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Autore: kibachan    21/12/2020    1 recensioni
Questa storia è un pò diversa dalle altre. innanzi tutto non è una OS, è divisa in 3 parti. E poi tratta un tema delicato, ispiratomi purtroppo dai numerosi fatti di cronaca ci si sono susseguiti in questa estate. Episodi di omofobia al limite dell'assurdo.
Le notizie riportano solo il fatto... io mi sono sempre domandata: ma poi come reagiscono queste persone a queste cose? Com'è il loro dopo?
Questa storia è per dire che io sono CONTRO ad ogni forma di violenza e che, come ad ogni prova a cui la vita ci mette davanti, quel che conta è come ti rialzi.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA MATTINA DOPO

 

Brando stava seduto sul letto di Fabio, che invece si era alzato per andare a lavarsi i denti nel bagno del corridoio. Lo avevano spostato al reparto, insieme ad un'altra decina di pazienti poco gravi.

Il ragazzo smanettava sul cellulare, per avere qualcosa da guardare che non fossero i vicini di barella di Fabio: un signore sulla novantina con una gamba ingessata (che palesemente aveva perso il senso del pudore da un po'... dato che continuava a starsene serenamente col camice aperto e nient'altro sotto) e una signora che stava facendo una trasfusione, e non faceva altro che chiedere quando se ne sarebbe potuta andare a casa.

Si chiese come Fabio fosse riuscito a dormire, quello più che un reparto di degenza gli sembrava un girone dantesco.

Con suo sollievo il ragazzo ricomparve poco dopo. Si era cambiato con i panni che gli aveva portato Brando da casa, però si era rimesso la sua felpa. Gli fece un sorrisino prima di accingersi a infilare nella sacca i vestiti che aveva su il giorno prima (o quello che ne restava... la maglietta in effetti era stata tagliata). Il riccio sospirò... non vedeva l'ora di levare le tende.

 

La dottoressa che aveva operato Fabio entrò nella stanza, salutando la signora della trasfusione come se la conoscesse da una vita, poi gettò un'occhiata a Fabio e fece cenno a Brando di avvicinarsi.

“tu vivi con lui se ho capito bene” gli disse senza giri di parole quando lo ebbe a portata. Il riccio annuì “ok, quindi gli darai una mano con la medicazione? È in un punto un po' scomodo per fare da solo” lo incalzò in tono pratico “certo” rispose Brando facendosi più attento, capendo che era in arrivo qualche sorta di istruzione per l'uso “allora, la benda va cambiata due volte al giorno, quindi deve iniziare da stasera” iniziò infatti a snocciolare la dottoressa “ascoltami bene, i lividi si espanderanno ancora, è normale... fanno così prima di riassorbirsi... però la ferita deve solo migliorare intesi? Se si arrossa o esce del siero... deve tornare subito qui capito?” Brando annuì con aria un po' allarmata, e la donna gli sorrise subito “tranquillo, non succederà... è solo per precauzione che te lo dico” e poi aggiunse “tra due settimane viene a togliere i punti” e nel dire questo si affacciò oltre la sua spalla per lanciare un'occhiata quasi affettuosa a Fabio, che valutava se fosse il caso o meno di sollevare da solo la sacca.

 

Aveva provato da subito molta empatia per la vicenda di quel ragazzo, aggredito a quel modo solo per omofobia. Poi, da quando aveva visto anche l'altra metà della coppia, si era intenerita ancora di più. Erano solo due ragazzini, e si percepiva a pelle quanto si volessero bene.

Sospirò.

 

“prenditi cura di lui, ok?” disse a Brando, in tono quasi materno a questo punto “si...” rispose piano il riccio, girandosi a guardare Fabio, ancora con una vena di apprensione a increspargli la fronte.

La dottoressa ridacchiò tra sé e sé quando lo vide avvicinarsi all'altro ragazzo, togliergli la sacca dalla spalla quasi con stizza, mimando poi il gesto di dargli una sberla, e incamminandosi fuori.

“grazie di tutto” si girò a salutarla Fabio con un ampio sorriso “ci vediamo tra due settimane, riguardati” rispose lei, prima di infilarsi un paio di guanti in lattice e dare il via al suo giro visite mattutino.

 

 

QUELLA SERA

 

La giornata era stata lunga e paradossalmente impegnativa: Giovanni era stato lì quasi tutto il giorno, aveva fatto la spesa, era passato in farmacia per le medicine e si era messo a mettere in ordine la casa e a fare lavatrici quasi in modo compulsivo, i ragazzi erano riusciti a rispedirlo a casa sua solo verso sera. Chiara e Ludovica erano passate a trovare Fabio, e avevano piantato le tende sul suo letto intrattenendolo in un mare di chiacchiere. Più sul tardi era venuto anche Niccolò, che gli aveva portato dei dolci. Brando aveva passato quasi tutto il pomeriggio al telefono con Damiano, a più riprese... Fabio non aveva capito bene perchè. Alla fine si sentiva decisamente stanco.

 

Ora se ne stava seduto sul bordo del letto, tenendosi il lato sinistro della maglietta sollevato, mentre Brando gli stava chinato vicino al fianco, a pulirgli con un batuffolo di cotone la ferita.

Osservò attentamente il suo profilo concentrato, mentre piano piano passava tra un punto e l'altro, sfiorandolo leggerissimamente col pollice. Gli vide mordersi il labbro inferiore, corrucciando un po' le sopracciglia, impegnato in questa operazione. Sorrise appena alla sommità della sua testa riccia, intenerito dall'attenzione che ci metteva, e istintivamente allungò l'altra mano ad accarezzargli piano i capelli sopra la testa. Brando subito sollevò il viso fermandosi “ti faccio male?” gli chiese in tono calmo. Fabio scosse la testa “al contrario... sei estremamente delicato” rispose subito. Quello fece un mezzo sbuffo di risata, scuotendo la testa prima di rimettersi al lavoro.

 

Pensava lo stesse sfottendo... ma non era così!

 

Brando emise una specie di ringhio di disapprovazione, studiando i cinque punti allineati tra la sua quinta e sesta costola “guarda là... sembra che ti hanno sparato” borbottò imbevendo un altro batuffolo nel mercurio cromo. Fabio ridacchiò quanto il dolore glielo permetteva “magari lo racconterò così un giorno, ferite di guerra” ribattè in tono divertito. Brando sollevò di nuova la testa per fulminarlo con lo sguardo “la vuoi smette di riderci su??” lo apostrofò “e che devo fa devo piange??? smettila di trattarmi come un moribondo!” ribattè a quel punto Fabio, con tono altrettanto alterato. Si fissarono negli occhi reciprocamente per un secondo, mentre Fabio già si pentiva di aver alzato la voce. Brando riabbassò lo sguardo per primo, con aria triste, per una volta zittito in pieno dall'altro “scusa” sussurrò senza guardarlo. Fabio si morse la lingua “no dai Bra... scusami tu... non volevo trattarti male” si affrettò a dirgli in tono dolce.

 

Se c'era una persona al mondo che non voleva trattare male era Brando. Era solo perchè pensava a lui che si era rialzato da per terra il giorno prima.

 

Brando alzò la testa, sganciandogli un mezzo sorriso, mentre gli faceva un piccolo buffetto sul naso con due dita. Si era reso conto che forse stava facendo troppo l'apprensivo.

 

“stringi i denti un attimo” lo avvertì in tono pratico, strappando la pellicola di protezione del cerotto. Fabio strizzò gli occhi, ingoiando un lamento di dolore, quando Brando gli passò rapidamente la mano sul fianco per farlo aderire alla sua pelle “finito, finito...” cantilenò tirandosi su e porgendogli le mani per alzarsi. L'altro le accettò di buon grado, contento di aver evitato una lite che proprio non voleva fare. Si sorresse a lui per mettersi in piedi “mio dio, mi fa male pure respirare” borbottò facendo un mezzo sbuffo di risata “sono un catorcio”. Brando gli rivolse un'occhiata, prima di scuotere la testa sorridendo “vatte a mette sul divano” gli ordinò “io preparo la cena” aggiunse. Fabio nascose un'espressione allarmata a quel punto, passandosi una mano sul lato sano del viso “ehm... se ordiniamo la pizza su justeat?” propose allargando un sorriso sornione. Brando lo guardò divertito, sollevando un sopracciglio “lo dici perchè hai voglia di pizza, o perchè hai paura di quello che potrei fare io?” sghignazzò poggiandosi con una spalla allo stipite della porta, incrociando le braccia. Fabio ridacchiò di nuovo, evitando il suo sguardo, in imbarazzo “diciamo tutte e due va” lo prese affettuosamente in giro, avvicinandosi per dargli un paio di pacchette leggere su un guancia, prima di lasciargli una carezza e girarsi per raggiungere il suo telefono, poggiato sul tavolo “che stronzo...” commentò Brando, tuttavia in tono affettuoso.

 

Lo vide prendere il telefono e poi girarsi di nuovo, offrendogli alla vista il profilo sinistro, mentre iniziava a digitare piano comandi all'applicazione “vuoi la solita?” gli chiese senza alzare lo sguardo. Brando annuì, facendo un verso di assenso, continuando a studiarlo da qualche passo lontano. Benchè cercasse di non pensarci i vistosi lividi sul suo viso non facevano che riproporglielo, quello che quegli stronzi gli avevano fatto, e gli si accartocciavano le budella al pensiero di lui a terra con loro che lo prendevano a calci fino a spaccargli le costole.

 

E tutto per una cazzo di chiamata in vivavoce.

 

“senti..” gli disse avvicinandoglisi fino a un soffio, con aria grave, spingendolo ad alzare gli occhi dal telefono, per guardarlo interrogativo “stavo pensando che... forse... dato quello che è successo” si incespicò “noi dovremmo essere un po' più... cauti” scelse la parola, facendogli sgranare gli occhi dallo stupore subito “si un po' più discreti insomma” continuò Brando aggirando lo sguardo nella stanza per evitare di guardarlo “ecco magari evitiamo il vivavoce... o... di baciarci se c'è troppa gente” avrebbe continuato ma Fabio aveva già da qualche secondo cominciato a fare forte di no con la testa “Bra.. Bra... frena” lo bloccò poggiandogli tutte e due le mani sulle braccia “no” scandì chiaramente quando il riccio, avendo smesso di parlare, era tornando a guardarlo negli occhi “no, no e poi no... non se ne parla ok?” ribadì Fabio, a rinforzo di quanto già detto “ma..” tentò Brando, ma lui lo interruppe subito “niente ma” e poi guardandolo dritto negli occhi disse “io non ho niente da nascondere, non faccio niente che vada nascosto.... semmai sono loro che dovrebbero andare a nascondere le loro facce di merda” aggiunse, tentando senza successo di strappargli un sorriso. Niente. Brando era il ritratto dell'ansia invece “Fà tu c'hai ragione! Ma guarda che t'hanno fatto!” esclamò, con voce incrinata “non mi importa... corro il rischio” ribattè Fabio, in tono calmo invece “Bra io voglio baciarti dove mi pare e quando mi pare, voglio chiamarti amore quando mi va, non me ne frega un cazzo se la cosa a qualcuno non piace. Io non mi nascondo più.” concluse deciso. Brando fece crollare le spalle sospirando, capendo che era fin troppo risoluto (cocciuto?) per fargli cambiare idea, ma ancora terribilmente preoccupato “si ho capito...” esalò guardandolo fisso, con voce più pacata ora “ma se ti succede qualcosa io mi ammazzo... non posso vivere senza di te” ammise con una naturalezza disarmante, facendo perdere al cuore di Fabio un paio di battiti.

 

Brando non era tipo da grandi slanci verbali. Era più un tipo fisico. Ma quando gliene usciva uno non era mai roba da poco.

 

Fabio gli prese il viso tra le mani accarezzandogli le guance, mentre gli si faceva più vicino. Gli sorrise, il più dolcemente possibile, rendendosi conto di amarlo veramente tanto “non mi succederà niente” gli disse “prometto che la prossima volta vado subito all'ospedale d'accordo?” scherzò. Non fu molto apprezzato. “prossima volta?? non ci deve essere nessuna prossima volta!” replicò infatti Brando subito, aggrottando le sopracciglia e prendendogli i polsi per togliersi le sue mani dal viso. Fabio ridacchiò “ma si, era per dire...” lo rassicurò scuotendo la testa “non conosco nessuno che è stato vittima di un aggressione omofoba violenta da sconosciuti.. due volte!” Brando ringhiò di disappunto, sbuffando e girando il viso di lato, lanciandogli brevi occhiate da di sbieco. Lo vide che ancora gli sorrideva. Fabio si avvicinò ancora, ormai quasi si sfioravano. Gli allacciò le braccia dietro al collo e affondò una mano tra i mille ricci di Brando iniziando a massaggiargli la nuca, per farlo rilassare un po'

“quello che c'è tra noi non è da nascondere Bra” gli disse in tono dolce, quando finalmente lui si girò di nuovo a guardarlo “lo so..” nicchiò a bassa voce “ma sarà sempre tutta una lotta, ve?” chiese in tono rassegnato. Fabio fece una smorfia “no, non sempre dai” rispose conciliante, e poi aggiunse “vedila così... 100 anni fa quelli come noi finivano in galera, oggi probabilmente ci finiranno quegli stronzi, appena i carabinieri li trovano” Brando sorrise a questo punto

 

-sempre che non li troviamo prima noi- pensò

 

il riccio rilassò le spalle inconsciamente, sotto il tocco leggero di Fabio, che ancora gli accarezzava la testa “come vuoi tu..” si arrese sorridendogli ancora.

 

“Posso baciarti adesso?” gli chiese dopo qualche secondo di silenzio. Fabio allargò il sorriso per un attimo “devi” sentenziò, avvicinandosi un po' col viso al suo. Brando inclinò di poco il viso, lasciandogli un bacio a stampo prima. Poi gli dischiuse la bocca con la sua, con incredibile delicatezza, iniziando a baciarlo in modo più approfondito. Fabio spinse la bocca sulla sua di più, mentre gli stringeva piano i ricci tra le dita. Brando, trasportato dal bacio, a un certo punto sollevò la mano sinistra e gli prese il lato destro del viso, tirandolo di più verso di sé. Un secondo dopo anche la mano destra si mosse, ma non appena gliela poggiò sul fianco sinistro sentì Fabio sussultare di dolore contro le sue labbra, trattenendo tra i denti un lamento “scusa!”si affrettò a dirgli staccandosi subito, con il respiro leggermente affannoso. Fabio smorzò la sua espressione sofferente in un mezzo sorriso “non fa niente” si affrettò a dirgli, poi, siccome il riccio era rimasto fermo immobile con le mani ferme a mezz'aria, non sapendo proprio dove metterle a quel punto, allargò il sorriso di più, gli afferrò i polsi, ancora rigidi, e gli tirò le braccia oltre sé stesso, facendogli posizionare tutte e due le mani sul suo sedere “meglio qui va” scherzò. Brando sogghignò divertito, forse per la prima volta veramente rilassato dalla sera prima “oh beh... almeno c'ho una scusa per toccarti il culo va” ironizzò mettendo più comode le mani li dove stavano, stringendo leggermente con le dita “scemo...” ribattè Fabio ridacchiando “come se ti avessi mai detto di non farlo” replicò prima di riavvicinarsi per baciarlo di nuovo.

Fabio chiuse gli occhi, godendosi la sensazione di morbido delle labbra di Brando che gli massaggiavano le sue. Gli schiudeva la bocca con amore, di tanto in tanto gli accarezzava con la lingua l'interno del labbro superiore. Entrambi in quel momento non avevano nessuna fretta di abbandonare la tenerezza di quel bacio per lasciar spazio ad altro.

 

Oltretutto, al momento, Fabio non sarebbe stato in grado di affrontarlo... dell'altro.

 

Brando avrebbe voluto stringerlo forte. Fargli sentire attraverso le braccia che non avrebbe più permesso che gli capitassero cose così. Ma non fu solo perchè aveva timore di fargli male che non lo fece. Era perchè sapeva di non poterglielo promettere veramente, di proteggerlo sempre. Che purtroppo era pieno il mondo di gente come quella. Potevano solo farsi coraggio, e cercare di essere più felici possibile insieme, alla faccia loro.

  
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