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Autore: _Fire_and_Blood_    21/12/2020    8 recensioni
[STORIA INTERATTIVA - ISCRIZIONI CHIUSE]
Quando Percival Edmund Peverell si ritrova a fare i conti con la consapevolezza che non gli restano più molti anni, la decisione di designare un erede per la consistente fortuna della sua famiglia si fa pressante. Chi scegliere, tra le decine di famiglie Purosangue che nel corso dei secoli si sono legate ai Peverell? E come essere sicuri che la scelta ricada su qualcuno degno? Un torneo tra famiglie sembra essere la scelta migliore per testare le abilità magiche e morali dei possibili futuri eredi, ma famiglie in aperta rivalità tra loro da decenni riusciranno a coesistere sotto lo stesso tetto?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Capitolo 4

 

 

 

 

 

 

 

- È un maschio. –

Gemini[1] Black trasse un sonoro respiro profondo e sollevato, smettendo di camminare avanti e indietro per il lungo corridoio che conduceva alla zona notte del Manor. Dopo due figlie femmine aveva cominciato a perdere le speranze, specialmente perché suo padre lo pressava affinchè allontanasse la moglie per sceglierne una che fosse in grado di generare un erede, ma la sua pazienza era stata infine ripagata. Oltrepassò l’ostetrica e fece capolino all’interno della loro camera da letto. Lì, sdraiata sul letto e stremata dal parto, Nemea Greengrass trovò le forze di alzare gli occhi verdi e di puntarli in quelli blu del marito. Gli sorrise, scostando le coperte per mostrargli una testolina dai capelli neri e due grandi occhioni; non erano della consueta sfumatura blu grigiastra dei Black, ma smeraldi incastonati come quelli della madre.

- È perfetto –, sussurrò allungando le braccia per cingerlo a sé, - il nostro piccolo Aries è finalmente arrivato. –

Tenendolo in braccio, tornò in corridoio per presentare l’erede al resto della sua famiglia. Le figlie più piccole, Sagitta di cinque anni e Libra di tre, corsero dal fratellino con due sorrisi euforici stampati sui visini.

Gemini rivolse uno sguardo di sfida all’indirizzo del padre, come aspettandosi un qualche commento, ma Scorpio si limitò ad assestargli una pacca sulla spalla e a sorridere al nipotino con benevola approvazione.

 

 

 

Josephine tornò dai suoi ospiti non appena ebbe terminato la conversazione con suo nonno. Le sue parole l’avevano turbata, non poteva nasconderlo, ed era certa che sia Alexandrina che Erin sarebbero state fin troppo capaci d’intuirlo. Così decise di giocare d’anticipo. Le prese sottobraccio, portandole leggermente in disparte rispetto al resto del gruppo, e domandò: - Non vi sembra che ci sia qualcosa di strano nelle circostanze e nelle modalità in cui mio nonno ha deciso di gestire tutta questa storia dell’eredità della mia famiglia? –

Erin aggrottò la fronte, perplessa: - Non per distruggere il mito geriatrico che hai, Josie, ma tuo nonno non ha mai fatto qualcosa di chiaro e limpido in tutta la sua vita. Questa volta ci vorrà un po’ di più per capire cosa ha in mente, ma… -

- Ma? –

- Oh no -, sospirò Alexandrina scuotendo in fretta il capo, - dimmi che non stai pensando a ciò che temo. –

- Forse -, rilanciò la Moody sorridendo, - Tu stai pensando alla più grande strategia che sia mai stata messa a punto? –

- Erin, credi davvero che sia una scelta saggia? –

- Affatto. Proprio per questo funzionerà, perché è avventata e rischiosa e perché nessuna persona lontanamente sana di mente penserebbe mai di arrivare a tanto. –

Josephine continuò a far saettare lo sguardo da un’amica all’altra, cercando di decifrare ciò di cui stavano parlando. Erin ed Alexandrina sembravano essere in perfetta sintonia, tanto da captare l’una i pensieri dell’altra, e certe volte la cosa sapeva rivelarsi particolarmente frustrante per lei.

- Vi dispiacerebbe mettermi a parte di quello di cui state parlando? – sbottò alla fine, interrompendo le farneticazioni delle due.

Alexandrina le rivolse un dolce sorriso di scuse e chiarì: - Erin vorrebbe usare la Legilimanzia su tutto nonno e scoprire cosa bolle in pentola. –

- Cosa?! –

- Per l’appunto, è una pessima idea, senza contare che non abbiamo nemmeno una persona  in grado di farlo. Percival è un Occlumante eccezionale. –

- Veramente quella ce l’avete. –

Josephine si voltò di scatto, trovandosi alle spalle la figura alta e sensuale della cugina. Saoirse le osservava con le labbra increspate in uno di quei suoi sorrisi che non promettevano nulla di buono, uno di quelli che le nobildonne avrebbero catalogato come scabroso e poco adatto a una giovane donna, il genere d’espressione che diceva chiaramente che non c’era nulla che la giovane Gaunt non fosse in grado di fare.

La loro conversazione era talmente priva di senso che, per un attimo, Josie dimenticò che loro due appartenevano a rami dei Peverell che si detestavano e che Saoirse era lì per rivendicare qualcosa che non le apparteneva.

Dimenticò anche della rivalità che le aveva sempre viste contrapporsi.

- Stai davvero suggerendo di coinvolgere Aries in tutto questo? –

- Ovviamente -, ammise candidamente, - e sono certa che lui si presterebbe. Però, se non te la senti cara cugina, sono sicura che nessuna delle presenti ti biasimerebbe per questa tua improvvisa perdita di mordente. –

Il tono era soave, come se non ci fosse nulla d’offensivo o insinuante in ciò che Saoirse le aveva appena detto, ma la conosceva abbastanza bene da sapere dove volesse andare a parare.

La stava sfidando e, sfortunatamente per lei, Josephine non aveva alcuna intenzione di tirarsi indietro.

- Certo che me la sento, non ci sono problemi, facciamolo – asserì.

 

 

Aries corse a perdifiato per il salone, inseguito dalle sorelle maggiori, e finì con lo sbattere contro le gambe del padre. Ricadde a terra, massaggiandosi il gomito con espressione dolente, e borbottò con la sua voce da bimbetto: - Che botta. –

Gemini gli scompigliò i capelli, aiutandolo a rialzarsi.

- Cosa ti ho detto sul correre in giro per casa? –

- Scappavo da quelle streghe – replicò a mo’ di spiegazione, rivolgendo un’occhiata piccata alle sorelle che tenevano in mano una spazzola e delle mollettine.

Da quando Aries era nato le due bambine avevano infatti cominciato a trattarlo come se fosse il loro bambolotto, curandosi del suo vestiario e delle sue pettinature, ma ora che Aries aveva cinque anni era diventato insofferente alle loro continue manfrine e cercava la compagnia dei maschietti della famiglia. Tuttavia, da quando suo cugino Leo era stato mandato in America, le occasioni scarseggiavano e sfuggire da Sagitta e Libra era diventato sempre più difficile.

Gemini gli porse una mano, invitandolo a seguirlo, - Vieni con me, ti faccio vedere a cosa sto lavorando. –

Ubbidiente, Aries seguì il padre nello studio. Si fermò sulla soglia, voltandosi a fare la linguaccia alle sorelle che lì non erano ammesse ad entrare, poi si richiuse la porta alle spalle.

Si arrampicò su una delle poltrone in pelle di drago, appoggiandosi all’alto schienale, e domandò.

- Padre? –

 - Sì? –

- Quando tornerà Leo? –

Gemini indurì leggermente lo sguardo, perdendo ogni traccia di buonumore.

- Leo non tornerà… e devi smettere di pensare a tuo cugino. Lui non è come noi[2]. –

 

 

 

Aries si raddrizzò leggermente, osservando quelle quattro paia d’occhi femminili che lo guardavano di rimando. Non c’era bisogno di ricorrere alle sue capacità di Legilimens per sapere che c’era qualcosa di oltremodo sospetto nel fatto che Josephine e Saoirse fossero presenti nel medesimo luogo e, per di più, apparentemente interessate a conseguire lo stesso obiettivo.

- Signore, per quanto sia un’indiscutibile gioia per gli occhi vedere riunirsi cotanta bellezza nel medesimo istante, non posso fare a meno di domandarmi cosa vi spinga a rivolgervi a me – disse, rompendo il silenzio che aleggiava tra loro.

- Risparmiati le manfrine, Aries – lo interruppe Saoirse, increspando le labbra in un sorrisetto sfrontato, - perché immagino che tu sappia già che siamo qui per chiedere il tuo aiuto. –

Il ragazzo chinò appena il capo, celando un sorriso divertito.

- Naturalmente, ma per un attimo mi ero illuso che foste tutte affette da una qualche improvvisa devianza mentale… -

Josephine fece per aprire la bocca, visibilmente indignata dal commento, ma venne tacitata in fretta da una mano a mezz’aria di Aries.

- Perché questa è l’unica spiegazione sensata a ciò che mi state chiedendo. Volete seriamente che io legga Percival? –

Kieran, che fino a quel momento era rimasto in silenzio accanto all’amico, s’inserì nella conversazione.

- Sono d’accordo con lui. Credete davvero che la sua Legilimanzia possa arrivare a tanto? Abbattere le difese mentali di Percival è oltremodo complesso, una facoltà che va ben oltre la mera abilità naturale. –

- Esattamente… aspetta un secondo -, sbottò indispettito Aries, - non era questo che intendevo. Sono ovviamente in grado di riuscirci. –

- Oh. Le mie scuse, per un attimo avevo creduto che volessi ammettere la complessità del compito e fossi intenzionato a tirartene fuori. –

- Va bene, pur di tacitare le tue insinuazioni, lo farò. Signorine, vi aggiornerò su quello che riuscirò a scoprire. –

Si alzò, atteggiando il volto al migliore dei suoi cipigli oltraggiati, e si allontanò a passo deciso.

Rimasti soli, Kieran si aprì in un sorriso pigro e sardonico del tutto simile a quello con il quale la sorella aveva osservato quel breve scambio di frasi. Era il migliore amico di Aries da praticamente tutta la vita, saper gestire il suo carattere e comprendere quali tasti muovere per convincerlo a fare qualcosa era diventato naturale come respirare.

Inclinò il capo verso le fanciulle davanti a lui, sorridendo smagliante, prima di tornare a concentrarsi sulla copia della Gazzetta del Profeta che stava consultando fino a cinque minuti prima e le liquidò con un: - Non c’è di che, signorine, è stato un piacere risolvere il vostro dilemma. –

 

 

 

*

 

 

 

Libra entrò nella biblioteca di famiglia, guardandosi attorno come se fosse alla ricerca di qualcosa. Storse il capo, facendo ricadere un boccolo scuro davanti al viso, e si rivolse alla sorella maggiore.

- Dov’è Aries? –

Sagitta si strinse nelle spalle, prima di tornare a rivolgere la sua attenzione al tema di Trasfigurazione che stava finendo.

- Non ne ho idea, immagino insieme a quelle sue discutibili amicizie come al solito. –

- Secondo nostro padre Kieran Gaunt non è un’amicizia discutibile – obiettò.

Sagitta corrugò la fronte, accigliandosi: - I Gaunt sono strani, lo dicono tutti all’interno del mondo magico. Nostro padre spera solo di riuscire a combinare un matrimonio fruttuoso per le nostre parentele, magari con quella ragazzina gracile e inquietante di Saoirse, ma io non vorrei mai correre il rischio di legarmi a loro. –

Come evocato dalle loro parole, Aries fece la sua comparsa.

- Di cosa parlate, pettegole? –

- Nulla che ti riguardi, piccolo e fastidioso impertinente – replicò Sagitta, mentre Libra annuiva alle parole della sorella.

A lei i Gaunt non dispiacevano, ma aveva imparato che non era mai troppo saggio contrariare apertamente Sagitta, così si atteneva sempre alle sue indicazioni e l’appoggiava in tutto e per tutto.

Aries assottigliò lo sguardo, aggrottando la fronte, e dilatò il suo potere per sondare la mente delle sorelle. Sagitta possedeva un talento naturale per l’Occlumanzia ed eresse delle forti mura attorno alla sua mente, ma le difese di Libra non ressero altrettanto bene.

Aries lesse perfettamente i pensieri della sorella di mezzo. Emise un verso disgustato e rivolse un’occhiataccia a Sagitta.

- Direi che mi riguardava eccome. –

- Nostro padre ha detto che non devi usare la Legilimanzia[3] sui membri della famiglia. –

 - Vuoi andare a dirgli che l’ho fatto? -, la sfidò con un sorriso provocatorio, - Così mi chiederà cosa ho letto… e potrei anche lasciarmi sfuggire quello che ho visto con i miei occhi. Tipo te e Ambrose Rookwood nello stanzino del custode poco prima della fine dell’anno scolastico. –

L’arrogante compostezza di Sagitta vacillò, mentre il volto dagli zigomi alti si tingeva di una sfumatura particolarmente accesa di rosa. Davanti all’imbarazzo della sorella, Aries sogghignò compiaciuto.

- Facciamo finta che non sia successo nulla, presumo? –

 

 

 

Briseis fece scorrere le dita sottili sui tasti del pianoforte nella sala della musica dei Peverell. La musica aveva sempre accompagnato la sua vita e le permetteva di rasserenarsi, riuscire a ritrovare se stessa e al contempo offrirle una valida valvola di sfogo per la situazione nella quale si era ritrovata suo malgrado. Si lasciò rapire dalla melodia, eseguendo alla perfezione ogni nota, talmente concentrata da non essersi nemmeno accorta dello spettatore che assisteva dalla soglia.

Sussultò appena quando, al termine dell’esecuzione, ricevette un lieve applauso.

Si voltò di scatto, trovando Kieran ad osservarla. Aveva un’espressione particolarmente colpita, cosa che se per certi versi la imbarazzò per altri la riempì di compiacimento.

- Credevo che lo strumento insegnato alle donne della tua famiglia fosse il violino. –

- Infatti. Conosco bene il violino, l’ho suonato talmente tante di quelle volte da farmi sanguinare le dita, pur di raggiungere l’elevata destrezza musicale richiesta da mio padre -, confermò, - ma il mio strumento del cuore è sempre stato il pianoforte. –

- Uno strumento maschile, stando a quanto ritiene tuo padre. –

- Immagino che mio padre non abbia necessariamente sempre ragione. –

- Come praticamente nessun genitore, almeno da quanto ho potuto appurare fino a questo momento – convenne il ragazzo, avvicinandolesi lentamente.

Sembrava quasi che stesse studiando la sua reazione, come se aspettasse il minimo cenno di nervosismo di Briseis per ritirarsi e lasciarla sola con la sua musica. Visto che la ragazza non sembrava decisa a intimargli di lasciarla sola, Kieran lo prese come un invito a raggiungere il pianoforte.

Ne accarezzò la superficie con la punta delle dita.

- Anche io adoro il pianoforte -, rivelò, - oserei dire che è stato un amore a prima vista; fortunatamente lo strumento ha deciso di corrispondermi. –

Briseis rise.

- Sì, ricordo che possiedi un talento notevole. Alla festa per il diciassettesimo compleanno di Saoirse hai eseguito una serie di composizioni di Chopin con una maestria invidiabile. –

Kieran chinò il capo, accettando il complimento con un sorriso sincero. Poi, continuando ad indugiare sulla superficie dello strumento, si arrischiò a domandare: - Ti andrebbe di suonare insieme? –

Di tante proposte possibili, quella era di certo l’ultima che Briseis si sarebbe mai aspettata di sentirsi rivolgere. C’era qualcosa d’incredibilmente intimo e complice nel sedere tanto vicini e condividere le emozioni scaturite dalla musica.

Tentennò, arrossendo, ma alla fine annuì: - Certo, ne sarei lieta. –

 

 

 

- Mi spieghi come è possibile che tu non sia già stato promesso? –

Aiden Flint corrugò la fronte, mentre passavano attraverso l’ingresso della loro Sala Comune, lasciando ondeggiare la missiva che aveva appena ricevuto dalla sua famiglia con palese sdegno. Era l’ennesimo membro del loro gruppo di amici che riceveva la notizia della stipula di un contratto matrimoniale tra lui e una delle ragazze delle Sacre Ventotto; il mese precedente era toccato a Kieran e quello ancora prima a Emil Parkinson. Dai Black invece non era arrivata ancora alcuna comunicazione, malgrado fosse ormai prossimo il diploma e il conseguente ingresso nel mondo degli adulti. 

Aries sorrise, scrollando le spalle. – Tempra morale immagino. –

- O fortuna sfacciata. –

Kieran rise dell’imbronciatura di Aiden: - Non la definirei proprio fortuna. Ha passato tutte le vacanze natalizie a mandare a monte tutti i possibili accordi che gli hanno sottoposto i genitori. Quante sono state le poverine… tre? –

- Quattro –, lo corresse Aries, - Ho criticato i denti storti di Evangeline Travers in sua presenza, nonché le sue discutibili carenze dal punto di vista intellettivo. La volta successiva ho velatamente accennato alle voci di rapporti incestuosi tra i gemelli Carrow, il che ha escluso anche Diana Carrow. Infine, durante una passeggiata dopo il cenone della Vigilia, potrei aver accidentalmente spinto nella fontana dei giardini invernali Eloise Macmillan; la poverina non l’ha presa affatto bene, sostenendo in modo melodrammatico che stessi attentando alla sua vita. –

In preda alle risate collettive, Aiden riuscì infine a ricomporsi quanto bastava per domandare: - E la quarta? –

- Ravenna Lestrange. Con lei le cose sono più complicate, infatti sembra non essere affatto toccata dai miei modi forzatamente sgarbati. È palese che non ci sia alcun interesse da parte sua, almeno quanto da parte mia, ma sembra non voler assecondare i miei tentativi di boicottaggio. –

- Forse lo fa perché è francese – ipotizzò Kieran, accigliandosi.

- O forse perché è matta. –

- O forse perché aspiro ad ucciderti nel sonno, Black – intervenne la voce della diretta interessata, che fece capolino dalla scala a chiocciola che conduceva al dormitorio femminile. Si appoggiò allo stipite della porta e gli rivolse un sorriso sornione, per poi fargli l’occhiolino e oltrepassarlo, lasciandolo per la prima volta completamente a corto di parole.   

 

 

*

 

Emily aveva passato la mattinata studiando con attenzione le interazioni che c’erano state tra i vari invitati. Se all’inizio sembrava che i gruppi fossero destinati ad essere gli stessi degli anni a Hogwarts, nelle ultime ore sembrava che le cose si fossero inaspettatamente modificate in modo piuttosto radicale.

La mano di Martin, che si posò delicatamente sulla sua, interruppe le sue elucubrazioni. Si voltò verso di lui, trovandolo a osservarla con un sorriso dolce dipinto sulle labbra.

- A cosa pensi? –

- Stavo ragionando su quanto siano cambiate alcune persone dopo il diploma. –

- Alcune sì -, riconobbe il ragazzo, - altre per nulla. Continuo a domandarmi come tu abbia fatto a frequentare per tanto tempo Cora Burke. –

- Quando vuole sa farsi apprezzare. –

Davanti al cipiglio incredulo del fidanzato, Emily gli riservò un lieve buffetto sulla guancia.

- Sul serio, non è tremenda come sembra, è solo molto infatuata dell’idea di diventare la futura signora Gaunt. Da che ricordi, è sempre stata affascinata da Kieran. –

- Sarà come sostieni, ma personalmente non riesco a ricordare una sola occasione nella quale si sia mostrata gentile nei miei riguardi o in quelli di chiunque altro dei miei amici. –

- È molto legata all’idea tradizionalista delle relazioni sociali tra Purosangue. Immagino che persone come Valerie, Lewis o Nathan la confondano non poco. –

- O persone come me, respinto e malgiudicato dalla mia stessa famiglia – concluse amaramente.

Emily intrecciò le dita alle sue, stringendolo gentilmente.

- La tua famiglia non capisce nulla, non mi stancherò mai di ricordartelo. –

Martin le accarezzò la mano, portandola poi alle labbra e depositandovi un dolce bacio sul dorso: - E io non mi stancherò mai di ripeterti quanto mi consideri incredibilmente fortunato per averti trovata. –

La voce divertita di Lewis giunse ad interrompere il loro scambio romantico. Fece capolino da dietro lo schienale della sedia di Martin e gli assestò una pacca sulla spalla.

- Dal canto mio, vi comunico che siamo ufficialmente tutti attesi nel salone principale. –

Valerie, accanto a lui, gli rifilò un buffetto dietro al collo.

- Razza d’invadente maleducato, hai rovinato il loro momento romantico. –

Massaggiandosi la parte colpita, il cugino roteò gli occhi al cielo: - Hanno sempre momenti romantici, è praticamente impossibile non interromperli in uno di essi. –

- E tu non ne hai mai. Forse, se ti impegnassi nel trovare una ragazza alla quale rivolgere le tue attenzioni, smetteresti di essere tanto molesto. –

Lewis le rivolse una buffa smorfia.

- Dovresti essere tu quella a trovare un gentiluomo, la zia non vorrebbe vederti convolare a giuste nozze entro la fine dell’anno? –

La replica di Valerie, tanto colorita che se fosse stata udita da sua madre le avrebbe provocato senz’altro una lavata di capo senza precedenti, venne coperta dal rumore di passi sempre più numerosi che si dirigevano verso il punto d’incontro.

- Credo che dobbiamo effettivamente raggiungere il padrone di casa -, intervenne Martin alzandosi e porgendo il braccio alla fidanzata, - almeno che non ci teniate particolarmente a infastidire Percival. –

- A proposito di Percival -, considerò Valerie, - qualcuno di voi ha idea di cosa abbia in programma? Ha parlato di una serie di prove, ma non ha ancora fatto cenno a quali potrebbero essere. –

- Potrei aver origliato qualcosa -, ammise Lewis, - mentre gli elfi domestici predisponevano il tutto. Credo si tratti di una caccia al tesoro con tanto d’indovinelli e prove di abilità. –

- Una caccia al tesoro? –

Le iridi verde smeraldo della cugina si accesero per l’entusiasmo.

Conoscendola, Lewis tirò ad indovinare: - Vuoi scommettere su chi di noi la vincerà? –

- Ovviamente. –

 

 

 

Aries lesse l’invito che suo padre gli aveva porto, aggrottando la fronte mano a mano che proseguiva nella lettura.

- Da quando ci interessa mettere le mani sull’eredità dei Peverell? –

- Non ci interessa. –

Inarcò un sopracciglio, mentre un’ipotesi si delineava chiaramente nella sua mente. Per molti anni era riuscito a sfuggire all’idea di un contratto matrimoniale, ma a quanto sembrava la sua buona stella si era definitivamente offuscata.

- Mi vuoi mandare lì per contrarre un qualche prestigioso matrimonio con una rampolla Purosangue? –

Gemini gli rivolse un’occhiata eloquente.

- Perché fai domande delle quali conosci già la risposta, Aries? Le tue sorelle sono sposate da anni, ma nessuna di loro può tramandare il nome di famiglia. Sta a te adempiere a questo compito e assicurarti un erede. –

- Tanto per non avere nessuna pressione sulle spalle – ironizzò.

- Sei un Black, non avere pressioni è un lusso che non ti è concesso. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Buongiorno a tutte!

Chiedo scusa per il ritardo, ma ho avuto qualche impegno lavorativo che mi ha rallentato nella stesura delle mie storie. Ad ogni modo, ho deciso di dividere il capitolo in due parti perciò la seconda metà uscirà in settimana (spero entro Natale); ho deciso di operare questa scelta per dare modo a tutti gli OC di avere uno spazio maggiore. Questa volta torno a chiedervi di rispondere a due domande:

- Per chi credete che il vostro OC potrebbe nutrire un interesse romantico (vi chiederei di indicare più di un nome, così da poter cercare di accontentare tutti ove possibile. Ovviamente Emily e Martin, così come Briseis e Kieran, sono esclusi dalla domanda essendo già “ufficiali” all’interno della cerchia Purosangue)?

- A chi volete che siano dedicati i flashback del prossimo capitolo tra le seguenti ragazze (a questa domanda vi chiederei di rispondere prima possibile, così da darmi modo di lavorare al più presto all’uscita del prossimo capitolo):

Cora Burke

Emily Schacklebolt

Josephine Peverell

 

A presto,

Fire



[1] Nel ramo della famiglia Black al quale appartiene Aries è costume dare ai propri figli il nome della costellazione del segno zodiacale sotto il quale nascono.

[2] Con queste parole Gemini intende dire che Leo è un Magonò. Per essere certi che nessuno parlasse di questa macchia nell’albero genealogico di famiglia, Leo fu mandato in America e affidato a una famiglia di Magonò, e la linea di discendenza fu opportunamente modificata cancellandolo dall’arazzo.

[3] Come alcune di voi avevano giustamente intuito, Aries è in effetti un Legilimens per nascita.

   
 
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