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Autore: Justice Gundam    31/12/2020    2 recensioni
Quello che per un variegato gruppo di avventurieri comincia come un viaggio in incognito e una missione di recupero di poche pretese, si rivela essere invece soltanto una parte di un vasto intrigo che li porterà a confrontarsi con il lato oscuro del loro paese, e con antichi misteri che si credevano ormai dimenticati. Ispirato alle sessioni di Pathfinder che gioco assieme ai miei amici.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Pathfinder: Madness Rising
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 17 - Un altro giorno come tanti

"Molto bene. Tenterò di completare questo percorso in tempo record." pensò tra sè Dario. I suoi occhi, da tempo abituati all'oscurità, stavano cercando di distinguere gli elementi del percorso ad ostacoli davanti a lui: corde tese, campanelli appesi al soffitto e piccoli pannelli di legno posti sul terreno, fatti apposta per infrangersi non appena qualcosa di abbastanza pesante fosse stato appoggiato su di essi. Lo scopo era ovvio - arrivare dall'altra parte del percorso facendo quanto meno rumore possibile, ed evitare le zone "pericolose". E questo voleva dire prodursi in un bel po' di acrobazie.

Il giovane prese un bel respiro, poi cominciò il percorso ad ostacoli. Appoggiò le suole degli stivali su uno stretto cordone di pavimento tra due pannelli di legno, e scivolò silenziosamente sotto una cordicella, alla quale erano appesi due campanelli. Poi, cercando di muoversi quanto più rapidamente possibile, scivolò tra due corde tenute tese tra soffitto e pavimento, e mosse le anche in modo da spostarsi con furitività e sfiorare appena le due "trappole". Per un attimo, l'equilibrio gli venne meno, e il ragazzo sgranò gli occhi allarmato e sfoderò uno dei suoi pugnali, che usò per agganciarsi ad un muro vicino, intrufolando la lama tra un mattone e l'altro in modo da usarla come appiglio improvvisato. Tirò un sospiro di sollievo, talmente piano da non riuscire lui stesso a sentirlo, e proseguì il percorso, evitando un altro pannello di legno fragile, e cercando di aguzzare quanto più possibile la vista per distinguere i punti da evitare. Con un'abilità data dall'esperienza e dall'attenzione costante, il giovane continuò a scivolare tra gli ostacoli, a volte strisciando per terra, a volte contorcendosi in posizioni poco confortevoli per cercare di muoversi rapidamente ed in silenzio.

"Non sarebbe tanto difficile normalmente... o se fossi un halfling." pensò il ragazzo, per poi infrufolarsi abilmente sotto una cordina testa, cercando di muoversi con quanta più rapidità possibile. Sfortunatamente, non riuscì a vedere una tavoletta di legno sul terreno e ci mise un piede sopra. Si sentì un secco suono di legno che si spezzava quando le piccole travi cedettero sotto il peso del ragazzo. "Ugh. Tanto spiacente per il record. Questa la devo rifare..."

Alcune imposte si sollevarono e fecero entrare un po' di luce nell'edificio, in modo che Dario potesse vedere a che punto del percorso fosse arrivato. Se non altro, si accorse il ragazzo, era giunto abbastanza vicino alla fine. Ma c'era ancora un bel po' di spazio per i miglioramenti, e fino a che non fosse riuscito a completare il percorso in un tempo soddisfacente, Dario non riteneva di essere ancora pronto come esploratore.

"Okay. Basta così." disse uno degli halfling, che Dario riconobbe come Ivaldo. Il piccolo abitante della foresta arrivò da una piccola rampa di scale di pietra e raggiunse Dario. "Beh, non è andata tanto male. Hai visto quale errore hai commesso, vero?"

"Sì, lo ammetto, sono stato un po' coglione." rispose Dario con un sorrisetto ironico. "Ho avuto troppa fretta di raggiungere la fine del percorso, e non ho fatto abbastanza attenzione a quello su cui poggiavo i piedi."

Ivaldo alzò le spalle. "Piuttosto che non fare errori, è più importante capire perchè si fanno errori. E vedo che l'hai capito." rispose con tono incoraggiante. "Sei in gamba, ragazzo. Oserei dire che hai un talento naturale per la furtività. Se lo mantieni, sono sicuro che diventeresti uno dei migliori esploratori per noi Abolitori." Tra sè, l'halfling non potè fare a meno di rabbrividire al pensiero che, se Dario avesse deciso di mettere le sue capacità al servizio di qualche gilda di ladri o qualche altra organizzazione fuorilegge, sarebbe potuto diventare un criminale temibile.

"Grazie. Ma più tardi vorrei riprovare. Con un altro percorso, si intende." affermò Dario. Calò il silenzio per alcuni istanti, mentre Ivaldo si prodigava per ripulire il percorso dai trucioli di legno, e Dario guardava gli ostacoli che non era riuscito a raggiungere, in modo da farsi un'idea di come avrebbe dovuto fare per superarli... e se ne avesse le capacità. "A questo proposito... com'è la situazione? Avete scoperto qualcosa di più su questi... Malformatori, o come si chiamano quelli che collaborano con i Villanova?"

Ivaldo sospirò e raccolse i pezzi di legno da un lato. "Sono degli ossi duri, questi Malformatori. Se fosse così facile trovare le informazioni che ci servono per contrastarli, penso che lo avrebbero già fatto le autorità tileane." affermò. Dario ebbe l'impressione di percepire una punta di biasimo per il governo centrale di Tilea. Che in effetti, non era esattamente il governo più autoritario o competente che si potesse dare. Da un punto di vista prettamente formale, Tilea era governata dal Consiglio di Rema e, in particolare, dal famigerato Savio Vistiliano il Senza Spada - nominativo ironico, dal momento che la sua "spada" era una soldataglia numerosa e di dubbia fama.

Ma alla prova dei fatti, Vistiliano era più interessato a consolidare il suo potere nella zona centrale di Tilea, e le regioni più limitrofe erano tenute sotto un controllo molto più blando, spesso quasi interamente in mano a signorotti locali. Era stato proprio sotto uno di questi che Dario aveva vissuto la sua infanzia ad Auridanio - il duca Ipinio, un uomo temuto ed esecrato, che voci di corridoio accusavano di commercio con esseri soprannaturali.

Il risultato, in sintesi, era che non sempre le autorità preposte avevano mezzi a sufficienza per poter tenere sicuri i territori loro affidati, o che l'organizzazione faceva acqua da tutte le parti. E così, in molti posti, organizzazioni criminali, gilde di ladri e umanoidi selvaggi... in certi casi, anche mostri veri e propri... trovavano terreno fertile.

"Sì, capisco." rispose Dario, cercando di pensare a qualcos'altro in modo da non far vagare i suoi pensieri in luoghi troppo bui. "Immagino... che sia anche per questo che esistono gli Abolitori. Cerchiamo di occuparci di quei problemi che le autorità non sono in grado di gestire... e tra questi ci sono anche i Malformatori."

"Precisamente." rispose Ivaldo, per poi dare un'occhiata ai raggi del sole che penetravano dalla finestra. "Credo che adesso sarebbe una buona idea prendere una pausa. E magari andare a vedere comese la stanno cavando i tuoi amici, che te ne pare? E' da un bel po' di giorni che lavorate sodo."

Dario si sgranchì una spalla. "Mi sembra una buona idea." rispose. Si passò una mano sulla faccia come se stesse cercando di lavarsela, e seguì Ivaldo verso un'altra rampa di scale più grande che andava verso i sotterranei...

 

oooooooooo

 

Un lieve brivido percorse l'esile corpo del coboldo, mentre Iaco si concentrava sull'energia magica che fluiva in lui, cercando di controllarla. Era una sensazione a lui familiare - essendo uno stregone, Iaco controllava la sua magia tramite l'istinto e la concentrazione, piuttosto che studiando riti e formule come facevano i maghi veri e propri. Tuttavia, non ricordava di aver mai accumulato una tale quantità di energia prima di allora. Evidentemente, tutte quelle lezioni avevano dato i loro frutti...

Si impose di non distrarsi e cercò di concentrarsi il più possibile sull'energia che ora scorreva nei palmi delle sue mani. Iaco teneva gli occhi chiusi, in modo da non farsi distrarre da ciò che gli stava attorno, e sedeva a gambe incrociate sulla nuda terra. In quel momento, una tenue luce azzurrina si era accesa attorno al suo corpo e pulsava lentamente, accendendosi e spegnendosi ogni volta che il coboldo aumentava o allentava la concentrazione. Sul terreno attorno a Iaco si era formato un sottilissimo strato di brina, e la temperatura attorno a lui si era notevolmente ridotta.

Finalmente, dopo alcuni istanti passati a concentrarsi e a plasmare mentalmente la grezza energia  magica che scorreva nel suo corpo, Iaco aprì gli occhi e sollevò le braccia davanti a sè, per poi esclamare una formula magica in un'antica lingua gutturale.

Dai palmi delle mani di Iaco scaturì immediatamente una fiammata azzurra fredda come il ghiaccio, che si aprì a ventaglio ed investì un fantoccio di paglia posto davanti a lui. Il manichino venne immediatamente avvolto dalle fiamme azzurrine, e cominciò a raggrinzirsi e a congelarsi mentre il fuoco gelido lo congelava. Nel giro di pochi istanti, il bersaglio venne trasformato in un groviglio di stoffa e paglia congelate, e Iaco lo distrusse con un semplice calcio che finì di sbriciolarlo.  

"Non male. Non male davvero. Incantesimo modificato." affermò Iaco con un sorriso convinto. Si guardò la mano e flettè le piccole dita artigliate, poi sivolse verso la persona che stava seduta vicino a lui, ancora in meditazione.

Bastiano era seduto a gambe incrociate sul terreno, ad appena un metro di distanza da Iaco. Anche il giovanissimo oracolo stava facendo pratica con la sua magia innata, e i suoi capelli sembravano muoversi sotto l'effetto di una brezza magica che scaturiva dal nulla tutt'attorno a lui. Iaco vide l'espressione del ragazzino farsi più concentrata... anzi, a guardarlo un po' più da vicino, Iaco ebbe l'impressione che Bastiano avesse qualche dolore. La gamba destra, quella da cui zoppicava, gli stava mandando delle brevi ma fastidiose fitte...

Bastiano fece una smorfia ma si impose di ignorare il dolore e di tenersi il più concentrato possibile. Prese fiato per cercare di non pensare alla gamba, e sentì che la fitta si calmava almeno un po', e una strana sensazione di calore e conforto si diffondeva nel suo corpo. Non era sicuro che sarebbe riuscito a descrivere bene quella sensazione, se glielo avessero chiesto... ma aveva l'impressione di avere compreso qualcosa in più del potere che si era risvegliato in lui tanto tempo fa, e che adesso stava comprendendo come usarlo in qualche altro modo.

Per qualche istante, Iaco vide che attorno al corpo del bambino si era accesa una splendente aura dorata. Bastiano prese fiato di nuovo, questa volta più rapidamente, e le sue piccole mani si strinsero sulla stoffa dei suoi pantaloni. Iaco non sapeva esattamente cosa stesse accadendo, e cominciava ad essere preoccupato per il suo piccolo amico. Che stava cercando di fare? Non poteva essere che la magia che scorreva in lui gli stesse facendo del male? Purtroppo, quella di Bastiano era una magia diversa da quella del coboldo, e Iaco non era sicuro se valessero le stesse "regole" della sua, anche se le dinamiche apparivano simili...

Iaco si stava cominciando a chiedere se non fosse il caso di intervenire... quando Bastiano si risvegliò di colpo dalla sua trance e sbattè gli occhi con stupore, come se qualcuno gli avesse improvvisamente gettato un bicchiere d'acqua fredda in faccia! Si portò le mani alla faccia e scosse rapidamente la testa, di nuovo consapevole del mondo attorno a sè.

"Bastiano?" la vocetta acuta di Iaco fu il primo suono che riuscì a sentire una volta risvegliatosi del tutto. Il coboldo dalle squame blu fece un sospiro di sollievo e guardò Bastiano dritto negli occhi, per assicurarsi che stesse bene. "Bstiano? Tutto a posto? Sembravi... strano."

"Ah... uh... hey, Iaco... scusa, non so esattamente nemmeno io cosa mi sia successo." rispose Bastiano, la cui aura veniva in quel momento assorbita del tutto dal suo corpo. Stranamente, ora si sentiva più tranquillo e più sicuro di sè. Aveva l'impressione di aver compreso qualcosa di più dei suoi poteri, e anche di sè stesso... "Mentre ero lì che meditavo... non so spiegarti, mi è come venuta in mente una strana idea e... qualcosa mi ha suggerito un modo di usare meglio i miei incantesimi di cura."

Iaco ridacchiò brevemente. Effettivamente, anche Bastiano si affidava al suo istinto per controllare la sua magia, proprio come lui. A parte la natura dei loro poteri, le modalità erano terribilmente simili. "Beh, questo... interessante! E... che modo trovato di lanciare magia?" chiese, sinceramente incuriosito. Chissà, magari potevano imparare qualcosa l'uno dall'altro.

"Hmm... aspetta un momento, non è facile descriverlo senza fartelo vedere..." disse il ragazzino, e si guardò attorno alla ricerca di qualcosa. Vide per caso un piccolo coccio di vetro rimasto in un angolo della stanza e lo andò a prendere. Poi, si passò un bordo affilato sul palmo della mano sinistra, procurandosi una ferita piuttosto lunga ma superficiale. Iaco strizzò un occhio, impressionato dal sangue freddo di quel ragazzino. "Ow... scusa, Iaco, ma c'era bisogno di fare così. Ecco, adesso... Curare Leves Vulnera!"

Nel momento in cui pronunciò la formula, la voce di Bastiano cambiò di colpo, diventando più profonda. Il giovanissimo oracolo si toccò il palmo della mano ferita, e una luce bianca coprì il taglio, facendolo rimarginare in un paio di secondi.

Iaco sbattè gli occhi. "Beh? Questo è incantesimo curativo, no?" chiese perplesso. "Cosa essere diverso da..."

Il coboldo si accorse in quel momento che la luce emessa dall'incantesimo curativo non si era ancora dissipata. Era rimasta sul palmo della mano di Bastiano, esattamente nel punto dove fino ad un attimo prima si trovava il taglio.

"Sì, è un incantesimo curativo... ma adesso ho imparato a fare in modo che una parte dell'energia trasferita rimanga nel corpo della persona su cui viene usato, in modo da offrire un po' di protezione in più dagli attacchi. L'unico problema è che questa protezione non dura molto a lungo, quindi non bisogna affidarsi troppo ad essa." affermò.

Iaco sorrise e disse energicamente di sì con la testa. "Beh, ottima idea! Questo sì che utile!" affermò. "Beh, che dici? Facciamo pausa e andiamo a vedere come vanno altri?"

Bastiano strizzò amichevolmente un occhio e si alzò in piedi, trascinando la gamba destra e prendendo il suo bastone per reggersi meglio. "Sì, credo che sia una buona idea. Sono curioso di vedere come se la sta cavando Mati..."

 

oooooooooo

 

"Sono esaustaaaaaa..." la voce di Matilde uscì come un comico lamento, non del tutto comprensibile a causa del fatto che la bambina teneva la fronte appoggiata al banco davanti a lei.

"Ecco... non bene, eh?" chiese retoricamente Iaco, mentre Bastiano guardava la sua migliore amica con espressione sbalordita. Dopo averci pensato su qualche istante, il piccolo oracolo cercò di dire qualcosa per farla stare meglio.

"Ehm... che ti posso dire... Non te la prendere, Mati, succede a tutti di avere una giornata no, non ti pare?" chiese retoricamente.

Sfortunatamente, i suoi tentativi non ebbero molto successo. Matilde si appoggiò con la schiena alla sedia e guardò verso il soffitto con un'espressione comicamente stravolta. "Altrochè! Non so se reggerò ad un'altra giornata come questa..." rispose, massaggiandosi le gambe.

Bastiano corrugò la fronte. "Ehm... scusa, Mati, ma... quante ore ti sei allenata con la spada, oggi?"

La bambina scosse la testa. "E chi si è allenato? Oggi mi sono dovuta sorbire una lezione sui vari tipi di creature soprannaturali... fino ai demoni, ai diavoli e ai daemon ci sono arrivata... poi hanno cominciato a parlare dei div... degli asura... dei sahkil, o come accidenti si chiamano... e io non ci ho capito più un accidente! Aaaah, fatemi fare un'oretta di pratica, che così almeno mi rilasso!"

"Ehm..." rispose Bastiano dopo qualche istante di stupore. Iaco si voltò dall'altra parte e cercò di soffocare le risate. "In... In effetti... mi sembra un po' troppo da assorbire tutto in una volta..."

 

oooooooooo

 

Gunter sospirò e si sfregò la fronte. Non era mai stato un fan di queste simulazioni, anche perchè facevano illudere gli inesperti che le esplorazioni sarebbero state altrettanto semplici e lineari anche in un dungeon vero e proprio... tuttavia, doveva ammettere che almeno questa era stata progettata in maniera decente e avrebbe richiesto almeno un po' di ragionamento. Rassegnato all'idea che avrebbe dovuto sorbirsi tutta quella simulazione, il nano alzò lo sguardo verso la tavola di legno che pendeva sopra l'ingresso, sulla quale alcune parole erano state impresse a fuoco.

"Allora..." disse Holger, sfregandosi il mento. "L'inganno è uno strumento. L'autoinganno è morte. Inganna i tuoi nemici, non ingannare mai te stesso."

"Okay, questa frase voleva essere sibillina, ma alla fine mi sembra tutto abbastanza chiaro. Quando entriamo in questa stanza, non dobbiamo fidarci delle apparenze." rispose il nano, gettando uno sguardo al mezzorco, Pandora e Sotero. Il famiglio dall'aspetto di gatto nero sospirò e mosse pigramente la coda, comodamente appollaiato sulle spalle della sua padroncina. "Okay, gente... facciamo anche questo. Visto che fa parte della nostra iniziazione... comunque, tenetevi pronti. Non si può mai sapere. Magari ci hanno preparato qualche sorpresa."

"Va bene. Devo ammettere che io sono un po' eccitata..." rispose la biondina, i cui occhi di colore diverso brillarono vividi mentre cercavano di abituarsi alla semi-oscurità della prima stanza. Con un agile movimento delle dita, la giovane fattucchiera creò una sfera di luce attorno alla sua mano destra, in modo da illuminare la stanza.

Era piuttosto piccola, come stanza... un cubo di appena cinque metri su ogni spigolo, con un'unica porta di legno, dall'aspetto assolutamente anonimo, davanti a loro. A prima vista, sembrava essere l'unica via d'uscita... ma l'avvertimento che i tre avventurieri avevano letto all'ingresso rendeva più che ovvio che ci fosse qualcosa dietro.

"Okay. Mi sembra chiaro che quella porta lì davanti non è la via d'uscita." affermò Pandora.

Holger alzò le spalle e si chinò vicino alla sezione di pavimento appena davanti alla porta. Con il suo sguardo acuto, il mezzorco notò quasi subito un avvallamento nel terreno... il che voleva dire che molto probabilmente quella parte di pavimento era una botola che si sarebbe aperta non appena qualcuno avesse cercato di aprire la porta, facendo cadere lo sventato in un fosso.

"No, decisamente no." rispose Holger. "Vediamo un po' cosa succede se cerco di aprire la porta..."

Con un cenno della testa, Holger tirò fuori una pertica di legno dal suo zaino e toccò la porta, stando bene attento a non mettere piede sulla sezione di pavimento mobile. Spinse appena un po' contro la porta... e come immaginava, una botola si aprì di scatto appena davanti alla porta, rivelando una fossa profonda un paio di metri con delle pelli che foderavano il fondo in modo da attutire la caduta. Ovviamente, la trappola non voleva essere mortale.

"Prevedibile. Okay, ragazzi... cominciamo a cercare una porta segreta. Dovrebbe essere qui, da qualche parte." affermò Gunter. "E non ci sono molti posti in cui potrebbe essere nascosta."

"Io qui non trovo niente, miao..." affermò Sotero. Con lo sguardo, il felino stava esaminando il muro di mattoni grigi che costituiva la parete alla loro sinistra, e sulla quale Pandora stava facendo scorrere una mano per cercare di trovare un pannello mobile o qualche altro segno di un passaggio nascosto. "Beh, in effetti, non sarebbero porte segrete, se si facessero scoprire così facilmente, miao."

Gunter alzò gli occhi al soffitto, poi iniziò a cercare a sua volta nella parete alla destra dell'ingresso. "Hmm... in effetti, non trovo nulla neanche da questa parte. E dire che mi faccio anche vanto della mia abilità nello scovare i passaggi."

"La classica affinità con la pietra tipica dei nani, dico bene?" affermò Holger. I tre ridacchiarono brevemente della battuta, poi ripresero a cercare... e finalmente, Sotero e Pandora riuscirono a trovare qualcosa di inusuale. Alcuni mattoni, più o meno nella parte centrale del muro, davano l'impressione di poter essere smossi.

Con attenzione, Pandora sfoderò il suo pugnale e lo usò per premere uno dei mattoni, che infatti affondò nella parete di qualche centimetro. Immediatamente, una sezione della parete cominciò a spostarsi con un forte rumore di pietra sbriciolata... e rivelò un compartimento segreto, all'interno del quale si trovava un piedistallo di marmo grezzamente scolpito. Su di essa era appoggiata un'ampolla di vetro sottile, riempita fino quasi all'orlo di un liquido azzurrino che riluceva fiocamente nell'oscurità e sigillata con un globo di cera bianca.

"E questo... che cos'è? Mi sembra una pozione... o un liquido alchemico." commentò Pandora. Dopo un attimo di esitazione, la ragazzina prese l'ampolla e la tenne davanti a sè in modo da osservarla. Ringraziò tra sè di aver assistito a quelle lezioni di alchimia, anche se aveva finito per cucinare una pozione disgustosa dietro l'altra. "Hmm... se non sbaglio... questo è un preparato particolare chiamato ghiaccio alchemico. E' una sostanza che sottrae rapidamente calore nei punti dove viene versato e congela l'acqua. In pratica fa l'opposto del fuoco alchemico, e può anzi essere usato per neutralizzarlo."

"E quello che cos'è?" chiese Sotero. Un foglietto di pergamena era stato piazzato sotto l'ampolla fosforescente, e il gatto famiglio lo lesse rapidamente. "Hmm... dice, avete scoperto l'inganno e trovato uno strumento utile."

"Beh, questo è molto interessante." rispose Gunter. "Ma non abbiamo ancora trovato un passaggio segreto. E non credo, sinceramente, che il nostro percorso di prova sia tutto qui."

Holger ci pensò su, poi ebbe un'idea. "Hmm... e se anche questo facesse parte dell'autoinganno di cui avvertivano? Siamo partiti dal presupposto che il passaggio segreto fosse qui... ma se invece fosse nel passaggio per il quale siamo entrati?" propose. "Questa porta qui è falsa, tra l'altro... non porta che davanti ad una parete di pietra."

Gunter si pensò su, sfregandosi la barba. "Hmm... per le brache di Moradin, sai che ti dico? Che potrebbe essere così. Andiamo a dare un'occhiata anche al corridoio di ingresso. Pandora, sei con noi? E anche il tuo gattaccio?" rispose poi, rivolto alla fattucchiera. Pandora disse di sì con la testa, mentre Sotero storse il naso ed emise un miagolio di disapprovazione.

"Sono un famiglio, prego! Miao!" ribattè.

"Va bene... ma cominciamo a cercare." continuò il nano pistolero. Si mise immediatamente a cercare un passaggio nel muro del corridoio... e grazie alla sua perizia nel muoversi nei sotterranei, si rise presto conto che una sezione del muro era cava. Con le dita guantate, cercò qualcosa nel muro vicino a lui... e si rese presto conto che c'era una piastra di pietra più dura incassata nella parete. Con attenzione, il nano premette la piastra... e rivelò che c'era in effetti un altro passaggio segreto, che questa volta portava in un corridoio che avanzava ulteriormente nel percorso che il resto degli Abolitori avevano preparato per loro!

"Okay, ammetto che questa non me l'aspettavo..." rispose Pandora. Sotero disse di sì con la testa, e sul suo volto felino apparve un'espressione vagamente stupita. "Ho l'impressione che questo test non sarà poi tanto semplice, eh, Gunter?"

"In effetti, ho come l'impressione che dovremo prestare un po' di attenzione..." rispose Gunter, mentre guidava il gruppo nel passaggio immerso nell'oscurità...

 

oooooooooo

 

Con un suono metallico, lo stocco di Sebastiano e l'ascia da battaglia di Maria si scontrarono una volta di più, e i due contendenti si separarono, in modo da studiarsi meglio. Fu Sebastiano a continuare l'assalto, in modo da fare pressione e costringere la sua avversaria ad una difesa frenetica. I suoi fendenti erano rapidi, precisi e sfuggenti; e la giovane donna, più forte ma dotata di una tecnica inferiore, faceva fatica a tenere il passo.

"Tutto qui, donna? Con quella tua arma da taglialegna, non riesci ad aprirti un varco nella mia difesa?" la prese in giro Sebastiano, cedendo alla tentazione di pavoneggiarsi un po'.

"Heh. Vai molto fiero di quelle tue mosse da ballerina, vero?" rispose Maria con un sorrisetto sarcastico. "Dalle mie parti, quello stuzzicadenti di ferro che usi come arma... lo spezzeremmo come un ramoscello secco!"

"Si vede che non conosci la nobile arte della scherma." rispose l'uomo. Con un abile gioco di gambe, si sottrasse ad un fendente che Maria aveva sferrato, poi eseguì una serie di affondi che aprirono due lacerazioni nel vestito della giovane. "La tua tecnica è pura forza bruta. Non può competere con la rapidità e la flessiblità della mia!"

"Ti consiglierei di non darti troppe arie." rispose lei, senza perdere colpi. "So che non ne do l'impressione... ma anch'io sono nata in una famiglia di una certa importanza!"

Sebastiano non cambiò espressione, ma Maria si rese conto che i suoi movimenti erano rallentati per qualche istante, e che la rivelazione lo aveva colto di sorpresa. Con un ghigno sicuro, la ragazza coprì la distanza che la separava da Sebastiano, in modo che quest'ultimo non potesse tenerla a bada con la portata del suo stocco, e lo colpì con una spallata abbastanza potente da sollevarlo da terra di qualche centimetro e farlo cadere a terra con un tonfo sordo! Maria non perse tempo e usò il manico della sua ascia per costringere a terra l'avversario, che sgranò gli occhi incredulo...

"Che ti dicevo? Adesso siamo pari!" si vantò lei.

Dopo qualche istante di stupore, Sebastiano sospirò e accettò la sconfitta. "E va bene... ammetto che mi hai colto di sorpresa. Questa volta hai vinto tu." rispose. Maria allentò la presa, in modo da permettergli di rialzarsi, e Sebastiano rimise la spada nel fodero. "Una ragazza di famiglia nobile, eh? E dimmi... com'è che adesso ti metti a fare l'avventuriera e ad esplorare i dungeon in cerca di chissà quali tesori?"

"E' una lunga storia. Non so se ti possa interessare." rispose Maria. Con una naturalezza data dall'esperienza, rimise a posto l'ascia legandosela sulla schiena. "Ma se ci tieni... diciamo che la mia famiglia era abbastanza conosciuta nella gilde dei mercanti della Zolia. Poi... abbiamo avuto delle complicazioni e dei problemi con la giustizia. Grazie a qualche bastardo che si è introdotto in casa nostra..."

Maria si interruppe, il buon umore di prima dimenticato quasi del tutto. Rabbiosamente, la giovane donna tirò un calcio ad un pezzo di roccia vicino a lei e lo mandò a rotolare contro un muro - questo gesto, se non altro, ebbe l'effetto di farle sbollire un po' la rabbia che riemergeva ogni volta che pensava a quello che era successo quella volta... quella serie di eventi funesti che aveva portato la sua famiglia alla rovina.

Sebastiano restò per un attimo a riflettere. Doveva ammetterlo, adesso vedeva che c'erano un bel po' di somiglianze con quello che aveva passato lui... con l'unica differenza che nel suo caso, erano stati i suoi fratelli la causa dei suoi problemi. Un po' invidiava Maria... se non altro, lei aveva ancora un buon ricordo della sua famiglia. Non pretendeva che lei si confidasse con lui, tanto più che erano stati nemici fino a poco tempo prima... ma se non altro, si rendeva conto che lui e Maria non erano poi tanto diversi.

"Sì, capisco... beh, che ci vuoi fare, la vita non è giusta." rispose Sebastiano, mentre si rimetteva a posto i vestiti. "Ognuno fa il proprio interesse, cerca di portare a casa la pelle e la pagnotta, e per il resto... chi si è visto si è visto. Lamentarsene non serve a nulla. Tutto quello che uno può fare è giocare secondo le regole e sopravvivere. Anche a spese degli altri, se necessario."

"Hmph... tu dici? Io non ho mai creduto a questo modo di pensare." ribattè Maria. "Mio padre era un uomo onesto, che non ha mai fatto del male a nessuno."

"Tutti fanno del male a qualcun altro, anche senza rendersene conto." rispose l'ex-bandito. "E' così che stanno le cose. Non si può pretendere di cambiare il mondo, e quelli che vogliono fare gli eroi non durano molto."

La giovane donna incrociò le braccia e scosse la testa. "E' facile rassegnarsi. Dire che tanto le cose non cambieranno mai. E' ovvio che non cambiano, se tutti dicono che il mondo va così e che è inutile tentare. E' la via più facile e comoda per toglierci ogni responsabilità."

"Heh... e allora cosa pretendi? Di cambiare le cose da sola?" rispose Sebastiano. "O magari di affidarti ai tuoi amichetti? O a questo gruppetto di ribelli che si nascondono nella foresta? Non dureranno granchè... aspetta che arrivi il momento giusto, e le loro sciocche idee li porteranno alla rovina."

"Finora sono sopravvissuti. Oh, certo, avranno avuto delle perdite. Ma non sarebbero durati tanto a lungo se non avessero trovato altre persone disposte a battersi. Ad unirsi a loro e a rischiare le loro vite per la causa." continuò Maria. "Ad ogni modo, anche tu ci sei dentro, no? Che ti piaccia o meno, anche tu stai sostenendo la loro causa. Anche se lo stai facendo principalmente per salvarti la pelle... non credo che saresti rimasto qui tanto a lungo, se fossi così contrario a quello che stiamo facendo. Riflettici su... io intanto vado a vedere cosa stanno facendo gli altri."

Sebastiano la guardò andare via, ripensando a quello che aveva detto. Doveva ammetterlo, quello che stava dicendo non era poi così insensato... ma se davvero quella ragazza credeva che il mondo fosse un luogo in cui un'idealista come lei poteva trovare posto... avrebbe presto avuto una delusione, come era accaduto anche a lui a suo tempo.

"E comunque, resta il fatto che sono qui perchè è l'unico posto in cui ho qualche possibilità di non farmi prendere dai Villanova e dai loro uomini." riflettè Sebastiano. "Per adesso, mi adatto alle loro regole... e poi... e poi si vedrà. Se per sopravvivere devo lavorare per loro, allora lavorerò per loro. Okay. Adesso però avrei voglia di fare ancora un po' di pratica. Non mi va di farmi battere di nuovo da quella popolana dai muscoli da bue."

Il nobile decaduto si spolverò i vestiti con un gesto della mano e sfoderò nuovamente il suo lungo ed esile stocco, una lama sottile ma robusta fatta di ferro battuto a freddo. Poi, vedendo un manichino rimasto in piedi nel punto in cui Maria aveva fatto pratica, si mise in guardia davanti ad esso e iniziò a provare una serie di affondi, schivate e fendenti...

 

oooooooooo

 

Gli occhi di Nisa brillavano per l'eccitazione, mentre raccoglieva un campione da una macchia di muschio bluastro fosforescente. L'iniziata dai capelli verdini si vantava di conoscere bene la fauna e la flora tileane, ma ora si trovava in un ambiente assai meno familiare. E ogni nuova specie che scopriva ed esaminava era per lei motivo di stupore.

"Fantastico! Non credevo che nel sottosuolo si trovasse una tale varietà di piante, di animali..." affermò la ragazza elfa. "Sicuramente al circolo dei druidi di Livazei sarebbero contenti delle esperienze che sto facendo! E poi... ho addirittura avuto la possibilità di conoscere un tosculi! Non credevo che unirmi agli Abolitori sarebbe stato così... istruttivo! Ma dimmi, Endlinn... hai imparato a riconoscere tutte queste piante sotterranee... perchè hai passato molto tempo sottoterra, vero?"

Al suo fianco, Endlinn rise brevemente, mentre continuava ad illustrare a Nisa le caratteristiche di alcuni funghi e licheni del sottosuolo di Tilea... e Yiirl, il misterioso insettoide proveniente dalle isole del Confine dell'Oceano, fece schioccare lievemente le mandibole - un gesto che, per la sua razza, voleva dire assenso.

"Sì, ho una certa esperienza in fatto di caverne e grotte... e Yiirl, qui presente, mi ha insegnato qualcosa di più." rispose l'elfa dal volto deturpato. Lì, in quella stanza scarsamente illuminata, la metà intonsa del viso di Endlinn sembrava quasi spiccare ancora di più, mentre le bruciature da acido che le segnavano la guancia e lo zigomo sembrano quasi più spaventose, appena accennate com'erano.

Il tosculi guardò verso il soffitto, mentre Nisa, adesso un po' più calma, rivolgeva a lui la sua attenzione. "Ah, giusto... voi tosculi vivete in città-alveare sotterranee, vero? Ho sentito dire qualcosa da Luana e dal signor Urister." affermò. "Ma... come mai sei venuto fin qui dal Confine dell'Oceano? E come ci sei arrivato, poi?"

"E' una storia un po' lunga." rispose Yiirl. Non era molto facile vedere delle espressioni nel suo volto da insetto, ma Nisa era convinta di leggere un pizzico di malinconia nei suoi occhi compositi. "Noi tosculi... abbiamo una storia un po' complicata alle spalle. E le isole del Confine dell'Oceano, diversi millenni fa, erano uno dei nostri centri più importanti."

Nisa annuì mentre con un rapido gesto metteva a posto alcuni campioni di muschio fosforescente per poterli esaminare meglio in seguito. "Però... al giorno d'oggi non si sa molto dei tosculi, e soprattutto di questa loro nazione che sarebbe esistita a quei tempi."

"Puoi trovare qualche menzione se vai a vedere la storia dell'Impero di Arkhosia e  delle loro guerre con i tiefling di Bael Turath..." affermò Endlinn. "Ma in effetti, i tosculi non hanno mai ricoperto un rulo molto ampio nella storia del nostro continente... o di Nexos, in generale."

"Vero..." rispose Yiirl, strisciando per terra una zampa. "Comunque, non vi annoio con i dettagli. Millenni fa, un grande cataclisma ha investito le isole del Confine dell'Oceano, facendo strage del mio popolo e degli insettoidi in generale. I nostri antenati si sono organizzati... e hanno salvato quanti più potevano. Migliaia di insettoidi si sono sottratti al disastro facendosi mettere in animazione sospesa. Ma... per motivi che ancora non ci sono chiari, la stasi è terminata solo di recente, circa... cinque anni fa, più o meno. Proprio quando una nazione di questo continente ha iniziato a colonizzare le isole del Confine dell'Oceano."

"Una nazione di... questo continente?" si chiese Nisa, pensando a cosa potesse essere. Forse Bretonia, Normania o Estania... tutti quei paesi avevano sempre avuto l'ambizione di istituire delle colonie in altri luoghi del mondo. E se ricordava bene, era proprio Estania il paese che disponeva della meglio attrezzata flotta commerciale del continente. Non poteva essere una coincidenza, se gli insettoidi si erano risvegliati proprio in quell'occasione.

Yiirl continuò il discorso. "I miei simili... non hanno molto gradito il fatto che ci siano dei coloni su quelle che considerano le loro isole." affermò. "Hanno deciso di restare nel sottosuolo del Confine dell'Oceano, per ricostruire le loro città-alveari, e di non avere contatti con gli uomini. Che io sappia... pare che molte città-alveari stiano giurando fedeltà ad un nostro antico leader, anche lui risvegliatosi dalla stasi solo qualche anno fa. Però... se devo essere sincero, io ho sentito parlare del mondo oltre l'oceano. Ho ascoltato alcuni coloni che ne parlavano durante le missioni di esplorazione che facevo per conto dei miei superiori. E ho pensato che il mondo di fuori fosse un posto davvero meraviglioso... e che mi sarebbe piaciuto vederlo, un giorno."

"E poi... fammi indovinare, sei riuscito ad imbarcarti su una delle loro navi, e sei arrivato fin qui, vero?" rispose Endlinn strizzando un occhio.

Il tosculi sembrò ridacchiare imbarazzato. "Sì... la nave è arrivata qui... in un porto chiamato Zancle." rispose. "Sapevo però che con il mio aspetto avrei attirato l'attenzione, quindi... ho cominciato a viaggiare, finchè non mi sono imbattuto negli Abolitori."

"E gli Abolitori, come abbiamo visto, accolgono più o meno tutti." continuò Nisa soddisfatta. "Chissà se tra le loro file ci sono anche drow, orchi o gnoll? Sarebbe bello..."

"Beh... lo vedremo più avanti." Yiirl richiamò le due ragazze al loro addestramento. "Per adesso... pensiamo a continuare qui, e poi, quando avremo un po' più di tempo... magari vi racconterò qualcos'altro dei miei viaggi!"

"Grazie, Yiirl! Magari se potessi parlarmi un po' di quello che hai visto in Ilcisia..." rispose Endlinn.

 

oooooooooo

 

Ancora una volta,la sera stava scendendo sul villaggio halfling, e lo sceriffo Urister era contento di poter dire che stava andando tutto bene. I nuovi arrivati stavano facendo dei notevoli progressi, i Villanova e i loro scagnozzi non si erano fatti vedere, e i Malformatori non avevano fatto alcuna mossa. Se non altro, non c'erano cattive notizie.

Detto questo, riflettè tra sè il veterano halfling mentre ripuliva un po' i mobili della sua casa, non c'era da abbassare la guardia. Era già da tempo che i loro esploratori e le altre sedi degli Abolitori non davano notizie. I loro nemici stavano mantenendo un profilo basso, e anche in quei rari casi in cui veniva scoperta una cellula dei Malformatori o qualche attività illegale dei Villanova, non erano riusciti ad ottenere molte informazioni.

"Quei bastardi stanno bene attenti. Fanno in modo che tutte le loro celle abbiano soltanto le informazioni strettamente indispensabili per portare a termine i compiti loro affidati." riflettè tra sè. "Così, anche se vengono scoperti, non sono in grado di fare troppe confessioni. Ma per adesso, sembra che tutto sia sotto controllo. Se dovessero tentare qualcosa di davvero eclatante, voglio sperare che ce ne saremmo già accorti."

L'halfling prese uno straccio di stoffa e cominciò a passarlo sopra una credenza di legno duro. Soddisfatto per il risultato, diede un'occhiata agli scaffali più vicini a lui, poi alla testa impagliata del gigantesco cinghiale che troneggiava sul soggiorno. Stava per concludere e andare a prepararsi la cena, quando sentì qualcuno bussare alla porta di casa. Due colpi. Un colpo. Poi altri due colpi... Lo sceriffo riconobbe il segnale e si fece serio. Era il segnale che stavano arrivando notizie importanti.

Andò ad aprire alla porta, e si trovò davanti Luana, che teneva tra le mani una busta di carta... e la cui espressione era un misto di apprensione ed eccitazione. Ormai Urister conosceva bene la sua allieva. Non c'era caso che lei gli tenesse nascosto qualcosa.

"Buonasera, sceriffo Urister." lo salutò la halfling bionda. "Perdoni il disturbo, ma questa è la spada della marmotta. Credo che qui ci saranno molti libri."

Urister annuì, comprendendo il gergo che usavano per evitare di farsi capire da orecchie indiscrete, e ricevette da Luana la busta, per poi infilare le dita all'interno... e tirarle fuori senza che uscisse nient'altro. Sembrava che lo sceriffo avesse estratto un foglio invisibile.

Con un cenno della testa, Urister cercò a tentoni qualcosa all'interno della sua camicia, e ne estrasse una piccola ampolla, che aprì con un gesto della mano. Avvicinò la fialetta all'altra mano e versò qualche goccia... che cadde su qualcosa e iniziò a rivelarne l'aspetto: di colpo, un foglio di pergamena apparve nella mano dello sceriffo, sul quale era scritto un messaggio in uno strano codice composto da dei simboli apparentemente casuali.

Urister lesse il messaggio con attenzione alla fioca luce del tramonto, disse di sì con la testa, e dopo essersi assicurato di aver ben compreso il messaggio, tornò dentro e lo buttò nel camino. Con un acciarino, diede fuoco al foglio e si assicurò che fosse bruciato del tutto prima di tornare dalla sua allieva.

"Capisco. Ottimo lavoro." rispose infine Urister. "Dì agli altri che il gatto corre sulla farina."

Luana fece un piccolo sorriso e un rapido cenno di assenso. A quanto pareva, le cose stavano cominciando a smuoversi... e già tra qualche giorno ne avrebbero visto i risultati.

 

oooooooooo

 

CONTINUA...

 

Note dell'autore: E questo sarà il mio ultimo aggiornamento dell'anno. Spero che già l'anno prossimo avrò la possibilità di lavorare meglio e con più costanza alle mie storie. Cercherò di aggiornare almeno un paio di storie prima del 10 di Gennaio, visto che il mio lavoro riprende il giorno 11. E in tutto questo, speriamo tutti che il 2021 sia un anno migliore.

La scena con Matilde, Bastiano e Iaco è stata un po' una satira del fatto che le varie edizioni di D&D / Pathfinder hanno introdotto una quantità forse esagerata di esterni... XD

Questo è quanto, per adesso. Vi auguro di passare una buona fine anno... e ci vediamo presto! Grazie mille della vostra attenzione!

A presto!  

 

                                 

 

  
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