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Autore: jinkoria    17/12/2020    3 recensioni
[ BakuDeku; multicharacter, multipairing | Prompt dell’iniziativa #25DaysofBakuDekuChristmas ]
Di come in venticinque giorni Midoriya Izuku si faccia innanzitutto eroe del proprio Natale e di quanto Bakugou Katsuki sia, non poi così sorprendentemente, fondamentale in tutto ciò.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Mina Ashido, Shouto Todoroki
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Bonsoir!
Come dire... ops. 
😛
Forse non ci ha fatto caso nessuno ma in alcuni prompt ci sono parti in grassetto nell'editing, questo perché in originale sarebbero in capslock e per quanto mi faccia ridere e non lo disdegni per indicare le urla, ahimè, non è proprio una scelta stilistica accettata e sono molto fissa su queste cose, sigh. Anche i tre ? li ho mantenuti un po' a fatica, però li vedo meno maligni ??? (eccoli qua, nella mia perplessità). Mentre per il prompt in sé... per bruciare brucia. 🍪 E sì, alla fine è proprio in sequenza al giorno precedente, quindi in realtà è come se fosse lo stesso giorno (idem per i prompt dell'abbattimento dell'albero e la scampagnata da persi nel bosco). VBB-
Grazie di cuore anche oggi, as usual, a chiunque passi di qui
🧡💚 Finalmente ho finito con le lezioni dell'uni e forse (ma conoscendomi e sapendo del mio andare a sentimento... credo proprio di no) c'è speranza i miei orari migliorino almeno per l'ultima settimana. Stay tuned e speriamo bene davvero, altrimenti rimarremo un appuntamento in tarda serata :') In ogni caso, buona lettura!


 

 

-17: Christmas Baking and why is the oven smoking???
 

«C’è altro?».

Midoriya scosse veloce la testa «Era l’ultimo» confermò, prendendo il regalo appena impacchettato per sistemarlo insieme agli altri in camera sua; Bakugou lo seguì con lo sguardo, impassibile e neutrale, o almeno così cercava di mostrarsi frattanto che internamente si domandò se per caso non avesse appena chiuso il proprio regalo o se quello stolto glielo avesse nascosto, sicuro fosse distratto ma non al punto da passargli una cosa simile sotto il naso e di proposito.

Magari ancora, pure quell’anno aveva deciso sarebbe stato meglio non fargliene, una decisione legittima e sensata, del tutto comprensibile. Dubitava, in ogni caso, potesse avergli comprato un set per fabbricare candele profumate fai-da-te, o dei jeans strappati sui polpacci, per dire, figurarsi due polsini coordinati, tanto meno un mini forno giocattolo con annesso pinguino per il ghiaccio.

Sebbene il forno, data la loro attività per forza di cose comune, poteva essere un indizio. Non era comunque quello il punto, Katsuki lo aveva già pensato giorni addietro, convinto di non doversi aspettare nulla da Midoriya se non un classico biglietto d’auguri che anche l’anno prima gli era stato recapitato, pur con largo anticipo, abbandonato sopra il proprio banco l’ultimo giorno di scuola, all’inizio delle vacanze invernali; si era ripromesso che prima di ricevere – ancora – qualcosa avrebbe dovuto dare.

L’altro tornò a mani vuote, battendole tra loro come per scrollarsi della polvere di dosso, soddisfatto nonostante i due cerotti dalla fantasia natalizia sulle dita che aveva finito col tagliarsi con la carta, del resto strano sarebbe stato se fosse uscito illeso persino da un’attività semplice e innocua come incartare qualche regalo: c’era stato un momento di reale panico alla prima ferita, la seconda aveva avuto il suono della maledizione, invece non era più successo nulla, grazie al cielo, complice l’intervento tempestivo di Bakugou per mitigare i danni.

C’era qualcosa di terribilmente sbagliato nel nodo di calore alla bocca dello stomaco che gli si era attorcigliato nell’istante in cui il primo cerotto aveva fatto la sua comparsa, rosso e ricoperto da omini di marzapane e fiocchi di neve in miniatura. Ed era preoccupante allo stesso modo, se non peggio, il fatto che anche in quel caso, per la prima volta, aveva fatto un’associazione di tenerezza – rabbrividì al pensiero – con l’immagine disastrata e rattoppata di Deku. Il quale, guardandolo dritto negli occhi, domandò: «Che facciamo adesso?».

Bakugou guardò l’orologio, accanto a esso un calendario da parete segnato in rosso laddove fosse il giorno prestabilito della festa di Natale anticipata con gli altri, il che gli ricordò non avessero fatto nessun particolare progresso in ambito culinario se non per qualche piatto tanto semplice quanto imbarazzante da preparare e suggeritogli dalle loro madri. Alla fine, però, non gliene poteva neanche importar di meno dal momento che non si era proposto ma era stato obbligato in quel ruolo, di conseguenza si sarebbe impegnato come suo solito senza perdervi il senno. Dunque tornò su Midoriya, le cui mani erano rimaste all’altezza del petto, chiuse e con le nocche accostate, così proclamò – uccidendolo dentro, fu la conclusione a cui giunse quando vide la pupilla sparire nel verde dell’iride, inghiottita dal terrore.

«Proviamo a fare dei biscotti».
 

Ovviamente, Katsuki stesso se n’era pentito non appena messo piede davanti alla dispensa dei Midoriya, con Deku che aveva tirato fuori un secondo grembiule da chissà dove, tenuto nascosto dietro la schiena per un bel po’ prima di tirarlo fuori e solo poiché il compagno lo aveva invitato a darsi una mossa e infilarselo o avrebbe combinato un macello su quei poveri vestiti; di certo non si sarebbe aspettato di vedere un grembiule di taglia così piccola, incapace di nascondere lo sguardo tra lo sconvolto, il perplesso e l’omicida aveva poi guardato Izuku con eloquenza.

«Spiegami perché pensi di potermi prendere in giro prima che faccia esplodere la tua cucina».

«Non ti sto prendendo in giro!» lo corresse subito l’altro, la voce acuta d’imbarazzo si abbassò poi in un bisbiglio altrettanto timido quando ammise «L’ultima volta che mi sono avvicinato ai fornelli di mia spontanea volontà è stato alle elementari, e cucinavo con mia madre… quindi in casa abbiamo solo il suo e…» allungò il braccio tremolante, le dita strette su un lembo del panno incriminato «questo».

Bakugou capì innanzitutto di avere un grave problema con le orecchie, considerata la maniera vergognosamente rumorosa con la quale deglutì non appena notò quelle pressoché a fuoco di Izuku, consapevolezza per fortuna annebbiata dal pensiero che lo avrebbe visto con indosso un grembiule per bambini e che probabilmente non avrebbe coperto proprio nulla, di fatti di primo acchito gli era parsa più una pezzuola per pulire eventuali rimasugli futuri, non di certo… un grembiule, appunto.

Un ghigno incontrollato, anzi, forse piuttosto volontario si fece strada sul suo viso da parte a parte, mentre gli occhi si stringevano in fessure sottilissime.

«Bene» il tono compiaciuto «Allenati a non sporcarti».

Midoriya lo guardò male, comunque non si oppose, conscio di non avere grandi alternative se non quella di uscire per comprarne uno di proposito, perciò fece passare lo stretto laccio intorno al collo e legò i lembi che avrebbe dovuto stringere in vita ai passanti dei pantaloni, se non altro non gli sarebbe rimasto a sventolare davanti.

Controllarono quindi la ricetta recuperata da un blog su internet e presero tutto l’occorrente necessario; non c’era il rischio di non avere del liquore a disposizione.

Forse, complici le poche ma pur sempre sentite esperienze passate, trovarono un incastro molto più funzionale del solito, non era necessario Katsuki desse indicazioni che già Deku era pronto con l’ingrediente successivo da aggiungere all’impasto, così come era stato attento all’ordine da seguire durante la preparazione per anticipare gli stessi strumenti. Bakugou lo fece persino impastare, salvo poi dare le ultime passate per rimediare a qualche crepa sul panetto, lasciato poi a riposare per qualche minuto e infine steso per ricavare le formine.

Nonostante le piccole imperfezioni, posti sulla teglia e pronti al forno, i biscotti avevano un aspetto dolce e tutto sommato coerente con l’immagine della foto, bisognava solo aspettare conferma dalla cottura e, nel caso di riuscita, in futuro avrebbero recuperato della glassa per decorarli.

Chiuso il forno, Izuku impostò il timer e guardò al di là del vetro come se sperasse di cogliere il progredire del risultato già in quel momento; Katsuki si pulì le mani con quello che alla fine usarono davvero come un panno, ossia il grembiule da bambino propinato al padrone di casa, il quale gli fece gesto di avvicinarsi con il sorriso emozionato che coinvolgeva gli occhi grandi e luminosi. Così avanzò verso di lui, notando solo allora dei residui di impasto ancora secco e polveroso su parte delle maniche di Izuku e sulla fronte, probabilmente se l’era toccata col braccio per scostare i capelli dalla visuale. Per questo, senza pensarci, Katsuki allungò la mano con la quale teneva il grembiule verso il volto del ragazzo.

Midoriya si girò di scatto per l’euforia del momento, «Guarda, Kacchan! Non è andata così ma-» tuttavia si bloccò quando diede un’involontaria testata al panno in questione. Bakugou rimase comunque indifferente, lo rimproverò giusto un attimo di stare fermo, prendendo a sfregare con poca grazia sulla fronte.

«Ma quanti accidenti di capelli hai» imprecò al solletico di alcuni ciuffi contro il proprio dorso, così si aiutò con l’altra mano per scostarli e tirarglieli indietro sotto le deboli proteste di Deku.

«Kacchan, così mi fai male!».

Quello gli berciò in risposta «Se la smetti di dimenarti non te ne faccio» ma intanto aveva davvero allentato la presa, mosse piano le dita per riacciuffare qualche capello sfuggito una volta rilassata la stretta e finì accidentalmente con, quasi, l’accarezzare la pelle di Izuku, il quale fu certo tremò in risposta al contatto e smise anche di agitarsi.

A Bakugou bastarono un paio di passate per togliere via l’impasto, anche se quando vi strofinò sopra il polpastrello sentì la fronte un po’ appiccicosa.

«Devi andare a lavarti la faccia» decretò, continuando ancora a sfregare come se non volesse comunque darsi per vinto, intanto la mano col panno finì con l’abbassarsi del tutto e il volto di Midoriya al di sotto fu scoperto, sicché fece per guardare verso il basso, per avere una prospettiva generale del suo viso una volta rimosso il grosso. Fu l’istante in cui anche Deku, per qualche ragione, decise all’opposto di sollevare il volto, forse per guardarlo malamente per il trattamento poco delicato e la punta di sarcasmo non gradita nell’espressione.

Una sincronia dal pessimo tempismo, avrebbe pensato Katsuki, se non fosse stato impegnato a sentire la punta del naso di Izuku contro quella del proprio, gli occhi larghi come riflesso speculare di quelli dell’altro, perfettamente visibili e liberi dal contorno dei capelli poiché ancora sollevati dalla sua presa.

C’era un rumore assordante, che partiva da dentro e sembrava non trovare sollievo in una risonanza distorta e confusa, oppressa in quella che Bakugou identificò come la propria gabbia toracica, e tuttavia non poté fare a meno di sentirlo, appena si ritrovò ad abbandonare il grembiule per afferrare il polso di Deku quando questi provò ad allontanarsi, rosso in viso come se fosse rimasto al sole per ore senza alcuna protezione – del tutto scoperto, con quel battito forte e chiaro e rivelatore, coordinato al proprio mentre l’odore di impasto e biscotti e Midoriya stesso si faceva largo nelle narici, invadendo ogni percezione disponibile e tentando quelle ancora libere; la bocca poco più giù dell’infuocata distesa lentigginosa che sembrava così buona all’improvviso.

Non poi così tanto, rifletté distratto Katsuki tra sé, non del tutto consapevole di starsi chinando mentre Izuku lo guardava in un modo indecifrabile ma non si mosse né lo contrastò, e sapeva avrebbe potuto se solo ci avesse pensato, quel maledetto nerd tutt’altro che imbranato in combattimento; Katsuki guardò quelle labbra stringersi, poi rilassarsi, ancora stringersi, tormentate da chissà quale pensiero, e a sua volta ancora pensò che piene e morbide, come una pesca succosa sotto i denti se le avesse strette, lo erano sembrate da sempre.

Frattanto che gli occhi verdi sparivano sotto le palpebre semichiuse, alla stregua di un segnale di cedimento e concessione – per cosa, però? Per davvero?

Un odore pungente, piuttosto cattivo e più invadente di qualsiasi altro riuscisse a sentire in quel momento arrivò con prepotenza ad attirare la sua attenzione così come quella di Midoriya, che si voltò a destra con movimenti lenti, quasi fosse assopito, verso il forno: denso come un rivolo scuro, del fumo usciva dalla fessura dell’ampio sportello, la puzza di bruciato sempre più evidente man mano che il problema veniva assorbito e metabolizzato dai due ragazzi.

I cazzo di biscotti, razionalizzò, stanno andando a fuoco i cazzo di biscotti.

L’attimo dopo arrivò anche il timer, acuto e inquietante come uno strillo, intanto entrambi si separarono bruscamente, terrorizzati e ansimanti, col cuore in gola per lo spavento.

E non solo.

Katsuki recuperò il panno da terra e lo usò per afferrare la maniglia del forno e tirarlo giù, per fortuna il danno era stato colto sul nascere e non furono investiti da una nube di fumo come se l’erano immaginata, anche se Izuku era comunque corso alla finestra per aprirla. Tornò poi di corsa dal compagno, passandogli i guanti appositi per estrarre la teglia sulla quale giacevano i biscotti con un chiaro principio di bruciatura su gran parte di essi.

Bakugou sbatté gli occhi rapido, accecato dalla presa di coscienza la quale si era fatta strada in quel contesto meschino e turbolento, altrettanto in fretta guardò Midoriya, il quale però era rivolto all’elettrodomestico per zittirlo.

Rimasero in silenzio qualche secondo – se di silenzio, con quel battito ancora irrequieto tra un orecchio e l’altro, potevano davvero sentirne – finché Izuku, con la mano premuta sul petto e un sorriso traballante poco credibile, disse «Ho- ho sbagliato a impostarlo…».

In risposta, dopo essersi bloccato con le palpebre sgranate, Katsuki si lasciò andare a un sospiro sonoro ed esausto, schioccò forte la lingua e si schiaffò una mano in piena faccia, dove la premette con forza, quasi a imprimervi un’impronta ammonitrice, o un segno che censurasse il naturale rossore al di sotto.

Guardando i resti carbonizzati di frolla, ripromise solennemente a se stesso di non avvicinarsi mai più a un omino di marzapane. In nessun caso e per nessun motivo.

 

   
 
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