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Autore: Eevaa    03/01/2021    13 recensioni
Due appartamenti, cinque inquilini, nuove e improbabili amicizie che metteranno in discussione le grandi leggi del Mondo Magico.
Perché chi l'avrebbe detto che, quattro anni dopo la guerra, Grifondoro e Serpeverde si sarebbero trovati a stringere alleanza?
Un'altra serata stava per concludersi nella palazzina Augurey n.7. Una delle tante a metà tra un burrascoso passato e un futuro ancora tutto da raccontare.
Genere: Commedia, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Disclaimer: Questa storia non è scritta a scopo di lucro. 
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte del loro universo sono di proprietà di J.K.Rowling.
Le seguenti immagini non mi appartengono e sono utilizzate a puro scopo illustrativo
Nessun copyright si intende violato.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.
 
 
 
- AUGUREY BUILDING N.7 -
A magic sitcom in Diagon Alley



CAPITOLO 3
Il mare è pieno di pesci


 

Era il ventotto novembre del 2002 quando, finalmente, Ron decise di chiedere a Hermione di sposarlo.
In realtà ci aveva tentato per una settimana intera. Era convinto di aver organizzato tutto alla perfezione, ma non aveva tenuto conto di un piccolo e importante dettaglio: Hermione, alla fine di quella settimana, avrebbe dovuto conseguire un nuovo dottorato e presentare una tesi importantissima all'Ufficio della Cooperazione Magica.
E, di conseguenza, aveva declinato qualsiasi proposta di uscire.
La prima sera aveva rifiutato la cena nel loro ristorante preferito, la seconda sera idem. Ci aveva riprovato tre giorni dopo e lei, seppur esausta, aveva accettato. Neanche il tempo di finire il dessert, si era fiondata fuori dal locale non dando neanche l'occasione a Ron di inginocchiarsi.
Aveva tentato di portarla sul London Eye, in alternativa. Ma, proprio quando stava per inginocchiarsi, Hermione aveva attaccato una filippica su quanto odiasse il suo capo e quanto fosse un incompetente. Non gli era parso un momento molto romantico.
Il giorno dopo ancora si era piazzato fuori dal Ministero con dei fiori e dei palloncini ma Hermione, troppo impegnata a rimuginare sulla sua tesina, gli era passata davanti senza neanche notarlo. Una signora mezza matta, invece, l'aveva notato eccome, e l'aveva rincorso per tutto il vicolo pensando che i fiori fossero per lei.
Fino a che quella sera, al tramonto, le aveva lasciato un bigliettino sul tavolo con un invito in terrazza.
Aveva comprato altri fiori – perché alla fine la matta ce l'aveva fatta a rubarglieli – altri palloncini, aveva acceso delle candele profumate e aveva appeso uno stendardo con scritto "will you marry me?".

Quando finalmente la porticina della terrazza si aprì, Ron sentì il cuore arrivargli fino in gola. Insieme a un conato di vomito quando, dalla porta, sbucò la snella e slanciata figura di Malfoy il quale, contemplando quello spettacolo, non riuscì proprio a trattenere un'espressione compassionevole.
«Mi dispiace, Weasley, ma non sei proprio il mio tipo» disse in un moto di pietà.
«Malfoy, fuori dalle palle».
«Lo so, lo so, Weasley, il tempo lenirà il tuo dolore. Vorrei che rimanessimo amici» continuò imperterrito Draco e, di tutta risposta, si guadagnò un mazzo di rose in fronte. Inutile dirlo, se ne andò continuando a blaterare frasi su come Weasley non fosse in grado di gestire un rifiuto.
Sconsolato, Ron attese fin dopo il tramonto. Si era oramai rassegnato al fatto che neanche quella sera Hermione si sarebbe presentata quando, nuovamente, udì cigolare la porta della terrazza.
«Malfoy, se non te ne vai ti getto giù dalla palazzina» disse, piccato.
Ma quella volta non era Malfoy ad essere giunto sulla terrazza.


 

«HA DETTO SÌ!» disse Ron, entusiasta e scarlatto in volto. «Ci sposiamo!» aggiunse Hermione, emozionata fino alle punte dei capelli ricci.
La sera stessa, i due novelli fidanzatini avevano convocato infatti la combriccola della Palazzina Augurey al pub irlandese sotto casa -  lo Shame-rock - per annunciare loro la lieta notizia.
Le reazioni a quell'annuncio furono variegate.
«Ma è fantastico! Oh, ragazzi, come sono contento per voi!» disse Harry, con il cuore colmo di gioia. Lo sapeva dal primo anno a Hogwarts che quei due sarebbero finiti con lo sposarsi.
«Meraviglioso, splendido! Non vedo l'ora di organizzarvi tutto il matrimonio!» trillò Pansy, eccitata all'inverosimile.
«Per Salazar, che decisione incredibilmente stupida» si lagnò Draco, senza sforzarsi affatto di trattenere il proprio disappunto.
Harry e Hermione, nel corso degli anni, si erano abituati alle esternazioni poco convenzionali di Malfoy. Ron un po' meno.
«Prego?» domandò, sottecchi. Quantomeno ringraziò Merlino che non avesse attaccato un'altra sceneggiata tipo "ah, almeno mi hai dimenticato in fretta", sullo stile di quel pomeriggio.
«E cosa intendi per organizzare, tu?» si intromise Hermione, rivolta a Pansy. Quest'ultima, però, si era già alzata dal tavolo per recarsi al bancone del bar e ordinare da bere.
«Weasley, Granger... sul serio? Avete ventidue anni, non pensate che sia un tantino presto per sposarvi?» domandò retorico Draco. «Il mare è pieno di pesci!»
«Se i pesci sono tutti come te, allora preferisco rimanere legata alle mie scelte» replicò Hermione, senza cattiveria. Niente avrebbe potuto scalfire la felicità di quella serata, neanche le manifestazioni antisociali di Malfoy. Tuttalpiù che, lo sapeva, quel ragazzo era... particolare.
«Oh, ma non sto suggerendo di cambiare e prenderne in sposo un altro. Vita sociale!» esplose quindi di entusiasmo Draco, gesticolando in quel modo plateale che lo contraddistingueva. «Milioni di ragazzi e ragazze aspettano solo di essere portati a casa per una notte di straordinaria follia!»
«Di follia qui ce ne è tantissima, direi» si intromise Harry, divertito, spiluccando le arachidi dalla ciotola al tavolo.

Il loro tavolo. Sceglievano sempre lo stesso, sufficientemente vicino al bancone per prendere da bere, ma sufficientemente lontano dall'ingresso per evitare gli spifferi. Un tavolo abbastanza spazioso per cinque sgabelli, ubicato alla perfezione per potersi godere la visuale su tutto il locale e adocchiare commensali e avventori.
Lo Shame-rock non era grandissimo ma, al contrario del Paiolo Magico, ospitava una clientela piuttosto giovane. Gli arredi erano tipici di un pub irlandese: tavoli in legno alti, bandierine appese sul soffitto, fiumi di birra scura a non finire, ubriachi al bancone. Durante il week-end era sempre prevista musica acustica live dall'aperitivo e, la domenica, venivano proiettate le partite di Quidditch. Negli ultimi anni il Mondo Magico aveva trovato il modo di utilizzare la tecnologia Babbana senza incappare in problemi di interferenze. Clamorosi erano stati gli incidenti durante i primi tentativi! L'installazione di alcuni punti Gringomat – il bancomat dei maghi – aveva rischiato di far saltare in aria l'intera Gringott. I Folletti se l'erano vista davvero brutta! E come dimenticare lo spiacevole incidente della Incanticon! Il mondo Babbano aveva pensato a un attacco di hackeraggio terroristico, quando in realtà erano solo tentativi di collegamento della nuova compagnia telefonica magica.

«Grazie per il consiglio, Draco... ma credo di aver trovato il mio pesce» concluse dolcemente Hermione, aggrappata all'avambraccio del fidanzato, il quale la deliziò di un gran sorriso innamorato.
Malfoy, a quella patetica scenetta, si lasciò sfuggire un verso di disgusto.
«Un pesce palla. Weasley, ogni mese ti vedo sempre più imbolsito» convenne, poi si sporse dal proprio sgabello per punzecchiare la pancia prominente del ragazzo.
«Ehi!» lo redarguì lui, schiaffeggiandogli via la fastidiosa mano.
«Un po' ha ragione, amore. Che ne dici se ci mettiamo a dieta? Dobbiamo essere in forma per il nostro matrimonio!» propose Hermione. Ovviamente il "ci mettiamo a dieta" era riferito solo al fidanzato. Lei, di diete, non ne aveva proprio alcun bisogno.
«E ci penserò io a rendervi perfetti» si intromise Pansy, giunta al tavolino con un vassoio contenente cinque bicchieri strabordanti di birra scura, «alla salute!» aggiunse, proponendo un brindisi. «AL MATRIMONIO PIÙ TRENDY DEL MONDO MAGICO!»
Hermione si morse il labbro, riluttante. Conosceva oramai molto bene Pansy e, ne era convinta, avrebbe forse esagerato con l'estro. Ma ci avrebbe pensato più avanti a smorzarle l'eccentricità: quello era il momento di festeggiare! Scrollò le spalle e alzò il proprio bicchiere per partecipare al brindisi.
«A Hermione e Ron!» esultò Harry. I cinque boccali tintinnarono al centro del tavolo.
«Alla mia libertà incondizionata!» corresse Draco.
Tutti alzarono gli occhi al cielo, divertiti.
«Uh! Vado a festeggiare con quello smandrappone laggiù» si entusiasmò poi Draco, indicando un ragazzo moro dal bell'aspetto che stava giocando a Sparaschiocco. «Potter, c'è anche una pollastra. Andiamo! Mi resti solo tu come compagno di rimorchi!» aggiunse, nel tentativo di tirare Harry giù dallo sgabello.
«E io?!» domandò Pansy, indignata.
«Pans, tu mi fai concorrenza! Con quelle chiappe anche un gay diventerebbe etero, per una notte» spiegò Draco, eloquente. L'amica, di tutta risposta, gli elargì un sorriso lusingato.
«Grazie dell'invito, Malfoy, ma credo che stasera rimarrò qui a festeggiare con loro» concluse Harry.
Draco storse il naso con disappunto, ma poi fece spallucce e terminò la propria birra con una lunga sorsata.
«Ok, adieu!»
E, detto ciò, si allontanò dal tavolo con aria baldanzosa. I quattro ragazzi ridacchiarono, poi brindarono di nuovo.
Per tutta la serata.

 


 

Harry, Ron e Hermione entrarono allo Shame-rock in schiera. Quella domenica di dicembre avrebbero trasmesso la diretta dell'amichevole di Quidditch di Natale 1999. Harpies contro Catapults. Un derby che di "amichevole" non aveva proprio un bel niente.
«Avremmo dovuto prenotare un tavolo» convenne Hermione, realizzando che il locale fosse pressoché pieno.
«Miseriaccia!» esclamò Ron, avvilito. Non ci avevano proprio pensato! Così come non avevano pensato di comprarsi l'abbonamento alla nuova Magi-TV nella sezione sportiva.
Quasi si rassegnarono a guardare la partita scomodamente in piedi quando, nell'angolo, scorsero i loro nuovi dirimpettai seduti a un tavolo rotondo, tutti intenti a trangugiare Burrobirra e mangiare noccioline. E, guarda caso, al loro tavolo c'erano degli sgabelli liberi.
«Non ci pensare neanche, Harry» lo anticipò Ron.
«Perché no? Alla fine vivono davanti a noi da quasi tre mesi e, per quanto mi costi dirlo, non si sono neanche comportati troppo male» asserì Harry, stretto nelle spalle con le mani nelle tasche dei jeans.
«Punto primo: tifano Catapults. Punto secondo: voglio ricordarti che ci hanno rubato la posta, il mese scorso. Punto terzo: sono Serpeverde, e non sono mai stati nostri amici. Punto quarto: tifano Catapults».
«Ron... non ci hanno rubato la posta, il tuo gufo ha sbagliato finestra e si sono scordati di darcela» puntualizzò Hermione per l'ennesima volta. Il suo ragazzo roteò gli occhi.
«Perché non possiamo limitarci a una pacifica convivenza come a Hogwarts dopo la Guerra e come questi tre mesi?» domandò quindi, supplichevole.
«Perché ci serve quel tavolo» concluse Harry, pragmatico.
Non appena i tre mossero i loro passi in direzione dei Serpeverde, questi non persero tempo a puntare gli occhi su di loro e lasciarsi andare in espressioni beffarde.

In quei tre mesi di "pacifica convivenza" non avevano parlato molto. Le rare volte che si erano incontrati in lavanderia o sul pianerottolo, si erano sempre e solo salutati con cortesia.
Fino a quando ai Grifoni non era stato tolto il gas a causa di quella missiva mancata, che poi avevano scoperto si trovasse tra la pigna di pubblicità delle Serpi. Il litigio era stato clamoroso e i tre ragazzi avevano finito per insultarsi le vicendevoli madri, defunte comprese. Era durata un paio di giorni, fino a quando si erano ritrovati a far fronte comune durante una riunione condominiale.
Quelli del quarto piano avevano proposto di aumentare l'affitto ai due appartamenti del quinto piano, solo perché si trovavano più vicini alla terrazza. Harry, Draco e Ron si erano infervorati e avevano insultato le madri di quelli del quarto piano durante la riunione. Defunte comprese. Per una volta, nella stessa fazione.
Da quel momento gli animi si erano un poco riappacificati, seppur continuassero a rapportarsi con estrema, estrema freddezza.

«Ehm, ciao» iniziò Harry, stringendosi ancor di più nelle spalle. Hermione, dietro di lui, si schiaffò una mano sulla fronte.
«"Ehm, ciao"?» ripeté Pansy, in un ghigno a metà tra il cinico e divertito.
«Di che ti stupisci? È già tanto che abbia messo due parole insieme. Anche se "ehm", effettivamente, non è una parola di senso compiuto» intervenne Malfoy.
«Sono liberi questi sgabelli?» domandò quindi Harry, ignorando la lingua biforcuta del vecchio compagno di scuola.
Draco e Pansy si guardarono per un secondo, come per decidere il da farsi.
«Dipende. Che squadra tifate?» domandò Malfoy, sottecchi.
«L'unica che valga la pena tifare, ovviamente» si intromise Ron, con uno sbuffo.
Pansy si lasciò andare in una risatina sarcastica.
«Lo dici solo perché ci gioca tua sorella».
«Potter, mi stupisce il fatto che tu tifi ancora per loro. Che c'è? Speri che Lenticchia torni da te?» intervenne poi Malfoy, con espressione teatrale e compassionevole che ricordava tanto quelle di Rita Skeeter. Troppo, decisamente. E, a giudicare da quanto avesse appena detto, era persino pettegolo quanto Rita Skeeter.
«Ok, abbiamo capito l'antifona, ce ne andiamo» concluse Hermione, prendendo per le braccia i due ragazzi prima che iniziassero una nuova diatriba con tanto di insulti alla progenie.
«Fermi un po'» li bloccò Pansy.
Draco sgranò gli occhi, preoccupato. La faccia di Pansy era quella da "idea geniale". Tuttavia, in base a precedenti prove empiriche, nessuna di quelle idee geniali si erano rivelate tali.
Più che altro, li aveva portati dritti al limite invalicabile dell'illegalità. Oppure della perdita della dignità.
«Perché non facciamo una scommessa?» aggiunse quindi la ragazza. Draco cacciò la testa indietro. Evidentemente stessero per incappare in entrambe le conseguenze sopracitate.

I tre Grifondoro si lanciarono occhiate incuriosite.
«Che tipo di scommessa?» domandò Harry, con le braccia incrociate al petto.
«Ad ogni goal delle Harpies, ci beviamo uno shot. Ad ogni goal dei Catapults, lo bevete voi. Se le Harpies vincono, paghiamo noi tutto ciò che avremo bevuto. Se vincono i Catapults, pagate voi» spiegò accuratamente Pansy.
Idea meravigliosa, pensò Draco, se l'obiettivo è farsi ricoverare al San Mungo in coma etilico.
«Allora... siete abbastanza coraggiosi, Grifondoro?» domandò infine Pansy, sporgendosi un poco oltre al tavolo e ammiccando con le sopracciglia.
Ron, Hermione e Harry si scambiarono delle occhiate preoccupate. Anche Draco, in realtà, avrebbe espresso con piacere la propria preoccupazione.
Si voltarono per un secondo, confabulando sulle possibili – o meglio, probabili – conseguenze; sui vantaggi e sugli svantaggi.
Ma, in fin dei conti, erano solo tre ragazzi spensierati alla ricerca di un tavolo. Perché mai precludersi tale possibilità?
Si voltarono, con i volti dipinti di furbizia.
«Andata!»

Naturalmente, quella fu una delle partite di Natale più lunghe degli ultimi dieci anni. Tre ore e mezza di match!
Dopo due ore, a fine primo tempo, le Harpies erano in vantaggio 110 a 90, e la sobrietà aveva oramai abbandonato lo Shame-rock.
I Grifoni e le Serpi non avevano mai intavolato così tante discussioni senza finire alle mani o agli insulti. Si erano goduti la prima parte con uno spirito di sana competitività alcolica. Molto, molto alcolica.
La grande idea fu quella di ordinare qualcosa da mangiare, giusto per compensare. Harry e Draco - quelli ridotti meglio - si alzarono dal tavolo per recarsi al bancone a ordinare delle alette di pollo piccanti e cinque doppi cheeseburger. Per fare schifo proprio fino alla fine.
«Potter, ti vedo barcollante» disse Malfoy, appoggiandosi a fatica al bancone, in attesa del barista.
«È già buono che non mi vedi doppio» replicò Harry, divertito. Le Serpi avevano bevuto due drink in più rispetto a loro.
«Oh, stanne certo, nel secondo tempo vi faremo una scopa così!» sibilò Draco, sicuro di sé. Speranzoso, più che altro, che il Cercatore dei Catapults trovasse quel dannatissimo Boccino prima che raggiungessero la cirrosi epatica.
«Ma speriamo...» soffiò Harry, sconsolato, rendendosi però conto di aver parlato senza pensare. «Ehm... cioè, volevo dire...»
Troppo tardi. E troppo inutile sperare che Malfoy non avesse colto. Ubriaco sì, ma non stupido.
«Potter?!» esalò, con gli occhi grigi fuori dalle orbite.
«Malfoy, non-»
«Tu tifi i Catapults?!» trillò, allibito ed esaltato allo stesso tempo.
«Abbassa quella cazzo di voce!» lo rimproverò Harry, prendendolo per un braccio e frenando i suoi gesti plateali.

Ron ci teneva tantissimo alle Holyhead Harpies, perché da quella squadra dipendeva la carriera di sua sorella. E aveva sperato davvero che Harry e Ginny rimanessero comunque amici dopo la rottura. Harry non se l'era proprio sentita di spezzargli il cuore – come Ginny aveva fatto con lui – quindi, oramai da mesi, fingeva di non risentire assolutamente di come quella stronza l'avesse lasciato piantandogli cinque o sei paia di corna in testa. Ron era solo a conoscenza che l'avesse lasciato lei, per giunta in modo pacifico e corretto.
E così Harry, di conseguenza, si stava comportando da finta persona matura e stava tifando comunque per la squadra in cui giocava Ginny. Solo per non dare un dispiacere al suo migliore amico.
«Allora non sei così uno zerbino, Potter!» ammiccò Draco, compiaciuto.
«Non una parola con Ron. O giuro che ti affatturo» precisò Harry, con un dito puntato contro di lui.
Malfoy allargò le braccia con fare eloquente.
«Parola di Serpe!»
«Ecco, sono fottuto...»
Quando mai ci si poteva fidare di un Serpeverde?
«Naa! Davvero, Potter. Sarà il nostro piccolo segreto!» tentò di convincerlo Draco.
E chissà come, mantenne davvero la parola.
Quella sera, proprio quell'esatta sera, i due ragazzi posarono il secondo mattoncino della loro amicizia. Il primo l'avevano posato alla festa del diploma, nel bagno, l'anno precedente. Tutti gli altri li avrebbero posati nei mesi a seguire.

Ovviamente vinsero i Catapults 260 a 200. Ma quello non se lo ricordarono neanche.
 


 


Quella sera, dopo aver festeggiato il fidanzamento di Ron e Hermione, i ragazzi tornarono alla Palazzina Augurey barcollando come quattro pagliacci su uno skateboard solo.
Pansy non aveva fatto altro che elencare mille e miliardi di modi possibili ed eccentrici per fare arrivare le fedi all'altare. Proposte che comprendevano anche Ippogrifi, Veela, colombe imperiate, una squadra di giocatori di Quidditch e Coriandoli Saltellanti.
Hermione si era messa le mani nei capelli alla proposta di "abito con strascico adornato di farfalle con fiocco autoannodante". Sarebbero stati mesi difficili.
Harry e Ron, nel frattempo, non si erano risparmiati in Whiskey Incendiari e, quando erano arrivati Neville, Luna, Seamus e Dean, la situazione era largamente precipitata. Le tre del mattino erano giunte in fretta.
Harry, una volta rincasato, sentì il chiaro e impellente bisogno di rimanere un poco all'aria aperta e prendere fiato. Salì le scale barcollando fino in terrazza, ma si pentì di non aver assunto una pozione anti-sbornia.
Lì, appeso al muretto tra il tavolino e i cavi per il bucato, vi era ancora lo striscione con la scritta "will you marry me?", con tanto di palloncini e petali di rosa sparsi sulle piastrelle. Le candele, oramai, si erano completamente sciolte.
Harry sorrise, ma il suo sguardo si accigliò nel vedere chi ci fosse su quella terrazza, con gli occhi persi all'orizzonte e mezza sigaretta di Frullobulbo tra le dita.
«Mal... Malfoy!» balbettò Harry, a bocca aperta. «E lo smandrappone? Che ci fai qui da solo?» domandò quindi, avvicinandosi al loro pallet adibito come panchina. Gli si sedette a fianco con un gesto così goffo che quasi si ribaltò a terra.
«Breve ma intenso» sorrise mesto lui, con tanto di spallucce.
«E perché non sei tornato da noi a festeggiare, scusa?» domandò Harry, confuso.
Draco sbuffò annoiato e alzò gli occhi al cielo.
«Onestamente, Potter, non ci trovo nulla da festeggiare in un matrimonio».

Harry corrugò le sopracciglia. Conosceva bene Malfoy oramai da tre anni e, sebbene avesse capito che fosse una persona piuttosto libertina e indipendente, proprio non riusciva a comprendere tutto quell'astio. Ok le battute, ok la consueta scenata antisociale, ma addirittura isolarsi e non partecipare ai festeggiamenti? Non era da lui.
«Ok... qual è il problema? Per davvero, intendo» domandò quindi, posizionandosi a braccia conserte.
Draco soffocò una risata teatrale.
«Niente! Il mare è pieno di-»
«Puoi levarti per un attimo questa maschera da cucadores e parlarmi seriamente, per una volta?» sbottò Harry, esacerbato.
Se c'era una cosa che aveva imparato di Malfoy in quegli anni era che fosse sì pazzo, strafottente, egocentrico, sprezzante, borderline... ma che nascondesse qualcosa di estremamente profondo dietro tutto quello. E che, piuttosto che parlare dei suoi problemi, preferisse mostrare solo la parte più superficiale ed esagerata di sé.
Draco sbuffò di nuovo. Odiava Potter, sul serio! Lo odiava perché si conoscevano da troppo tempo e aveva imparato a leggere e decriptare i suoi comportamenti.
Avevano passato cinque anni a odiarsi, uno a tentare di uccidersi a vicenda, uno a sopravvivere su due fronti diversi, uno a evitarsi e altri quattro a strutturare un'amicizia sulla base traballante dei precedenti otto.
Draco aveva mostrato a Harry la parte peggiore di sé, in passato. E, ancora oggi, faticava a mostrargli quella migliore - quella parte che solo Pansy conosceva - ma che Potter aveva scoperto tra le righe, senza permesso. E quindi sì, un poco lo odiava. Ma un poco lo apprezzava anche.
«Potter, cosa vuoi che ti dica? Che sono cresciuto con l'ideale dello schifo di matrimonio combinato e quindi ne sono terrorizzato? Che me ne sono andato di casa perché mio padre voleva obbligarmi a sposare una tizia a caso? Una donna, poi! Che mi piacessero gli uomini neanche era contemplato!» scosse la testa Draco.
Inspirò un altro tiro di sigaretta in modo concitato, poi si lasciò cadere con la schiena a ridosso del muro.
Harry storse la bocca in un sorriso mesto. Sapeva che Draco non fosse in buoni rapporti con la propria famiglia - e come biasimarlo! - ma non avevano mai approfondito molto il discorso.
«È per questo che non vuoi impegnarti?» domandò.
«Mh, può essere». In realtà non lo sapeva neanche lui, il perché. Ma la sua vita, tutto sommato, gli piaceva. Non aveva mai preso nemmeno in considerazione l'idea di avere una persona fissa, dover condividere qualcosa che non fosse un letto per una notte.
A differenza di Pansy, che ultimamente usciva con mille persone al mese con l'idea di trovare quello giusto – che non esisteva – Draco non si era mai posto neanche quel problema. Anche perché temeva davvero che non avrebbe mai trovato una persona che potesse apprezzarlo, se non fisicamente.
«Ron e Hermione si sposano perché si amano per davvero, non sono costretti» spiegò Harry.
«Beh, buon per loro. Io non ho mai avuto né la fortuna né la possibilità anche solo di pensarla, una cosa del genere...»

Fin da quando era piccolo sapeva che la tradizione aristocratica imponesse il matrimonio combinato tra maghi purosangue. La scelta, come gli aveva spiegato sua madre, avrebbe potuto anche ricadere sulle spalle dei diretti interessati – qualora un mago e una strega purosangue si fossero trovati casualmente - ma la decisione finale spettava sempre ai padri di famiglia.
Quindi, anche se Draco fosse stato eterosessuale e avesse conosciuto la persona giusta a scuola, era cresciuto con la rassegnazione che sarebbe stato Lucius a decidere se ne valesse la pena o meno.
Nessuna idea di amore romantico nella sua vita.
«Non sei più al maniero, Malfoy... puoi pensare di cercare la persona giusta quando ti pare e piace. E, se non la vuoi cercare, magari arriverà il momento in cui capiterà. Il mare è pieno di pesci, no?» convenne Harry, poggiandosi con la schiena sul muro accanto a lui, com'erano sempre soliti fare dopo le serate.
Draco sorrise un poco, poi annuì. Di certo no, non si sarebbe messo a cercare un bel niente. Ma in fin dei conti quello scriteriato di Potter non aveva tutti i torti. Magari, prima o poi, sarebbe capitato. E nessuno avrebbe potuto fermarlo. Era libero, oramai.
«Devi solo trovare il tuo pesce spada!» aggiunse poi Harry, stiracchiandosi.
Draco si voltò, costernato.
«Voleva essere una battuta?»
Anche Harry si voltò verso di lui.
«Era tanto pessima?»
Draco ridacchiò e non poté proprio far nulla per trattenerlo. Il pesce spada! Che razza di idiota!
«Naa...» soffiò, tornando poi a guardare le stelle. «Grazie, Potter».
Harry sorrise. L'aveva ringraziato di rado, durante quegli anni. Forse aveva colto nel segno, quella sera. «Di nulla».
«Potresti non dirlo a Weasel?» lo supplicò Draco infine, poi gli offrì gli ultimi tiri della sigaretta di Frullobulbo. Giusto per concludere la serata.
Harry annuì. Sarebbe stato... il loro piccolo segreto. L'ennesimo.
«Sarò muto come un pesce».
«Hai finito!?»
«Ok, ok, ma non prendermi a pesci in faccia».
«Ti odio».
Harry rise sguaiatamente. Aveva imparato a farlo, dopo la Guerra.



 
Continua...


ANGOLO DI EEVAA:
Buon anno, gente! 
Che questo 2021 porti qualche gioia in più, perché così non si può. Incrociamo le dita.
Ma veniamo al capitolo di oggi! Hermione e Ron si sposano, happy? Draco è andato giusto in crash di sistema per colpa di questa cosa, ma è bello che abbia uno stupido Potter - e le sue stupide battute cringe - con cui parlarne. 
Dichiaro conclusi qui i flashback che parlano di come si siano ritrovati ad essere tutti amici - ma più avanti ci saranno alcuni flashback ancora più... back -. Dal prossimo capitolo si entra nel vivo della storia e, preparatevi, la mia cara beta Pally93 - che ringrazio sempre di cuore per il suo lavoro - ha dichiarato che è uno dei suoi preferiti. 
Siete pronti per la follia? Ecco, preparatevi. Livin' la vida loca! 
Un abbraccio e a domenica prossima,
Eevaa



 
  
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