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Autore: _ A r i a    20/12/2020    1 recensioni
{ tokyo ghoul!au | contenuti forti }
Alla vista dell’inconfondibile marchio di fabbrica della CCG – come se l’impermeabile grigio delle colombe non fosse già un campanello d’allarme fin troppo evidente –, la sagoma scura scatta in avanti a una velocità repentina. È questione di attimi prima che Sakura se lo ritrovi addosso, e solo allora riesce a vedere che il suo volto è coperto da una maschera completamente nera, tranne per una piccola linea frastagliata bianca, simile a una cicatrice, sul lato sinistro.
Una maschera. C’è solo una creatura che ne indosserebbe una.
Un ghoul.
L’istante successivo, un clangore metallico assordante riempie l’aria, e Sakura impiega qualche secondo prima di riuscire a realizzare che il kagune, che nel frattempo il ghoul ha estratto, ha finito per impattare contro un quinque che non ha mai visto prima di allora.
«Regola numero uno», scandisce la voce furiosa di Kidou Yuuto, che si è ormai parato davanti a lei. «Mai allontanarsi durante una ronda.»
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Caleb/Akio, Jude/Yuuto, Matatagi Hayato, Nozaki Sakura
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Bad-blood

Sakura si specchia ancora una volta nel vetro di una delle porte nel quartier generale della CCG.
Indossa un elegante tailleur bianco, mentre i capelli hanno ripreso la loro ordinata forma nella complessa acconciatura in cui li aveva intrecciati anche il giorno della sua promozione a ispettrice di secondo grado.
Sembra essere già passato molto tempo, eppure, se Sakura si ferma a rifletterci un po’, si rende conto che è stato solo poche settimane prima.
Quel giorno, invece, lei e Hayato stanno per essere investiti del ruolo di ispettori di primo grado. Dopo la battaglia contro il Gufo ad Ōta, infatti, è stato evidente a tutti che i due meritassero una promozione.
Non sono gli unici a cui è stato riservato quest’onore. Molti degli ispettori che hanno combattuto in quella battaglia, infatti, verranno insigniti di un’onorificenza del genere.
Sakura avverte il mento di Hayato posarsi sulla sua spalla. Il ragazzo tiene gli occhi chiusi e strofina una guancia contro i profumatissimi capelli rosa di Sakura, lasciandosi rapire da quella fragranza così avvolgente.
Le cose sono cambiate tra di loro, dopo l’assalto nel covo del Gufo. Quel bacio è custodito nel cuore di entrambi, e i due ragazzi sanno che sarà difficile per loro dimenticarlo.
Non è raro che i giovani riescano a far carriera velocemente all’interno della CCG – principalmente per ambizione. Combattere i ghoul richiede una spiccata forza fisica, ed è per questo che l’organico della CCG è costituito per la maggior parte da ragazzi poco più che ventenni. Ci sono veterani, certo, ma sono perlopiù dirigenti, e comunque in numero decisamente inferiore.
L’assalto di Ōta, però, ha comportato dei grandi cambiamenti all’assetto della CCG. Se quel giorno sono lì, è anche per commemorare i valorosi ispettori che hanno perso la vita durante quella notte, Sakura lo sa bene.
È anche grazie al loro sacrificio se sono stati in grado di trionfare.
Sakura sente di star acquisendo una nuova percezione della realtà, forse più matura, e sa che se questo è possibile è solo grazie al suo lavoro e al suo mentore, Yuuto, che tanto diligentemente l’ha guidata. Ha avuto paura di aver sbagliato strada, ma è in giorni come questo che si sente grata di essere entrata a far parte della CCG.
I due ragazzi avvertono dei passi avvicinarsi alle loro spalle e, voltandosi, intravedono avvicinarsi la figura dell’ispettore di grado speciale Fudou Akio, considerato uno degli eroi della battaglia contro il Gufo.
Hayato e Sakura gli rivolgono un sorriso – nonostante sia un loro superiore, sono pur sempre compagni di squadra.
«Siete ancora qui?», li schernisce Fudou, riferendosi alla presenza dei ragazzi al piano degli uffici. «Dovreste già essere di sotto per la cerimonia, forza!»
Sakura e Hayato ridacchiano. Avevano bisogno di un po’ di tranquillità prima della cerimonia di promozione, a dir la verità. Sakura sente il ragazzo afferrarle la mano, e lentamente trascinarla con sé.
Prima di dirigersi verso gli ascensori, però, Sakura si ferma passando accanto a Fudou.
«E Yuuto?», domanda.


La luce chiara del mattino filtra attraverso la finestra dell’ufficio di Kudou Michiya.
Yuuto è seduto su una sedia di fronte a lui. Ha da poco finito di parlare, e ora tiene lo sguardo basso fisso sul pavimento. Quando il ragazzo, che ha permesso alla CCG di vincere la battaglia di Ōta sconfiggendo il Gufo, gli ha chiesto di incontrarlo, Kudou non ha esitato un momento a concedergli il suo consenso. Kidou era indubbiamente il trionfatore di quell’assalto, meritava ogni onore, e se era un colloquio ciò che desiderava Kudou non avrebbe avuto problemi a concederglielo.
Peccato che, quanto gli aveva comunicato, rientrava in tutto fuorché in ciò che Kudou si sarebbe aspettato di sentirgli dire.
L’uomo intreccia le mani sopra la scrivania e poggia il mento su di esse, meditabondo.
«Vuoi rinunciare alla tua promozione», ripete Kudou, incredulo.
«Esatto», conferma Yuuto.
Apparentemente non ci sono motivi per cui una simile richiesta possa essere avanzata. Yuuto, tuttavia, sa che quella è la decisione migliore a cui possa arrivare.
«Posso chiederti perché?», domanda Kudou. Sembra in difficoltà, davvero incapace di comprendere le motivazioni del ragazzo.
Yuuto solleva il capo. Sul suo volto fa capolino l’accenno di un sorriso.
«Temo che la mia gestione delle indagini non sia stata completamente cristallina», ammette.
Ed è vero. Lo sa perfettamente.
Ha commesso vari errori, primo fra tutti quello di sottovalutare la pericolosità del caso. Quello più grave, tuttavia, è stato di sicuro non essere riuscito a rimanere imparziale. Non appena Kageyama è stato coinvolto, infatti, ha cominciato a comportarsi in maniera infantile pur di proteggerlo. Ha voltato le spalle alla sua stessa squadra, e s’è ritrovato perfino a minacciarli al fine di difendere la persona che ama.
Avrà anche dedotto correttamente le responsabilità del Gufo, oltre ad averlo sconfitto durante il raid di Ōta, tuttavia questo non lo salva dalle sue inadempienze.
Già, il Gufo. In seguito alla cattura, Garshield è stato trasportato a Cochlea e imprigionato in una cella di detenzione speciale. Yuuto, tuttavia, teme che le misure difensive della prigione non siano sufficienti a contenerlo e che, in futuro, sentiranno ancora parlare di lui.
Spera con tutto se stesso di sbagliarsi.
Kudou si alza piano dalla sedia.
«L’unica cosa che posso fare è provare a parlare con i dirigenti, Kidou, ma non ti garantisco nulla», afferma. L’uomo si ferma davanti alla propria finestra, e la luce dorata dell’alba s’infrange sul suo volto stanco, anche lui, dopotutto, ha combattuto nella battaglia, sebbene sia rimasto nelle retrovie, ad organizzare le operazioni. È stato lui che, dopo aver ricevuto la comunicazione radio di Fudou, ha mandato i rinforzi all’ultimo piano dell’edificio.
Rinforzi che, però, non hanno potuto far altro che constatare che il Gufo era stato sconfitto.
Yuuto sorride. È sinceramente grato a Kudou, e anche il fatto che l’abbia ricevuto lì così presto, praticamente all’alba, per parlare di una questione per Yuuto particolarmente spinosa – tanto da desiderare di non avere nessuno attorno, in quei momenti – non è che l’ennesima dimostrazione della sua grandezza.
«Ti ringrazio, Kudou», conclude Yuuto.


Anche l’ultimo piatto, ora di nuovo scintillante, cade all’interno dell’acquaio.
Yuuto solleva lo sguardo, notando solo in quel momento come, intorno al lui, si sia fatto buio, nel frattempo. Aveva stoviglie da lavare abbandonate da giorni, e quel piccolo pomeriggio di pausa gli è servito a sistemare ciò che di irrisolto aveva lasciato.
No, non è andato alla cerimonia delle promozioni. Non ne avrebbe avuto motivo, in fin dei conti: dopo la conversazione con Kudou, sebbene contrariati, gli alti responsabili della CCG avevano deciso di accettare la sua richiesta e di non concedergli alcuna promozione. Probabilmente lo ritenevano assurdo, perché sì, se adesso il Gufo era a Cochlea era solo merito suo.
Yuuto, tuttavia, è convinto di aver preso la scelta giusta, e ha come l’impressione che Kudou abbia intuito le sue motivazioni.
Diversi piani più in basso rispetto al suo appartamento, la vita continua a scorrere monotona e chiassosa lungo le strade di Tokyo. Lunghe file di auto sono imbottigliate nel traffico, qualcuno suona il clacson, mentre Yuuto, avvicinatosi alla finestra, resta per un momento come incantato ad osservare i colori caleidoscopici delle insegne che s’infrangono sul vetro e, poi, anche sul suo volto.
Chissà se qualcuno di loro ha idea di che cosa sia avvenuto poche sere prima ad Ōta.
Probabilmente hanno sentito la notizia del raid alla televisione, senza però avere la percezione di ciò che gli ispettori si sono lasciati alle spalle.
Yuuto non si sente degno degli onori che i suoi colleghi e l’opinione pubblica gli attribuiscono. Sarà anche l’eroe che ha sconfitto il Gufo, tuttavia continua ancora a pensare che le sue azioni siano state fin troppo filtrate dal proprio tornaconto personale.
I passi del ragazzo si susseguono lenti e pesanti lungo il suo piccolo appartamento, fino ad arrivare in camera da letto. Si lascia cadere sul materasso morbido, domandandosi quale sia stata l’ultima volta in cui si è concesso una buona notte di riposo. Fissa il soffitto, e vede innumerevoli puntini danzargli davanti agli occhi. Probabilmente è stanco, e quelle allucinazioni devono esserne una conseguenza.
Potrebbe lasciarsi cullare dall’oblio per un po’, riflette. S’infila un braccio sotto la testa, e le palpebre gli calano lentamente davanti agli occhi.
Resta in ascolto dei rumori che giungono dalla strada. Il trambusto del traffico, il fruscio del vento…
E poi, alcuni piccoli colpi alla sua finestra.
Yuuto sobbalza appena, riaprendo subito gli occhi. Si tira a sedere sul letto, e non può fare a meno di sbarrare gli occhi quando – pressoché immediatamente – individua la fonte di quel rumore.
Kageyama gli rivolge un sorriso colpevole dalla parte opposta della portafinestra, agitando appena una mano.
Yuuto scatta subito in piedi, percorrendo il brevissimo percorso che lo separa dalla finestra con passi piccoli ma rapidi. Ruota la maniglia e, non appena attira lievemente l’anta verso di sé, un refolo leggero di vento invade la stanza, facendo ondulare le tende.
Yuuto sente un sorriso dipingersi sul suo volto, mentre il cuore inizia a battere all’impazzata. Alla fine della battaglia di Ōta, Reiji è dovuto fuggire prima dell’arrivo dei rinforzi sul tetto, perché altrimenti avrebbe rischiato di essere scambiato per uno degli alleati del Gufo – e, viste le loro precedenti frequentazioni, non sarebbe stata poi un’ipotesi nemmeno così azzardata – e venire attaccato per questo. Yuuto aveva temuto che sarebbero passati mesi prima che avesse potuto rivederlo, invece ritrovarlo qui davanti a sé, ora, fa scomparire all’istante ogni suo timore, e Yuuto sente il cuore frullargli in petto alla stessa rapidità delle ali di un colibrì.
«Ciao.» Reiji lo saluta, e Yuuto è sorpreso di trovare in lui un certo imbarazzo. «Posso entrare?»
«Certo», risponde Yuuto, prima ancora di rendersene conto.
C’è qualcosa di straordinariamente simile, in quel ricongiungimento, al loro primo incontro, Yuuto lo percepisce con chiarezza. Forse è nel modo in cui Kageyama gli chiede di entrare nella sua vita, quasi in punta di piedi, o in come Yuuto glielo conceda senza alcuna esitazione.
Reiji entra nella stanza, guardandosi attentamente intorno. L’appartamento è piccolo e, sebbene siano in camera da letto, può intravedere fin da lì l’unica altra stanza oltre al bagno, la cucina.
Sembra sorpreso di ciò che si trova attorno. Probabilmente si aspettava che il grande investigatore Kidou Yuuto abitasse in una dimora decisamente più sfarzosa. Yuuto, invece, ha sempre considerato la casa solo come il luogo dove tornare a fine giornata, in cui rifocillarsi e dormire. Un’abitazione deve essere funzionale, per lui, non lussuosa.
«È la prima volta che entro in casa tua», valuta Reiji. C’è qualcosa di sorpreso, nel suo tono di voce.
«Come facevi a sapere dove abitavo?», domanda Yuuto, sinceramente colpito.
Kageyama si volta a guardarlo, sogghignando appena. «Ma come, ragazzo, lo hai dimenticato?», lo rimprovera. «Io ho occhi e orecchie sparsi in ogni angolo di questa città, no?»
«Oh, giusto, certamente», conviene Yuuto. Una risata sarcastica si affaccia sulle sue labbra.
Il ragazzo muove qualche passo attraverso la stanza. Sta giusto per dirigersi verso la cucina, e magari mettere a preparare un caffè – l’unica bevanda umana di cui i ghoul riescano a nutrirsi – quando sente il suo polso venire afferrato con gentilezza.
Reiji lo fa piroettare finché il ragazzo non finisce davanti a lui. Così vicini, può osservargli i meravigliosi occhi rossi, che adesso sembrano essere attraversati da una miriade di emozioni.
Sono così grandi ed espressivi che Reiji crede di non aver mai visto niente di così bello in vita sua.
Kageyama lascia scivolare una mano sulla pelle morbida della guancia di Yuuto, in una dolce carezza.
«Mi mancavi già», ammette.
L’istante successivo si sporge in avanti, restando però col volto sollevato a pochi centimetri di distanza da quello di Yuuto, desiderando che sia il ragazzo a compiere l’ultimo passo per raggiungerlo.
Yuuto lo vuole, lo vuole così tanto. Non c’è nemmeno bisogno che Kageyama lo inviti in maniera ulteriore, perché subito dopo chiude gli occhi, per poi annullare la microscopica distanza che ancora li separa. Le loro labbra si cercano e si trovano in un battito di ciglia e, per quanto entrambi siano affamati di quelle attenzioni, il bacio è di per sé dolcissimo. Forse hanno avuto troppa paura di perdersi, la notte del raid, e adesso che si sono ritrovati hanno ogni intenzione di gustare appieno ogni singolo attimo.
Kageyama circonda con le braccia la vita del ragazzo, spingendolo lentamente ad arretrare attraverso la stanza. Yuuto si distende piano sul materasso, lasciando che sia Reiji a raggiungerlo.
Non appena vede la figura del ragazzo affondare tra i cuscini, Reiji si solleva appena, per poterlo osservare meglio. Prende tra le mani quel suo volto bellissimo, accarezza ogni centimetro di pelle, come temendo di vederlo scomparire da un momento all’altro.
«Sei stupendo…», mormora, come incantato.
Yuuto fa strofinare le punte dei loro nasi. È così ammaliato da quella dolcezza, che non ha quasi mai accostato a Kageyama, che adesso si ritrova a desiderare che il loro rapporto possa essere sempre così.
Che, svegliandosi la mattina, Reiji sia lì al suo fianco, ad accarezzargli le labbra con le proprie per dargli il buongiorno. Che la sera, tornando dal lavoro, possa sedersi sul divano accanto a lui, a guardare la tv.
Da quando ha conosciuto Kageyama, quella è sempre stata la sua unica utopia. E Yuuto non desidera nient’altro che vederla finalmente realizzata, davvero.
«Resta», lo implora, prima ancora di rendersene conto. C’è qualcosa di disperato, nella sua voce, forse l’ombra di un sogno sul punto di spezzarsi, da un momento all’altro.
Reiji deve averlo percepito. Si china a baciare il collo del ragazzo, e Yuuto sente un brivido corrergli lungo tutta la schiena.
«Resto», lo rassicura Kageyama, con quella voce calda e profonda che Yuuto ama con tutto se stesso.
Yuuto non ha idea di quale sia il futuro che li attende, per ora però ha tutte le intenzioni di bearsi di ogni singolo momento accanto a Kageyama che il destino gli riserverà.





▬ notes

e... fine.
ebbene sì, siamo arrivati alla fine anche di questa storia.
sull'epilogo non ho molto da dire, probabilmente le cose più sorprendenti sono state il lieto fine per sakura e hayato (inaspettato? non lo so) e yuuto che rifiuta la promozione. che la scena finale l'avrei lasciata per quei due, invece, immagino fosse abbastanza prevedibile.
ora. siamo ormai arrivati alla fine dell'anno, per cui è tempo di bilanci.
detto sinceramente, non mi aspettavo che sarei riuscita a portare a termine questa storia. in realtà, in termini di produttività, il 2020 è stato un anno particolarmente fruttuoso per me: ho iniziato e portato a termine ben tre long, the traces of your magic, heart of the ocean e bad blood, anche se probabilmente il traguardo più importante l'ho raggiunto concludendo do i wanna know, che mi portavo dietro da tre anni.
però non posso prendermi in giro, quest'anno mi ha messa a dura prova. la scrittura è stato il mio modo di distrarmi da quanto di brutto mi è capitato in questi mesi, l'ho usata un po' come un percorso terapeutico, l'unico problema però è che, dopo più di centomila parole scritte in un anno, adesso mi trovo letteralmente svuotata, come se non avessi altro da scrivere sulla carta.
ho corso, ho corso davvero tanto, cercando di lasciarmi alle spalle traumi che non volevo ascoltare. arrivata a questo punto, però, sento di dover dar voce a questo dolore che percepisco dentro di me, è lui stesso a chiedermelo.
questo si traduce con un vuoto di idee, o forse mi sono semplicemente spremuta troppo nei mesi passati. fatto sta che, un po' per la stanchezza accumulata nei mesi passati, un po' per la mancanza di idee, un po' per il mio stato d'animo e un po' per il trasferimento visto che, da quando sono qui, la parte creativa del mio cervello è andata in silenzio stampa, fatto sta che è più di un mese che non riesco a creare nulla di nuovo.
l'idea, con l'arrivo del nuovo anno, era quella di prendersi una piccola pausa, soprattutto da inazuma, e magari provare a migrare su nuovi fandom, salvo poi abbandonare progressivamente efp. visto che però io nelle cose ci spero fino all'ultimo, aspetto una nuova eventuale edizione della writing week, visto che quest'anno è stata il trampolino di tutte le storie che sono venute dopo. magari ne esce fuori anche il seguito di the traces of your magic, visto che in teoria il progetto c'era, chissà.
bene, con questo credo di aver detto tutto. per l'ultima volta di quest'anno ringrazio tutti per aver aperto una mia storia, che l'abbiate letta, recensita o anche solo semplicemente inserita tra le ricordate/seguite/preferite. ne approfitto per augurarvi buone feste e... beh, alla prossima avventura, suppongo ^^

aria
   
 
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