Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Leatessa    16/12/2020    0 recensioni
POSTATO CAPITOLO 28
Dalla storia:
“Possibile che nella nostra famiglia, nessuno e sottolineo nessuno, sia in grado di comportarsi normalmente? Chi ha avuto questa idea? Io non intendo partecipare … non contate su di me …”.
Quelle furono le ultime parole famose di Albus Potter. Ovviamente, come giusto che fosse, prese parte all’iniziativa.
Quella domenica mattina, Rose lo buttò giù dal letto di malagrazia. Lo spinse sotto la doccia e tra una lamentela, un Merlino e un Salazar invocati a pieno Impeto riuscì a trascinarlo al villaggio.
-Lily, quindici anni di astuzia e prodigi, innamorata e senza freni darà inizio alla rivoluzione. Jim e Al aiuteranno il padre e la sua squadra di Auror nelle missioni più disperate. Il resto della combriccola sarà lì a dare una mano, l'amicizia riuscirà a tenerli tutti uniti?
La paura costringerà vecchi nemici e muovi amici a riunirsi ad uno stesso tavolo, per risolvere una serie di gialli che sconvolgeranno l'intero mondo magico!
Buona lettura...
{Capitoli:Prologo/Intro/Alla scoperta dei Black/Le disavventure di Lily&Tunia/La terrorista/Segreti di Famaglia/Le scelte sbagliate}
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Black, Famiglia Dursley, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, James Sirius/Dominique, Lily/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'FORBIDDEN lOVE '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO DICIANNOVE
 
Sei mesi dopo …
 
Da quei primi di giungo erano passati sei mesi. E ne erano successe di cose in quell’arco di tempo! Molte però dovevano ancora accadere. L’anno 2024 stava per volgere al termine, mancava giusto un mese all’arrivo del nuovo anno e i nostri amati fratelli Potter non se la stavano vivendo per niente bene.

Lily Potter, come tutti sappiamo, amava quel periodo dell’anno. La prima neve, l’arrivo del Natale, i regali, le grandi cene a casa di sua nonna dove poteva rivedere tutti i suoi amati cugini che, non l’avrebbe ami ammesso, le mancavano da impazzire.
Lily, dovette ammettere a sé stessa, che il castello senza il suo grosso parentato non era così divertente. Lei e Hugo erano gli ultimi frequentatori di Hogwarts del clan Potter -Weasley, e per quanto avessero passato dei bei momenti in quei primi mesi di scuola, si poteva sostenere con certezza che mancasse qualcosa. L’entusiasmo e la simpatia di James, le scene comiche che James e Fred intavolavano nei corridoi del castello per spezzare la monotonia pomeridiana, le frecciatine di Albus e il suo sguardo sempre attento ai guai che combinava la sorella. Mancava Rose con la sua mania del regolamento e perfino la sua migliore amica Sophia con quel ghigno saputello che non si cacciava mai dalla faccia.

Mancava Scorpius. Da morire. Lily non lo dava a vedere, sorrideva sempre e ogni volta che le chiediamo di lui, rispondeva cortesemente. In realtà stava male da impazzire. Non era una stupida, e sin dal principio aveva messo in conto che la distanza, ad un certo punto, avrebbe iniziato a scoraggiarla.

Nei primi mesi di separazione aveva preso l’abitudine di scrivergli una lettera a settimana, e tante grazie. Non voleva sembrare una fidanzata appiccicosa che spreca il suo tempo a scrivere smanceria d’amore invece che studiare quei maledetti incantesimi non verbali che ancora non le venivano bene. Lui, Scorpius, le rispondeva sempre, puntualissimo. Ogni domenica mattina il gufo reale dei Malfoy volava sul lungo tavolo dei grifoni, portava una lettera e un pacchetto contenente un pensiero per lei. Mai niente di eccezionale, vistoso o costoso. Mai! Assolutamente! Semplicemente qualcosa per farla sorridere e farle capire quanto lui l’amasse anche a 1000 kilometri di distanza. Lui l’amava. Era meraviglioso!

La prima uscita ad Hogsmeade dell’anno l’avevano passata assieme. Scorpius l’aveva aspettata all’uscita del cancello di Hogwarts, vestito di tutto punto e con l’impazienza di un bambino di cinque anni. Non le aveva, nemmeno, dato il tempo di salutarlo e l’aveva baciata come la prima volta, la prima volta che Lily lo aveva baciato, per precisare. Le labbra di Lily erano a casa. Non stava così bene dal primo di settembre, si disse quando si separarono per prendere aria.

Quel giorno era cambiato tutto. Per Lily. Ri-separarsi da lui fu un tormento: fisico e psicologico. Non riusciva a concentrarsi e perdeva gran parte del suo tempo a pensare a lui. Gli unici momenti in cui, poteva affermare con certezza, di essere ancora la vecchia Lily Potter, erano quelli sul campo da Quidditch. Lì ogni sua preoccupazione spariva, esisteva solo il boccino e lei che doveva prenderlo per portare la sua squadra alla vittoria. Quando smontava dalla scopa però il suo pensiero era di nuovo lì. A lui.

C’erano diverse cose che preoccupavano Lily, due più delle altre. Ed erano proprio quelle che non vedeva l’ora di risolvere parlandone dal vivo con il suo fidanzato. La prima, non per importanza, ma certamente la più facile di cui parlarne era senza ombra di dubbio la scarsa corrispondenza che Scorpius le forniva. Da quell’uscita ad Hogsmeade, Lily, aveva preso la cattiva abitudine di scrivere due - tre volte alla settimana al suo fidanzato. Ogni due giorni più o meno. Si stava esagerato, se lo ripeteva da sola, davanti allo specchio ogni sacro santa mattina! Tre volte!
Scorpius dal canto suo, non aveva cambiato la sua abitudine, le mandava una lettera - corposa, di questo Lily non si sarebbe mai potuta lamentare – sempre ogni Domenica. Sempre accompagnata da un piccolo pensiero per lei che a lungo andare non facevano che infastidirla invece che farla ridere ed emozionare.
Lily aveva seri dubbi sul perché questo avvenisse. Scorpius era dolce e sincero, le raccontava nei minimi dettagli tutto ciò che faceva in Accademia, incominciando dalla descrizione soporifera del docente di Legislatura Magica ai festini clandestini che i suoi colleghi organizzavano nelle camerate dell’accademia. Si soffermava a lungo su quanto fosse stato per lui devastante vivere a Grimmauld Place con suo fratello James e di come negli ultimi mesi, finalmente, si riuscisse a vivere in santa pace. Quanto adorasse poter passare le sue serate in compagnia di Albus, seduti insieme davanti al fuoco, come quando erano ancora al castello.
Le scriveva delle comparse a sorpresa di Rose, che aveva deciso di restare a Londra da sua madre ma, che non faceva altro che accampare scuse e passare tutte le sere nella vecchia dimora dei Black. Tanto vero che alla fine James le aveva dato una stanza, giusto per le emergenze. Ovviamente!
Adorava le lettere di Scorpius, le conservava gelosamente in un vecchio scrigno che aveva trovato alla Tana e le leggeva ogni volta che gli mancava. Tra un pianto e una risata. Tutte le sere…

Il secondo problema di Lily, molto più serio secondo il parere di Petunia, non era facilmente risolvibile. Non sul momento, non senza Scorpius, non senza parlane seriamente.
Da quella uscita a Hogsmeade era proprio cambiato tutto. Dopo aver fatto spese per i negozi e aver bevuto una burrobirra ai quattro manici di scopa, si erano allontanati dal villaggio. Lontano da occhi indiscreti e lingue lunghe che solitamente si impicciavano un po’troppo degli affari loro.

In parole povere Lily si era imboscata con Scorpius. Dietro la stamberga strillante l’aveva baciato per ore. Almeno a lei sembrava così. Avevano parlato, si erano presi in giro e dopo due mesi si stavano riscoprendo. Scorpius durante l’estate più volte aveva approfondimento la conoscenza del corpo di Lily. L’aveva vista nuda e le aveva baciato i seni e torturato i capezzoli fino all’agonia. Ed era stato ricambiato. Per quanto Lily fosse timida e inesperta, si era fatta avanti. L’aveva spogliato e l’aveva osservato a lungo prima di farsi coraggio e afferrare il suo membro tra le mani. Era successo più volte ma mai, in quei mesi, si erano spinti oltre. Mai Scorpius aveva accennato nulla al riguardo.
Lily, quel giorno, era dell’idea che fosse il momento giusto. Per provare a spingersi leggermente oltre. Petunia continuava a ripeterle che fosse strano. Da quanto si frequentavano? Stavano o no facendo sul serio? E se così era, per quale motivo Scorpius non si era ancora deciso a fare l’amore con lei?
Lily, anche quel giorno dovette ricredersi! Scorpius toccò ogni parte di lei, le sue mani sfiorarono ogni centimetro di pelle disponibile e fattibile per due giovani ragazzi che si stavano nascondendo dall’intero mondo magico. La baciò ovunque, con ardore, respirando il suo profumo e dichiarandosi più e più volte. E Lily, per quanto fosse contenta e per quanto sentisse dentro di sé lo stesso sentimento di Scorpius, all’altezza dell’inguine sentiva qualcos’altro! Un bruciore, una sensazione mai provata prima. Lei voleva di più. Voleva tutto di Scorpius. E, viziata come era, lo voleva subito. Scorpius non l’aveva accontenta e da un mese a quella parte, la mente di Lily non faceva che tormentarsi. E se non le piaceva? Se Scorpius non provava la stessa passione che provava lei? Se lui non la desiderava? Come poteva scoprirlo? Avrebbe dovuto, per forza di cose, chiederlo? E lui cosa le avrebbe risposto?

Lily temeva da morire la risposta. Non ci dormiva la notte. Perdeva il sonno, le spiegazioni dei professori e se non si fosse data una svegliata alla svelta anche il titolo di capitano della squadra di Quidditch.

 
*
 
 
Albus Potter ci aveva messo poco ad ambientarsi alla sua nuova vita. Per come la vedeva lui, gli calzava a pennello. Viveva nel pieno di Londra, circondato dalla mondanità e non poteva che fregargliene di meno! Ovviamente, stiamo parlando di Albus Potter. Lui stava alla grande, che provasse qualcuno a dire il contrario!

Lui è Scorpius vivevano a Grimamauld Place. Fino agli ultimi giorni di settembre, con loro, aveva vissuto anche James. Non che si vedesse molto in giro per casa ma quando era presente, non l’avrebbe mai detto ad anima viva, suo fratello era di ottima compagnia.
Aveva in quel mese riscoperto suo fratello e, quella breve convivenza, non gli era per niente dispiaciuta anzi, aspettava con ansia il nuovo anno. Il momento in cui James sarebbe tornato. Sperava vivamente di non doversi ricredere delle sue aspettative!

Così, in quella grande casa, il tempo era volato. E Albus per la prima volta nella sua vita aveva iniziato a provare un senso di solitudine. Non gli era mai capitato. Pensava di sì, che avesse avuto quell’esperienza e che se mai gli fosse riaccaduto di nuovo, lui intelligente com’era, avrebbe tirato fuori i suoi anticorpi. Pensava seriamente che il momento di massima solitudine della sua vita, si era verificato il giorno del suo smistamento. Quando il cappello parlante aveva gridato a tutta la sala grande “Serpeverde”. Beh si sbagliava.
Lì, in quella immensa casa si sentiva solo e a poco servivano le chiacchiere con Scorpius che la maggior parte delle volte vertevano sua sorella. E lui era stanco di sentir parlare di Lily, ventiquattro ore su ventiquattro.

Lui, Albus il solitario, si sentiva solo. Aspettava con ansia la venuta Rose, le sue grida isteriche e le sfuriate senza senso che ne venivano dopo. Trovava piacevole ascoltare il sottofondo delle conversazioni di Rose e Sophia, seduto nella stanza accanto a mettere in ordine gli appunti. Trovava divertenti le serate in cui Tarquin restava fino a tardi, beveva un goccetto di troppo e dava spettacolo della sua stupidità. Un po’meno divertenti erano gli sproloqui su sua cugina Petunia ma, per quel genere di discorsi Scorpius bastava e avanzava. Inoltre, nella maggior parte dei casi, lui si era già mezzo appisolato sul divano. Più di la che di qua per mettere in luce il succo della questione.
Odiava la solitudine. Non era mai stato solo nella sua vita e ringraziava tutti i fondatori che Scorpius avesse accettato di vivere lì con lui. Ringraziava che i suoi cugini fossero sempre in giro per casa e ringraziava soprattutto che i suoi cari amici non si fossero dimenticati di lui con la fine della scuola.

Ma… c’è sempre una ma! Una questione che Albus non riusciva ancora ad inquadrare bene. Era strano per lui che di acume ne aveva a iosa. Lui che aveva districato la catriga di segreti che il ministero teneva ben nascosti semplicemente usufruendo delle missive con i suoi parenti. E dato che era così intelligente sapeva bene che in un modo o nell’altro avrebbe finito per risolverla.

Ci aveva provato due volte. In entrambi i casi gli era mancato il coraggio. Se fosse stato un ragazzo coraggioso di certo non sarebbe finito a Serpeverde, no? Con la coda tra le
canne e il morale a terra, tutte e due le volte, se ne era tornato a casa. Triste e furioso. Intrattabile per giorni, continuava a blaterare Nott ogni volta che ripescava l’argomento. Raramente, per fortuna di Albus.

La prima volta che si era tirato indietro era il primo di settembre. Albus si disse che non si era preparato abbastanza. Che per fare certe cose bisognava andare preparati, avere un bel discorso e i capelli in ordine. I suoi capelli, quella mattina, erano un disastro! Il discorso non se lo era preparato, pensando fino a poche ore prima che sarebbe andato a braccio, come mille volte aveva fatto durante le interrogazioni, errore madornale! Non era preparato. Salutata Lily, in perfetto silenzio, quel primo di settembre ci aveva rimesso l’orgoglio. Buona nuova: almeno, aveva scoperto di averlo!

La seconda volta, circa un mese prima, si era reso più che ridicolo o così si vedeva ai suoi occhi. Si era presentato ad Hogsmeade, poco dopo l’ora di pranzo, sicuro di sé stesso. Scorpius li aveva detto che sarebbe stato lì con Lily, ma dei due innamorati non c’era stata traccia. Si era recato ai quattro manici di scopa e mentre sorseggiava la sua amata burrobirra gli era caduto il mondo addosso.
Era certo non fosse mai successo. Mai. È questa volta era vero! Aveva il cuore spezzato. In frantumi. Ed era tutta colpa sua. Se solo non avesse fatto l’idiota durante l’estate e avesse captato i segnali che il suo corpo e la sua pancia gli mandavano, non sarebbe successo. Se solo quel primo di settembre, avesse avuto il coraggio di dirle anche solo poche parole, era certo che non avrebbe mai assistito a quella scena.
Alice Longbotton stava baciando Logan McLaggen. E per Salazar era lui che doveva baciarla! Non quel pallone gonfiato di McLaggen, quella sottospecie di copia mal riuscita di suo fratello! Albus Potter quel pomeriggio si sentì mancare il fiato! Optò in primis di una capatina al San Mungo per farsi dare una controllata da professionisti più preparati di lui, ma alla fine decise di rifugiarsi a casa di sua madre. Nella sua stanza d’infanzia dove avrebbe potuto essere il vecchio se ancora per un po’. Perché il nuovo se che soffriva per una ragazza proprio non gli piaceva! Sapevo che alla fine il gene Potter dell’amore mi avrebbe contagiato! Sono diventato uno sfigato come James, fantastico!
 
Rose Granger Weasley, l’avevo capito al volo che c’era qualcosa che non andava in Albus, così quel primo di dicembre, come tutti i giorni che l’avevano preceduto stava lì, tazza di cioccolata calda in mano e sguardo fisso su di lui. Voleva parlarne! Forse il problema di Albus era Rose. Cercò di sdrammatizzare…
“Neanche oggi vuoi dirmi cosa ti affligge?” Rose era sempre Rose. Seduta composta sulla poltrona adiacente al camino lo osservava con attenzione. Aveva pazienza sua cugina, solo con lui in verità. Aveva fatto tanto per lui. Da sempre. Si era fatta smistare a Serpeverde per non abbandonarlo. Come poteva non confidarsi con lei? Se fosse stata la stanchezza, l’oppressione che trovava nel petto da giorni o la prima neve che scendeva su Londra, non poteva dirlo. L’unica certezza fu la sua confessione.
“Mi piace una ragazza – iniziò calmo, osservando la reazione della cugina – impegnata. È iniziato tutto questa estate ma non avevo capito che mi piacesse…”

Era iniziato tutto nel mese di agosto.

Albus il mese di luglio l’aveva passato a Londra a Grimmauld Place. Aveva accampato la scusa di doversi sistemare per bene in città e i suoi genitori l’avevano lasciato fare.
Per il mese di agosto avevano preteso stesse con la famiglia. Harry Potter aveva organizzato le vacanze estive nella antica dimora dei Potter. Una villa immensa, coloniale, affacciata sulla costa oceanica. Un posto meraviglioso. Isolato e poco accessibile. L’ideale per chi, come la sua famiglia, aveva tutta l’intenzione di passare un’estate lontana dai riflettori.

Da secoli, pare fosse noto ai più, la famiglia Potter e la famiglia Longbotton erano vicine di casa. L’antica villa dei Longoatton distava meno di un kilometro dalla loro e, grazie allo zampino di Lily, la sua migliore amica Alice aveva di buon grado accettato l’idea di passare il mese di agosto con la sua bisnonna Augusta. Questo fece sì che la figlia minore di Neville, come molto spesso accadeva, passasse buona parte delle sue giornate a casa loro.

Albus non aveva mai osservato Alice molto allungo da poterci fantasticare su. Era la migliore amica di Lily e per quanto ne poteva sapere, dopo l’incidente di Pasqua, lei lo odiava profondamente. In quella occasione si era comportato da vero stronzo e, anche se erano passati mesi, provava dispiacere per non aver preso le sue difese. Era proprio una persona orribile! Un vero Serpeverde, si ripeteva ogni volta che se la ritrovava davanti.

Con questo tarlo nella testa e la stupida idea di porle delle scuse, aveva preso la brutta abitudine di osservarla. La osservava a tavola mentre beveva il tea mattutino accompagnandolo con un fetta di torta, quella di carote era la sua preferita e, ogni santa volta, Lily non perdeva tempo a battibeccarle dietro che quella era la torta peggiore che fosse mai stata creata. Alice le sorrideva, rispondendole a tono e lasciandola lì a starnazzare da sola. Alice era tra le due uniche persone al mondo da cui Lily si faceva ammutire. L’unica che non si era mai fatta il problema di canzonarla, insultarla e affatturata in tutti quegli anni. L’unica con così tanta grinta da starle accanto, sempre!

La osservava in piscina o in riva al mare. Sola. Lily aveva la fobia del sole. Continuava a ripetere che le sarebbero aumentate le lentiggini e ne aveva già così tante sul tutto il corpo che poteva benissimo fare a meno di scendere in spiaggia o in piscina prima del tramonto. Ad Alice non importa. Stava sotto il sole, fregandosene se si fosse scottata la sua pelle candida o se le lentiggini si sarebbero moltiplicate a dismisura sulla sua schiena. E Albus ne era affascinato. Non sapeva bene il perché ma aveva preso la malsana abitudine di raggiungerla, con un libro in mano, a fare finta di leggerlo, sdraiato su una sdraio con gli occhi puntati su di lei.

L’aveva osservata a ben due feste: il suo sedicesimo compleanno e il compleanno di Lily. Erano nate ad una settimana di distanza. Da piccole avevano la bella abitudine di festeggiare assieme. Adesso, sedicenni entrambe, non perdevano occasione di fare festa e due grandi feste, in due grandi ville erano l’occasione da non perdere.
Era bella. La sera del suo compleanno brillava di luce propria. E Albus aveva potuto notare quanti amici avesse e quanto fosse amata da loro. Stimata dai Grifoni e non solo, alla festa c’erano Tassi, Corvi e Serpi e tutti erano lì perché Alice era una persona genuina. Una persona che non si poteva non voler bene. Una mosca bianca in mezzo a tutto quel mondezzaio.
Era bella alla festa di compleanno di Lily. Vestita dello stesso celeste dei suoi occhi. Era così bella che Albus ci aveva ballato assieme. In mezzo alla pista, aiutato dall’alcool si era avvicinato e lei non lo aveva cacciato. Aveva assaporato il suo profumo e in un attimo era tutto finito. Lily se l’era trascina via con la scusa di dover procedere all’apertura dei regali. Era bella anche in quel momento. Sembrava arrabbiata con Lily e grata allo stesso tempo.

L’aveva osservata un sabato sera. Era tardi e si era offerto di accompagnarla. Non tanto per galanteria, non gli erano mai importate queste cose. Voleva chiederle scusa per non averla difesa. Voleva parlare con lei. E basta. Durante in tragitto non riusciva a toglierle gli occhi di dosso e quando alla fine ci riuscì, prese coraggio e parlò: “Sai Alice, non ti ho mai chiesto scusa per non averti difeso quella sera, al locale di tua madre! Devi capire che non l’ho fatto per cattiveria … la mia mente razionale ha pensato…”
Era Alice ad osservare lui adesso e non sapeva decidersi se andare avanti o tagliarla lì. Da buono Serpeverde quale era. “Cosa avevi pensato Albus?”. Lei era intelligente. Aveva accantonato le scuse. Lei sapeva che non era quello il fulcro della questione?
“Non volevo metterti in una cattiva situazione. Se ti avessi difeso davanti a quelle due arpie, conoscendo bene i personaggi, sarebbero iniziate a girare brutte voci. E nessuno dovrebbe parlare male di te!”. L’ultima frase, come spesso capitava, non era riuscito a trattenerla. Suonava a un po’come una mezza dichiarazione e sperò di cuore che Alice dicesse qualcosa che l’avrebbe tolto dall’imbarazzo.
“Ti ringrazio per le scuse. E dato che le tue intenzioni erano onorevoli non posso di certo rifiutarle.” Alice quella sera gli sorrise. Sincera. Quando Albus la osservò un’ultima volta, all’entrata della villa, aveva una gran voglia di baciarla.
Non lo fece. Non ebbe il coraggio. Le sfiorò la guancia e le diete la buona notte.

La osservava la mattina, di quasi fine agosto, che si era presentata a casa sua poco prima del pranzo. Portava con orgoglio la spilla da prefetto al petto e per tutta la giornata, con sommo dispiacere di Lily, non fece altro che elencare regole che Lily non avrebbe mai dovuto infrangere in sua presenza. Con la consapevolezza che Lily avrebbe fatto di testa sua e anche quell’anno avrebbe orgogliosamente collezionato un gran numero di punizioni.

La osservava la sera dell’ultimo del mese. L’indomani sarebbe partita per Hogwarts e Albus si malediceva. Come era passato il mese di agosto? Possibile che non avesse più giorni a disposizione?
Per la seconda volta nella sua vita aveva proposto di accompagnarla a casa. Alice aveva accettato. Nel completo silenzio di quella fine estate due persone che si amavano camminavano su una strada di campagna. Albus, ovviamente, non poteva saperlo. “Io penso di aver capito”. Alice forse si. E Albus per la ventesima volta confermò la sua teoria. Alice era intelligente, perspicace e di una bellezza disarmante. “Speravo lo capissi… sono diverse sere che vorrei parlartene. Domani parti e mi rendo conto di non avere più molto tempo”. Albus le sorrise. Incoraggiante. Non era mai stato così felice di parlare con una ragazza. Lui non ci parlava affatto con le ragazze.
“Vorrei che fossi più chiaro Albus” Alice usava raramente il suo nome. Non lo chiamava quasi mai e Albus pensò che fosse un peccato. “Devi essere chiaro. Perché se siamo qui anche io mi prendo la responsabilità di quello che ti dirò. Tu mi piaci Albus!”.
Albus la osservava. Così coraggiosa. Così fiera. Non aveva mai spostato lo sguardo dal suo e Albus tremò. Gli tremarono le gambe ed ebbe una rivelazione.

“Mi piaci da un po’. Albus. Ma tu sei tu. Non sei il tipo da storia seria. Ti ho visto con così tante ragazze in questi anni che ho perso il conto.”
Albus lo sapeva. Sapeva di non essere una persona seria. E distolse lo sguardo. Le sue scarpe sembravo molto più interessanti.

“Se ti piaccio non voglio essere la ragazza da una botta e via. Se ti piaccio, con me, dovrai fare sul serio. Perché io sono una persona seria e…”
Albus la osservò di nuovo. Aveva perso la voce ed era indietreggiata. Il cancello di villa Longbotton era a pochi passi da loro. Ad Albus quella distanza sembrava infinita. Non disse nulla. Come poteva prometterle che non si sarebbe stancato di lei nel giro di qualche settimana? Come poteva saperlo? Non era mai successo …

“Come immaginavo. Ma sai non importa! Sono felice di averci provato. So la verità e posso andare avanti…” Alice non aspettò che Albus rispondesse. Girò le spalle e oltrepassò il grande cancello.

Albus la osservò per tutto il tempo. Finché non scomparve nelle ombre della notte.
Albus cammino allungo. I suoi piedi solcarono la sabbia, la terra e il mare quella notte con la sola consapevolezza che quella sera aveva perso qualcosa di importante. Che doveva recuperare. In fretta.

Albus, quella mattina del primo di settembre, la osservò da lontano. Prima nel giardino di Villa Potter, mentre lei e sua sorella salivano sulla macchina di sua madre.
Poi alla stazione King Cros, dove non ebbe nemmeno il coraggio di alzare la mano e salutarla.
 
Rose Granger Weasley ascoltò tutta la storia. In silenzio. Albus era bravo a raccontare. Si soffermava sui dettagli giusti e non sbagliava mai un colpo. Beh questa volta si! Bisognava ammetterlo.
“Scrivile. Chiunque sia questo tipo non c’è niente di serio con lui. Tutti sanno che Alice ha un debole per te da sempre! Era ora che ti svegliassi!” furono le parole di sua cugina. Che voleva dire da sempre? Sempre quanto? Quanto tempo era?
“Lo stava baciando alla grande, davanti a tutti!” Berciò contro la cugina. Albus Potter aveva sbagliato a confidarsi. O meglio, aveva sbagliato confidente! Ne era certo.
“Ascolta. La scriviamo insieme la prima lettera. E la spediamo immediatamente, prima che tu abbia una obiezione di coscienza. Io sono la tua spalla Al! La tua riserva di coraggio” gli fece un occhiolino e tirata fuori la bacchetta dalla tasca evocò pergamena e stilografica.
“Tu scrivi ovviamente… su, non farmi perdere la pazienza!”.
Albus Potter seduto alla scrivania che Lucy aveva scelto e collocato sotto la finestra più ampia del salone, quel primo di dicembre, si apprestò a scrivere la sua prima lettera d’amore. E spero anche l’ultima. Per Merlino in tacchi a spillo, poteva capire la dispersione ma imitare suo fratello James anche no!

 
Ecco il nuovo capitolo! Da qui ricomincia la storia. E' ambientato sei mesi dopo ma ci sono diversi momenti mancanti che racchiudono tutti i fatti più importanti. Il capitolo che seguirà è una continuazione di questo. Come potete notare manca uno dei fratelli Potter, cosa avrà combinato in questi mesi? beh dovrete aspettare il prossimo capitolo per saperlo. 
Spero di aggiornare domani. Prometto di aggiornare domani. 
Ringrazio le nuove persone che aggiunto la storia nelle loro preferte e ricordate. Siete silenziose ma fa comunque piacere sapere che la storia, anche se altalenanente in questi anni, riesce ancora a fare colpo e a conquistare seguiaci ;) 

Un bacio 
LEA

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Leatessa