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Autore: IndianaJones25    12/01/2021    2 recensioni
È una luminosa e calda giornata estiva di fine Ottocento quando, in una casa di Princeton, nel New Jersey, nasce l’unico figlio del professor Henry Jones Sr. e di sua moglie Anna.
Nel corso dei venticinque anni successivi, il giovane Junior vivrà esperienze indimenticabili e incontrerà persone straordinarie, in un viaggio di formazione che, tappa dopo tappa, lo porterà a diventare Indiana Jones, l’uomo con frusta e cappello, il più celebre archeologo del mondo…
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abner Ravenwood, Henry Jones, Sr., Henry Walton Jones Jr., Marion Ravenwood, René Emile Belloq
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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III.
PRINCETON, NEW JERSEY, MAGGIO 1905

   Il signor Julius Steinman, il severissimo maestro di scuola, che da oltre mezzo secolo insegnava i fondamenti della grammatica, della storia e della geografia ai ragazzini di Princeton e di tutto il circondario, faceva stridere atrocemente il gessetto tracciando sulla lavagna le prime lettere dell’alfabeto.
 
A B C D E F

   Il compito degli scolari era copiarle con diligenza e con mano ferma perché, come aveva detto l’insegnante il primissimo giorno di scuola, «la prima cosa fondamentale nell’istruzione è imparare a scrivere e a leggere. Chi non lo sa fare, è destinato a farsi prendere in giro per tutta la vita, ed è giusto che sia così, perché i somari non meritano altro. Ma io non voglio che si dica che i miei studenti sono diventati dei falliti. Sono stato chiaro, ragazzi?» In verità, per lui, le nuove generazioni erano talmente impregnate di ignoranza da essere intimamente convinto che la scrittura, di lì a pochi anni, sarebbe stata una scienza dimenticata e perduta, riservata a pochi eletti soltanto.
   Il problema era che Junior conosceva già alla perfezione non solo l’alfabeto latino, bensì anche quello greco.
   Suo padre si era premurato di insegnarli a leggere e a scrivere fin da quando era piccolissimo, deciso a farlo diventare un serio studioso di letteratura, proprio come lui. E non si era limitato a quello. Se gli altri bambini si addormentavano ascoltando le fiabe di Cappuccetto Rosso o le avventure di Sindbad il marinaio, a lui, ogni sera, toccava ripetere a memoria un passo della Gerusalemme liberata oppure del Racconto del Graal di Chrétien de Troyes. Per fortuna che aveva almeno il pomeriggio a sua disposizione, per leggere i suoi romanzieri preferiti.
   Dire, quindi, che adesso si stesse annoiando, sarebbe stato un eufemismo.
   La giornata primaverile che splendeva fuori dall’alta finestra, poi, era così invitante e tentatrice che, più volte, dovette farsi forza per non sgattaiolare dietro le spalle del maestro e tagliare la corda; e aver scorto Indiana che si aggirava per il prato dall’altra parte della strada, senza una sola preoccupazione al mondo all’infuori di annusare qualcosa in mezzo all’erba o inseguire i passeri, aveva soltanto aggiunto ulteriore voglia ai suoi proponimenti.
   Annoiato, Junior scrisse velocemente e con mano sicura sul suo quaderno le lettere che il maestro aveva vergato sulla lastra nera della lavagna con tratti un po’ tremolanti. Poi, non sapendo come fare a impiegare il tempo, sostenendosi la testa con la mano sinistra, aggiunse, distrattamente:

 
G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z

   Quell’ulteriore aggiunta, tuttavia, gli portò via soltanto una manciata di secondi. Troppo pochi, perché potessero essere considerati come un efficace passatempo. Rimanevano altre interminabili ore di scuola, prima di conquistare la libertà. Tanto per fare qualcosa, pensò bene di vergare anche altre lettere. Un altro esercizio che richiese poco più di una decina di secondi.
 
Α Β Γ Δ Ε Ζ Η Θ Ι Κ Λ Μ Ν Ξ Ο Π Ρ Σ Τ Υ Φ Χ Ψ Ω

   A quel punto, Junior appoggiò il pennino, abbandonò la testa sul banco e chiuse gli occhi. Nella sua mente vedeva i prati fioriti su cui avrebbe tanto desiderato scorazzare in rapide rincorse e capriole. Cominciò a vagabondare con la mente, giocando e divertendosi all’aria aperta, lontano dall’oppressione dei banchi di scuola.
   Non passò molto tempo prima che il signor Steinman, facendo ondeggiare l’ampia palandrana nera che gli conferiva l’aspetto di un grosso pipistrello, gli si avvicinasse, sottraendolo alle sue fantasticherie.
   «Lei non scrive, signor Jones?» domandò il vecchio, con tono beffardo, il pizzetto a punta che fremeva di malcelata contentezza, il pince-nez in precario equilibrio sul naso adunco che già annusava il trionfo più totale. Evidentemente, era convinto di aver trovato un altro sempliciotto destinato a fallire completamente, nella vita. «Forse per lei le lettere dell’alfabeto sono troppo difficili da riprodurre? Magari potremmo trovarle qualcosa di più facile e adatto a lei, come pulire una stalla o andare a rigovernare le pecore, che ne direbbe?»
   Junior sollevò il volto assonnato e il maestro afferrò il suo quaderno, pronto a schernirlo davanti a tutta la classe. Lo osservò per alcuni istanti, con le labbra che iniziavano a tremolare per lo sconcerto. Poi indicò la porta.
   «A casa, signor Jones! Per la sua insolenza, è sospeso da scuola fino a domani!»
   Junior non aspettava altro. Per fortuna aveva imparato a conoscere molto bene il signor Steinman e la sua suscettibilità.
   Cercando di non mettersi a urlare dalla gioia, gettò tutte le sue cose alla rinfusa nella cartella, se la passò a tracolla, si ficcò in testa il berrettino grigio a scacchi e corse fuori senza perdere un solo secondo di troppo. Il tepore del sole lo accolse come un balsamo e gli lambì tutto il corpo con gradevole gioia.
   «Indiana!» chiamò, in un grido gioioso. «Indiana!»
   Il cane arrivò al galoppo e insieme cominciarono a correre per i prati, tra i fiori, le farfalle e la api, facendo giungere fino al cielo terso le loro urla di felicità.
   
 
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