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Autore: queenjane    30/12/2020    1 recensioni
I Romanov e i loro Natali, dal testo ".. Il Natale del 1913 fu splendido, l’ultimo, in tempo di pace, meno male che gli dei non avevano concesso il dono della preveggenza.
Bacche di agrifoglio ornavano le composizioni che la granduchessa Olga faceva quell’anno, candele di cera d’api, di varie grandezze scalate, munite di quella pianta e nastri e foglie di elleboro.
L’albero di Natale nel salone principale, era magnifico, alto e decorato in modo stupendo, profumava di resina, dei biscotti appesi, come le arance e i mandarini, di non minore bellezza quelli più piccoli per i bambini.
E la neve cadeva abbondante, era stupendo anche solo passeggiare, nelle pause, mentre i rami degli alberi spogli del parco imperiale si stagliavano contro il cielo come braccia di ballerini pronti a un giro di danza, mentre il sole tramontava, il cielo che assumeva le tinte delle rose sul punto di fiorire..."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
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Dai quaderni di Olga Romanov alla principessa Catherine”… tra poco avresti avuto anche tu un fratello od una sorella, con Aleksey facevi un lungo ed intensivo apprendistato. Te lo mettesti contro il busto, il mento sopra i suoi capelli, serrandolo con le braccia, senza dare retta alla sua lagna costante, come aveva detto Tata, comunque ti facemmo  una bella foto.. A presa di giro, lo detestavi, essere fotografata“Si è addormentato e io sono bloccata” brontolasti sottovoce “..questo monello” e tanto lo pensavi, anche senza dirlo, che era l’imperatore dei viziati, come lo chiamavi”ridendo delle sue risa, trionfante dei suoi trionfi, infelice quando lo era, il mio piccolino, lo appellavi..”.
Il mio Alexei.
Che andava in giro, sfrecciando a destra e manca, salutava gli ufficiali dando la manina, salvo poi scappare dietro a uno degli animali di bordo dello yacht, ovvero.. the cats, i gatti. Se diceva “Cat”, in inglese, mi voltavo, era sia il mio nomignolo che un modo per indicare le dette bestioline, si buttava per terra, l’urto reso minimo dall’imbottitura del pannolino su cui atterrava “Bimbo comodo” annotava, furbo, prendendo il micetto. “Bimbo simpatico” sussurravo e lo prendevo in braccio dandogli un bacio al volo, affettuosa e possessiva, anni dopo Alessio sosteneva che le mie braccia erano tra i posti che più amava al mondo.

E sempre in  quelle stagioni Anna Vyribova, nata Taneev, la figlia di un funzionario di corte, aveva iniziato a frequentare la zarina. Si erano già trovate a casa della granduchessa Ella, sorella di Alix, che poi fece visita alla ragazza quando si ammalò di tifo. Una volta guarita, Anna  fu invitata al palazzo di Alessandro per il tè, Alix scoprì che sapeva suonare il pianoforte e tra loro si creò una certa sintonia, nonostante i 12 anni di differenza. Fin dal primo incontro, riferì il ministro Vitte, Anna osservava rapita la zarina, sospirando “Oh, oh” tutto il tempo
Era pingue e poco intelligente, scura di occhi e capelli, vestita con ornamenti di poco prezzo, dozzinale, era poi reduce da un matrimonio sfortunato, non consumato, l’imperatrice la teneva presso di lei e ne venne ricambiata con canina fedeltà. Arrivò a frequentare costantemente la reggia e se non era invitata metteva il broncio.
Mio fratello Alexander nacque il 5 settembre 1907, Alexander come nostro zio, l’amato fratello di mia madre, il principe Rostov-Raulov, detto R-R, per praticità.
Il principe Pietr Raulov ordinò fuochi d’artificio e solenni messe private. 
Quando entrai nostra madre lo cullava tra le braccia, un candido fagotto, i capelli raccolti in una scura treccia e il viso sorridente. “Viens, ma fille.”
Era bella come uno dei quadri di Monet che amava collezionare, quelli del giardino giapponese, delle ninfee, di Givenchy, era tutta aria e luce mentre stringeva mio fratello tra i suoi palmi sottili e. delicati.

 
   
 
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