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Autore: lapacechenonho    12/01/2021    5 recensioni
L’anziana coppia che abitava ormai quella casa da moltissimi anni, era seduta nella veranda che molto tempo addietro era stato uno degli elementi fondamentali per la scelta dell’abitazione. Per volere di lei, ovviamente, lui si sarebbe accontentato di vivere sotto un ponte purché al suo fianco ci fosse lei. Si godevano la brezza fresca di quel primo settembre, una data che nel tempo era stata un momento importante, e adesso riguardavano a tutti quei momenti con un pizzico di malinconia tipico degli anziani quando ripensano alla loro vita.
Questa storia partecipa alla challenge “Things you said“ indetta da Juriaka sul forum di EFP
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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37- 039: Things you said as we danced in our socks (Le cose che hai detto mentre danzavamo).

Una folla acclamante di amici e parenti urlava al ballo. Ginny guardò Harry sconsolata: non aveva toccato cibo da quando era finita la cerimonia. L'aria si era rinfrescata e in quel vestito senza maniche stava morendo di freddo, per non parlare dei tacchi che le stavano lentamente distruggendo i piedi. La notte insonne che aveva passato iniziava a farsi sentire e sentiva la stanchezza della giornata pesarle addosso. «Dobbiamo proprio?» mugugnò con l'aria di chi avrebbe preferito di gran lunga duellare con Voldemort.
«Non pensavo che il nostro matrimonio sarebbe stato una tortura» commentò il marito leggermente offeso porgendole una mano che Ginny prese.
«Non è il matrimonio ad essere una tortura, sono i tacchi ad esserlo» specificò. Si stavano dirigendo verso il centro del tendone sotto gli occhi di tutte le persone che avevano invitato. Lanciò un'occhiata truce a George, colpevole di aver iniziato ogni singolo coro che si era levato in quel pomeriggio. In tutta risposta lui sorrise smagliante, suo malgrado Ginny non poté che intenerirsi notando che era da molto tempo che non sorrideva in quel modo. E poi non era ancora diventato lo zio ubriaco del matrimonio, quindi non poteva odiarlo.
Ginny allacciò le braccia dietro il collo di Harry, mentre lui le metteva le mani sui fianchi e iniziarono a ballare mentre la musica del quartetto d'archi che avevano noleggiato cominciava a riempire l'aria.
«Quando ci andremo a sedere potrai toglierli, nessuno vedrà i tuoi piedi sotto il vestito» le disse continuando il discorso precedente.
La coppia si muoveva piano, erano entrambi piuttosto impacciati ma la gente non sembrava notarlo. «Mia madre mi ha già detto che dobbiamo fare un secondo giro di tavoli per le foto» sospirò.
Ginny sapeva che anche Harry si stava sforzando per non dare di matto, odiavano entrambi stare al centro dell'attenzione ma lui era il Salvatore del Mondo Magico e lei una ormai affermata giocatrice di Quidditch, stare fuori dai riflettori era praticamente impossibile per loro. Lo vide sospirare piano. «Se vuoi dico a mia madre di farlo più tardi, non abbiamo toccato cibo da quando abbiamo iniziato» propose mentre volteggiavano sulla pista da ballo.
«Ah, ma quindi rubare cibo dal piatto di Ron mentre si passa da un tavolo all'altro non conta come pasto?» domandò Harry sollevando un sopracciglio. Ginny soffocò una risata.
«Almeno tu l'hai rubato a Ron, io ad Audrey» rispose amareggiata.
«Ginny, è pure incinta! Hai rubato cibo a tuo nipote che non è neanche nato!» la rimproverò con fare canzonatorio. Lei alzò le spalle.
«Ha detto che le polpette di salmone le facevano venire la nausea» si giustificò.
Rimasero in silenzio sorridendosi tra il divertito e l'innamorato. Stavano insieme ormai da tre anni, si erano sposati e chissà quante altre cose sarebbero successe in futuro, eppure Ginny ancora stentava a credere che tutto quello fosse accaduto proprio a loro. Se ripensava a come tutto era iniziato quel primo settembre al binario 9 e ¾ le sembrava strano credere di essere riuscita davvero a conquistare il cuore di Harry. E la cosa che non smetteva di stupirla, era che non si era messa manco d'impegno più di tanto. Era successo tutto nella maniera più naturale. Forse era per questo che Ginny si sentiva di vivere in sogno ad occhi aperti. Fissò la vera nuziale nel suo anulare sinistro, oltre la spalla di Harry, e non poté che sorridere compiaciuta e iniziare a credere che quel sogno non era altro che la sua realtà.  Guardò gli occhi di Harry che brillavano di luce propria. «Che c'è, mi devi dire di nuovo che mi odi?» la prese in giro.
Ginny scosse la testa, continuando a sorridere e non sapendo bene cosa rispondere. Aver realizzato che quello che stava vivendo era concreto e poteva toccarlo con mano l'aveva resa un po' più sentimentale del solito e adesso non sapeva chiù cosa dire per esprimere tutto l'amore che aveva dentro. Sorrideva, forse con un sorriso ebete, eppure non riusciva a fare altro. «Voglio vederti sempre così» proruppe Harry interrompendo i suoi pensieri.
«Vestita da sposa?» chiese accigliata. Harry scosse la testa sorridendo.
«Voglio vederti sempre con questo sorriso sulle labbra perché è il sorriso più bello che io abbia mai visto in vita mia».
Ginny si addolcì e prima ancora che George potesse iniziare un coro a suon di "Bacio, bacio!", baciò Harry mentre la folla di invitati scoppiava in un applauso.
Ma quelle mani che battevano era solo un rumore lontano, l'unico battito che sentivano era quello dei loro cuori all'unisono.

Molti anni dopo Harry e Ginny erano seduti sul divano innamorati come quel giorno di ottobre. Non riuscivano a fare a meno di guardarsi e di specchiarsi l'uno negli occhi dell'altra. Nella casa c'era un silenzio che nei primi anni del loro matrimonio sarebbe stato innaturale con tutto quel trambusto di figli, nipoti e figliocci, successivamente era diventato normale ma non si erano mai abituati alla calma piatta che caratterizzava l'abitazione. «È stato un bel matrimonio» commentò la signora Potter riprendendosi dopo i racconti di quel giorno.
«Lo sai che non mi ricordo le promesse che ci siamo fatti all'altare?» chiese Harry. Negli occhi gli di leggeva la paura che la consorte gli potesse scagliare una fattura Orcovolante.

«Manco io» rispose lei stupendo Harry. «Te l'ho detto, il nostro matrimonio è stato in camera tua senza nessuno intorno» ripeté ricordando ciò che lui aveva raccontato poco prima. Harry sorrise come per rammentare a sé stesso che avrebbe dovuto ricordarlo.
«Siamo arrivati al viaggio di nozze, giusto?»
L'orologio rintoccò le tre di notte, rimasero stupiti entrambi vedendo quanto tempo era passato, ma non avevano voglia di interrompere quel racconto che racchiudeva la loro vita. Ginny annuì e cominciò a raccontare un'altra storia.
   
 
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