Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: MadameZophie    03/12/2020    3 recensioni
[Traduzione dell'omonima storia di @Eguko sulla piattaforma AO3]
[Kagehina][Iwaoi][Side!Daisuga][Omegaverse]
Nel regno di Karasuno, gli Omega e gli Alpha partecipano ad una tradizionale festa dove il loro istinto è libero di scatenarsi. Ma dopo innumerevoli anni di leggi scritte solo a favore del governo degli Alpha, la festività è degenerata in un terreno di caccia in cui gli Alpha possono esibire la loro forza e la loro abilità, mentre per gli Omega... Per loro il festival è divenuto non dissimile da una stagione di caccia.
Genere: Angst, Azione, Omegaverse | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Koushi Sugawara, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

═══════ ೋღ :hibiscus: ღೋ ═══════

Preambolino di Zia Zophie

Salve!
Questo capitolo doveva uscire ieri, ma ringraziamo insieme il mio computer che ha ben deciso di cancellarmi senza ragione 4'000 parole di documento costringendomi a riscrivere tutto da capo (:
Ad ogni modo, credo siano passati mesi dall'ultima volta che una mia storia ha superato il primo capitolo, sono quasi emozionata(?).
Spero che vi stia piacendo e mi farebbe moltissimo piacere avere una vostra opinione (specialmente sulla scorrevolezza della traduzione, su cui sono ancora piuttosto incerta).
Fatemi inoltre sapere se la trama vi sta piacendo, anche se si deve ancora ovviamente entrare nel vivo dell'azione. 
Giuro che sarà una full immersion di emozioni e panico, se la leggerete con lo stesso impeto con cui l'ho letta io (in realtà come la sto ancora leggendo, l'attesa del penultimo capitolo mi sta uccidendo).
Detto ciò, buona lettura <3

═══════ ೋღ :hibiscus: ღೋ ═══════


A prima vista, chiunque avrebbe potuto dire che Oikawa Tooru avesse tutto. In merito al fisico, egli aveva degli splendidi capelli castani, dei meravigliosi occhi dello stesso colore ed una voce dolce ed armoniosa. Era il figlio primogenito del precedente re e della sua prima regina consorte, un principe amato dai suoi sudditi e dalla sua famiglia. Si era creato una rete di contatti ed amicizie piuttosto forte, grazie alla sua brillante e ambiziosa mente. I suoi sudditi e i suoi sottoposti lo seguivano senza porsi domande e senza bisogno di alcun ordine, perché Oikawa aveva guadagnato da solo il suo potere e l’influenza per cui era divenuto noto.
Era divenuto un maestro di nell’arte delle strategie e della guerra, un abile mediatore grazie alle sue maniere e alle sue capacità diplomatiche, ed aveva sviluppato molti altri talenti per poter un giorno ascendere al trono in maniera degna.

Per questo era stato quasi straziante assistere al momento in cui tutti i suoi sforzi erano stati resi vani, quando, proprio di fronte ai suoi occhi, suo fratello minore - che durante la sua vita non aveva mai avuto bisogno di alzare un solo dito (almeno secondo Oikawa)- aveva ricevuto il titolo di principe ereditario, rimuovendo Oikawa dal suo ruolo di legittimo erede del regno di Karasuno.

Kageyama Tobio era il primo figlio del re e della sua seconda regina consorte, oltre che il più giovane dei due fratelli. Era un ragazzo riservato, ma piuttosto affascinante, e mancava di abilità nel socializzare e della risoluzione necessaria per diventare re. Era il completo opposto di Oikawa. Certamente, egli possedeva l’aspetto, le movenze e gli atteggiamenti che avrebbero indotto qualsiasi Alpha a sottomettersi e ad obbedire, ma se in apparenza era perfetto, mancava assolutamente di raffinatezza. 

Oikawa lo odiava. 

Agli occhi del fratello, Kageyama non aveva neppure mai mostrato il minimo interesse verso la corona. Tutto ciò che aveva fatto negli ultimi anni era stato allenarsi nel tiro con l’arco, giorno e notte. Era incapace di intrattenere conversazione con gli esponenti delle famiglie nobili, disinteressato allo studio della storia del regno e della sua economia, non si era mai neppure preoccupato di comprendere come il suo regno funzionasse o cosa ci si aspettasse da lui. E anche sapendo tutto questo, suo padre, il Re, gli aveva donato la corona. Aveva scelto il figlio minore al posto di Oikawa, solo perché il maggiore mancava dell’unica cosa che non avrebbe mai potuto ottenere. 

Oikawa lo odiava davvero tanto.

Ma ciò che Oikawa odiava maggiormente era il fatto di possedere un segreto. Uno tanto potente da costringerlo a fare un passo indietro e a rinunciare al trono. La gente del regno sapeva che Oikawa, in qualità di erede, avrebbe dovuto ricevere il titolo di principe ereditario non appena si fosse presentato come Alpha, ma quando quel momento era giunto, ciò non era successo. Al contrario, tutti erano rimasti sconvolti dall’annuncio di una grave condizione medica che aveva costretto il principe a cedere il suo titolo al fratello.

Avevano iniziato a girare in lungo e in largo voci su che tipo di malattia potesse aver contratto il principe per dover rinunciare a partecipare agli eventi pubblici, come la Festa Primiverile. Il fatto che non si fosse unito alla caccia aveva reso terribilmente ovvio che le sue condizioni non sarebbero migliorate in poco tempo, quindi il regno di Karasuno era sceso a patti con l’idea che il suo futuro re sarebbe stato un uomo imbronciato e spaventoso e non il leader carismatico in cui avevano riposto la loro fiducia.

«Ma perché?! E’ così ingiusto» la madre stava aveva stretto il piccolo Oikawa piangente fra le braccia, usando una mano per carezzargli la schiena con movimenti circolari e cercando di placare i suoi lamenti. «Nessuno lo saprebbe! Perché dovrebbe essere importante cosa sono? Io posso farcela! Ho lavorato tutta la mia vita per questo!» si era stretto ancora più forte alle vesti della madre, mentre nuovi singhiozzi avevano iniziato a scuoterlo. Era così ingiusto. Tutto il suo lavoro, tutta la sua fatica, era bastata una cosa stupida come la biologia per renderli vani. 

Il suo secondo genere si era presentato da poco ed era stato abbastanza fortunato che il suo migliore amico e cavaliere personale Hajime Iwaizumi fosse al suo fianco quando il suo primo Heat era giunto, strappandogli l’aria via dai polmoni. Ai servitori era stato detto che il principe aveva contratto una grave malattia ed una forte febbre e solo a pochi fidati confidenti era stato concesso di occuparsi del giovane.

«Lo so, mio principino. Lo so. Ma devi capire, amore mio» aveva soffiato sua madre mentre gli carezzava la testa. «E’ troppo rischioso. Se si diffondesse la voce che il principe ereditario del Regno è un Omega, saresti braccato e costretto a ricevere il bond durante la Caccia. Il regno cadrebbe nelle mani sbagliate e verrebbe distrutto dall’egoismo del regnante. Rinunciando al trono, tu stai impedendo che ciò accada». Aveva preso le guance di Tooru fra le sue morbide mani, usando i pollici per asciugare le lacrime che avevano iniziato ad affiorare agli angoli degli occhi. 

«Immagina se qualcuno di Shiratorizawa riuscisse a reclamarti» Oikawa aveva chiuso gli occhi, lasciando che le lacrime scendessero liberamente lungo le guance. «Smetteremmo di essere una nazione libera» si era poi fermata, come a voler enfatizzare quelle parole «Diventeremmo loro sottomessi». Gli occhi castani della donna erano dolci e preoccupati, puntati su quelli del figlio come se ciò fosse sufficiente ad allietare tutte le sue sofferenze. 

Sì. Era ingiusto, ma allo stesso tempo era la cosa giusta da fare. Le ultime parole della donna erano suonate terribilmente giuste e veritiere nella mente del bambino. Il trattato firmato con i loro confinanti era stato sottovalutato dal vecchio regnante che aveva accettato l’accordo. Una persona all’anno era sembrata piuttosto insignificante di fronte alla prospettiva di poter stringere una pace e la vera ragione dietro la proposta era passata del tutto inosservata. Erano dovute passare due decadi prima che il piano della nazione vicina iniziasse a dare i suoi frutti. 

Gli Alpha di Shiratorizawa, come specificato nel trattato, avevano iniziato a partecipare alla Caccia organizzata dallo stesso Re. Ciò avrebbe significato che gli Alpha e gli Omega che si sarebbero trovati nel terreno di caccia sarebbero stati i figli e le figlie delle famiglie più nobili e potenti di Karasuno. Quando quegli stessi eredi avevano iniziato a sposare i più alti esponenti della nobiltà di Shiratorizawa, tuttavia, la pressione politica che la nazione confinante aveva iniziato ad esercitare sugli accordi economici, sulle tasse, sulle leggi, sulle dispute territoriali e sugli approvvigionamenti, era divenuta eccessiva per Karasuno da ignorare. Ma quando avevano finalmente compreso le vere intenzioni degli stranieri, era già troppo tardi.

Per proteggersi, la nobiltà di Karasuno aveva promosso il fenomeno dell’esodo degli Omega. Era stato Shiratorizawa, ancora una volta, a fare pressione perché passasse la legge che avrebbe impedito agli Omega di lasciare il regno e ad incoraggiare l’idea di rapire o consegnare alla giustizia gli Omega “traditori”, il tutto per facilitare la loro ascesa nella scala gerarchica dell’aristocrazia.

Oikawa sapeva che sua madre aveva ragione, ma questo non voleva dire che la consapevolezza facesse meno male. Non era nella posizione per ascendere al trono. Magari se avesse ricevuto il bond di un Alpha affidabile? No, un Alpha, affidabile o meno che fosse, non gli avrebbe mai dato la possibilità di farlo, oltretutto, le leggi del regno stabilivano che la corona dovesse spettare solamente al figlio Alpha del primo Re, dunque, con o senza bond, l’unico modo che avrebbe avuto per regnare sarebbe stato stabilendo una nuova legge, ma solo un re aveva il potere di farlo. E lui non era un re, né lo sarebbe mai stato. 

Aveva speso quella notte a piangere fra le braccia della madre, le sue dolci mani a carezzargli la schiena e ad asciugare le sue lacrime. Aveva poi promesso a sé stesso che non avrebbe mai più versato una lacrima per quella faccenda. Aveva imparato a sorridere e a chinare il capo di fronte al fratello minore, e con l’aiuto di bloccanti, soppressori e di un gruppo di seguaci di fiducia, si era creato una maschera da indossare e un segreto da mantenere. Quella notte aveva giurato a sé stesso che anche se il mondo intero aveva scelto di sottrargli il trono, avrebbe preferito morire piuttosto che smettere di provare a raggiungerlo. Kageyama era ancora giovane, c’era tempo, avrebbe trovato il modo, di questo era certo.

L’unico problema dei sogni e delle aspirazioni è che, spesso, il destino non sembra preoccuparsi troppo della loro esistenza. 

Quando il re era improvvisamente morto, le responsabilità legate alla corona erano passate a pesare sulle spalle del fratello minore molto prima di quanto Oikawa non avesse programmato e tutti i piani e le strategie organizzati negli ultimi anni si erano presto tramutati in cenere.

Era stato consigliato al giovane principe, prima di reclamare il trono, di attendere di partecipare alla sua prima caccia, che avrebbe avuto luogo l’anno successivo. Ciò aveva posto una scadenza ben precisa al tempo che Oikawa aveva a disposizione per risolvere il suo problema. Non era abbastanza. Non sarebbe mai stato abbastanza.

Dopo quattro anni dalla notte in cui aveva fatto a sé stesso quella promessa e ad appena due settimane dalla dannata Festa Primiverile, Oikawa si ritrovò a calciare rabbiosamente i ciottoli sul terreno sterrato di quell’area confinata da delle alte siepi, la sconfitta appesantiva le sue spalle, tutti quegli anni di risentimento e ira avevano creato un alto e possente muro fra lui e suo fratello.

«Ohy, Shittykawa. Se continuerai a tenere il muso ancora a lungo, ti picchierò così forte che avrai una buona ragione poi per essere incazzato» ringhiò Iwaizumi dalla panchina su cui era seduto.

Quell’area isolata nel giardino del castello era ormai diventata il loro rifugio sicuro in cui potersi nascondere e sfogare. Non avevano molti spazi privati nel palazzo, ad eccezione delle stanze personali, e i due amici avevano scoperto quel luogo nascosto quando erano bambini, mentre giocavano a nascondino con Tobio. Nessuno dei due, a quel tempo, poteva credere che esistesse un posto del genere e non ne avevano mai parlato con nessuno. All’inizio Oikawa lo aveva fatto per fare un dispetto infantile a Kageyama, che odiava essere escluso dai loro giochi, ma da quando il maggiore si era presentato, avevano iniziato ad utilizzarlo come punto di ritrovo segreto, l’unico luogo in cui potessero trovarsi per discutere, imprecare e pianificare senza il timore di poter essere origliati. 

«Iwa-chaaaan» Oikawa reclinò indietro la testa, sfruttando il nome dell’amico per emettere un sospiro frustrato. «Tu non capisci!» raddrizzò la propria postura e si voltò per inquadrare Iwaizumi. Batté rumorosamente i piedi a terra, come un bambino. «Lui non vuole il trono. Non è neanche interessato alla politica o all’economia! Lo ha ottenuto e basta!».

«Ti capisco, ma vedi-»

«No, non mi capisci!» Oikawa lo interruppe sollevando rabbiosamente le mani verso il cielo, gesticolando mentre la frustrazione prendeva il sopravvento. «E’ ridicolmente ingiusto. Mi sono preparato tutta la vita per quello! Tutta la vita!» si voltò di nuovo verso Iwaizumi, prima di ricominciare a camminare senza una meta in quello spazio limitato. «Quando mi sono presentato come un Omega, ho pensato che potesse essere una sfida interessante, un’opportunità per far vedere a quegli Alpha bigotti che il lavoro e gli sforzi sono più validi di uno stupido test biologico. Volevo cambiare la situazione, Iwa-chan!» fermò il suo incedere, tornando a fronteggiare Iwaizumi. «Ho studiato, mi sono allenato, mi sono fatto un nome là fuori per l’onore di questo regno, per cosa? Perché il mio fratellino che non si è neanche dovuto impegnare per arrivare dove si trova ottenesse alla fine ciò che ho sempre desiderato» il tono di voce cambiò mentre ciarlava, arrivando a schernire il fratello. 

«Perché pensi che questo sia successo?» chiese Oikawa, allungando una mano verso l’amico in un gesto teatralmente ironico. Come se stesse porgendo la domanda più semplice del mondo. 

«Perché lui è un Alpha». Iwaizumi rispose con tono monotono, neanche un’emozione in volto. Non era la prima volta che avevano una conversazione simile. 

«Perché lui è un Alpha!» urlò Oikawa mentre intrecciava al petto le braccia, in protesta. Rivolse un vibrante ringhio verso il cielo e si tirò leggermente i capelli per la frustrazione, prima di lasciarsi cadere sulla panchina vicino all’amico. «Semplicemente non è giusto» concluse con tono più moscio.

Seduto sulla pietra dura e gelida, mise i gomiti sulle cosce ed appoggiò la testa ad una mano. Rimase in quella posizione per tutto il tempo di un lungo sospiro sconfitto. Iwaizumi si limitò ad osservarlo, indeciso se dargli una pacca sulla spalla o comportarsi come faceva di solito di fronte agli sfoghi di Oikawa: non facendo nulla. 

«Sai?» chiese Oikawa dopo un paio di secondi di silenzio. Voltò il capo così da incastonare lo sguardo di Iwaizumi nel proprio, quasi congelandolo sul posto alla vista dell’espressione sconfitta sul volto del principe. Non aveva mai visto Oikawa con in faccia un’espressione tanto distrutta. «Credevo davvero che se lo avessi desiderato e avessi lavorato davvero, davvero tanto, sarei stato in grado di dimostrare che si sbagliavano». Voltò il capo per fissare dritto di fronte a sé, scrutando le siepi che li nascondevano dal resto del palazzo. Sospirò, le spalle si abbassarono quando l’aria scivolò fuori dalle labbra. «Evidentemente mi sbagliavo» una pausa «Non c’è davvero posto per un Omega come me in un regno dominato dagli Alpha. Non importa con quanta forza colpirò quel muro, semplicemente non riuscirò mai ad abbatterlo».

Un Oikawa tanto distrutto era una vista che Iwaizumi riteneva contraddicesse le stesse regole del creato. Il suo sorriso svanito, la voce cinguettante rimpiazzata da una che il cavaliere non riusciva a riconoscere, e il viso distorto in quell’espressione sconfitta. Non aveva mai visto qualcosa che lo avesse ferito quanto l’espressione che il principe aveva negli occhi in quel momento.

«Questo non è vero».

«Huh?».

Oikawa si voltò stupito verso il suo migliore amico, la confusione evidente nel suo volto. Iwaizumi non gli era mai sembrato tanto determinato e sicuro come in quel momento. Lo spaventò, quasi. 

«Mi stai prendendo in giro?» ringhiò il cavaliere. «Pensavo che tutti questi ultimi anni di uggiolii e lamentele sulle ingiustizie e cose simili ti fossero bastati». Si piegò verso Oikawa, mentre continuava ad abbaiargli quelle parole in faccia. «Ora mi ascolti, razza di idiota. Non dimenticarti che tu sei forte e capace come qualsiasi Alpha di merda! Dannazione! Ho incontrato Alpha che non avevano neanche un quarto del tuo talento e delle tue abilità, quindi non ti azzardare a gettare via quel… quel...» si interruppe, alla ricerca delle parole giuste per descrivere la stupidità dell’amico «Quel tuo orgoglio del cazzo! L’orgoglio di essere chi sei e di poter fare quello che vuoi, solo perché qualcuno è nato in una posizione più privilegiata della tua». Durante il discorso, Oikawa si era inclinato sempre più indietro, tanto che al termine si ritrovò quasi sovrastato da Iwaizumi. 

Il cavaliere sospirò e si tirò indietro, dando al principe lo spazio di cui aveva bisogno per riprendere fiato e ricomporsi dopo lo sfogo di Hajime.

«Non ti azzardare a dimenticarlo! Tu sei più di un semplice Omega. Tu sei un principe, un comandante e un leader» Hajime incrociò le braccia di fronte al petto, immobilizzando il principe con lo sguardo. «Se non credi in te stesso e nelle tue capacità di cambiare questa nazione, allora cosa pensi che dovrei fare io? Nessuno mi ha ordinato di essere il tuo cavaliere. Ho voluto diventarlo, perché ero certo che un giorno avrei potuto servire un degno regnante, indipendentemente dal suo status biologico».

Lo sguardo di Iwaizumi era pesantemente fisso in quello di Oikawa. Il principe non sapeva cosa dire o cosa fare. Era la prima volta che il suo principe esprimeva in maniera così cruda e diretta la sua opinione su di lui e, ad esser sincero, era la prima volta che quell’opinione era positiva. Tooru non aveva mai ricevuto da lui complimenti simili. Quelle parole gli riempirono il cuore, per un certo verso, e il suo corpo reagì facendolo scoppiare in una risata. 

«Iwa-chan!» si interruppe a metà di quella risata per asciugarsi una lacrima sfuggita dagli occhi. «E’ veramente carino sapere che ti preoccupi per me».

Sorrise, provocatorio, avvicinandosi al cavaliere, solo per ricevere in risposta un pugno sul braccio. 

«Stai zitto!» ringhiò di rimando Iwaizumi, facendosi facilmente coinvolgere dalle prese in giro del principe. «Stavi facendo l’idiota, ti ho soltanto ricordato ciò che non devi dimenticare».

«Grazie, Hajime» il tono non era più giocoso, le parole erano cariche invece di gratitudine. Iwaizumi era davvero un buon amico.

«Ricordati che non sei da solo, e di sicuro non sei ancora fuori dai giochi. E che con te ci sono anche Yahaba, Hanamaki e Matsukawa! Tutti coloro che hanno deciso di seguirti lo hanno fatto perché credono in te e in ciò che potresti portare a questo regno, quindi non deluderci».

Oikawa si lasciò sfuggire una risatina in risposta. 

«Devo soltanto discutere delle mie idee con il principe ereditario, giusto? Quanto potrà mai essere difficile?» chiese quasi retoricamente, non attendendo una risposta, poiché sapeva che la vera sfida non era convincere Kageyama a rinunciare al trono, ma in primo luogo riuscire ad avere una conversazione con lui. Provare a risolvere anni di risentimento e gelosia solamente con un sorriso carismatico e tante buone intenzioni non sarebbe stato facile neppure per Oikawa. 

«So a cosa stai pensando, Tooru, ed è fottutamente tutta colpa tua. Quindi sarà meglio che tu trovi il modo di sistemare i rapporti di merda che hai con tuo fratello».

«Non sarebbe più semplice se ci liberassimo di lui e basta? Potremmo semplicemente seppellire il corpo, nessuno farebbe domande».
In risposta ricevette uno scappellotto sulla nuca.

«In quel caso, non solo ti guadagneresti il mio eterno odio, ma per altro avresti comunque bisogno che lui faccia passare la legge che ti permetta di ascendere al trono dopo la sua incoronazione. Quindi no, non sarebbe più semplice, Crappykawa».

«Non devi per forza essere così cattivo!» uggiolò Oikawa, massaggiandosi la testa «stavo solo scherzando!».

I due amici rimasero in silenzio nel giardino per un paio di minuti. Sin dall’inizio, Oikawa non aveva mai gradito o bramato l’idea di chiedere direttamente il trono a suo fratello. Nell’immensa lista di modi in cui avrebbe potuto ottenere la corona, quello in cui doveva pregare suo fratello e spiegargli tutta la faccenda di essere un Omega non era certo il suo preferito, era fastidioso e lo metteva piuttosto a disagio. 

Dopo la decisione del re di dare la corona al figlio minore, Oikawa non aveva potuto fare a meno di sentirsi tradito e ingiustamente punito solamente per essere un Omega. Sfortunatamente per Kageyama, il maggiore aveva deciso di scaricare tutta la sua rabbia su di lui, come se fosse solamente colpa di Tobio se il suo lavoro e i suoi sacrifici erano stati vani. Ciò aveva indubbiamente portato ad un cambiamento in peggio la relazione tra i due fratelli, al punto tale da distruggere l’amicizia e la fiducia che un tempo li legavano. Oikawa gli aveva voltato le spalle e non gli era mai più stato vicino per dargli conforto. Kageyama, sentendosi abbandonato dal fratello, nonché suo unico amico, aveva rivolto la sua attenzione unicamente al tiro con l’arco e ai suoi studi, isolandosi sempre di più con il passare dei giorni. Ora, dopo anni ed anni di rapporti complicati e distrutti, Oikawa si trovava a doverli riparare, anche se il suo mostruoso orgoglio e la sua rabbia ruggivano alla sola idea. 

Oikawa sospirò, sconfitto. «Gli parlerò stasera» Iwaizumi inarcò un sopracciglio, non troppo convinto, almeno in apparenza. «A cena» continuò Oikawa, facendo sollevare ancor di più il sopracciglio dell’amico. «Dopo che i nostri ospiti si saranno ritirati per la notte, cosicché non potremo essere origliati. E smettila di guardarmi in quel modo! Giuro che stasera lo farò!» uggiolò Oikawa, provocato dall’espressione quasi derisoria dell’amico.

Conosceva il motivo dietro i ragionevoli dubbi di Iwaizumi; era stato un codardo per tutta la settimana precedente, si era già recato molteplici volte a parlare con il fratello, solo per finire con l’insultarlo o con il preannunciargli che sarebbe stato un pessimo re o che le sue abilità non sarebbero state sufficienti a permettergli di concludere con successo la sua prima caccia. Voleva davvero fare ammenda per tutti quegli anni di rancore e di commenti offensivi e dolorosi, solo che c’era… un qualcosa che impediva a Oikawa di chiedere perdono. 

«Non è che tu abbia poi ancora troppo tempo. Con il festival alle porte, il castello si riempirà di ospiti provenienti da ogni dove. Se non discuterai in tempi brevi con Tobio della faccenda e attenderai fino a quando non sarà incoronato, il tutto diventerà solo più difficile» Hajime portò una mano al mento con fare pensieroso. «E poi, cosa ne sai? Magari a lui piacerebbe fare il re» e ghignò, provocando il giovane principe.

«Oh, sta’ zitto! Come se non lo sapessi! Io… io...» Oikawa strinse furiosamente i pugni. Ma prima che potesse mettere insieme i suoi pensieri, una voce provenne da poco lontano.

«Vostra Altezza» la voce richiamò Oikawa. Nonostante fossero trascorsi numerosi anni, Daichi Sawamura, il capo della guardia reale, non aveva mai scovato il loro rifugio segreto. Sapeva che fosse da qualche parte nel giardino, però, dunque ogni volta che perdeva di vista il principe e il suo fidato cavaliere, riteneva che potessero trovarsi in quella zona.

I due amici si rivolsero un semplice cenno del capo, in assenso, decidendo di lasciare per il momento le cose così come stavano, ed intrapresero il tragitto di ritorno attraverso quel simil-labirinto di siepi che circondava il loro giardino segreto. Non ci volle molto perché risbucassero vicini ad un magnifico albero, venendo rapidamente individuati da Daichi.

«Vostra Altezza, eccovi qui!» Daichi si spostò rapidamente di fronte a loro, chinando immediatamente il capo non appena li raggiunse. «Vostra Altezza, la vostra presenza è richiesta dal Concilio. I nostri attesi ospiti provenienti da Shiratorizawa sono già arrivati e il principe ereditario ha specificatamente chiesto che voi andiate a far loro da guida, mostrando loro il palazzo e i suoi vari quartieri». La voce di Daichi e i suoi occhi si colmarono di pietà quando terminò la frase. Era consapevole del fatto che Oikawa sapeva che Kageyama non aveva voluto che Tooru prendesse il suo posto perché era ciò che qualsiasi buon regnante avrebbe scelto di fare, ma perché suo fratello minore non voleva farlo per primo e sapeva che Oikawa odiava l’idea ancor di più. 

«Quel piccolo...» Oikawa imprecò qualcosa a mezza voce, le sopracciglia si aggrottarono per la frustrazione. Tornò tuttavia ben presto a mostrare il suo abituale sorrisetto, prima di poggiare le mani sui fianchi. «Bhe, lamentarsi adesso non porterà a nulla. Andiamo».

Non appena Oikawa si mise nuovamente in moto, Daichi li scortò verso l’interno del palazzo, lontano dai giardini; tutti e tre erano del tutto consapevoli del paio di occhi e di orecchie che avevano assistito al precedente - e presumibilmente privato - sfogo di poco prima. 

═══════ ೋღ :hibiscus: ღೋ ═══════

Il cuore batteva violentemente nel suo petto, quasi volesse liberarsi dalla cassa toracica, mentre i polmoni gli bruciavano come se fossero consumati da fiamme vive. Hinata stava correndo ormai da venti minuti senza riposo e senza una meta precisa, cercando di seminare i suoi inseguitori. L’unica cosa che occupava la sua mente era il fatto di dover continuare a muovere un piede di fronte all’altro per allontanarsi il più possibile dalla direzione verso cui era corsa sua sorella. La sua velocità e le sue energie erano state di immenso aiuto fino a quel momento, ma i tre uomini non erano semplici da seminare e ciò spinse Hinata a pensare di approfittare di quel breve vantaggio che aveva su di loro per cercare un posto in cui nascondersi, prima che le sue gambe cedessero. Se lui era stanco, dovevano esserlo anche i suoi inseguitori, così pensò, non considerando che questi ultimi fossero Alpha addestrati a cacciare Omega per vivere, che erano ben nutriti ed abituati a braccare le loro prede a lungo.

Aveva bisogno di un diversivo, di un modo per farsi perdere di vista così da avere il tempo per cercare un punto in cui nascondersi. Fece presto a notare come ormai si stesse avvicinando sempre di più ad un solido muro di roccia, alto abbastanza da impedire di poter raggiungere la sua cima con un salto. 

«Ormai è nostro, ragazzi!».

“Come se mi arrendessi così facilmente” ruggì la mente del ragazzino.

Iniziò a correre ancor più velocemente, prima di spiccare un balzo verso una sporgenza rocciosa e spingersi con un calcio verso la cima della parete, appigliandosi con le mani al terreno e alle radici come se ne andasse della sua stessa vita; riuscì dopo pochi secondi ad issarsi su quel terreno rialzato, lasciando i tre uomini ad osservare la scena dal basso. 

«Woah! Ma è come una scimmietta! Un piccolo ragazzino scimmia!» uno dei tre fischiò, ammirato, prima di darsi una rincorsa per cercare di imitare le mosse dell’Omega. Forse non erano in grado di saltare in alto quanto il ragazzino, ma avevano gambe più lunghe; per loro sarebbe stato difficile, ma di certo non impossibile compiere quella piccola impresa. 

Una volta issatosi, Hinata non perse un solo secondo e ricominciò a correre ancora una volta, lasciando dietro di sé gli uomini ancora intenti a cercare di scalare la parete rocciosa. Sfrecciò all’interno della foresta, girando attorno ad un albero prima di lanciarsi dietro un cespuglio abbastanza grande da riuscire a nasconderlo completamente. Portò le mani alla bocca, stringendole attorno ad essa con forza per far sì che non emergesse neanche la minima traccia degli affannati respiri che gli scuotevano il petto mentre cercava di riprendere aria. Sperava solamente che il battito del suo cuore non fosse tanto rumoroso quanto lo percepiva rimbombare nelle sue orecchie.

Non dovette attender molto prima di udire il rumore rapido di passi muoversi verso il suo nascondiglio. Come ci si aspettava, gli Alpha erano stanchi, ma neppure lontanamente tanto quanto Hinata aveva sperato. Li vide girare attorno allo stesso albero attorno a cui si era mosso lui e il respiro gli si congelò in gola quando i tre si fermarono a soli pochi metri dal punto in cui era nascosto. Gli Alpha stavano ansimando, affaticati, uno di loro si piegò poggiando le mani sulle ginocchia e cercando di riprendere fiato. Hinata ebbe finalmente il tempo di analizzare i suoi inseguitori, notando che non sembravano essere troppo più grandi di lui, un paio di anni al massimo. 

“Ecco perché hanno così tanta energia” imprecò internamente per non aver minimamente considerato la cosa. 

Aveva bisogno di una via di fuga. Avrebbe atteso fino a che non avessero ripreso la caccia per correre verso la direzione opposta una volta che il pericolo si fosse allontanato. 

«Cazzo, qualcuno di voi ha visto dove è andato?» Hinata riconobbe la voce. Era l’uomo che l’aveva chiamato “scimmietta”. E lo aveva anche definito “piccolo”. Era un ragazzo piuttosto alto con lunghi e biondi capelli a spazzola rasati ai lati. Si stava asciugando il sudore dal mento con il retro della mano, gli occhi color mandorla analizzavano l’area cercando di individuare ogni minima traccia o segno che indicasse il passaggio del ragazzino dai capelli rossi.

Gli altri due uomini scossero la testa in risposta. Il ragazzo che si era piegato raddrizzò la schiena, il respiro finalmente tornato regolare. L’altro imitò le mosse di quello che apparentemente doveva essere il loro leader ed iniziò ad osservare la foresta alla ricerca di ogni minima prova rivelatrice della presenza della loro preda. 

«Okay, dividiamoci. Non riesco ad annusare nulla; probabilmente sta usando un inibitore dell’odore, quindi cercate le sue impronte e state attenti ad ogni minimo suono, non può essere lontano».

«Sì signore!» Entrambi gli uomini portarono una mano alla fronte, come in un saluto militare, e si incamminarono verso diverse direzioni.

«Vieni fuori, piccola scimmietta» cinguettò l’uomo, battendo le mani come in un gesto di richiamo. «Non vuoi rendere le cose ancora più difficili per te, non è vero?» la voce si fece più ovattata quando iniziò ad allontanarsi dal nascondiglio di Hinata. 

Shouyo rimase nel completo e totale silenzio, tremando per l’adrenalina e per il panico che faceva andare il suo cervello alla massima velocità. Sussultava ad ogni minimo rumore, rinforzando la presa sulla sua bocca per troncare sul nascere ogni minimo ansito che sarebbe potuto uscire; il suo corpo era in una fase di massima allerta che gli faceva percepire la presenza dei suoi cacciatori ovunque. 

“Sii paziente, non possono percepire il tuo odore, sarai al sicuro fino a quando rimarrai immobile” continuò a ripetersi in mente, cercando di convincersi per provare a far rilassare i nervi.

Dopo quella che gli parve un’eternità, la foresta divenne totalmente silenziosa e Hinata rimosse le mani dalla bocca, non azzardandosi a respirare prima di essersi assicurato che i tre se ne fossero andati. Chiuse gli occhi, prima di reclinare indietro il capo e cercare di riprendere il respiro e calmare i sensi.

“Inspira profondamente, espira profondamente”.

Riportò la testa dritta e riaprì lentamente gli occhi, solo per far scontrare il proprio sguardo con un altro color mandorla che lo stava fissando dall’altra parte del cespuglio. 

«Ti ho trovato» tubò il biondo con un ghigno ed una voce spaventosamente mielosa che fece congelare il sangue nelle vene di Hinata. 

I muscoli scattarono per istinto, facendolo arretrare e allontanare dall’Alpha, solo per poi condurlo a scontrare la schiena contro due forti gambe. Rivolse lo sguardo verso l’alto con occhi sgranati e carichi di panico, solo per inquadrare il volto del Lodger dagli occhi scuri che teneva tra le mani una lunga corda e aveva in viso un sorrisetto soddisfatto. Fine dei giochi.

I momenti immediatamente successivi non furono troppo chiari per Hinata. In pochi istanti afferrò una roccia con la mano destra e la schiantò sulla gamba dell’uomo con la corda; si spostò rapidamente e ricominciò a correre ancora una volta, lasciando l’uomo a terra, urlante, ad abbracciarsi la tibia e a gridare verso i suoi compagni. Riuscì a creare un po’ di distanza prima che delle braccia si serrassero attorno ai suoi fianchi e lui venisse spinto a faccia in giù contro il terreno fangoso della foresta. Cercò di dimenarsi per riuscire a rotolare via, ma l’uomo alle sue spalle continuava a trattenerlo fra le braccia, tenendolo a terra, evidentemente in attesa dell’aiuto dei suoi compagni per assicurarsi che non scappasse. 

Hinata lanciò uno sguardo oltre la propria spalla e vide con terrore come il biondo, che aveva preso la corda dal Lodger ancora impegnato a tenersi la gamba sanguinante, stesse lentamente avanzando verso di loro. Iniziò a muoversi ancor più disperatamente, usando tutta la mobilità che gli era concessa per cercare di sbattere il retro della sua testa contro il viso del suo aguzzino. Il tutto risultò in un ruggito di dolore e in una mano che violentemente schiantò la testa di Hinata al suolo e la trattenne ferma lì mentre il corpo del ragazzino continuava a dimenarsi per ottenere la libertà. 

«Dannato mocciosetto» il Lodger fece fatica a pronunciare quelle poche parole. «Stai fottutamente fermo!» poi si voltò verso il biondo, infuriato. «Terushima! Muovi il culo e vieni qui, aiutami a legarlo! Il mio naso sta fottutamente sanguinando!».

Il biondo, che apparentemente doveva chiamarsi Terushima, trotterellò verso il duo ed iniziò a legare i piedi dell’Omega. Sentendo la corda a contatto con la pelle, Hinata iniziò ad urlare e a scuotersi ancor più violentemente, solo per essere immobilizzato con più forza dall’uomo sopra di lui. 

«Lasciatemi andare!» abbaiò e ordinò Hinata, solo per essere totalmente ignorato dai due uomini che si adoperavano in movimenti rapidi e precisi per assicurare la corda ed impedire ogni possibile movimento che avrebbe potuto permettere alla loro preda di fuggire. «Non mi avete sentito? Lasciatemi andmmpph-» Fu interrotto forzatamente quando un pezzo di tessuto fu stretto attorno alla sua bocca e legato sul retro del capo come un vero e proprio bavaglio.

Una volta che ebbero finito di legarlo, riducendo effettivamente i movimenti di Hinata al minimo, l’uomo che lo aveva tenuto giù si alzò per andare a controllare le condizioni del suo naso, mentre Terushima si inginocchiò per osservare il volto di Shouyo. Prese il suo mento fra le dita, sollevandolo verso l’alto e costringendo il ragazzino ad osservarlo di rimando.

«Bene, bene, bene. Sei una scimmietta piuttosto carina» il suo sorriso si fece ancora più marcato, divenendo più che altro un ghigno, e i suoi occhi brillarono di uno scintillio sinistro. Hinata sostenne lo sguardo con pura furia ad animare i suoi occhi. «Che raro colore di capelli, e che occhi intensi. Uno potrebbe addirittura pensare che tu ora mi stia odiando, per quanto mi sai guardando male». Ridacchiò, portando Hinata a rivolgergli uno sguardo tanto minaccioso che, se avesse potuto uccidere, Terushima in quel momento sarebbe stato morto a terra. «Ouch» lo prese in giro, trattenendosi il petto con fare teatralmente addolorato.

«Smettila di perdere tempo con lui, Terushima, e vai ad aiutare Futamata. Io recupererò la merce» l’uomo aveva premuto un pezzo di stoffa sul naso per fermare la fuoriuscita di sangue. Sputò un grumo di sangue per terra prima di inginocchiarsi e afferrare Hinata. «Dannato bastardo. Se non venderai bene, ci penserò io a trovarti un Alpha che ti insegni una o due cosette». Poi si issò il ragazzino su una spalla, riunendosi ai suoi compagni; il prezioso carico continuava tuttavia ad agitarsi fino a quando una forte mano si serrò attorno al volto di Hinata con forza, strappandogli un guaito ovattato. «O stai fottutamente fermo, o giuro che ti farò pagare quel brutto scherzo che hai fatto al mio naso» rilassò appena il braccio, prima di stringere la presa con ancor più forza sul ragazzino legato, ottenendo in risposta un uggiolio. «Possiamo venderti anche con un paio di ossa rotte» lo minacciò.

La freddezza di quella frase congelò Hinata e il ragazzino non riuscì a ritrovare la forza per tornare a dimenarsi. Quasi fosse una strategia difensiva, la sua mente e i suoi muscoli si intorpidirono, rendendo il viaggio di ritorno verso la base dei Lodgers un semplice tragitto fra arbusti, borbottii e amichevoli chiacchiere tra i tre Alpha.

«Sto pensando di vendere questo qui ad un prezzo parecchio alto» cinguettò allegro il biondo. «E’ rapido e pieno di risorse, scommetto che potrebbe essere una sfida interessante per gli Alpha più arroganti» Terushima continuò a ghignare. «Lo spero anche perché potrò ottenere anche la tua parte di compenso, Bobata» e si voltò verso l’uomo che trasportava Hinata con uno dei suoi tipici sorrisetti derisori. 

«Cosa? Perché mai dovresti farlo?».

«Ti sei già dimenticato la nostra scommessa?».

«Ha ragione, Bobata» si intromise il terzo uomo. La sua gamba era stata fasciata e, nonostante gli sporadici zoppicamenti, non sembrava troppo irritato. «Hai offerto la tua parte di compenso nel caso in cui Terushima ci avesse visto giusto  con l’Omega».

«Bhe...» ribatté Bobata «Questo era prima che io sapessi che sarebbe stato un bel colpo» entrambi gli amici rotearono gli occhi a quelle parole. «Voglio dire, andiamo! Per poco non mi rompo il naso per colpa sua! Il minimo che potete fare per me è darmi il mio giusto compenso!». Rimbrottò, indicando il suo volto come a voler dar maggiore credito alle proprie parole. 

«Sono abbastanza certo che riusciremo a venderlo ai Reali, con il fatto che quest’anno parteciperà il principe ereditario e tutto» cinguettò ad un tratto Terushima, adocchiando l’immobile Omega.

«Ne sei convinto? Non è un nobile, dopotutto» rispose Futamata, aggrottando le sopracciglia.

«Bhe, la partecipazione del futuro re non è qualcosa che avviene tutti gli anni, hanno inviato inviti anche a Nohebi e Shinarizaki. Sono abbastanza sicuro che avranno bisogno del maggior numero di Omega possibili» commentò Bobata, scuotendo la spalla su cui sorreggeva Hinata come ad enfatizzare il discorso. 

«Non solo per questo, ma anche per il fatto che, con le migrazioni dei nobili, ci sono state meno… restrizioni su che tipo di Omega possano partecipare alla Caccia nel Terreno Reale». Terushima intrecciò le braccia al petto in un gesto saccente. «Oltretutto, negli ultimi due anni il nostro maggiore acquirente è stato proprio il palazzo reale» e voltò il capo per sorridere verso i compagni.

«Woah, sei così intelligente Yuji!» lo elogiò Futamata, portando il biondo ad ampliare il suo sorriso e ad arrossire appena.

«Se mai vorrò raggiungere la vetta, dovrò sapere queste cose. Al momento sono solo il capo di questo gruppo, ma ho in mente di prendere il comando sulla Loggia quando il vecchio Takaashi si ritirerà» e portò le mani dietro la nuca, tranquillamente, mentre continuavano a camminare. 

I tre uomini continuarono ad avanzare, le risate e alcune semplici dimostrazioni del loro spirito di squadra accompagnarono il loro ritorno alla sede dei Lodgers. Avevano posizionato il loro accampamento fuori dalla foresta, al lato della strada principale che conduceva alla capitale del Regno. Era il punto di incontro dei Lodgers per riunire le merci e condurle verso le varie città in cui avevano luogo le vendite.

Per via dell’aumento dei clienti durante le settimane precedenti al festival, il campo era divenuto un punto strategico in cui radunare gli Omega e ridistribuirli in maniera sicura ed efficiente in tutto il Regno, sfruttando alcune squadre specializzate per trovarli e altre per condurli nelle varie città e nei vari capannoni di vendita, minimizzando il tempo che avrebbero potuto perdere andando avanti e indietro ogni volta che trovavano nuova merce. 

«Ohy, Terushima! Cos’hai lì?» uno dei Lodgers che controllava il campo si avvicinò verso di loro non appena notò il trio che si avvicinava. 

«Ha! Guarda qui Izaka! Abbiamo catturato un ragazzino scimmia!» Terushima accennò con il capo verso Bobata. 

«Un che?» l’uomo sbatté gli occhi più volte, confuso.

«Quello che Terushima voleva dire è che ne abbiamo catturato uno piuttosto interessante. E’ veloce, atletico e anche piuttosto gradevole alla vista» si complimentò Bobata, facendo scivolare Hinata dalla spalla prima di poggiarlo al suolo, in attesa di direttive. 

Izaka osservò prima il volto di Bobata, poi la gamba di Futamata, quindi ghignò.

«E cosa sarebbe successo a voi due? Vi siete fatti picchiare da un Omega?» il tono derisorio portò i due ad arrossire per l’imbarazzo e a borbottare qualcosa a mezza voce. 

Non appena sentì il terreno sotto i piedi, Hinata percepì i suoi sensi tornare attivi e si gettò contro i suoi aguzzini per cercare inutilmente di scappare, ricevendo in risposta solamente l’ennesimo impatto contro il suolo ed un piede sulla schiena per tenerlo fermo. Emise un grugnito ovattato quando l’aria venne forzatamente strappata via dai polmoni.

«Cosa posso dire? E’ un tipetto piuttosto interessante» Terushima ghignò ampiamente, poi spostò il piede che tratteneva l’agitato Omega a terra. Izaka rimase immobile, meravigliato. Non doveva sottovalutare quell’Omega, si appuntò mentalmente. 

Durante quella piccola scaramuccia, alcuni uomini si erano radunati attorno a loro e ben presto una figura più anziana si avvicinò, attirata da quello scompiglio. Era un uomo alto con occhi affilati, capelli lisci e neri ed un paio di occhiali dalla montatura sottile, il capo dei Lodgers Anabara Takaashi. 

«Cosa ci hai portato, Terushima?».

«Sono abbastanza certo che questo potrebbe essere venduto ai Reali. Non è nobile, ma è piuttosto divertente».

L’anziano uomo si avvicinò per osservare il prigioniero. Hinata poteva percepire l’umiliazione ribollire nel suo corpo, ma, incapace di liberarsi, poté solamente sostenere con rabbia lo sguardo dell’uomo. Si sentiva come un pezzo di carne di fronte ad un macellaio, aspettando che quest’ultimo estraesse il coltello, lo sguardo lo stava analizzando per valutare il suo valore.
Lo odiava. Ma ciò che odiava di più era il fottuto bisogno di approvazione che il suo Omega interiore aveva deciso di sviluppare senza il suo consenso. Non voleva né aveva bisogno di sapere se gli Alpha credevano o meno che lui avesse valore. 

«Ottimo lavoro, capitano» Takaashi sorrise sinceramente verso il biondo. «Penso tu abbia ragione. Mettetelo nella terza carrozza, il gruppo che è diretto verso la capitale dovrebbe partire tra poco». Ed indicò i carri simili a gabbie e già ricolmi di prigionieri. «Abbiamo fatto un buon raccolto quest’anno, scommetto che al palazzo saranno felici».

E con queste parole, Hinata venne sollevato con un grugnito da terra ed issato sulla spalla di Izaka, per poi esser condotto verso le gabbie. Consapevole di non doversi far sorprendere impreparato dal ragazzino dai capelli rossi, egli aprì rapidamente la porta, lanciando l’Omega all’interno e richiudendola il più rapidamente possibile. Non doveva lasciargli alcuna chance di agire.

Hinata si ritrovò ad impattare contro un ragazzo tremante con capelli scuri, occhi enormi e dolci lentiggini a decorare il viso. Come lui, il ragazzo era legato e imbavagliato, le guance adornate da due scie di lacrime e il panico riflesso nei suoi occhi portarono il cuore di Hinata a stringersi dolorosamente. Si voltò dall’altro lato, solo per incontrare gli occhi impanicati di una ragazza bionda; tra i suoi capelli si trovavano numerose foglie e legnetti e le ciocche sporche avevano nettamente bisogno di una spazzolata. Lo sguardo supplichevole nei suoi occhi gli ricordò Natsu, quanto si era spaventata, e il fatto che quello sarebbe potuto essere il suo destino, se Hinata non si fosse fatto inseguire nella foresta. 

Con il cuore stretto in una morsa, il ragazzino dai capelli arancioni diede uno sguardo al resto dei suoi compagni di cella. Erano tutti nelle stesse condizioni; immobilizzati, imbavagliati e terrorizzati, ma non vide alcun viso familiare. Osservò con attenzione anche le altre gabbie, cercando disperatamente anche il minimo segno di quei familiari capelli arancioni, riuscendo a tornare a respirare quando non ne vide traccia. 

“Natsu e gli altri stanno bene”, pensò, ed una sensazione di sollievo lo scosse tanto da farlo crollare a terra, prima che tornasse a scrutare i suoi compagni di cella. Stavano tremando, nei loro visi, nella loro postura e nei loro odori si percepivano la paura, la fame, la disperazione. Anche loro erano parte di una famiglia, la loro scomparsa avrebbe fatto piangere madri, fratelli, figli, ma forse sarebbe stato in grado di dare loro sollievo, anche essendo un estraneo.

Con non poche difficoltà riuscì a mettersi in una posizione vagamente più comoda e si avvicinò alla giovane ragazza. In un silenzioso tentativo di comunicare, riuscì a convincerla ad appoggiare la testa sulla sua spalla e le accarezzò i capelli con la guancia; i singhiozzi della ragazza si interruppero, mentre si accoccolava il più possibile ad Hinata. 

“Andrà tutto bene. Riusciremo ad uscire da qui. Starai bene”.

Continuò a ripetersi quelle frasi nella mente come un mantra, incoraggiando gli altri con uno sguardo dolce e con un sorriso luminoso, anche se imbavagliato. Il prigionieri, notando il comportamento del nuovo arrivato, si avvicinarono per assorbire un minimo di quella tiepida radiosità e di quell’odore rilassante che il piccolo Omega emetteva. E così, posizionati in una discutibile ma confortevole pila di corpi avvolti da un dolce aroma rilassante, assistettero alla partenza del carro, il primo passo verso l’ignoto per coloro che occupavano quella gabbia scricchiolante. 
 

═══════ ೋღ :hibiscus: ღೋ ═══════

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: MadameZophie