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Autore: Nemesis01    08/01/2021    3 recensioni
Scorpius è un Auror e lavora a stretto contatto con Harry Potter. È innamorato di Albus che però ha una relazione con un suo collega. Infine c'è James, un cantante in erba e gestore di uno dei pub più in voga del Mondo Magico che porta su di sé il peso di un amore non ricambiato. Le loro vite (incasinate, complesse, maldestre) sono collegate da tanti cavilli che, una volta svelati, scioglieranno la matassa.
[ James x Scorpius ]
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Draco Malfoy, Harry Potter, James Sirius Potter, Scorpius Malfoy
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nuova generazione, Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Fortis Manes'
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15. The sound of silence

 

Scorpius non riusciva proprio a togliersi dal volto l'aria imbronciata, e il fatto che Harry Potter si comportasse come se lui non esistesse non facilitava le cose. Erano un paio di giorni che provava a farsi ricevere dal capo senza riuscirci e si era sentito inadeguato, oltre che un inetto. Quanto era successo al San Mungo doveva aver cambiato l'opinione che il capo si era fatto di lui, dato che fino alla mattina di quel giorno infausto Malfoy era il preferito del signor Potter.
Sconfitto, si era accomodato dietro la scrivania e aveva iniziato a fissare la pila di scartoffie che si erano accumulate nei suoi giorni di assenza. In realtà suo padre gli aveva espressamente sconsigliato di riprendere a lavorare ma lui, testardo come un Troll, aveva creduto che tornare in ufficio l’avrebbe aiutato a distrarsi… cosa che, invece, non era successa.
Non importava che fosse in cucina, in salotto, al Paiolo Magico, in ufficio o in qualsiasi altro posto nel mondo: contro ogni volontà, il suo pensiero volgeva irrimediabilmente a James e all'ingiustizia che aveva subito.

Come doveva essersi sentito quel giorno? Suo padre l'aveva arrestato senza alcuna prova, eppure, in cuor suo, Scorpius era sicuro che James si fosse sentito peggio nella stanza in cui era stato ricoverato lui. Appena era comparsa la bustina contenente la droga, Malfoy aveva avuto la certezza di aver perso James, o almeno la sua fiducia; era sicuro che il ragazzo non avrebbe più voluto avere a che fare con lui ma… come poteva biasimarlo? Lo aveva tradito nella maniera più contorta possibile e dire che, nonostante avesse messo in conto un eventuale coinvolgimento emotivo, non si sarebbe mai aspettato di soffrire così duramente. 
Qualsiasi nome si volesse dare alla cosa che era sbocciata con James, era nata con i motivi meno nobili possibili, e neanche una delle più remote ipotesi mosse dall’Auror aveva considerato l’inizio di una potenziale storia d’amore, ma tant'era… alla fine aveva ceduto alla sua corte spietata e aveva capito di amare il “Potter Grifondoro”, mentre in tutti quegli anni si era convinto di essere innamorato del Potter sbagliato.

Scorpius si era ritrovato come risucchiato in un vortice nel quale non pensava neanche di entrare. Proprio quando aveva deciso di non lasciarlo più andare, di farsi tirare giù da questa forza della natura, ecco arrivare lo schianto, il temporale a ciel sereno. Eppure, in questo cielo così ordinato, c'era qualche nuvola grigia che aleggiava nei dintorni, impercettibile all’occhio.
Puntuale come un orologio svizzero, la nuvola si era presentata sotto forma di una semplice bustina trasparente.

Probabilmente non era stato il sacchetto di per sé ma quello che c’era dietro; era stato messo davanti agli occhi di James che aveva avuto il tempo materiale di riflettere sul fatto che fosse stato recuperato mentre rischiava di morire affumicato nell’incendio al Pandemonium.
Un semplice gesto aveva causato un terremoto e una spaccatura che non sarebbe guarita con facilità. Quel fuoco che li aveva uniti ora ardeva dentro James e avvampava, devastante, avvolgendo tutti i pensieri di Scorpius creandogli terra bruciata intorno.
Niente aveva più senso, nulla era più importante di James, ma ora era Potter a non volerlo più vedere, tanto da bloccare le sue visite in prigione. 
Harry l'aveva pure esonerato dal caso.

- Ciao Scorpius! –
La voce di Langley lo riportò subito alla realtà, anche se Malfoy gli lanciò soltanto uno sguardo confuso, come se fosse ancora immerso nei suoi pensieri, e lo salutò con un gesto della mano senza troppa convinzione.
- Quelle sono occhiaie, Malfoy? – chiese Langley arricciando le labbra.
Scorpius gli rivolse uno sguardo diffidente e si specchiò subito sul marmo nero e lucido della scrivania; non che fosse il massimo ma era abbastanza limpido da mostrargli la stanchezza che gli segnava il volto.
- Dici che si nota tanto? –
- Secondo me dovresti andare a dormire, - gli consigliò il collega.
- Non riesco, - sbuffò Scorpius. Era veramente molto assonnato ma non riusciva a tenere gli occhi chiusi per più di due ore di fila; non gli andava neanche di parlare con Langley dato che, dopo quello che aveva combinato Albus, non si fidava di nessuno ma, con James in galera e il fatto che aveva perso ogni contatto umano che non fosse quello con suo padre, era arrivato il giorno in cui perfino parlare con Langley poteva essergli di sollievo. 
Quanto doveva essere caduto in basso? 
- Perché io lo sogno tutte le volte. –
- Chi? –
- James, - bisbigliò Scorpius abbassando lo sguardo. Si morse il labbro dall'interno, come se fosse indeciso se continuare o meno; infine, si rese conto che se ne avesse parlato a voce alta magari sarebbe riuscito a somatizzare meglio.
- Il suo sguardo ferito, io non… non riesco a perdonarmelo. –
Langley ascoltò in silenzio mentre, con qualche rapido movimento, si metteva a suo agio.
- È il tuo lavoro! –
- No, - sbottò Scorpius, - il mio lavoro era quello di proteggerlo! –
- Quello dopo quanto accaduto al Pandemonium, ma prima dovevi incastrarlo… - 
- No, - ribadì Malfoy battendo un pugno sulla scrivania, - dovevo capire chi era a spacciargli la droga, sequestrarla, fargli qualche domanda ma… ora è in una cella maledetta e non mi vuole più parlare! –

Scorpius incrociò le braccia sulla scrivania e vi si nascose con la testa all'interno; gli veniva da piangere ma non poteva farlo davanti al collega.
- Non sapevo tenessi tanto a James, - commentò Langley con fare vago accomodandosi dietro la sua scrivania. 
Malfoy restò in silenzio e trattenne il fiato qualche minuto prima di ricominciare a parlare con il collega.
- Anche io non lo sapevo. Forse è sempre stato così, io… forse è solo successo. –
- Che intendi? –
- Io… non so spiegarlo, ma hai presente la storia dei Gorgosprizzi nello stomaco? – 
- Che carino, quasi infantile! –
- Beh, non è vera. Mai sentito un Gorgosprizzo, però… James è sempre stato lì. Non importava come, né perché, ma quando avevo bisogno di qualcuno lui c’era. C'è sempre stato! –
- Perché, come ti dicevo, lui è innamorato di te… -
- Vero, io l'ho visto, l’ho letto, l'ho sentito… lo vedo nei suoi occhi quando mi guarda e non capisco più che cosa mi circonda. D'un tratto mi sembra tutto così giusto e perfetto, anche se fino a pochi secondi prima il mondo mi era caduto sulle spalle. –
- Deve essere davvero una bella sensazione! –
- Bellissima, indescrivibile. E tutto questo è cresciuto nel periodo in cui è stato ricoverato al San Mungo… ci siamo avvicinati parecchio e ho capito, solo in seguito a una lite, che James era il mio centro, il mio punto fermo, il mio rifugio. Anche quando abbiamo discusso e lui è andato via, non mi hai mai realmente lasciato, è sempre stato qui con me. E ora io ho rovinato tutto! – 

Malfoy lanciò per terra tutte le cianfrusaglie e le carte che erano poggiate sulla scrivania, in un palese crollo nervoso. Non era da lui e lo sapeva benissimo; forse suo padre aveva ragione, per lui era stata una scelta troppo azzardata quella di tornare al lavoro senza avere il tempo di metabolizzare, di usare la ragione per chiarire le cose. Ma come avrebbe potuto sistemare le cose se James ora si rifiutava di vederlo?
Non che avesse torto, del resto, dato che era stato ferito nel profondo e anche lui aveva bisogno di tempo per leccarsi le ferite prima di rimettersi in piedi; lo sapeva benissimo, ma questo non gli tirava certo su il morale.
Non voleva neanche che James lo perdonasse, sebbene ci sperasse; voleva solo farsi ascoltare, avere l'opportunità di spiegarsi per lasciarlo poi libero di decidere.

Langley sussultò per quella reazione poco “Malfoyana” e lo guardò di sottecchi, senza avere la più pallida idea di cosa fare dato che non si era aspettato quella reazione.
- Ti capita mai con Albus? - chiese Scorpius infine.
- Beh sì, ma anche i Gorgosprizzi e tutto il resto. Per questo mangio le schifezze che cucina o gli copro i piedi con le coperte anche se non ci parliamo a causa di qualche battibecco… -
- Anche adesso? –
- Ora praticamente viviamo insieme! –
Scorpius si alzò per raccogliere le cose che erano per terra ma, a quell’affermazione, si bloccò per un istante e fissò il collega sbalordito.
- Vivete insieme? – chiese; era davvero stranito da quell’uscita dato che Albus gli aveva chiesto di tornare al vecchio appartamento perché aveva rotto con Langley.
- Doveva essere una soluzione temporanea ma sì, ora condividiamo il vecchio appartamento di Teddy. –
- Capisco, - rispose Scorpius poggiando poi un paio di fermacarte sulla scrivania. Non seppe spiegarsi perché ma seguì il suo istinto e decise di non contrastare le parole di Langley e riprese a riordinare la scrivania.
Langley, dal canto suo, si era concentrato nel voler captare qualcosa dai gesti di Scorpius ma il ragazzo, sebbene si fosse aperto con lui, sembrava inarrivabile; doveva essersela presa per il fatto che l’aveva sostituito nell’appartamento, o forse doveva aver intuito qualcosa. Doveva conquistarsi la sua fiducia e decise di giocare d’astuzia.
- Dopo devo andare da James, - dichiarò, - c'è qualcosa che vorresti dirgli? –
- Da James? –
- Sì, devo interrogarlo… il capo ha affidato a me il caso. -
- È innocente. –
- Innocente? Non sai nemmeno quali sono i capi d'accusa, - ridacchiò l'altro.
Scorpius boccheggiò per dei secondi cercando una risposta pertinente che faticò ad arrivare; Langley aveva ragione. Non sapeva nulla del caso; aveva chiesto al signor Potter ma lui l’aveva ignorato e, sebbene fosse stato lì presente, neanche suo padre era stato in grado di fornirgli una dichiarazione in merito.
- Non posso parlarti del caso, - chiarì Langley, - ma posso dirti che non c'entra nulla con quello che pensi. Pare sia stato solo particolarmente… James! –
- In che senso? –
- Ha solo usato la sua tempra nel rispondere male al padre… -
- Ma lo fa sempre! Da quand'è che questo è un motivo di arresto? –

Langley scrollò le spalle, come a voler dire di non saper dare una risposta e chiuse il fascicolo.
- Ora vado da lui, ti ripeto: c'è qualcosa che vorresti dirgli? Non so, una lettera… gli posso portare un bigliettino! –
Malfoy abbassò lo sguardo, scettico. Non si era mai fidato del suo collega e c'era da dire che Langley non aveva provato a conquistarsi un po' di sana ammirazione con quel caratteraccio, ma restava comunque un Auror e lavorava a fianco di Harry già da più di un anno. Non doveva essere così malvagio, no?
Scorpius cercò di convincersi a quel pensiero e allora annuì lentamente, per poi dirigersi verso uno dei cassetti della scrivania e aprirne uno. Estrasse da lì una busta da lettera; aveva scritto diverse lettere per James e le aveva spedite nell'area di stallo del Ministero ma erano state tutte rifiutate dal destinatario. Non si fidava di Langley, soprattutto ora che aveva anche scoperto le menzogne sul rapporto con Arbus, ma voleva disperatamente riprendere un contatto con James che decise di dare la lettera al collega.
- Gli avevo scritto questa… -
Langley afferrò la busta e se la infilò nella tasca posteriore dei pantaloni. 
- Allora… dopo ti trovo? –
- Devo andare al Ghirigoro a ritirare delle cose per conto del capo… -
- Capito. Allora a domani o un altro giorno, - salutò Langley uscendo dall’ufficio pochi attimi dopo.

Scorpius era rimasto da solo e indossò il trench di James, avvolgendosi dentro quasi come volesse emulare un abbraccio; si stropicciò gli occhi e uscì a sua volta per andare a sbrigare quella commissione da segretario piuttosto che da Auror. 

♪♪♪♪♪♪♪

Steso su delle doghe di marmo, James aveva perso la cognizione del tempo. Aveva saltato tre pasti e bevuto solo pochissima acqua; tutto intorno a sé era buio e sporco, cosa che non gli metteva voglia di vivere.
Con dei gesti arrabbiati aveva tirato giù il materasso putrido e piuttosto che coprirsi con quella biancheria lercia avrebbe preferito a dormire su quella specie di lapide di marmo dura e nera, neanche fosse un cadavere. Era proprio così che si sentiva, come una salma parcheggiata lì in attesa di un degno funerale. Nella perenne oscurità che caratterizzava la cella in cui era stato rinchiuso senza un perché, James aveva anche perso la voglia, e la forza, di cantare; probabilmente era lì da poco più di due di giorni ma era già dimagrito un paio di chili e, a causa dell'assenza di fumo, le mani avevano iniziato a tremargli costantemente. Allora se le nascondeva dietro la testa, neanche fossero dei cuscini, e restava steso a pancia in su nella speranza che suo padre o Scorpius lo portassero via da lì. 

Non arrivava mai nessuno.
Trascorreva giornate intere ad attendere che qualcuno arrivasse a salvarlo ma non succedeva niente; avrebbe dovuto farlo da solo, ancora una volta. Cosa doveva aspettarsi? Harry l'aveva fatto rinchiudere lì con l'accusa di “oltraggio pubblico ufficiale” come se fosse la prima volta che gli rispondeva male e Scorpius, beh… avrebbe fatto decisamente più fortuna intraprendendo una carriera da attore. Sì, era davvero stato convincente con la scenetta al Babylon, le notti di sesso romantico, le lacrime versate in bagno e poi… non era andato a trovarlo neanche una volta.
Forse non si era ripreso ancora, si era detto, ma avrebbe potuto scrivergli o mandare qualcuno al posto suo… niente. Non era successo niente, non succedeva mai niente.
Per questo, sebbene fossero solo un paio di giorni che era rinchiuso lì dentro, a lui sembravano essere molti di più. A pensarci su, anche Vanessa era andata a trovarlo solo una volta e la visita era durata meno del lasso di tempo concesso dalla legge. Forse suo padre voleva punirlo togliendogli tutto e portarlo alla pazzia tra l’isolamento e il cibo scadente che continuavano a rifilargli. 
Ci sarebbe sicuramente riuscito, dato che, se non a causa dell’emarginazione sociale, sarebbe indubbiamente morto di fame. 
Aprì gli occhi e fissò il soffitto scuro e piatto; non c'era una singola sfumatura, il che lo rendeva particolarmente angusto. Fece un colpo di tosse, come a volersi riscaldare le corde vocali, e provò a cantare una scala ma il suono e finiva per morirgli in gola a ogni tentativo: questa cosa lo faceva sentire in trappola e insignificante. Borbottò un “fanculo” tra le labbra e rilassò le gambe stendendole sulla lastra.

- Vedo che qui abbiamo un usignolo in gabbia, - commentò Langley sarcastico. 
James non mosse un muscolo e rimase a fissare il soffitto inerme. - Pensavo che il mio inconscio potesse creare un amico immaginario più simpatico… devo essermi bruciato qualche neurone! –
- Con le accuse a tuo carico io non mi azzarderei a fare della sottile ironia, Potter. –
James non rispose e si limitò a un lungo sospiro.
- Hai tempo per rispondere a delle domande? –
- Ti direi “controllerò sulla mia pergamena” ma ho dovuto lasciare a casa anche le mie mutande. –
- Quando è così… -

- Mi faccia passare immediatamente! –

Proprio nel momento in cui Langley sembrava stare per porre una domanda al prigioniero, una voce femminile e acuta si levò dal corridoio. 
- Signora… -
- “Signora” ci sarà lei! Io sono un Magiavvocato, per la precisione il Magiavvocato plus élevée de l’ordre judiciaire français, cherie! Quindi, se non vuole rischiare il posto di lavoro per aver negato al mio assistito la visita del suo legale, mi faccia passare! –
Nell'udire quella voce, Potter recuperò le proprie energie e balzò in piedi, si tolse con le mani la polvere che ricopriva vestiti e, quasi avesse poi recuperato la verve che lo contraddistingueva di solito, si avvicinò alle sbarre e sollevò un braccio verso Langley.
- Mica mi puzzano le ascelle? –
- James, che schifo, - si lamentò l’Auror storcendo il naso per emulare un’espressione di disgusto. 
Potter, invece, sembrava essere soddisfatto tanto da sporgersi dalle sbarre neanche si stesse affacciando da un balcone.
- Victoire, sono qui! –

- Auror Langley, io… -
- La faccia passare, - concesse Langley digrignando i denti. Sebbene non lo desse a vedere, era da intuire un certo dispiacere nel suo sguardo per quella concessione.

La donna avanzò a passo sicuro verso l’Auror, dopo aver lanciato un'occhiata dispregiativa alla signora dell'accoglienza, e, mentre i boccoli dorati dondolavano al ritmo del suo passo, si apprestò a tirare fuori dalla borsa alcuni documenti.
- Ciao James, - salutò rapidamente il suo assistito. Successivamente, per voler dare giusta priorità alle cose, si rivolse a Langley. - Fammi parlare con il tuo superiore! –
- Signora… ehm, Magiavvocato, il signor Potter ha incaricato me per… - 
- E io voglio parlare con il signor Potter! – 
- Farò il possibile per farle ottenere un appuntamento entro le 18:00… -
- No, non ha capito: dica al signor Potter che tra mezz'ora sarò nel suo ufficio! –
La voce della donna sembrava essere irremovibile e Langley, persuaso dal suo sguardo deciso, tirò un sospiro colmo di fastidio. 
- Riferirò. –
- Perfetto! Ora apra la cella del mio assistito e ci lasci soli, se non le dispiace! –

Langley aggrottò le sopracciglia ed eseguì quanto richiesto dall'avvocato; era in rigoroso silenzio ma sembrava trattenere una lunga catena di insulti creativi. Victoire gli sorrise gentile e, quando la cella fu aperta, si fiondò ad abbracciare Potter. 

- Victoire, sapevo che i tuoi studi mi sarebbero serviti! –
- Poche smancerie Potter, razza di idiota! Non mi sono fatta il culo sui libri per tirare te fuori dalla galera… anche se, lo ammetto, ero sicura che sarebbe successo. –
James si limitò a sorridere affabile e, una volta sciolto l'abbraccio, si accomodò sulle doghe di marmo. Nella sezione di stallo non c'erano i Dissennatori ma la solitudine in cui era stato relegato aveva sortito un effetto decisamente peggiore, percepibile dal pallore della sua pelle e dal rossore dei suoi occhi. 
L’avvocato doveva essersene accorta e si sedette accanto a lui, poggiandogli una mano sulla spalla.
– Allora… cosa è successo tra te e Albus? -

♪♪♪♪♪♪♪

 

♪ Note a margine:
Ecco il mio aggiornamento settimanale. Inutile dire che James che si preoccupa dell'eventuale puzza delle ascelle è assolutamente il momento più importante del capitolo, ahahah.
Come di consueto, ringrazio Pally93 per il suo lavoro da beta e tutti voi che sclerate insieme a me nel leggere questa fanfiction.

La canzone che dà il nome al capitolo è The sould of Silence; ci sono molteplici cover di questa canzone e vi lascio quella che mi ha ispirato la stesura di questo capitolo, vale a dire la versione dei Distubed.

 

"And the vision that was planted in my brain
Still remains
Within the sound of silence
In restless dreams I walked alone
Narrow streets of cobblestone
'Neath the halo of a street lamp
I turned my collar to the cold and damp
When my eyes were stabbed by the flash of a neon light
That split the night
And touched the sound of silence"

 

Per spoiler, info, chiacchiere e insulti, vi invito a visitare la mia pagina facebook!
Grazie a tutti per essere arrivati fin qui! 
PS: io non mordo, sono una personcina deliziosa. Quindi se volete lasciarmi un segno del vostro passaggio, lo apprezzerò.

 

   
 
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