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Autore: Arkady    17/12/2020    1 recensioni
Dal testo:
< sei il mio migliore amico, Sirius. >.
< appunto, sono il tuo migliore amico e tu sei il mio. Non ti metterei mai nella condizione di dover scegliere tra me e la tua… ragazza. Se anche fosse antipatica, brutta, odiosa, fastidiosa ed insopportabile, me la farei andare bene. Anche se io e lei dovessimo essere incompatibili, la sopporterei per te, James.>.
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Un breve racconto di come i rapporti tra Lily James e Sirius sono diventati indissolubili, scritto dal punto di vista di Lily.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Sirius/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Capitolo 3
 
Io e Sirius non ci siamo accordati, ma per entrambi è stato implicito tenere per noi sia quello che ci siamo confidati, sia che eravamo insieme.
O almeno, ieri sera a Mary ho raccontato solo cosa mi ha scritto mia sorella e non delle confidenze tra me e Sirius, e lei gentilmente mi ha offerto di andare a casa sua per un paio di settimane. Stamattina ha scritto ai suoi genitori e se le rispondono che va bene, scriverò subito ai miei.
Una parte di me non vorrebbe dargliela vinta così, vorrebbe presentarsi a testa alta a questo fantomatico Vernon, dimostrando quanto io sia orgogliosa di quello che sono. Ma so che Petunia me la farebbe pagare, rendendomi la permanenza a casa un incubo.
Se non mi vuole, non mi avrà. È lei che ci perde, di certo non io.
Vago con gli occhi sulla tavolata Grifondoro, ma i Malandrini non ci sono e la cosa un po’ mi dispiace.
Non vedo James da ieri mattina e Sirius da quando mi ha salutato ieri pomeriggio per rientrare al castello ed andare agli allenamenti. A cena non c’erano e nemmeno in sala comune la sera, a meno che non siano arrivati dopo che io e Mary siamo salite in camera.
Non so perché ho un brutto presentimento, ma non posso fare altro che dedicarmi a finire la mia colazione.
Mentre prendo un sorso di succo di zucca, arriva Alice assieme a Frank, lui va a sedersi assieme ai ragazzi del suo anno e lei si siede davanti a me, sporgendosi con fare confabulatorio.
Dopo una breve occhiata in giro, ci racconta che ieri sera Sirius e James hanno litigato.
Cosa?
Sputo quello che avevo in bocca e Alice è davvero velocissima a schivare gli schizzi, rifugiandosi dietro un Protego.
I miei occhi sgranati la incitano a dettagliare gli avvenimenti anche senza che glielo chieda a parole, mentre con un tovagliolo mi pulisco i rivoli di succo dalla bocca.
Lei inizia a riportare i fatti a me e Mary, raccontandoci che per tutto l’allenamento di ieri James ha ignorato Sirius, che dopo le docce è esploso chiedendogli quale fosse il suo problema. James ha cacciato l’intera squadra dallo spogliatoio, tra cui Frank, e quindi cosa si siano detti nello specifico non lo sa.
Ma lei (stranamente in compagnia di Frank) era in sala comune quando James è sceso dalla loro camera incazzato nero con Sirius al seguito, incazzato anche lui. Si sono zittiti visto che la stanza era piena di gente e si sono seduti nei due angoli opposti, in rabbioso silenzio.
Nemmeno Remus e Peter sanno cosa sia successo, ma secondo lei c’entra un qualche segreto.
Per colmare le lacune delle poche parole che ha captato lei della loro litigata, ha un po’ indagato con i presenti e a quanto pare Sirius avrebbe passato il pomeriggio con qualcuno e si è categoricamente rifiutato di dire a James cosa, dove, come e perché.
Quindi hanno litigato per colpa mia!
Perché?
Alla fine non ho chiesto a Sirius come facesse a sapere dov’ero, dubito mi abbia trovato per caso.
Ammetto di essermi anche chiesta se sotto ci sia qualcosa.
Insomma, considerando che ha insistito perché studiassimo assieme, perché continuassimo a farlo dopo, coglie tutte le occasioni per scambiare almeno un paio di battute o passarmi un braccio sulle spalle, poi quella sottospecie di gelosia la sera che io e James abbiamo parlato dei Gufo e di Severus, su alla torre dell’orologio.
Come in quell’occasione scaccio il pensiero, Sirius non può essere interessato a me, non è proprio possibile.
Mi alzo di scatto, devo sapere perché hanno litigato, e se davvero è a causa mia, quale che ne sia il motivo, devo sistemare le cose.
Sia Alice che Mary mi guardano stralunate, ma non mi interessa.
Corro per i corridoi, li cerco in sala comune, mi azzardo anche ad andare a bussare alla porta del loro dormitorio. Niente.
Ormai mancano dieci minuti all’inizio delle lezioni, quindi mi tocca desistere dal mio intento e andare in classe.
Quando arrivo nell’aula di trasfigurazione, sono tutti e due lì. James è seduto vicino a Remus, che lo guarda di sottecchi, mentre Sirius è dall’altra parte a capo chino vicino a Peter, che si volta in continuazione verso uno e l’altro.
Tutti e quattro i Malandrini, oltre Alice e Mary, si voltano a guardarmi al mio ingresso.
Alice e Mary sono visibilmente perplesse e curiose in merito alla mia fuga. Le ignoro e mi concentro sui ragazzi. James mi osserva sdegnato, neanche gli avessi insultato la madre, e seccato si gira dall’altra parte quando incrocia i miei occhi. Remus e Peter, dopo una breve occhiata a me, ricominciano a far la spola tra i volti dei loro due amici, ed infine Sirius mi fa un sorriso triste e mi guarda quasi colpevole. Anche lui alla fine si gira verso James, con un sospiro.
Mi rendo conto che sono in piedi come un’idiota davanti alla porta, e mi incammino verso il posto accanto a Mary.
Non senza tornare a guardare James un’ultima volta.
Incrocio lo stesso identico sguardo di prima, ma lui lo mantiene il tempo necessario perché io mi accorga dell’alone nero che gli circonda l’occhio.
Sbalordita spalanco la bocca e mi giro verso Sirius, che ha lo sguardo basso, e scopro che anche lui sfoggia i segni di una scazzottata: ha le nocche delle mani escoriate e una guancia più gonfia dell’altra.
La cosa mi fa irritare.
Arrivo al mio posto e sbatto libri e quaderni sul banco.
Più di qualcuno mi guarda perplesso, James sbuffa risentito e Sirius mi rivolge di nuovo uno sguardo colpevole, che poi sposta sul suo amico.
 
Alla fine della lezione James scappa via prima che possa anche solo tentare di avvicinarmi, così arpiono Sirius per un braccio prima che corra via anche lui.
Dopo diversa insistenza e con non poca fatica, mi conferma che lui e James hanno litigato per me.
Inutile dire che quello è stato solo il primo scoglio, la vera difficoltà è fargli confessare il motivo.
Alla fine, Sirius mi dice che ieri non ha raccontato nulla a James, perché non voleva in nessun modo divulgare le confidenze che ci siamo fatti.
Peccato che James avesse già sospettato che, essendo stati latitanti entrambi nelle ore pomeridiane, fossimo assieme.
 
< è molto arduo mentire a James. Mi conosce troppo in profondità per non sapere quando non sto dicendo o sto omettendo parte della verità. >.
 
Ammette serio, guardandomi malinconico. Poi sospira e prosegue.
 
< quindi ha capito subito che gli stavo nascondendo delle informazioni, e crede che tra me e te ci sia stato qualcosa ieri. Sia per la mia reticenza che per il fatto che, cito testualmente, con te faccio il cretino >.
 
Aggrotto la fronte. Cosa significa questo?
 
< per una frazione di secondo, devo confessarti che ho creduto alla possibilità che io potessi in qualche modo piacerti, ma ho archiviato la cosa immediatamente. >.
 
Lui mi fissa incredulo e inizia a gesticolare con le mani, agitato.
 
< mi piaci, ma come amica, assolutamente nulla di più. Pensavo… beh, so di aver fatto il deficiente con te, ma credevo che tu avessi intuito che non c’era alcun secondo fine. Il mio è solo un modo che credevo simpatico per approcciarsi. >.
 
Gli sorrido per tranquillizzarlo. Lo sapevo che non poteva essere possibile.
Glielo dico che anche io non l’ho mai visto come un qualcosa di più di un amico, spiegandogli anche che non è stata quella sottospecie di flirt che usa con me a farmi venire il dubbio, bensì l’insistenza nel formare il gruppo di studio e di instaurare un rapporto con me.
 
< volevo almeno provare a vedere com’eri davvero come persona, tentare di capire se Sirius Black poteva essere compatibile con Lily Evans >.
 
< beh, contro ogni aspettativa, direi proprio di si. >.
 
Ci sorridiamo a vicenda e mi cade l’occhio sulla sua guancia gonfia.
 
< perché vi siete presi a cazzotti? >.
 
Chiedo mentre gliela accarezzo con delicatezza.
Volendo tirare le somme, mi verrebbe da pensare che James sia geloso.
Geloso di me? Nah.
Geloso di Sirius? Non vedo perché dovrebbe.
Dopotutto, considerato il discorso che Sirius ha fatto a lui sul sopportare la sua fidanzata anche se odiosa, sarebbe meschino prendersela se a ruoli invertiti Sirius passa del tempo con una ragazza anziché con James.
Un secondo.
Cos’ha detto Sirius poco fa?
Volevo tentare di capire se Sirius Black poteva essere compatibile con Lily Evans.
E mesi fa ha detto:
Anche se io e lei dovessimo essere incompatibili, la sopporterei per te, James.
No. Non posso illudermi che sia io quella fantomatica ragazza, che Sirius abbia voluto tentare di essermi amico per James. Vorrebbe dire…
No.
Non diciamo assurdità.
Se così fosse in tutto questo tempo James ci avrebbe provato con me, no?
Almeno un po’, insomma.
E mi pare di capire che non sto aspettando altro, quindi me ne sarei resa conto, giusto?
 
Io mi sono persa nei miei pensieri, e se anche Sirius ha risposto alla mia domanda, non l’ho sentito. Ma da come evita il mio sguardo, credo che abbia glissato completamente.
Quando arriviamo in sala comune, cerco James con lo sguardo e lo incrocio subito, come se stesse solo aspettando di vedermi arrivare.
Sposta gli occhi alla mia sinistra, su Sirius, e la sua espressione cambia radicalmente, inasprendosi.
Si alza e se ne va a passo spedito, senza degnare nessuno di una spiegazione.
Gli occhi di tutti i nostri amici si puntano su noi due ed io fermo Sirius, che già stava partendo all’inseguimento, dicendo a tutti che provo ad andare a parlarci io.
 
Una volta fuori dalla sala grande, però, non ho idea di dove andare.
O meglio, credo di sapere dov’è, ma ho già visto ieri che non sono in grado di accedere al suo rifugio.
Beh, poco male: mi piazzerò fin dove riesco ad arrivare e gli urlerò di aprirmi finché non lo farà.
Il mio piano non ha assolutamente successo, ma almeno un “vai via” seccato mi conferma che James è effettivamente lassù.
Se pensa che io demorda, non ha proprio capito con chi ha a che fare, mi dico mentre sto per attuare il piano B e per la ventesima volta mi chiedo se sono sicura di quello che sto per fare.
 
< se muoio, voglio che sulla lapide scriviate che sono morta per colpa tua, Potter >.
 
Urlo verso il soffitto e alle orecchie mi arrivano rumori di passi e l’ovattata ed infastidita voce di James.
 
< ma te ne vuoi andare, Evans? >.
 
Solo quando lui mi chiama per cognome, mi accorgo di essermi rivolta a lui così io per prima.
Non importa, se muoio a causa sua se lo merita che l’ultima volta che gli rivolgo la parola sia con tono tagliente.
Chiudo gli occhi, prendendo un respiro profondo.
Li riapro decisa e monto a cavallo della sgangherata scopa della scuola che ho preso in prestito, costringendomi a non guardare in basso.
Butto fuori tutta l’aria e mi do una spinta con le gambe, staccandomi da terra di pochi centimetri.
Ok, ci siamo. Direziono la scopa oltre il cornicione, fuori, nel nulla.
Dai, ce la posso fare, devo fare qualche metro in alto e rientrare subito all’interno. Non c’è nessun problema.
Sono tranquilla e ho il pieno controllo di quello che sto facendo, sono a meno di mezzo metro dal muro di mattoni e piano sto salendo. In un attimo sarò arrivata, intravedo già il buco della finestra da cui dovrò rientrare.
È fatta. Basta solo che io non guardi in basso.
In basso.
Precisamente dove sto guardando ora.
Caccio un urlo che frantumerebbe l’intera vetrina di calici di cristallo di mia madre e chiudo chi occhi. Non voglio vedere la mia rovinosa caduta e la mia sicura morte.
 
< ma che cazzo ti è saltato in testa? >.
 
Sento l’urlo di James e poi più nulla.
Non sento niente, nessun rumore, non mi sento cadere, non sento il vento che mi frusta contro mentre mi avvicino a velocità crescente verso il suolo.
Sono già morta? Beh, non è male morire così, senza alcun dolore. Me lo aspettavo diverso.
Mi rilasso, con questa nuova consapevolezza, e finalmente sento qualcosa oltre il battito rapido del mio cuore che mi sbatte nelle orecchie.
Sento che sono seduta su un piano duro e ruvido, appoggiata a qualcosa di caldo e morbido, che mi circonda e sembra muoversi e che ha il profumo di James, deciso e dolce.
Apro piano gli occhi e capisco di essere seduta a terra, tra le braccia del ragazzo inginocchiato accanto a me, e ho una mano aggrappata saldamente alla sua camicia.
Ho il pensiero lucido di lasciargliela, dato che la sto stropicciando, ma la mia mano non mi risponde.
Alzo gli occhi e li incrocio con due iridi nocciola preoccupatissime.
Non riesco a parlare o a muovermi e torno a guardare la mia mano stretta sull’indumento, e mi concentro sul farle eseguire l’ordine di aprirsi e spostarsi.
Alla fine ci riesco, non saprei dire se dopo qualche secondo o una vita.
 
< stai bene? >.
 
Riporto gli occhi in quelli nocciola di James, che non si è spostato di un millimetro e ancora mi avvolge in quella specie di abbraccio.
Annuisco piano e lui fa un mezzo sorriso, allontanandosi da me ma restandomi seduto accanto.
Quando mi guarda di nuovo il sorriso è sparito e le sue labbra sono talmente strette l’una sull’altra da sembrare bianche. Gli occhi fiammeggiano e tra i denti mi sibila se mi ha dato di volta il cervello, domandandomi di nuovo cosa mi ero messa in testa di fare.
 
< tu non mi aprivi >.
 
Mi giustifico io e lui sembra indignarsi ancora di più.
 
< non ti ho aperto perché volevo stare da solo. Il fatto di averti fatto vedere questo posto non ti autorizza a venirci quando vuoi! >
 
È arrabbiato, furioso, e davvero non capisco perché.
 
< James… >.
 
< ah, ora sono tornato James? >.
 
Mi interrompe subito, lasciandomi per un secondo a bocca aperta.
Sorrido, prima di riprendere con sincerità.
 
< da quando ti ho chiamato così la prima volta, sei e sarai sempre James >.
 
Arrossisco appena, quando vedo che gli si colorano leggermente le guance anche a lui e distoglie lo sguardo.
Mi rendo conto di averlo detto davvero in tono dolce, e arrossisco di più, abbassando anche io gli occhi a terra.
 
< senti >.
 
Esordisco di nuovo, dopo un tempo indefinito, incrociando nuovamente il suo sguardo, che sembra non essere più irritato come prima.
 
< so che tu e Sirius avete litigato per colpa mia. Non mi ha voluto dire perché vi siete presi a cazzotti, e immagino che tu farai la stessa cosa. Ma non sono qui per questo. >.
 
Lo fermo alzando una mano prima che possa replicare, vedendolo pronto a farlo.
Chiude la bocca e mi guarda un po’ perplesso, in attesa che io continui.
 
< non so se lo hai notato o meno, ma ieri mattina ho ricevuto una lettera. >.
 
Lo vedo annuire e proseguo.
 
< era di mia sorella e ho aspettato la pausa pranzo per leggerla. Volevo venire qui ad essere sincera, così non mi avrebbe disturbato nessuno, ma non sono stata in grado di trovare la porta >.
 
Lo guardo sorridendo e lui sorride di rimando.
 
< dopo te la faccio vedere >.
 
Man mano che parla, si fa serio e determinato, sia negli occhi che nella voce.
 
< ma tu devi promettermi che non riproverai mai più ad arrivarci in volo >.
 
Glielo prometto senza alcuna remora. Non ci tengo a morire d’infarto un’altra volta, grazie!
Dopo un altro sorriso divertito, per rassicurarlo che non cercherò più di suicidarmi, riprendo il mio discorso.
 
< non potendo venire qui, sono andata alla torre sopra l’infermeria. Ho scoperto quel posto l’anno scorso, dopo i Gufo. Il tetto è rotto e piove dentro, quindi dubito che ci vada mai qualcuno. >.
 
Lui mi ascolta con attenzione, e io gli faccio un super riassunto, dicendogli semplicemente che non ho un buon rapporto con mia sorella e che nella sua lettera tra le righe si poteva leggere l’ennesima sua dimostrazione di disprezzo per me.
Stringo un po’ i pugni, ripensandoci e guardo James, trovandolo di nuovo infastidito.
Non commenta e io vado avanti, dicendogli che Sirius mi ha trovata in lacrime.
 
< di certo non serve che sia io a dire a te i problemi che lui ha con la sua famiglia, e immagino che tu possa intuire che ha cercato di consolarmi. >.
 
James ha la mascella serrata, credo stia pensando alla situazione di Sirius, che lui con ogni probabilità conosce ben più a fondo di me.
 
< se non ti ha voluto dire che era con me e di cosa abbiamo parlato, era perché voleva difendere la confidenza che gli ho fatto. Quindi non dovresti avercela con lui per averti mentito >.
 
Gli faccio un sorriso e mi allungo a prendergli una mano.
 
< mi sento un po’ una merda >.
 
Mi confessa con un mezzo sorriso. E al mio sguardo perplesso continua, non senza arrossire.
Ammette che pensava che Sirius gli stesse mentendo perché c’era stato qualcosa tra noi, e di nuovo io mi chiedo se potrebbe essere lecito sperare che questo sia motivato da un interesse nei miei confronti.
 
< ora capisco perché non voleva dirmelo, e mi sento uno schifo per aver insistito ed averlo accusato. La sua famiglia è un argomento tabù, e in ogni caso non è corretto che io ti abbia obbligato a rivelarmi la confidenza che hai fatto a lui >.
 
< sono certa che potrete chiarirvi, civilmente >.
 
Gli dico sorridendogli e stringendogli la mano.
Mi rendo conto che vuole aggiungere qualcosa ma non sa come fare, così decido di mettere in chiaro le cose.
 
< fino a qualche mese fa avrei dato del pazzo a chi avesse predetto quello che sto per dirti: assolutamente non mi aspettavo di poter intrattenere con Sirius una conversazione tranquilla, di poterci studiare assieme, di poter imparare qualcosa da lui. È un ottimo amico, ma questo sono sicura che tu lo sappia molto bene. >.
 
Anche lui mi sorride, ma il suo sorriso si allarga davvero e gli illumina gli occhi solo quando continuo.
 
< avevo davvero una brutta opinione di lui e del modo in cui trattava le sue conquiste, ma mi sono dovuta ricredere sulle accuse che ora so essere assolutamente infondate. In ogni caso, Sirius non è sicuramente il mio tipo, nemmeno ora che inizio a conoscerlo davvero. >.
 
< mi fa piacere, Lily >.
 
È evidente che ne sia felice, ma vorrei sapere se è perché ho cambiato opinione sul suo amico o se ho appena dichiarato che non potrebbe mai esserci nulla tra noi.
E se fosse la seconda, vorrei sapere perché ne è felice.
O meglio, vorrei sapere se il perché è quello che vorrei sentirmi dire.
Il mio corpo si muove da solo, accostandomi a lui, togliendogli gli occhiali e tastando piano il livido che gli contorna l’occhio per esaminarne la gravità.
Cerco di non arrossire, quando mi rendo conto del mio gesto e gli porgo nuovamente gli occhiali e riprendo a parlare.
 
< James, se non mi vuoi dire perché vi siete presi a cazzotti, me lo farò andare bene. Però non voglio in nessun modo e per nessun motivo essere la causa di un litigio tra te e Sirius. Ieri l’ho detto a lui e oggi lo dico a te: il rapporto che avete voi due è davvero invidiabile. Vi capite con un’occhiata o una parola, non siete in grado di mentirvi a vicenda, vi spalleggiate in ogni situazione e sapete di poter contare l’uno sull’altro, sempre. Io spero per voi che niente intacchi mai il vostro rapporto e, ripeto, di certo non voglio andarci di mezzo io. >.
 
< appena scendiamo di qui, vado a chiedergli scusa >.
 
Mi dice serio e determinato e io lo incito ad andare, perché già ieri ho perso sia il pranzo che le ore pomeridiane e non è il caso di fare il bis oggi. Dopotutto sono un Prefetto.
James propone passaggio nelle cucine nella mezz’ora scarsa che abbiamo ancora a disposizione e poi di corsa a Difesa e alla fine della lezione parlerà con Sirius.
Quando scendiamo mantiene la sua promessa e mi fa vedere l’esatta posizione della botola. Io prendo la bacchetta e subito James mi chiede allarmato e divertito insieme che intenzioni io abbia.
Glielo mostro subito, incidendo vicino alla maniglia un simbolo JL, che altro non è che un J ed una L accostate.
Mi sorride compiaciuto e prendendomi per mano, inizia a correre verso la cucina, mentre entrambi ridiamo forte.
 
---
 
Siamo sul treno, in direzione casa.
Io e Mary ci siamo sedute nello stesso scompartimento con i Malandrini, mentre Alice ha detto di voler sfruttare ogni singolo secondo che ha a disposizione con Frank, come se non lo avesse fatto ogni giorno da quando stanno assieme.
Guardo fuori dal finestrino e ripenso a quanto poco ci hanno messo James e Sirius a tornare amici come prima. Mezzo minuto, forse nemmeno.
 
Ero dietro James quando siamo entrati nell’aula di Difesa. È bastato che Sirius incontrasse il suo sguardo, e già sul volto gli si era aperto un gran sorriso.
Aveva lanciato un’occhiata riconoscente a me e poi si era alzato per andare incontro a James e scambiarsi con lui qualche sonora pacca sulla schiena a vicenda.
Si erano anche sussurrati tra loro qualcosa e quando mi sono avvicinata, Sirius mi si è accostato, bisbigliandomi un grazie all’orecchio e lasciandomi un bacio sulla guancia.
Mi era parso che James si fosse irrigidito al gesto di Sirius, ma quando mi sono girata a guardarlo sorrideva e sembrava tranquillo, e ho archiviato la cosa come una mia speranza infondata.
Quella sera in camera, Alice e Mary mi avevano fatto il terzo grado, chiedendomi cosa c’entrassi io con il litigio tra loro. Se a James avevo fatto un riassunto, a loro ho raccontato un riassunto del riassunto, limitandomi a dire che Sirius mi aveva visto piangere per la lettera di Petunia e io gli avevo chiesto di non dirlo a nessuno. Sirius aveva mantenuto il mio segreto e James se l’era presa perché non sapeva cosa riguardasse.
Alice e Mary si erano guardate e poi mi avevano chiesto se avessi pensato che James potesse essere stato geloso di me e Sirius.
Ho dovuto ammettere che si l’ho pensato e che però non me lo spiego.
Secondo Alice, io a James piaccio molto, in quel senso.
Per quanto mi potrebbe far estremamente piacere che fosse vero, ho smentito questa sua idea, facendole presente ad esempio che in tutto l’anno non mi ha mai chiesto di uscire.
Nessuna delle due è parsa convinta, ma non hanno insistito e nemmeno mi hanno chiesto se mi facesse piacere o meno.
Non so a quel punto la mia finta indifferenza mi avrebbe salvato dal dover ammettere ad alta voce che a Lily Evans piace James Potter.
 
< un galeone per i tuoi pensieri >.
 
Meglio di no!
La voce di James mi riporta sul treno.
Arrossisco appena, sia per quello che era il mio pensiero sia perché James è dannatamente vicino.
Sono seduta tra lui e Remus, mentre di fronte a noi ci sono Sirius, Mary e Peter, e per bisbigliarmi la sua proposta mi si è accostato abbastanza da farmi sentire l’odore della cioccolata contenuta nel Pallotto cioccocremoso che si è mangiato prima.
Un brivido mi parte dal punto in cui il suo alito caldo mi ha sfiorato la guancia e mi percorre tutta la schiena.
Deglutisco, cercando di ricompormi e non rendere noto al mondo intero dell’effetto che James Potter ha su di me.
 
< pensavo che quest’anno posso usare la bacchetta anche a casa, durante le vacanze >.
 
Lo so che è una pessima scusa, ma è la prima cosa che mi è venuta in mente.
James comunque sembra prenderla per buona, mi sorride ed esce dal mio spazio vitale, tornando al suo posto.
Per evitare altre situazioni analoghe, presto attenzione ai discorsi che gli altri stanno facendo, partecipandovi attivamente.
 
---
 
I miei non possono oltrepassare la barriera, per cui non ho fretta e mi prendo tutto il tempo per congedarmi dal mondo magico, che a parte la parentesi da Mary, rivedrò non prima di due lunghi mesi.
Alice e Frank sono passati a salutarci una volta arrivati in stazione, prima di andare via assieme, e come arrivano i vari genitori, pian piano ognuno sta andando per la sua strada.
Saluto Mary con un abbraccio, dicendole che ci sentiamo per i dettagli delle due settimane da lei, con un sorriso auguro buone vacanze a Peter e lascio un bacio sulla guancia a Remus.
Mi volto verso Sirius, ha appena salutato James dicendogli che è il caso che si affretti ad andare, onde evitare di iniziare già da subito con il piede sbagliato, e anche lui si gira verso di me e mi sorride.
Noto il suo sguardo farsi sorpreso, quando mi avvicino con tutte le intenzioni di dare un bacio sulla guancia anche a lui. Dopo un attimo di incertezza, si abbassa affinché io possa arrivarci e poi mi sussurra nell’orecchio di scrivergli quando voglio. Mi allontano per poterlo guardare negli occhi, e rispondergli che lo stesso vale per lui.
Ho lasciato James per ultimo, siamo rimasti praticamente da soli e restiamo fermi a sorriderci a vicenda per un attimo.
Mi faccio coraggio e mi avvicino. È più basso di Sirius, ma anche per lui devo alzarmi sulle punte per arrivare alla sua guancia. Per mantenere l’equilibrio mi appoggio con una mano sulla sua spalla e sento la sua posarsi sulla mia bassa schiena.
Resto con le labbra appoggiate sulla sua pelle per qualche istante oltre il normale, poi mi scosto e riappoggio i talloni a terra. La mia mano resta dov’è, e la sua fa altrettanto.
 
< ci sentiamo via gufo? >.
 
Gli chiedo a bassa voce, speranzosa. Con lui non ho mai parlato di un’eventuale corrispondenza estiva.
James mi sorride raggiante.
 
< prepara un sacco di biscotti, perché ti inonderò di lettere e ti tormenterò così tanto che ti pentirai di avermelo chiesto >.
 
< Non credo succederà. >.
 
Arrossisco e mi allontano da lui, dalla sua spalla e dalla sua mano sulla mia schiena.
Credevo di averlo solo pensato, invece l’ho anche detto ad alta voce.
Per fortuna una voce, probabilmente quella del padre, chiama il suo nome e io mi defilo in fretta, prima di morire di imbarazzo.

 
   
 
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