Capitolo
4
-
È un maschio. –
Gemini[1]
Black trasse un sonoro respiro profondo e sollevato, smettendo di
camminare
avanti e indietro per il lungo corridoio che conduceva alla zona notte
del
Manor. Dopo due figlie femmine aveva cominciato a perdere le speranze,
specialmente perché suo padre lo pressava
affinchè allontanasse la moglie per
sceglierne una che fosse in grado di generare un erede, ma la sua
pazienza era
stata infine ripagata. Oltrepassò l’ostetrica e
fece capolino all’interno della
loro camera da letto. Lì, sdraiata sul letto e stremata dal
parto, Nemea
Greengrass trovò le forze di alzare gli occhi verdi e di
puntarli in quelli blu
del marito. Gli sorrise, scostando le coperte per mostrargli una
testolina dai
capelli neri e due grandi occhioni; non erano della consueta sfumatura
blu
grigiastra dei Black, ma smeraldi incastonati come quelli della madre.
-
È perfetto –, sussurrò allungando le
braccia per cingerlo a sé, - il nostro
piccolo Aries è finalmente arrivato. –
Tenendolo
in braccio, tornò in corridoio per presentare
l’erede al resto della sua
famiglia. Le figlie più piccole, Sagitta di cinque anni e
Libra di tre, corsero
dal fratellino con due sorrisi euforici stampati sui visini.
Gemini
rivolse uno sguardo di sfida all’indirizzo del padre, come
aspettandosi un
qualche commento, ma Scorpio si limitò ad assestargli una
pacca sulla spalla e
a sorridere al nipotino con benevola approvazione.
Josephine
tornò dai suoi ospiti non appena ebbe terminato la
conversazione con suo nonno. Le sue parole l’avevano turbata,
non poteva
nasconderlo, ed era certa che sia Alexandrina che Erin sarebbero state
fin
troppo capaci d’intuirlo. Così decise di giocare
d’anticipo. Le prese
sottobraccio, portandole leggermente in disparte rispetto al resto del
gruppo,
e domandò: - Non vi sembra che ci sia qualcosa di strano
nelle circostanze e
nelle modalità in cui mio nonno ha deciso di gestire tutta
questa storia
dell’eredità della mia famiglia? –
Erin
aggrottò la fronte, perplessa: - Non per distruggere il
mito geriatrico che hai, Josie, ma tuo nonno non ha mai fatto qualcosa
di
chiaro e limpido in tutta la sua vita. Questa volta ci vorrà
un po’ di più per
capire cosa ha in mente, ma… -
-
Ma? –
-
Oh no -, sospirò Alexandrina scuotendo in fretta il capo, -
dimmi che non stai pensando a ciò che temo. –
-
Forse -, rilanciò la Moody sorridendo, - Tu stai pensando
alla più grande strategia che sia mai stata messa a punto?
–
-
Erin, credi davvero che sia una scelta saggia? –
-
Affatto. Proprio per questo funzionerà, perché
è avventata e
rischiosa e perché nessuna persona lontanamente sana di
mente penserebbe mai di
arrivare a tanto. –
Josephine
continuò a far saettare lo sguardo da un’amica
all’altra, cercando di decifrare ciò di cui
stavano parlando. Erin ed
Alexandrina sembravano essere in perfetta sintonia, tanto da captare
l’una i
pensieri dell’altra, e certe volte la cosa sapeva rivelarsi
particolarmente
frustrante per lei.
-
Vi dispiacerebbe mettermi a parte di quello di cui state
parlando? – sbottò alla fine, interrompendo le
farneticazioni delle due.
Alexandrina
le rivolse un dolce sorriso di scuse e chiarì: -
Erin vorrebbe usare la Legilimanzia su tutto nonno e scoprire cosa
bolle in
pentola. –
-
Cosa?! –
-
Per l’appunto, è una pessima idea, senza contare
che non
abbiamo nemmeno una persona in
grado di
farlo. Percival è un Occlumante eccezionale. –
-
Veramente quella ce l’avete. –
Josephine
si voltò di scatto, trovandosi alle spalle la figura
alta e sensuale della cugina. Saoirse le osservava con le labbra
increspate in
uno di quei suoi sorrisi che non promettevano nulla di buono, uno di
quelli che
le nobildonne avrebbero catalogato come scabroso e poco adatto a una
giovane
donna, il genere d’espressione che diceva chiaramente che non
c’era nulla che
la giovane Gaunt non fosse in grado di fare.
La
loro conversazione era talmente priva di senso che, per un
attimo, Josie dimenticò che loro due appartenevano a rami
dei Peverell che si
detestavano e che Saoirse era lì per rivendicare qualcosa
che non le
apparteneva.
Dimenticò
anche della rivalità che le aveva sempre viste
contrapporsi.
-
Stai davvero suggerendo di coinvolgere Aries in tutto
questo? –
-
Ovviamente -, ammise candidamente, - e sono certa che lui si
presterebbe. Però, se non te la senti cara cugina, sono
sicura che nessuna
delle presenti ti biasimerebbe per questa tua improvvisa perdita di
mordente. –
Il
tono era soave, come se non ci fosse nulla d’offensivo o
insinuante in ciò che Saoirse le aveva appena detto, ma la
conosceva abbastanza
bene da sapere dove volesse andare a parare.
La
stava sfidando e, sfortunatamente per lei, Josephine non
aveva alcuna intenzione di tirarsi indietro.
-
Certo che me la sento, non ci sono problemi, facciamolo –
asserì.
Aries
corse a perdifiato per il salone, inseguito dalle sorelle maggiori, e
finì con
lo sbattere contro le gambe del padre. Ricadde a terra, massaggiandosi
il
gomito con espressione dolente, e borbottò con la sua voce
da bimbetto: - Che
botta. –
Gemini
gli scompigliò i capelli, aiutandolo a rialzarsi.
-
Cosa ti ho detto sul correre in giro per casa? –
-
Scappavo da quelle streghe – replicò a
mo’ di spiegazione, rivolgendo
un’occhiata piccata alle sorelle che tenevano in mano una
spazzola e delle
mollettine.
Da
quando Aries era nato le due bambine avevano infatti cominciato a
trattarlo
come se fosse il loro bambolotto, curandosi del suo vestiario e delle
sue
pettinature, ma ora che Aries aveva cinque anni era diventato
insofferente alle
loro continue manfrine e cercava la compagnia dei maschietti della
famiglia.
Tuttavia, da quando suo cugino Leo era stato mandato in America, le
occasioni
scarseggiavano e sfuggire da Sagitta e Libra era diventato sempre
più
difficile.
Gemini
gli porse una mano, invitandolo a seguirlo, - Vieni con me, ti faccio
vedere a
cosa sto lavorando. –
Ubbidiente,
Aries seguì il padre nello studio. Si fermò sulla
soglia, voltandosi a fare la
linguaccia alle sorelle che lì non erano ammesse ad entrare,
poi si richiuse la
porta alle spalle.
Si
arrampicò su una delle poltrone in pelle di drago,
appoggiandosi all’alto
schienale, e domandò.
-
Padre? –
- Sì? –
-
Quando tornerà Leo? –
Gemini
indurì leggermente lo sguardo, perdendo ogni traccia di
buonumore.
-
Leo non tornerà… e devi smettere di pensare a tuo
cugino. Lui non è come noi[2].
–
Aries
si raddrizzò leggermente, osservando quelle quattro paia
d’occhi femminili che lo guardavano di rimando. Non
c’era bisogno di ricorrere
alle sue capacità di Legilimens per sapere che
c’era qualcosa di oltremodo sospetto
nel fatto che Josephine e Saoirse fossero presenti nel medesimo luogo
e, per di
più, apparentemente interessate a conseguire lo stesso
obiettivo.
-
Signore, per quanto sia un’indiscutibile gioia per gli occhi
vedere riunirsi cotanta bellezza nel medesimo istante, non posso fare a
meno di
domandarmi cosa vi spinga a rivolgervi a me – disse, rompendo
il silenzio che
aleggiava tra loro.
-
Risparmiati le manfrine, Aries – lo interruppe Saoirse,
increspando le labbra in un sorrisetto sfrontato, - perché
immagino che tu
sappia già che siamo qui per chiedere il tuo aiuto.
–
Il
ragazzo chinò appena il capo, celando un sorriso divertito.
-
Naturalmente, ma per un attimo mi ero illuso che foste tutte
affette da una qualche improvvisa devianza mentale… -
Josephine
fece per aprire la bocca, visibilmente indignata dal
commento, ma venne tacitata in fretta da una mano a mezz’aria
di Aries.
-
Perché questa è l’unica spiegazione
sensata a ciò che mi
state chiedendo. Volete seriamente
che io legga Percival? –
Kieran,
che fino a quel momento era rimasto in silenzio
accanto all’amico, s’inserì nella
conversazione.
-
Sono d’accordo con lui. Credete davvero che la sua
Legilimanzia possa arrivare a tanto? Abbattere le difese mentali di
Percival è
oltremodo complesso, una facoltà che va ben oltre la mera
abilità naturale. –
-
Esattamente… aspetta un secondo -, sbottò
indispettito
Aries, - non era questo che intendevo. Sono ovviamente in grado di
riuscirci. –
-
Oh. Le mie scuse, per un attimo avevo creduto che volessi
ammettere la complessità del compito e fossi intenzionato a
tirartene fuori. –
-
Va bene, pur di tacitare le tue insinuazioni, lo farò.
Signorine, vi aggiornerò su quello che riuscirò a
scoprire. –
Si
alzò, atteggiando il volto al migliore dei suoi cipigli
oltraggiati, e si allontanò a passo deciso.
Rimasti
soli, Kieran si aprì in un sorriso pigro e sardonico
del tutto simile a quello con il quale la sorella aveva osservato quel
breve
scambio di frasi. Era il migliore amico di Aries da praticamente tutta
la vita,
saper gestire il suo carattere e comprendere quali tasti muovere per
convincerlo a fare qualcosa era diventato naturale come respirare.
Inclinò
il capo verso le fanciulle davanti a lui, sorridendo
smagliante, prima di tornare a concentrarsi sulla copia della Gazzetta
del
Profeta che stava consultando fino a cinque minuti prima e le
liquidò con un: -
Non c’è di che, signorine, è stato un
piacere risolvere il vostro dilemma. –
*
Libra
entrò nella biblioteca di famiglia, guardandosi attorno come
se fosse alla
ricerca di qualcosa. Storse il capo, facendo ricadere un boccolo scuro
davanti
al viso, e si rivolse alla sorella maggiore.
-
Dov’è Aries? –
Sagitta
si strinse nelle spalle, prima di tornare a rivolgere la sua attenzione
al tema
di Trasfigurazione che stava finendo.
-
Non ne ho idea, immagino insieme a quelle sue discutibili amicizie come
al
solito. –
-
Secondo nostro padre Kieran Gaunt non è
un’amicizia discutibile – obiettò.
Sagitta
corrugò la fronte, accigliandosi: - I Gaunt sono strani, lo
dicono tutti
all’interno del mondo magico. Nostro padre spera solo di
riuscire a combinare
un matrimonio fruttuoso per le nostre parentele, magari con quella
ragazzina
gracile e inquietante di Saoirse, ma io non vorrei mai correre il
rischio di
legarmi a loro. –
Come
evocato dalle loro parole, Aries fece la sua comparsa.
-
Di cosa parlate, pettegole? –
-
Nulla che ti riguardi, piccolo e fastidioso impertinente –
replicò Sagitta,
mentre Libra annuiva alle parole della sorella.
A
lei i Gaunt non dispiacevano, ma aveva imparato che non era mai troppo
saggio
contrariare apertamente Sagitta, così si atteneva sempre
alle sue indicazioni e
l’appoggiava in tutto e per tutto.
Aries
assottigliò lo sguardo, aggrottando la fronte, e
dilatò il suo potere per
sondare la mente delle sorelle. Sagitta possedeva un talento naturale
per
l’Occlumanzia ed eresse delle forti mura attorno alla sua
mente, ma le difese
di Libra non ressero altrettanto bene.
Aries
lesse perfettamente i pensieri della sorella di mezzo. Emise un verso
disgustato e rivolse un’occhiataccia a Sagitta.
-
Direi che mi riguardava eccome. –
-
Nostro padre ha detto che non devi usare la Legilimanzia[3]
sui membri della famiglia. –
- Vuoi andare a dirgli che
l’ho fatto? -, la
sfidò con un sorriso provocatorio, - Così mi
chiederà cosa ho letto… e potrei
anche lasciarmi sfuggire quello che ho visto con i miei occhi. Tipo te
e
Ambrose Rookwood nello stanzino del custode poco prima della fine
dell’anno
scolastico. –
L’arrogante
compostezza di Sagitta vacillò, mentre il volto dagli zigomi
alti si tingeva di
una sfumatura particolarmente accesa di rosa. Davanti
all’imbarazzo della
sorella, Aries sogghignò compiaciuto.
-
Facciamo finta che non sia successo nulla, presumo? –
Briseis
fece scorrere le dita sottili sui tasti del pianoforte
nella sala della musica dei Peverell. La musica aveva sempre
accompagnato la
sua vita e le permetteva di rasserenarsi, riuscire a ritrovare se
stessa e al
contempo offrirle una valida valvola di sfogo per la situazione nella
quale si
era ritrovata suo malgrado. Si lasciò rapire dalla melodia,
eseguendo alla
perfezione ogni nota, talmente concentrata da non essersi nemmeno
accorta dello
spettatore che assisteva dalla soglia.
Sussultò
appena quando, al termine dell’esecuzione, ricevette
un lieve applauso.
Si
voltò di scatto, trovando Kieran ad osservarla. Aveva
un’espressione
particolarmente colpita, cosa che se per certi versi la
imbarazzò per altri la
riempì di compiacimento.
-
Credevo che lo strumento insegnato alle donne della tua
famiglia fosse il violino. –
-
Infatti. Conosco bene il violino, l’ho suonato talmente
tante di quelle volte da farmi sanguinare le dita, pur di raggiungere
l’elevata
destrezza musicale richiesta da mio padre -, confermò, - ma
il mio strumento
del cuore è sempre stato il pianoforte. –
-
Uno strumento maschile, stando a quanto ritiene tuo padre. –
-
Immagino che mio padre non abbia necessariamente sempre
ragione. –
-
Come praticamente nessun genitore, almeno da quanto ho
potuto appurare fino a questo momento – convenne il ragazzo,
avvicinandolesi
lentamente.
Sembrava
quasi che stesse studiando la sua reazione, come se
aspettasse il minimo cenno di nervosismo di Briseis per ritirarsi e
lasciarla
sola con la sua musica. Visto che la ragazza non sembrava decisa a
intimargli
di lasciarla sola, Kieran lo prese come un invito a raggiungere il
pianoforte.
Ne
accarezzò la superficie con la punta delle dita.
-
Anche io adoro il pianoforte -, rivelò, - oserei dire che
è
stato un amore a prima vista; fortunatamente lo strumento ha deciso di
corrispondermi. –
Briseis
rise.
-
Sì, ricordo che possiedi un talento notevole. Alla festa per
il diciassettesimo compleanno di Saoirse hai eseguito una serie di
composizioni
di Chopin con una maestria invidiabile. –
Kieran
chinò il capo, accettando il complimento con un sorriso
sincero. Poi, continuando ad indugiare sulla superficie dello
strumento, si
arrischiò a domandare: - Ti andrebbe di suonare insieme?
–
Di
tante proposte possibili, quella era di certo l’ultima che
Briseis si sarebbe mai aspettata di sentirsi rivolgere. C’era
qualcosa d’incredibilmente
intimo e complice nel sedere tanto vicini e condividere le emozioni
scaturite
dalla musica.
Tentennò,
arrossendo, ma alla fine annuì: - Certo, ne sarei lieta.
–
-
Mi spieghi come è possibile che tu non sia già
stato promesso? –
Aiden
Flint corrugò la fronte, mentre passavano attraverso
l’ingresso della loro Sala
Comune, lasciando ondeggiare la missiva che aveva appena ricevuto dalla
sua
famiglia con palese sdegno. Era l’ennesimo membro del loro
gruppo di amici che
riceveva la notizia della stipula di un contratto matrimoniale tra lui
e una
delle ragazze delle Sacre Ventotto; il mese precedente era toccato a
Kieran e
quello ancora prima a Emil Parkinson. Dai Black invece non era arrivata
ancora
alcuna comunicazione, malgrado fosse ormai prossimo il diploma e il
conseguente
ingresso nel mondo degli adulti.
Aries
sorrise, scrollando le spalle. – Tempra morale immagino.
–
-
O fortuna sfacciata. –
Kieran
rise dell’imbronciatura di Aiden: - Non la definirei proprio
fortuna. Ha
passato tutte le vacanze natalizie a mandare a monte tutti i possibili
accordi
che gli hanno sottoposto i genitori. Quante sono state le
poverine… tre? –
-
Quattro –, lo corresse Aries, - Ho criticato i denti storti
di Evangeline
Travers in sua presenza, nonché le sue discutibili carenze
dal punto di vista
intellettivo. La volta successiva ho velatamente accennato alle voci di
rapporti incestuosi tra i gemelli Carrow, il che ha escluso anche Diana
Carrow.
Infine, durante una passeggiata dopo il cenone della Vigilia, potrei
aver
accidentalmente spinto nella fontana dei giardini invernali Eloise
Macmillan;
la poverina non l’ha presa affatto bene, sostenendo in modo
melodrammatico che
stessi attentando alla sua vita. –
In
preda alle risate collettive, Aiden riuscì infine a
ricomporsi quanto bastava
per domandare: - E la quarta? –
-
Ravenna Lestrange. Con lei le cose sono più complicate,
infatti sembra non
essere affatto toccata dai miei modi forzatamente sgarbati.
È palese che non ci
sia alcun interesse da parte sua, almeno quanto da parte mia, ma sembra
non
voler assecondare i miei tentativi di boicottaggio. –
-
Forse lo fa perché è francese –
ipotizzò Kieran, accigliandosi.
-
O forse perché è matta. –
-
O forse perché aspiro ad ucciderti nel sonno, Black
– intervenne la voce della
diretta interessata, che fece capolino dalla scala a chiocciola che
conduceva
al dormitorio femminile. Si appoggiò allo stipite della
porta e gli rivolse un
sorriso sornione, per poi fargli l’occhiolino e
oltrepassarlo, lasciandolo per
la prima volta completamente a corto di parole.
Emily
aveva passato la mattinata studiando con attenzione le
interazioni che c’erano state tra i vari invitati. Se
all’inizio sembrava che i
gruppi fossero destinati ad essere gli stessi degli anni a Hogwarts,
nelle
ultime ore sembrava che le cose si fossero inaspettatamente modificate
in modo
piuttosto radicale.
La
mano di Martin, che si posò delicatamente sulla sua,
interruppe le sue elucubrazioni. Si voltò verso di lui,
trovandolo a osservarla
con un sorriso dolce dipinto sulle labbra.
-
A cosa pensi? –
-
Stavo ragionando su quanto siano cambiate alcune persone
dopo il diploma. –
-
Alcune sì -, riconobbe il ragazzo, - altre per nulla.
Continuo a domandarmi come tu abbia fatto a frequentare per tanto tempo
Cora
Burke. –
-
Quando vuole sa farsi apprezzare. –
Davanti
al cipiglio incredulo del fidanzato, Emily gli riservò
un lieve buffetto sulla guancia.
-
Sul serio, non è tremenda come sembra, è solo
molto
infatuata dell’idea di diventare la futura signora Gaunt. Da
che ricordi, è
sempre stata affascinata da Kieran. –
-
Sarà come sostieni, ma personalmente non riesco a ricordare
una sola occasione nella quale si sia mostrata gentile nei miei
riguardi o in
quelli di chiunque altro dei miei amici. –
-
È molto legata all’idea tradizionalista delle
relazioni
sociali tra Purosangue. Immagino che persone come Valerie, Lewis o
Nathan la
confondano non poco. –
-
O persone come me, respinto e malgiudicato dalla mia stessa
famiglia – concluse amaramente.
Emily
intrecciò le dita alle sue, stringendolo gentilmente.
-
La tua famiglia non capisce nulla, non mi stancherò mai di
ricordartelo. –
Martin
le accarezzò la mano, portandola poi alle labbra e
depositandovi un dolce bacio sul dorso: - E io non mi
stancherò mai di ripeterti
quanto mi consideri incredibilmente fortunato per averti trovata.
–
La
voce divertita di Lewis giunse ad interrompere il loro
scambio romantico. Fece capolino da dietro lo schienale della sedia di
Martin e
gli assestò una pacca sulla spalla.
-
Dal canto mio, vi comunico che siamo ufficialmente tutti
attesi nel salone principale. –
Valerie,
accanto a lui, gli rifilò un buffetto dietro al
collo.
-
Razza d’invadente maleducato, hai rovinato il loro momento
romantico. –
Massaggiandosi
la parte colpita, il cugino roteò gli occhi al
cielo: - Hanno sempre momenti romantici, è praticamente
impossibile non
interromperli in uno di essi. –
-
E tu non ne hai mai. Forse, se ti impegnassi nel trovare una
ragazza alla quale rivolgere le tue attenzioni, smetteresti di essere
tanto
molesto. –
Lewis
le rivolse una buffa smorfia.
-
Dovresti essere tu quella a trovare un gentiluomo, la zia
non vorrebbe vederti convolare a giuste nozze entro la fine
dell’anno? –
La
replica di Valerie, tanto colorita che se fosse stata udita
da sua madre le avrebbe provocato senz’altro una lavata di
capo senza
precedenti, venne coperta dal rumore di passi sempre più
numerosi che si
dirigevano verso il punto d’incontro.
-
Credo che dobbiamo effettivamente raggiungere il padrone di
casa -, intervenne Martin alzandosi e porgendo il braccio alla
fidanzata, -
almeno che non ci teniate particolarmente a infastidire Percival.
–
-
A proposito di Percival -, considerò Valerie, - qualcuno di
voi ha idea di cosa abbia in programma? Ha parlato di una serie di
prove, ma
non ha ancora fatto cenno a quali potrebbero essere. –
-
Potrei aver origliato qualcosa -, ammise Lewis, - mentre gli
elfi domestici predisponevano il tutto. Credo si tratti di una caccia
al tesoro
con tanto d’indovinelli e prove di abilità.
–
-
Una caccia al tesoro? –
Le
iridi verde smeraldo della cugina si accesero per
l’entusiasmo.
Conoscendola,
Lewis tirò ad indovinare: - Vuoi scommettere su
chi di noi la vincerà? –
-
Ovviamente. –
Aries
lesse l’invito che suo padre gli aveva porto, aggrottando la
fronte mano a mano
che proseguiva nella lettura.
-
Da quando ci interessa mettere le mani
sull’eredità dei Peverell? –
-
Non ci interessa. –
Inarcò
un sopracciglio, mentre un’ipotesi si delineava chiaramente
nella sua mente. Per
molti anni era riuscito a sfuggire all’idea di un contratto
matrimoniale, ma a
quanto sembrava la sua buona stella si era definitivamente offuscata.
-
Mi vuoi mandare lì per contrarre un qualche prestigioso
matrimonio con una
rampolla Purosangue? –
Gemini
gli rivolse un’occhiata eloquente.
-
Perché fai domande delle quali conosci già la
risposta, Aries? Le tue sorelle
sono sposate da anni, ma nessuna di loro può tramandare il
nome di famiglia.
Sta a te adempiere a questo compito e assicurarti un erede. –
-
Tanto per non avere nessuna pressione sulle spalle –
ironizzò.
-
Sei un Black, non avere pressioni è un lusso che non ti
è concesso. –
Spazio
autrice:
Buongiorno
a tutte!
Chiedo
scusa per il ritardo, ma ho avuto qualche impegno lavorativo che mi ha
rallentato nella stesura delle mie storie. Ad ogni modo, ho deciso di
dividere
il capitolo in due parti perciò la seconda metà
uscirà in settimana (spero
entro Natale); ho deciso di operare questa scelta per dare modo a tutti
gli OC
di avere uno spazio maggiore. Questa volta torno a chiedervi di
rispondere a
due domande:
-
Per chi
credete che il vostro OC potrebbe nutrire un interesse romantico (vi
chiederei
di indicare più di un nome, così da poter cercare
di accontentare tutti ove
possibile. Ovviamente Emily e Martin, così come
Briseis e Kieran, sono
esclusi dalla domanda essendo già
“ufficiali” all’interno della cerchia
Purosangue)?
-
A chi
volete che siano dedicati i flashback del prossimo capitolo tra le
seguenti
ragazze (a questa domanda vi chiederei di rispondere prima possibile,
così da
darmi modo di lavorare al più presto all’uscita
del prossimo capitolo):
Cora Burke
Emily Schacklebolt
Josephine Peverell
A presto,
Fire
[1]
Nel
ramo della famiglia
Black al quale appartiene Aries è costume dare ai propri
figli il nome della
costellazione del segno zodiacale sotto il quale nascono.
[2]
Con
queste parole Gemini
intende dire che Leo è un Magonò. Per essere
certi che nessuno parlasse di
questa macchia nell’albero genealogico di famiglia, Leo fu
mandato in America e
affidato a una famiglia di Magonò, e la linea di discendenza
fu opportunamente
modificata cancellandolo dall’arazzo.
[3]
Come
alcune di voi avevano
giustamente intuito, Aries è in effetti un Legilimens per
nascita.