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Autore: IndianaJones25    05/01/2021    4 recensioni
È una luminosa e calda giornata estiva di fine Ottocento quando, in una casa di Princeton, nel New Jersey, nasce l’unico figlio del professor Henry Jones Sr. e di sua moglie Anna.
Nel corso dei venticinque anni successivi, il giovane Junior vivrà esperienze indimenticabili e incontrerà persone straordinarie, in un viaggio di formazione che, tappa dopo tappa, lo porterà a diventare Indiana Jones, l’uomo con frusta e cappello, il più celebre archeologo del mondo…
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abner Ravenwood, Henry Jones, Sr., Henry Walton Jones Jr., Marion Ravenwood, René Emile Belloq
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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I.
PRINCETON, NEW JERSEY, LUGLIO 1899

   Era una giornata bellissima, calda e assolata. Non una sola nuvola lambiva il cielo terso. Nel giardino, le chiome degli alberi frusciavano adagio, smosse da una lievissima e tiepida brezza che, di quando in quando, soffiava da oriente; un venticello estivo, che dissipava l’umidità e rendeva più piacevole l’aria. A contornare e a rendere ancora più gradevole quel quadretto contribuivano le cicale, il cui frinire incessante e festoso entrava nella stanza attraverso il vetro socchiuso della finestra.
   Il professor Jones, che aveva gettato un breve sguardo a quel bel paesaggio, tornò a rivolgere le sue attenzioni a un’immagine ancora più dolce e deliziosa. Il suo petto si sollevò in un lungo sospiro.
   Per alcuni lunghissimi istanti, Henry era stato sicuro che suo figlio, venuto al mondo soltanto da un’ora, fosse una specie di furia della natura. Non avrebbe saputo come altrimenti definirlo.
   Si era comportato come un forsennato, stringendo e agitando i piccolissimi pugni e urlando con una voce da spaccare i timpani. Era riuscito persino a coprire i latrati di Indiana che, chiuso fuori dalla porta, abbaiava e graffiava per farsi aprire.
   Soltanto quando aveva avvicinato una mano, il piccolo Junior sembrava essersi calmato. L’aveva osservata con curiosità e, subito, aveva stretto le sue microscopiche manine attorno al suo pollice. In quel momento, Henry si era sentito sciogliere il cuore e si era reso conto di quale incredibile miracolo gli fosse capitato. Lui, che aveva fatto della ricerca del Santo Graal lo scopo della propria esistenza, nel volgere di pochi istanti aveva compreso che il vero miracolo non stava racchiuso in una coppa misteriosa nascosta chissà dove, bensì lì, in quella piccola creaturina pimpante in cui, mischiati per sempre, scorrevano il sangue suo e di Anna. Il frutto più dolce, più bello, più desiderabile del loro amore.
   Alzò gli occhi al volto stanco ma gioioso di sua moglie. Il parto l’aveva sfibrata, era sudata e lunghe ombre le contornavano le palpebre, eppure irraggiava una felicità e una serenità che, una volta di più, gli lambirono il cuore e lo resero felicissimo.
   «Anna…» mormorò, con un sorriso.
   Lei non rispose. Non era il momento di parlare. Ciò che era appena avvenuto tra di loro era un qualcosa che andava ben oltre ciò che avrebbero potuto esprimere le semplici parole. Si limitò a ricambiare il sorriso, con una dolcezza sconfinata.
   Junior staccò le piccole dita dal pollice di Henry e ricominciò a urlare, se possibile ancora più forte rispetto a prima. Il padre lo fissò con un misto di panico e di curiosità, domandandosi che cosa potesse aver combinato per scatenare quella reazione.
   Senza sapere perché, si sentì colpevole. Non poteva nascondere a se stesso di avere paura. Il loro bambino era stato pensato, era stato cercato a lungo ed era arrivato come sognavano; eppure, dentro di sé, non si sentiva ancora pronto a essere genitore. Poteva soltanto sperare che il tempo gli insegnasse a compiere anche quella sacra missione, la più difficile e insieme intrigante di tutte. Crescere un figlio.
   Anna, invece, comprese subito, senza nemmeno bisogno di riflettere, ciò che le stava chiedendo il suo bambino. Slacciò il nastro che le chiudeva attorno al collo la camicia da notte e snudò il seno. Poi avvicinò Junior alla mammella e il piccolo si quietò all’istante, cominciando a poppare serenamente.
   Henry ammirò quella scena meravigliosa cercando di non far notare che aveva le lacrime agli occhi per la commozione. Gli sembrava di stare contemplando una Madonna del latte rappresentata dai grandi artisti del passato. Era la sua personale natività, e non poteva esserne più orgoglioso e contento.
   Henry Jones Senior - Attila il Professore, come lo chiamavano i suoi studenti - si sentì la barba inumidita. Intollerabile, per un uomo nella sua posizione, mostrare quelle emozioni così umane.
   Per non dare nell’occhio, andò ad aprire la porta per far entrare Indiana, in maniera che la smettesse con quel suo concerto di latrati. Mentre tratteneva il grosso cane per il collare, impedendogli di saltare sul letto, si rese veramente conto che, da quel giorno in avanti, la sua vita non sarebbe più stata la stessa.


   
 
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