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Autore: An13Uta    16/01/2021    1 recensioni
A volte la sogna.
La radura dentro la Luna.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Link, Skull Kid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'occhi d'ambra'
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nessuno



In un sogno, lo tocca.
 

È semplice.

Spaventosamente semplice.

Allunga una mano verso di lui, e la sua pelle è fredda e sottile e screpolata sotto le dita.

I polpastrelli scivolano appena sulla guancia di cannella.


Le maschere giacciono a terra da diversi sogni ormai.


I piccoli, tondi, arancioni occhi lo fissano.


Qualcosa lo prende.

Qualcosa dentro di sé si impossessa di lui.


Passa le mani sulle fattezze che emergono e annegano nel viso scuro e all'improvviso le vede, chiare, perfettamente definite, come se avesse riesumato un teschio ancestrale dalle sabbie del deserto; non ha parole per descriverle ma il petto gli fa male, gli si stringe e collassa su sé stesso e brucia, ed è una cosa così dolorosa che non vuole più smettere di sentirla.


Le dita accarezzano appiattendola un'aureola di capelli rossi come il tramonto e si aggrappano alla nuca, al collo, all spalle, e i loro corpi di bambini crescono e crescono e crescono mentre scivola sopra e sotto le sue braccia, prendendo i lati del suo petto nei palmi, seguendo il taglio dell'anatomia sotto la ruvida stoffa della sua sudicia tunica e stringendo attorno ai fianchi, alla vita, alla pancia mezza vuota, al bacino affilato, e sono adulti senza volti e senza vita e disperati e con tante parole che urlano nelle loro teste e che vogliono vogliono vogliono vogliono così tanto e così terribilmente quando gli tiene la gamba nella mano e la solleva appena e Dee, vuole dirgli, Dee, oh Dee, oh Dee, sei bellissimo, vuole dirgli, sei bellissimo, sei bellissimo e ti voglio così tanto, così tanto, e mentre lui si accascia all'albero e lentamente scende, scende, scende fino a sdraiarsi a terra con le membra abbandonate simile ad un pupazzo che riposa dopo un gioco sfrenato, lui copre la vista del cielo con il suo corpo senza appoggiarlo al suo e lo fissa intensamente con la sua faccia vuota e rosata come se volesse bruciarlo completamente e ridurlo in cenere e con quella bocca che non ha vuole dirgli, sei bellissimo, sei bellissimo, e lo vuole tenere fino a rompergli le ossa e sciogliersi e fondersi con lui e vuole dirgli, sei bellissimo.


Poi si blocca.

Rimangono fermi, immobili.

Come due amanti in un dipinto sconcio.


La sua testa urla ancora e le sue mani sono ebbre e febbrili e il suo petto fa male, fa così male, fa così orribilmente male, e lo vuole.

Ma resta immobile.


I piccoli, tondi, arancioni occhi lo fissano.

In silenzio.


Le costole si gonfiano lentamente sotto la tunica sporca, una volta candida.


Esala.

Il suo fiato è gelido.


Brividi ululanti cavalcano in una caccia infernale sulla schiena coperta di verde.


Fissa.


"Non ho nessuno al mondo." soffia attraverso i denti. "Non ho nessuno al mondo."


Fissa nel viso senza volto che si staglia contro il fogliame.


"Non ho nessuno al mondo." le sue labbra si muovono sottili e la sua voce è flebile. "Nessuno al mondo."


Un viso senza volto preme contro il suo collo; lui inala con un sibilo, e i muscoli nei suoi arti mal sviluppati si contraggono.

Le sue dita si alzano lentamente.


"Nessuno al mondo."


Strisciano e si incastrano tra ciocche di capelli biondi, si chiudono attorno a quei fili di grano sempre di più e tirano, tirano, tirano come se dovessero strappare carne e pelle, tirano fino a far male da impazzire, e ancora lui affonda i denti che non ha nello spazio tra il suo collo e la sua spalla e mentre una mano spinge le unghie chiare nella sua gamba gracile l'altra afferra un palmo protetto da nocche sporche di cannella e lo stringe e ne viene stretta, quasi si dovessero ridurre in polvere a vicenda, e lui continua a lamentarsi con un fil di voce e lui cerca di calmarlo e rassicurarlo con un sibilo che non esce dalla bocca che non ha - sono adulti, sono adulti, sono adulti, basta, basta, sono adulti, queste cose sono finite, devono essere finite, devono finire una volta che si è adulti, devono finire, tutte quelle cose che hanno passato non devono più tormentarli, sono adulti, sono adulti e non possono più essere alla mercé dei ricordi di tutto quello che ha fracassato il delicato cranio di cristallo e foglie secche della loro infinita infanzia dilaniata da lunghi denti di belve e coperta di schegge d'osso e ombre lunghe e odore di ferro scarlatto - e sotto un berretto verde i pensieri urlano come furie intrappolate in un ciclone, e da labbra di vetro scuro vengono ripetuti all'infinito sussurri impercettibili.


Sono adulti.

Sono adulti.

Sono adulti.

Sono adulti.

Sono adulti.

Sono adulti.

Basta.

Basta.

Basta.

Tutto questo.
 

Le ossa si sciolgono.

Si accasciano l'uno sull'altro.
 

Basta.


Fa male.

Fa male da morire.


Dita scheletriche tirano i suoi capelli biondi, sollevano la sua testa - sente che la pelle si allunga e rientra, che si plasma.

Si osservano.

Si fissano.

Si vedono.
 

Finalmente.


Sei bellissimo, vuole dirgli.


Ha gli occhi arancioni.

Così arancioni.


"Nessuno al mondo." mormora ancora.


Lo tiene.

Lo tiene a sé.

Più stretto che può.


Quando si sveglia il petto fa male.


Fa così male.

   
 
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