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Autore: jinkoria    07/12/2020    4 recensioni
[ BakuDeku; multicharacter, multipairing | Prompt dell’iniziativa #25DaysofBakuDekuChristmas ]
Di come in venticinque giorni Midoriya Izuku si faccia innanzitutto eroe del proprio Natale e di quanto Bakugou Katsuki sia, non poi così sorprendentemente, fondamentale in tutto ciò.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Mina Ashido, Shouto Todoroki
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Bonsoir!
Oggi mi sono fatta prendere un po' dai sentimentalismi, però ci voleva come controparte al capitolo scorso, un po' di introspezione e qualche lacrimuccia fanno bene al corpo e purificano lo spirito. 
🧡💚 
Stavolta torniamo a Midoriya, sono però più soddisfatta della piega che ha preso, mi è difficile inserire tutti in così poco spazio ma sono contenta di essere riuscita a ritagliare un angolino anche agli InaTodo e a Shouto stesso, che in corso d'opera ho realizzato essere affine a Izuku in quanto a trascorsi... solitari. Spero non ci siano pasticci, al solito!!
Grazie mille anche oggi, come sempre, per l'attenzione dedicata alla raccolta, che spero stia facendo il suo lavoro e allieti se non la sera (visto il ritardo con cui giungo :')) le vostre giornate. Detto ciò, buona lettura!


 

-7: Christmas Karaoke



Il ruolo di tempio dello sfacelo, quella sera, era diventato uno dei locali in cui Midoriya era tutt’altro che solito andare, sia perché non era mai stato particolarmente intonato, tanto meno appassionato in merito, sia perché fino a quel momento non aveva avuto una vera e propria occasione per farvi una capatina – né una compagnia con la quale condividere il momento, anche.

Aspettava Ochako lo chiamasse per domandargli in che modo volesse personalizzato il suo cappellino natalizio, nonostante le avesse dato carta bianca lei e Aoyama avevano insistito nella volontà di accontentare tutti per quanto gli sarebbe stato possibile; ciò che non si aspettava era l’invito dell’amica, a sua volta le era stato esteso da Kaminari e Sero, i quali avevano pensato di prenotare una sala al karaoke per passare una serata in allegria e insieme.

Al solo pensiero, dovette ammettere, Izuku si era sentito avvolgere da un calore nuovo e che un po’, pensando agli anni addietro, aveva fatto sì gli angoli degli occhi iniziassero a pizzicare appena, tuttavia scacciò in fretta qualsiasi preludio a una commozione, sincera ma non necessaria e stonata col tenore gli altri pianificavano di mantenere. Dunque aveva semplicemente risposto in modo positivo, si era fatto indicare luogo e orario, poi si era sistemato, coperto dalla testa ai piedi, e infine era uscito di casa.

Inko lo aveva salutato con un prolungato bacio sulla guancia, per poi sprimacciargliele entrambe mentre gli augurava di divertirsi e suggeriva qualche canzone da cercare qualora si fosse trovato impreparato nella scelta.

Arrivato al locale stabilito, Todoroki era stato il primo ad accorgersi della sua presenza, intento a parlare con Iida e Yaoyorozu.

«Midoriya-kun» lo salutò il rappresentante, composto ma visibilmente entusiasta; Izuku ricambiò e pensò dovesse davvero piacergli l’idea di quella serata, nell’avvicinarsi lo aveva sentito dire qualcosa inerente al come avesse fatto a non venirgli in mente, rivolgendo un complimento per l’idea a un Kaminari che non era ancora nei paraggi. In realtà era solo poco più distante, si accorse, lo vide dietro Inasa, che Todoroki aveva invitato in quanto al momento fosse di tirocinio in zona; accanto a Denki, che parlava eccitatissimo e concitato, le guance e il naso arrossati dal freddo – e, forse, non solo – Midoriya identificò l’interlocutore al quale si rivolgeva come Shinsou, le occhiaie sempre accentuate e lo sguardo in apparenza neutrale, tradito dal mezzo sorriso leggerissimo che stava dedicando al ragazzo dell’elettricità. Quando notò Izuku gli fece un cenno col capo in saluto, il che attirò l’attenzione di Kaminari stesso, il quale si voltò di conseguenza e, nel vederlo, sollevò il braccio per salutarlo. Dopodiché gli corse incontro facendosi strada tra gli altri compagni, Hitoshi lo seguì ma a un passo più moderato.

«Midoriya! Mancavi solo tu!» esordì allegro, per poi guardare dietro di lui come in cerca di qualcuno. Izuku lo guardò confuso fin quando Kaminari, nell’inconsapevole rischio di fargli andare di traverso la saliva, non domandò «Kacchan non è con te?».

Il singhiozzo tornò a tradimento, anche se ormai aveva imparato quasi a prevederlo come conseguenza di un momento scomodo o somatizzazione di un’incontrollata, assolutamente immotivata dose d’imbarazzo.

Deglutì a vuoto e, cercando di risultare il meno agitato possibile, rispose «Non l’ho sentito» non è come se parlassimo di altro a parte le ricette pensò tra sé ma si trattenne dall’esporlo, la voce stretta da un sottile filo speranzoso nonostante cercasse di camuffarlo «Ha detto che sarebbe venuto?».

«No» asserì qualcuno alle sue spalle, fin troppo vicino perché Midoriya non trasalisse; in compenso, per lo spavento gli passò il singhiozzo «Sono stato costretto».

Si girò rapido, più del necessario, e in un secondo momento si sarebbe di certo morso la lingua e pestato i piedi da solo per essere stato così sciocco e ovvio, nonostante ciò lì, sul posto, non era stato in grado di trattenersi e voltarsi per scontrarsi, a pochi passi da sé, col viso distorto dal disappunto di Bakugou. Accanto al ragazzo, Kirishima sghignazzava e alternava pacche poderose e divertite alla spalla dell’amico, il quale non ci mise molto a digrignare i denti in sua direzione, mordendo l’aria in avvertimento.

Col risultato che Eijirou rise più forte, prestando piuttosto attenzione a Kaminari, che andò a salutarlo con trasporto.

«Kacchan» lo salutò Midoriya, il quale si accorse in quel momento di essere rimasto solo, gli altri si erano accostati ai nuovi arrivati «Non pensavo saresti venuto anche tu».

Ricordavo non ti piacesse.

Bakugou schioccò la lingua, guardando da un’altra parte «Ho detto che mi hanno obbligato» e fulminò i due compari lì accanto nel dirlo, che si limitarono a mostrargli un segno di vittoria sincronizzato, poi sparirono al centro del gruppo, dopodiché tornò a fissarlo di sottecchi «Tu invece? Da quando ti piace il karaoke?».

La domanda giunse inaspettata, più che altro Midoriya non avrebbe creduto gli sarebbe davvero importato saperlo, era sicuro, anzi, non avrebbe dato particolare peso al perché si trovasse lì. Ebbe la tentazione di dire qualcosa di diverso, di rispondere affermativamente per non dare l’impressione del nerd solitario per anni, pensò fosse il caso inventarsi una risposta e che sarebbe stato più facile piuttosto che rispondere in modo da far capire il sotto testo dell’affermazione.

Si accorse ora Katsuki fosse del tutto voltato, il viso dritto, appena inclinato verso il basso per guardarlo dritto negli occhi, e Izuku scordò perché avesse sentito l’insorgere incomprensibile del bisogno di mentirgli.

«In realtà non lo so se mi piace, non ci sono mai stato» ammise, sebbene a sua volta rivolse lo sguardo in un punto imprecisato del giaccone dell’altro, le dita che torturavano il bordo del parka, stavano anche iniziando a fargli male per il freddo, mentre la sensazione del singhiozzo imminente pareva sul punto di tornare. Si sforzò più che poté per contrastarlo, ringraziò invece tra sé Iida per aver richiamato tutti, una volta arrivati al completo, per invitarli finalmente a entrare.

Bakugou fu catturato da Kirishima e Kaminari, che lo presero sottobraccio e così lo stritolarono per assicurarsi non fuggisse, Midoriya perciò raggiunse Todoroki e gli si affiancò, coinvolto a sua sorpresa da Inasa in una conversazione sul karaoke; scoprì così che lo stesso Shouto non aveva mai preso parte a una serata simile, col cuore un po’ stretto non riuscì a stupirsene e tuttavia, sentendosi colpevole per il pensiero egoista, si sentì quasi meno fuori posto. Per fortuna si accorse l’attimo dopo del modo in cui Yoarashi gli si avvicinasse e come le loro mani si sfiorassero più volte nel corridoio di conseguenza, senza che Todoroki lo rifiutasse, anzi sembrava quasi rallentare o aumentare il passo per rimanere coordinato con quel tocco forse non così involontario. Izuku sorrise, rimanendo un po’ indietro, la stretta al petto più dolce, perché anche l’amico, adesso, poteva rifarsi di tutti quegli anni persi.

La sala si presentava come molte ne aveva viste in televisione, una stanza piuttosto spaziosa e circondata da divani e tavolini, mentre sulla parete centrale svettava una grande televisione ai cui lati erano poste casse e microfoni.

Jirou e Mina furono le prime a esibirsi, Kyouka inizialmente imbarazzata si era lasciata man mano coinvolgere dall’energia dell’amica, a loro si aggregarono anche Ochako e Tsuyu nella canzone successiva, intanto Yaoyorozu e Hagakure rimasero sedute nonostante avessero cercato di convincerle ad aggiungersi in un’esibizione più numerosa, troppo imbarazzate al pensiero di esibirsi davanti tutti gli altri compagni. A seguire scelsero un brano Kirishima e Kaminari, la cui stonata grinta commosse Iida, il quale finì per ritrovarsi tra i due ragazzi, trascinato dalla canzone – tra l’altro pareva conoscere qualsiasi proposta passassero i vari studenti, il che confermò i dubbi di Midoriya circa il suo amore per il karaoke, o i canti di Natale di per sé.

L’esibizione di Inasa e Todoroki fu quasi stravagante, non un esito così insolito considerato il diverso atteggiamento tra i due verso il microfono, Shouto che quasi non sapeva che farsene e Inasa, invece, intento a stringerlo e agitarlo come simulasse un concerto vero e proprio. Fu proprio grazie alla disinvoltura e sincero divertimento di Yoarashi che il ragazzo al suo fianco riuscì a rilassarsi, forse perché la presenza di Inasa era ingombrante abbastanza affinché Todoroki non rischiasse di sentirsi in una posizione che non riusciva a occupare, così si sciolse e, con grande sorpresa generale, cantò meglio di quanto forse riuscì a rendersi conto. Tutti finirono col ridere dell’espressione confusa del compagno quando le ragazze, Iida e Kirishima gli andarono incontro per fargli i complimenti, le domande degli ultimi due su dove e quando avesse fatto pratica che sovrastavano la musica stessa, partita senza che nessuno se ne accorgesse.

Izuku si massaggiò le guance, dolenti per le risate, quando un microfono invase il suo campo visivo; a tenerlo in mano, chiaramente con l’intento di porgerglielo, c’era Bakugou.

Sbatté gli occhi e li alternò più volte tra l’oggetto in questione e la persona di fronte «Che cosa devo…?».

Si sentì tirare il polso e capì le intenzioni, pessime, dell’altro quando il manico del microfono prese posto sul suo palmo senza avesse acconsentito «Tocca a noi».

La totale assenza di permessa replica nel tono lapidario di Bakugou fu quanto di più terrificante, sconcertante e, non poté trattenersi dal pensare, emozionante avrebbe potuto pensare gli succedesse in una serata simile. Tuttavia il dubbio gli sorse lecito, abituato fin troppo al rifiuto e altrettanto troppo poco all’invito, dunque, travolto dal battito accelerato in anticipazione e ansia mentre lo seguiva comunque fino al palchetto – sotto lo sguardo sorpreso di alcuni e compiaciuto di altri –, domandò «Vuoi… cantare con me?».

Bakugou si fermò davanti allo schermo, prese il telecomando e scorse la lista delle canzoni a disposizione, focalizzato su di esse, lasciando in sospeso la risposta; una volta selezionata, voltò in collo verso Izuku, il quale non riuscì a evitarsi di schiudere le labbra dalla sorpresa quando Katsuki gli mostrò il suo più bel sorriso di sfida, provocatorio ma anche – lo sentiva nella sua voce – divertito, frattanto che qualcosa iniziava a muoversi alla bocca dello stomaco e si dibatteva, quasi, impenitente premeva per uscire a tutti i costi. Alla sola vista di un sorriso tagliente che celava la più arrogante delle gentilezze.

«Voglio sapere» mise play Bakugou, la parte strumentale della canzone che iniziava a coprire le sue parole ma non forte abbastanza da far sparire il frastuono che Midoriya sentiva rimbombargli tra le orecchie, la testa leggera e il cuore dolorosamente coinvolto, tutto concentrato sulla voce del ragazzo al suo fianco, così vicino come mai avrebbe pensato di ritrovarselo, un giorno, tanto da fargli tornare quel pizzicare fastidioso agli occhi e del quale faticava a impedire il liberarsi «se ti piace o meno il karaoke».

La musica stuzzicò una corda interna ben più presente di quanto Izuku avrebbe immaginato. E mentre Bakugou iniziava a cantare a squarciagola la canzone che Midoriya identificò, per casualità e a malapena, come appartenente a una di quelle suggeritegli da Inko, circondato dall’allegria dei suoi compagni, le risate e l’incitamento dei suoi amici, in una stanza larga il giusto per contenerli tutti, col volto caldo e umido realizzò.

Era rumoroso, ma amava il karaoke.

   
 
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