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Autore: ONLYKORINE    09/12/2020    1 recensioni
A Maple Town, dopo tanti anni ricompare la targa che premiava il paese come migliore produttore di sciroppo d'acero e che era scomparsa anni prima. Gli abitanti della cittadina pensavano che l'avessero rubata 130 anni prima i loro vicini, quelli di SapVille, e invece...
E ora? Ora si vedrà. Intanto si potrebbe fare una gara di cucina...
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 9 - Rupert Rootweet

 Capitolo scritto da P4rziv4l97 

Era notte fonda quando Rupert aprì gli occhi. Intontito dal sonno ma con la giusta dose di rabbia e irritazione, si destò dal caldo tepore del suo letto e balzò in piedi. L'intera stanza era immersa nel buio, nemmeno i flebili raggi lunari riuscivano ad attraversare le tapparelle abbassate poche ore prima. L'uomo infilò i piedi dentro le ciabatte e trascinò il suo corpo fino in cucina, poi accese la luce, si versò una tazza di caffè e risalì nella sua stanza.

Non era un buon momento per bere un caffè, l'orologio segnava le tre di notte quando Rupert guardò l'ora. Ma per lui non era un problema, non sarebbe stata una tazza di caffè a privarlo del sonno. Adagio, poggiò la tazza sul comodino, alzò lentamente le tapparelle della sua stanza e aprì le finestre. Una ventata d'aria fresca riempì l'intera stanza facendo rabbrividire l'uomo che, con sguardo affilato e duro, osservava il panorama davanti a sé. Portò gli occhi sul paese, ne scrutò alcune vie e passò in rassegna le poche case che riusciva a vedere dalla sua finestra: avevano tutte le luci spente.

A Maple Town regnava il silenzio e la calma: solo i fumi del panificio correvano veloci verso il cielo. Rupert seguì con gli occhi la piccola striscia grigia e la guardò scomparire sotto l'influsso della luce lunare. Amava abitare in collina, era il suo colle: nessuno lo avrebbe mai sradicato da lì. La sua anima era legata a quel posto quasi quanto le radici degli alberi lo erano alla terra. Gli alberi, proprio gli alberi che avevano reso Maple Town così famosa in tutta la nazione. Rupert sorrise, alcuni aceri erano stati piantati dai suoi genitori quando lui non era ancora nato. Quella era una delle cose che lo faceva sentire veramente parte di quel paese, oltre Rachel ovviamente.

«Rachel» sussurrò Rupert.

Le labbra dell'uomo si incresparono in uno dei suoi rari sorrisi poi, lentamente, afferrò la tazza del caffè poggiata sul comodino e iniziò a sorseggiarlo. Chiuse gli occhi e, accompagnato dal frinire delle cicale, immaginò il volto della donna che non vedeva dal giorno precedente. Rachel era abbastanza indaffarata in quel periodo, cercava disperatamente una ricetta con cui partecipare a quella stupida gara. Già, la famosa gara di cui tutti parlavano: era sulla bocca di ogni paesano, quando non si parlava del ragazzo aggredito e portato all'ospedale. Rupert poggiò le braccia sul davanzale della finestra e osservò la distesa di alberi davanti a sé. L'oscurità della notte lo trascinò in un turbinio di emozioni e pensieri contrastanti. Lui odiava il fermento creatosi in città, odiava la gara e quella maledetta targa ricomparsa. Con l'amaro in bocca, e nel cuore, Rupert diede un'ultima sorsata al caffè, richiuse la finestra e si diresse nell'unico posto dove si sentiva tranquillo: il laboratorio in soffitta. Rupert afferrò la maniglia della porta e uscì dalla stanza senza accorgersi che c'era qualcuno di fronte a lui. Una figura non molto alta, dai capelli lisci e fluenti, si scontrò contro il suo addome.

«Zio, sta attento quando cammini!»

«Nora... Cosa ci fai sveglia a quest'ora?» pronunciò l'uomo guardando la nipote nei profondi occhi azzurri.

«Ti ho sentito quando, pochi minuti fa, sei uscito dalla stanza.» La voce di Nora era apprensiva, ma aveva gli occhi persi nel sonno.

«Mi dispiace di averti svegliato. Torna a dormire, è tardi» disse Rupert facendo appello a quel poco di gentilezza che conosceva.

«Va tutto bene?» chiese Nora strofinandosi gli occhi.

«Non proprio. Ma ti prego, ora dormi. Ne parleremo domattina.»

«Promesso?»

«Promesso.» L'uomo scandì quella parola con un leggero imbarazzo. Non si era mai comportato con nessuno in quel modo, nemmeno con Rachel. Nora si avvicinò e avvolse lo zio in un tenero abbraccio, l'uomo ricambiò con qualche tentennamento, ma alla fine si sciolse e accompagnò la nipote nella sua stanza. Le rimboccò le coperte e le diede un bacio sulla fronte.

«Buonanotte.»

«Buonanotte, zietto» disse Nora abbozzando una leggera risata.

Mentre si dirigeva in soffitta, Rupert pensò a Nora. Lei era l'unica nipote della quale avesse un vago ricordo. Era entrata nella sua vita da qualche settimana, come un fulmine a ciel sereno, distruggendo la sua intera routine. Odiava ammetterlo, ma quella piccola peste aveva portato una boccata d'aria fresca all'interno della sua esistenza. Odiava tutto ciò che poteva mettersi tra lui e la tranquillità, era una cosa risaputa da tutti, ma, in fondo, avere una ragazza in casa lo faceva sorridere. Un pensiero veloce e sfuggente gli riportò alla mente il breve passato della ragazza e il cuore di Rupert si riempì di rabbia e tristezza a quel pensiero. Sua sorella era morta e il cognato era uno sporco ubriacone. Non vedeva la sorella da ben tre anni quando la notizia della sua morte lo aveva sconvolto. Rupert provava un amore profondo per Mary, uno di quelli che non si rompe mai, un legame di sangue saldo, immune al passare degli anni. Ma il destino gli aveva lasciato una nipote, Nora era tutto ciò che gli era rimasto della sorella. Ed ecco perché aveva promesso che avrebbe avuto cura di lei, anche se significava cambiare la sua vita e parte del suo carattere.

Assorto da quei pensieri, Rupert salì le scale che lo avrebbero condotto alla soffitta. Quando vi arrivò, facendo attenzione a non far rumore, aprì la porta. L'odore stantio della stanza invase le strette narici dell'uomo che, palpando l'oscura parete alla ricerca della luce, stava già pregustando il momento in cui si sarebbe seduto a visionare i suoi oggetti antichi. La luce rivelò l'intero contenuto della stanza dal soffitto basso: pile di vecchi libri e lettere ammassati nella libreria e un grande bancone con un lume accanto, posizionato accanto alla finestra. Rupert si avvicinò al mobile per prendere uno dei suoi cimeli: un orologio risalente al milleottocento. Quell'orologio era uno dei lasciti del suo prozio, aveva un valore di circa diciottomila dollari americani. Avrebbe potuto fare una fortuna, se solo avesse avuto il cuore di venderlo. Ma Rupert amava riempirsi di vecchie cianfrusaglie, in particolare, di cianfrusaglie mega costose.

Ma Rupert credeva che quell'orologio avesse qualcosa di particolare, anche se non aveva ancora capito cosa fosse. Durante le sue numerose revisioni agli ingranaggi, aveva notato un piccolo incavo sotto la corona. Non era una cosa normale, Rupert se ne era assicurato parecchie volte confrontandosi con alcuni suoi colleghi del mestiere. Sapeva che quel particolare non doveva esserci, ma non sapeva spiegarsi il perché. Aveva provato a girare la rotellina parecchie volte, ma nulla. Non poteva permettersi di smontare quella particolare parte dell'orologio, erano necessarie attenzione e precisione. Non avrebbe rischiato di rovinare un ricordo della sua famiglia, così aveva lasciato perdere.

Si limitò a guardare l'incavo anche quella sera, poi, pose l'orologio sul tavolo e continuò a rovistare tra le vecchie chincaglierie. Riportò alla luce alcune carte del fondatore di Maple Town: la famosa ricetta vincitrice del concorso di cucina del 1889, rubata dal suo prozio, e dei vecchi fogli di giornale. Rupert ripose tutto sul tavolo dimenticando di avervi appena poggiato l'orologio. Tra un movimento di fogli e una botta al piede del tavolino, l'orologio capitolò per terra mandando il cuore di Rupert in aritmia per qualche secondo. Pregando ogni divinità esistente, l'uomo riprese l'orologio e lo esaminò attentamente: era ancora in perfette condizioni, salvo un piccolo dettaglio che mandò Rupert in brodo di giuggiole. Dall'incavo dell'orologio era fuoriuscito un piccolo biglietto. In tutti quegli anni, Rupert non era mai riuscito a scorgerlo. Ma non poteva mai immaginare che, nonostante le spesse dimensioni dell'orologio, qualcuno ci avesse nascosto un biglietto. Rupert posò l'oggetto sul tavolo e aprì delicatamente il biglietto.

«Cara Harriet Carter, ce l'abbiamo fatta. Il piano è riuscito. Sapville avrà quello che si merita. Tuo, Fred Rootweet.»

Rupert lesse tutto ad alta voce e rimase incredulo e sconvolto non appena lesse la data che riportava il foglietto.

«Cinque maggio mille-ottocento-ottantacinque» disse, scandendo ogni parola. «Ma è il giorno in cui si svolse la gara... Non è possibile. Cos'ha a che fare il mio prozio con quella gara?»

L'uomo ci pensò un attimo, ma riuscì a riunire solo pochi pezzi di quel grande puzzle. La targa era stata vinta dal paese, magari suo zio era andato lì per assistervi. Però non riusciva a capire cosa intendesse dire con "Sapville avrà quello che merita". Inoltre, che legame c'era tra i Rootweet e i Carter? Rupert non capiva, ma di una cosa era certo: per fare chiarezza sull'accaduto, avrebbe avuto bisogno dell'aiuto di sua nipote. Quella roba che lei chiamava "inter coso" l'avrebbe aiutato.

Le ore passarono e il buio lasciò spazio alla luce. I caldi raggi del sole colpirono gli alberi e ne doravano le foglie, avvolgendo tutto il paesaggio in una straordinaria luce calda e viva. Anche Rupert, addormentato con la schiena ricurva sul tavolo, venne colpito da quell'esplosione di luce. Il sole baciò le sue guance destandolo dal sonno. Rupert alzò il viso, si scollò dalla fronte qualche foglio di giornale e poi scese dalla soffitta per raggiungere la cucina.

«Buongiorno, zio» esplose Nora mentre preparava la colazione.

«Buongiorno anche a te.» Rupert la guardò e per un attimo, accecato dalla troppa luce mattutina, rivide il volto della sua amata sorella. Sorrise, dentro di sé. Sapeva che era un effetto dovuto ai giochi di luce, ma non era solo quello. Nora assomigliava molto a sua madre, sia nell'aspetto che nel carattere. L'uomo fece qualche passo, raggiunse la nipote al tavolo e consumò la colazione.

«Allora, zio, è arrivato il momento di mantenere la promessa» disse Nora, scrutando lo zio e mostrando un leggero sorriso.

«Ah, giusto. La promessa. A proposito di questo, hai ancora quel tuo strano aggeggio portatile? Potrebbe tornarci utile.»

Qualche ora dopo, l'ufficio di Rupert venne invaso da articoli di giornale, foto e notizie riguardanti il 1885. L'orologio trovato in soffitta era legato alla sua famiglia, lasciato in eredità dal suo prozio, era chiaro come il sole che qualche suo parente fosse invischiato in quella pessima situazione. Fu Nora, dopo ore di ricerca, a scovare un indizio importante, l'unico davvero rilevante. Non riguardava il luogo in cui era stata nascosta la targa, ma avrebbe potuto aiutare a scovare il colpevole.

«Fortunatamente, il comune di Maple Town ha creato un cloud digitale atto a conservare tutti gli articoli di giornale più importanti. Ma, sebbene l'evento dell'ottantacinque sia abbastanza importante per Maple, questo è l'unico articolo che ho trovato.» Nora fece avvicinare lo zio allo schermo del computer portatile e indicò una lista di nomi accanto a una fotografia.

«Ma guarda un po'. Questo è lui, mio prozio Fred. Tua nonna aveva un album di fotografie, ogni domenica ci costringeva a sederci sul divano e a sfogliarlo insieme. Conosco i volti di tutti i nostri parenti, più o meno.» Rupert visionò tutti i cognomi alla portata del suo occhio fino a quando incontrò quello appartenente alla sua famiglia. «Ci sono anche alcuni cognomi a me familiari: Price, Carter, Bluelight e Stealer.» Rupert rise, «Guarda, c'è anche una signora appartenente alla famiglia di quella vecchia pettegola della Patty.»

«A quanto pare, il tuo prozio, aveva un bel rapporto con questa signora. Guarda attentamente la fotografia.»

Rupert si avvicinò ulteriormente allo schermo e rimase alquanto sorpreso da quello che riuscì a vedere. In quel momento, con tutta la velocità a disposizione, corse in soffitta a riprendere il biglietto letto durante la notte. Quando lo trovò, lo controllò attentamente scorgendo un nuovo e importante dettaglio. Nella parte posteriore del foglietto, scritto con una grafia singolare ed elegante, vi era la risposta al messaggio precedente.

«Mio carissimo Fred» lesse Rupert «Il mio amore non sarà mai sufficiente a ricambiare quello che hai fatto per me. Ho nascosto la targa nel luogo che conosci. Ti amerò per sempre, Harriet Carter»

Ecco qual era il legame tra i Rootweet e i Carter: l'amore. Non sapeva se il suo prozio fosse veramente innamorato di quella donna, ma lei lo era di sicuro. In quel momento, Rupert, ebbe la rivelazione. Sapeva cosa fare, doveva solo avvisare Nora.

«Nora, io esco, torno tra poco» le disse, passando prima dal soggiorno per prendere una giacca leggera e poi dalla sala da pranzo.

«Va bene, a dopo.»

Rupert percorse il corridoio e, prima di aprire la porta, sentì il telefono squillare. Qualche secondo dopo, la voce di Nora esplose in un grosso e sonoro: "Ciao Sean". L'uomo sorrise, contento che la nipote avesse trovato buona compagnia, e uscì di casa. Respirò l'aria primaverile, si crogiolò nella luce mattutina e si preparò a percorrere la discesa: aveva la destinazione ben chiara in mente. Per completare il puzzle e ricavare le ultime informazioni mancanti, doveva andare dall'unica persona che, in paese, sapeva tutto di tutti: Patty Stealer. In quella foto, oltre a suo zio, c'era anche un componente della sua famiglia. La possibilità che la Stealer fosse a conoscenza della verità, o parte di essa, era sicura al cento percento.

 

***

 

Un classico "din don" scosse la tranquilla routine mattutina della donna. Ella si alzò dalla sedia, percorse il corridoio e, con il suo ampio sorriso, aprì la porta.

«Ciao, Patty» disse Rupert mostrando il biglietto trovato durante la notte «Dobbiamo parlare.»

La donna sorrise non appena scorse lo scambio di risposte sul biglietto.

«Tu sai e io ho bisogno di sapere. Non negarmi questa richiesta, Madame Stealer» la stuzzicò lui, con un accenno di pronuncia francese.

Patty invitò l'uomo ad entrare e raggiunsero la cucina.

«Non ti nasconderò la verità» disse Patty mentre offriva a Rupert una tazza di tè. «Avrai tutte le tue risposte.»

   
 
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