedere altri giorni di glorie.

Ovviamente non era durata a lungo con “naso che cola”, ma solo allora Jakotsu e gli altri avevano scoperto quanto l'orgoglio di Sango fosse difficile da scalfire; non era una che dimenticava facilmente, soprattutto un torto così grave.

Le ostilità erano durate per mesi e mesi, e quando stremati tutti loro si erano rassegnati all'impossibile ritorno di fiamma, contro ogni ragionevolezza alla fine lo aveva perdonato, non si sa bene come. I dettagli pareva non conoscerli nessuno, nemmeno Kagome che era la sua migliore amica, senza contare il fatto che Sango fosse notoriamente molto schiva su certi aspetti della sua vita privata, tuttavia era trapelato che si fossero inavvertitamente incontrati durante una disinfestazione, e Miroku le avesse salvato letteralmente la vita rischiando la sua.

Adesso faticosamente, rumorosamente -si sentiva da lontano che lo stava rimproverando per un'occhiata di troppo ad una delle cameriere del catering- ci stavano riprovando, andando a convivere nella nuova casa adibita per il custode del tempio buddista in cui quel disgraziato di bonzo lavorava.

Annoiato Jakotsu afferrò ben due drink questa volta, nella speranza di ubriacarsi presto.

Trasudava invidia, e non aveva senso negarlo.

Sono tutti così smielatamente felici. Perché anche io non incontro un bel fusto tutto per me?

Persino Rin, che negli ultimi quattro anni aveva passato l'inferno, adesso invece brillava di luce propria al tavolo del buffet, dove stava ben attenta a non mangiare troppi dolci con cioccolato o latte se non voleva poi collassare tra le braccia muscolose di quel figo del suo ragazzo.

Il sospiro sconsolato di Jakotsu probabilmente lo sentirono anche le intrattenitrici dei bambini che stavano insegnando come fare gli origami, laggiù in fondo all'enorme parco della villa del Generale.

Rin aveva tutte le fortune!

Certo, era una donna -e già questa era una disgrazia in se- ed era pure malaticcia, ma dormire tutte le notti con uno come Sesshōmaru avrebbe compensato tutto.

Ogni volta che si incontravano insieme al gruppo, al Caffè in centro, non faceva altro che dire quanto magnifico e paziente lui fosse, quanto l'avesse aiutata a gestire la sua nuova condizione, e adesso, che sembravano aver trovato la terapia più giusta per lei, avevano intenzione di sposarsi prima possibile. Non c'era giornale o rivista di gossip che non parlasse di loro.

L'unico inconveniente era, a detta di Jakotsu, che si sarebbe ritrovata come suocera quella fredda demone cane, la prima moglie del Generale.

Ricordandola gli venivano i brividi, sapeva solo che viveva in una specie di lussuosa e antica dimora nella parte più abbiente della capitale, da cui non si spostava quasi mai -per la grande gioia di Ayame che non la sopportava quando veniva a trovare il suo ex maritino- tuttavia era da giorni che circolava alla villa, segno di una probabile festa di fidanzamento molto vicina.

Ora mi tocca fare il grande sacrificio. Dai Jakotsu, se ce la metti tutta sarà rapido e indolore, pensò lo spadaccino.

Non sopportava i bambini, mica era come suo fratello Suikotsu, e non sopportava specialmente quelle mocciose intelligenti come la piccola Moroha. A quattro anni era la copia sputata del padre però con un briciolo di di furbizia in più, sicuramente ereditata da Kagome. Una piccola pestifera fissata con i soldi, viziata da tutti in famiglia, e con una ridicola passione per i draghi. Jakotsu era sicuro che il drago di peluche rosso che le aveva comprato le sarebbe piaciuto tantissimo.

Avvicinandosi alla festeggiata si accorse con uno sbuffo melodrammatico che no, il suo peluche non avrebbe fatto colpo, o almeno che non avrebbe retto il regalo che le stava facendo lo splendido nonnino che si ritrovava.

“Si chiama beni, ti servirà se ti trovi nei guai, piccola.”

Il Generale, accovacciato con quello scricciolo di Moroha tra le braccia, le stava porgendo una conchiglia bianchissima, dal duro aspetto delicato.

“C'è dentro un drago?”

“Non proprio.” Quando Inu no Taishō sorrideva in quel modo a Jakotsu i livelli d'invidia per Ayame salivano alle stelle. “Però dentro potrai trovare qualcosa che farà diventare te forte come un drago.”

“Davvero?” Gli occhi della mocciosa praticamente emettevano luce mentre lo annusava. “Odora come quando mi taglio cadendo dalla bicicletta.”

Il Generale annuì dolcemente divertito. “Brava la mia bambina. È il mio sangue, il nostro sangue. Da grande capirai. Sei contenta?”

Contenta era dire poco. Pendeva dalle sue labbra, mentre Jakotsu era lievemente schifato. Ma che razza di regalo era?

“Nonnino, anche io devo farti un regalo. La signora laggiù mi ha fatto gli auguri e poi mi ha detto di dirti una cosa importante, ma proprio importantissima.”

Sia Jakotsu che il Generale seguirono il piccolo indice di Moroha, verso una parte di giardino particolarmente in ombra piena di alberi fitti che si stagliavano scuri, irreali, protettivi.

“Guarda ragazzina che lì non c'è nessuno.” Jakotsu si trattenne dallo sghignazzare.

“Ma si, non la vedete? È una signora bellissima. Però sembra un po' triste, nonnino.”

“La signora cosa ti ha detto?” Il Generale aveva uno strano sguardo, pieno di malinconica aspettativa.

“Tsz.” La piccola Moroha si grattò la testolina scura tanto simile a sua madre. “Tu devi vivere. Devi vivere a lungo e bene insieme ad InuYasha.”

Fece un sorriso di conferma verso quelle ombre vuote, che si dondolarono delicate nel vento quasi annuendo. “Hai visto, ho detto tutto giusto al nonnino.”

Jakotsu non ci aveva capito niente, ma evidentemente il Generale sì, perché abbracciò la nipote scompigliandole i capelli: “Anche se in te scorre sangue di demone possiedi la capacità di inoltrarti nel mondo spirituale come tua madre. Dì alla signora gentile che mi manca ogni giorno, ma che farò come dice, d'accordo?”

Nel frattempo vennero raggiunti dagli altri, e in poco tempo ci furono urla, schiamazzi, auguri per la bambina, e in particolare Ayame che si buttò tra le braccia del Generale sussurrandogli una frase non udibile da nessuno tranne Jakotsu che adorava fare l'impiccione: “Non temere, non ti libererai tanto presto di me. Andrà tutto bene.”

 

Fatemi ringraziare con tutto il cuore chi ha messo tra le preferite e le ricordate questa storia piccola e leggera, mi ha fatto un piacere immenso.

A chi l'ha recensita non posso dire grazie, sarebbe troppo poco, siete persone speciali, gentili, e che capite cosa vuol dire spendere tempo per scrivere anche una storia piccola e leggera.

Poi, ho due disclamer da fare:

primo, mi sono ispirata, per il libro di Ayame, ai quei piccoli gioielli illustrati che sono le favole della IppoCampo Edizioni, in particolare una delle ultime uscite, La Sirenetta e altre storie che mi ha ispirato per la trama dolceamara della coppia che preferisco e amo in assoluto nonostante sia nonsense evvabbé;

secondo, fate sesso sicuro. Non mi dilungherò per non farvi un pippone di cui non avete bisogno, ma se la scuola o la vostra famiglia non vi ha dato abbastanza risposte su questo importante argomento, allora cercatelo sui libri di testo, nelle biblioteche, su internet (ma state attenti alle fonti), insomma abbiate cura di voi

 

Grazie ancora per tutto il sostegno

 

bimbarossa

  
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