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Autore: Lady R Of Rage    04/01/2021    2 recensioni
Per celebrare il millesimo capitolo di One Piece, ecco sette storie diverse, ma con un punto in comune: la rivoluzione.
Episodio del Mare Orientale: "Non è molto, ma è quello che posso fare. Non sono un medico come te, Kaya."
Episodio della Baroque Works: "Bentornato, Mr.0. Noi siamo pronti. Comandate. Dove andiamo?"
Episodio di Perona e del fu Gecko Moria: "Dormi bene, papà. So che ti piaceva. Addio."
Episodio dell'Imperatrice Boa Hancock: "Avete un aspetto radioso, Principessa Serpente. Sono lieta che il vostro cuore sia guarito."
Episodio del Vicedirettore Magellan: "Io sono curiosa di sapere come urla di dolore un Drago Celeste."
Episodio di Shakuyaku la Piratessa: "Assistere in battaglia una leggenda come la Regina Sanguinaria... per me è un onore."
Episodio della Famiglia Donquixote: "Se le cose succedono è perché devono succedere."
I Rivoluzionari attaccano, il Governo Mondiale trema, e nessuno può sfuggire all’ondata del cambiamento.
[Storia in pausa indefinita per smarrimento del file con i capitoli 4-7, vedrò di ricominciare quanto prima]
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Boa Hancock, Crocodile, Donquijote Family, Perona
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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La Notte Del Giudizio 
 
Episodio del Mare Orientale

Rating: giallo
POV: Makino
Altri personaggi: Nojiko, Kaya, Koushiro, Dadan la Riccia, Pirati Cuochi 
Pairing: Shanks/Mihawk, Shanks/Makino (accennate)
TW: guerra, sangue, mild gore, child death
Altri avvertimenti: questa fanfiction sostiene la teoria per cui Shanks è cattivo, anche se in maniera diversa 


L’uomo aggrappato alle spalle di Dadan, gli occhi socchiusi in un’espressione che tracima dolore, soffoca nella mano di Makino l’ennesimo urlo. Kaya si ritrae, come se il rumore l’avesse assordata, ma drizza la schiena un attimo dopo e serra gli occhi nello sguardo indagatore che hanno i medici.
-Mettetelo qui.- Si lava in fretta le mani con una lozione disinfettante e tira fuori dalla sacca una sega poco più lunga della sua mano. -Bisogna tenerlo fermo. Ragazze, se non ce la fate…-
-Io rimango. Non ho paura.- Nojiko sistema sulla testa la fascia per capelli. Makino serra le labbra. Ciascuno deve fare la sua parte, l’ha detto lei stessa, e Dadan ha già combattuto tutto il giorno e la notte prima.
-Anch’io,- tossisce fuori. Kaya la guarda di sfuggita, presa com’è a tagliare la stoffa del kimono dell’uomo. Il sangue ha già formato una pozza sul pavimento, e l’altro braccio dell’uomo giace inerte contro la spalla della bandita di montagna.
-Grazie, Dadan,- dice Kaya. -Grazie a tutti voi. Qui ci penso io, voi tornate in ricognizione.-
Dadan si appende al fianco la mazza chiodata. Sorride storta, adesso, con la cicatrice sulla guancia ancora fresca, ma i suoi denti brillano ancora. -Qui sta a te, Makino. Fatti valere.-
Makino tira le labbra in un sorriso e le rivolge un gesto di saluto. Chissà se i suoi compagni si battaglia sanno che nelle loro file milita una bandita di montagna, anche con una taglia così bassa. Ma anche la balia di un Imperatore, molto più affidabile di quello che conosceva lei stessa da vicino. Ha smesso di chiederle delle sue lettere da una settimana, ma ancora vi spera, ancora si aggrappa a quel ricordo che non c’è. Neanche lei, l’unica persona in tutto il Mare Orientale che conosce il tipo di birra preferita di Shanks il Rosso con tanto di gradazione e colore, saprebbe capire perché si è tirato indietro.
-Guardate me, signore,- dice Kaya. -Va tutto bene, possiamo aiutarla. Sa dirmi il suo nome?-
-Koushirou,- mugugna. Le lacrime che stillano dai suoi occhi si confondono col sudore sul viso congestionato. Nojiko lega i capelli corvini dell’uomo in una coda bassa e gli regge la testa per farlo sdraiare. La pelle del volto – la carnagione color sabbia del paese di Wa, e lo stemma sulla sua veste uguale a quello di un samurai da leggenda – luccica di sudore fin quasi ad abbagliare.
-Tagliate, tagliate,- piange Koushirou. -Uno spadaccino non è il suo braccio. Devo combattere ancora. Non ho paura del dolore.-
È molto più magro di Shanks. Makino cerca le venature metalliche dell’Haki mentre serra il laccio emostatico contro la spalla dell’uomo: nessuna, eppure è rimasto. Un Imperatore non dovrebbe avere paura di soffrire, nessuno diventa potente senza il travaglio. Eppure Shanks sorrideva sempre, come se quella parola non sapesse cosa significa.
In fondo era ovvio. Stava fin troppo bene al mondo. C’è voluto il sangue di Koushirou per accorgersene, e le mani insanguinate di Kaya sui malati. O anche solo le lacrime di lei, di Makino, sulla pagina del giornale, sulla foto di Mihawk e della sua dichiarazione di parte.
“Dite al governo che sto arrivando. A Shanks non dite niente, invece: chi rimane a guardare non merita nemmeno più i miei pensieri.”
Koushirou geme, singhiozza contro la mano di Nojiko. -Kuina, Kuina!- Makino scuote la testa: Shanks non sa nemmeno che esista, gente come quella. Che viva sereno sul ponte lucido della sua Red Force, a fermare guerre già finite prima che sconvolgano troppo la bilancia del mondo. Loro quella bilancia dovranno abbatterla, un pezzo alla volta. Poi chissà dove finirà Shanks e chi la pensa come lui.
-Garze,- dice la dottoressa, e incastra in una forcina una ciocca fuggitiva di capelli biondi. Makino fruga nella sacca e tira fuori un involto soffice e bianco.
-Respirate, signore. È finita.-
L’uomo a terra stringe la mano di Nojiko, ma non la guarda. Sorride nel pianto.
-L’ho vista. Kuina, la mia bambina. Era proprio là, di fronte a me.-
-I bambini sono al sicuro,- sussurra Makino. Koushirou sbatte le palpebre, lacrimando. -Kuina, Kuina. Mi dispiace tanto.-
Kaya scuote la testa – l’uomo non deve averla vista, perché non smette di sorridere. Makino prende un panno e gli asciuga lacrime e sudore.

-Il rancio è pronto! Venite qui, che se si fredda diventa uno schifo!-
Patty sbatte il mestolo contro la pentola, Carne distribuisce ciotole e cucchiai di plastica. Il capocuoco Zeff non è ancora uscito dalla sua tenda; nulla di nuovo, e a Makino non dispiace come idea. Dei Pirati Cuochi leggeva sui giornali dei suoi quando era bambina, e meno vede quell’uomo meglio è. E poi, da come Nojiko descrive il suo pupillo Gamba Nera, la mela non cade mai lontano dall’albero.
La parte dei loro nomi dedicata all’arte culinaria, per lo meno, non tradisce. Makino immerge una galletta nella zuppa e la porta alla bocca, masticando. Una miscela poco densa, ma con un sapore di sale che racconta di pace e di casa.
Anche se persino quella parola ha un sapore acido solo a pensarla. Anch’io devo fare la mia parte per la nostra casa, Woop Slap. Non devi preoccuparti per me, avrò con me Dadan e tutta la banda. Solo perché Shanks si è tirato indietro non significa che io debba fare lo stesso, anche se non sono un’imperatrice. Quella sera, nel giornale portato da Nojiko, aveva scoperto che il Governo Mondiale aveva fatto impiccare pubblicamente settanta rivoluzionari.
Uno, settanta, cento, mille – Shanks rimarrebbe a guardare, perché settanta rivoluzionari sono poca cosa quando hai il mondo in mano. Le si è chiuso lo stomaco, ma deve continuare a mangiare: un’assistente infermiera deve avere i sensi vigili, non può permettersi di avere sulle mani sangue amico. Si forza in bocca tre gallette, oltre non si va.
Kaya siede china sulla sua borsa di infermiera, rassettando i sacchetti e i rotoli delle garze. Nojiko si avvicina alle loro spalle, in braccio tre bottiglie di plastica. Accenna un sorriso.
-Prendete. Ci vuole qualcosa di dolce, in giornate come queste.-
Kaya annuisce con un cenno del capo, stringendo la bottiglia come qualcosa di caro.
-Succo di mandarino.- Makino strizza gli occhi. Nojiko si siede, stappando la sua bottiglia, e ne prende un sorso vigoroso. -È la produzione della nostra famiglia.-
-Da dove proviene?- domanda Makino.
-Da un villaggio di nome Cocoyashi,- dice Nojiko, -proprio come me. Coltivavo mandarini prima di venire qui. Adesso il campo lo tengono i miei concittadini, i vecchi e i bambini. Le spremute le fanno loro, io le distribuisco soltanto. Non è molto, ma è quello che posso fare. Non sono un medico come te, Kaya.-
La dottoressa le stringe il polso. -Ciascuno fa quello che può con quello che ha. Avevo tre amichetti, a casa, dei ragazzini di dieci anni e poco più. I conoscenti di un ragazzo che…- Arrossisce, e Makino sospira di velata invidia. Può solo sperare che almeno quel ragazzo non sia compiacente.
-Volevano venire anche loro a combattere, immaginate che carini. Li ho lasciati a proteggere il mio maggiordomo. Era per finta, nessuno disturberebbe mai un villaggio così piccolo. Ma erano così felici che neanche se ne accorgevano. Era quello che potevano fare, e lo facevano volentieri.-
-Come sta il ferito?- domanda Makino. Vuole cambiare argomento, il prima possibile: nulla contro i piccoli amici di Kaya, ma di gente che obbedisce ce n’è già a sufficienza intorno.
-L’ho sedato, sta riposando,- risponde Kaya. -Era un maestro di scherma in un dojo di Shimoshiki. Kuina era sua figlia, l’ha persa quando era bambina.-
Restano in silenzio, scambiandosi sguardi costernati. I bambini erano un’altra cosa che Makino aveva seppellito nel profondo della sua mente, come tutte le cose legate a Shanks e a un futuro con lui. Mai potrebbe immaginare di crescere dei bambini e raccontare loro di avere un padre compiacente.
Dadan se la prese con Garp, quando seppe di Ace e della sua fine. Non potrebbe affrontare un Imperatore, ma sarebbe stato un colpevole più giusto. Beve un sorso svogliato di succo di mandarino, che si appiccica sulla sua bocca fin dentro le crepe. Dolce, denso, dal sapore naturale.
-Avevo un bar, nel mio villaggio natale.- Solo per far conversazione, su qualcosa che non sappia di tradimento. -Quando torneremo a casa potresti vendermene un po’. I clienti vorranno bere qualcosa di diverso dal saké.-
Si passa una mano nei capelli, sotto la bandana a pallini. Nojiko prende un altro sorso. -Sarebbe una bellissima idea. Il nostro villaggio è molto semplice, qualche soldo potrebbe servirci.-
-Cocoyashi, mi dice qualcosa…- sussurra Kaya, la bocca arancione per il succo. -C’entravano degli Uomini Pesce, se posso chiedere?-
Nojiko si stringe nelle spalle e distoglie lo sguardo. Makino intravede la sua fronte, da sotto i ciuffi che scappano dalla fascia per capelli, così aggrottata da deformarle il volto – non abbastanza per nasconderle gli occhi, però, e il bagliore di rabbia che vi brucia dentro.
-È acqua passata. A volte chiamo mia sorella e mi racconta quello che fa: è stata all’Isola degli Uomini Pesce e ha incontrato quello che restava di loro. Ormai il nemico sono solo i Draghi Celesti. Se non fossero esistiti loro, noi non saremmo qui a combattere.-
-È davvero strano,- sospira Kaya. Chiude la sacca da infermiera e la ripone dietro la schiena, sedendovisi contro. Si asciuga la fronte sudata.
-Cos’è strano,- chiede Makino. Ha solo diciannove anni, si trova a pensare. Non ha nemmeno finito di studiare l’arte della medicina, e già il mondo che Shanks tanto ignora la getta nel campo di battaglia. Come barista ha imparato a fasciare e disinfettare, ma quella ragazzina capisce il corpo della gente molto meglio di lei. Deve aver imparato a non stare a guardare molto tempo prima.
-Ci stiamo raccontando dettagli personali e compromettenti, sul campo di battaglia. Non è sbagliato?-
Rimane in silenzio a guardarla, stringendosi nelle spalle. Ci sono segreti ben più promettenti dietro le sue spalle, segreti che non ha problemi a tenere per sé. Quello che conta è che il succo di mandarino sia buono, e che ci sia qualcosa e qualcuno di cui occuparsi anche lontano da casa. Kaya e Nojiko, ma anche Dadan, persino il ferito di quella mattina e i cuochi che a malapena conosce, sono vicini: Shanks sembra abitare in una terra lontana, più alta di Mariejoa e delle nuvole stesse, dove le persone sono così piccole da non vedersi nemmeno.
Chissà a cosa pensa, Shanks, quando combatte. Makino non ha mai avuto interesse per le armi,, è una cosa da Dadan: ma se le capitasse di brandirne una vorrebbe pensare proprio come lei. Ha ucciso il suo primo agente la settimana prima, un disgraziato del CP3 che si era avvicinato troppo alla trincea.
-Pensava di scapparmi, quel sacco di merda, ma da queste parti bisogna essere robusti, non veloci.-
Era una notte di stelle chiara come quella, così piccole da confonderle tra di loro.
-Non avevo mai ammazzato un governativo.- Dadan aveva preso una boccata dalla sigaretta, lo sguardo smarrito verso le stelle. -Ma non hanno nulla di speciale rispetto agli altri. Tutti cani, dal primo all’ultimo. Ma quando li colpisco…-
Sospira, voltandosi. -Mi sembra di vedermi davanti Ace. Piccolo piccolo, come lo ricordavo io. E mi sorride. Come se a far questo gli rendessi la vita migliore dovunque sia finito.-
Makino contrae le labbra. Ha un nodo in gola, la voce si incastra né dentro né fuori. La cosa migliore sarebbe se si dimenticasse che Shanks è mai esistito, continuasse la sua vita in un’altra direzione e lo lasciasse scivolare via. Eppure, allo stesso tempo, non fa che sperare che ci sia un posto per lui nel nuovo mondo che i rivoluzionari costruiranno.
-Makino?- è la voce di Nojiko, che la riporta sulla terra. Il mondo della gente che Shanks non vede finché non va abbastanza rumore.
-Ho pensato a un brindisi. Per un’altra giornata al mondo. E un’associazione in arrivo, chissà.-
Come se fosse già finita: non è un brutto pensiero, per quelle giornate così pesanti. Sicuramente nel nuovo mondo di Dragon c’è spazio per il suo bar, e ancora più spazio all’interno per occuparsene insieme. Sorride alla ragazza più giovane, sistemandosi tra i capelli la bandana a pallini.
-Se finirà questa guerra, Nojiko, dovremmo metterci in affari.-
-Ci sto. Dovremo tutti ricominciare da qualche parte. Sono felice di conoscervi, anche se siamo qui.-
Kaya annuisce soltanto: una mano stretta al bicchiere, l’altra a un ciondolo al suo collo. La lente di un occhialino, di quelli che usano i cecchini. Non sta a lei sapere cosa c’è dietro. Rimarrà nell’ombra assieme a Shanks, mentre l’alba di un nuovo mondo si avvicina.
Le bottiglie battono l’una sull’altra, un rintocco sordo di plastica, e fanno beccheggiare la superficie del succo di mandarino.

A.A.
L'idea di questa storia era di pubblicare un capitolo al giorno nella settimana d'uscita del capitolo 1000 di One Piece.
Tale idea è naufragata come la Merry, perché non ho fatto in tempo a finirli tutti. Almeno il primo voglio pubblicarlo bene. 
Avevo molte altre idee per vari capitoli, incluso uno su Nefertari Vivi, uno sul Dio Enel, uno su Smoker e Tashigi e altri potenziali disertori della Marina, ma alla fine ho limitato il tutto a sette per la ragione di cui sopra, della settimana. Questo è stato uno di quelli che mai avrei tagliato, perché a Makino e alle sue nuove amiche voglio un bene der core ed è uno dei più vicini a come immagino le cose vadano davvero anziché speculazione pura. 
Makino, Nojiko e Kaya sono tra i miei personaggi di sfondo preferiti perché riescono ad essere coraggiose, diversificate e interessanti nonostante il loro spazio limitato sulla scena e la capacità di combattimento vicina allo zero assoluto. Soprattutto il fatto che Kaya abbia deciso di diventare medico, a mio parere, avrà una rilevanza nella battaglia finale e la rivedremo in trincea a curare malati. 
Ho cercato di inserire il più possibile camei senza però esagerare. Zeff e i suoi sottoposti, naturalmente, sono i cuochi dell'armata, e Dadan combatte in prima linea. Koushirou è invece il padre di Kuina, il proprietario del dojo, e col fatto che non voleva una femmina a ereditario mi sta sullescatole, quindi soffre mentre una DONNA lo salva dalla morte combattendo, un'altra DONNA lo cura e altre due DONNE la assistono. 
La teoria su come Shanks sia in realtà una figura negativa e svolgerà il ruolo di antagonista finale è abbastanza diffusa in One Piece, e io non la sostengo del tutto, ma mi piace immaginare Shanks come un neutrale puro. Così neutrale da sfociare nell'indifferenza e nel conservativismo, in una "pace negativa" per citare Martin Luther King Jr. Una condizione in cui si preferisce mantenere un ordine sbagliato piuttosto che affrontare il conflitto necessario per sistemare le cose. Così a Makino cade un mito, e forse qualcosa di più, e Mihawk è così disgustato da una tal condotta da mettere la sua spada a disposizione di una causa buona. Almeno la dolce barista si è procurata delle amiche. 
Ci vediamo la prossima volta. Aggiornerò a cadenza irregolare essendo sotto esame, ma spero che il risultato vi piaccia. 
Lady R 
  
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