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Autore: Alarnis    17/01/2021    4 recensioni
"Quel giorno fu lei a restare ferita, solo ora se ne rendeva conto."
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8 Cause perse

 
Mani callose scostarono l’edera che avvolgeva il vecchio capanno, nascosto tra cataste di legno e roccia, in cui sembrava adagiato; in disuso ormai, in quelle terre un tempo disboscate ed ora nuovamente dimora di un’impenetrabile foresta.
La figura incappucciata entrò guardinga. Vi era determinazione in quel passo, ma soprattutto una dose di pazzia nel farsi portavoce di un’impresa ardita.
“Dichiarati! O sei morto!”, un pugnale alla gola accolse quella figura all’ingresso, prima che si addentrasse ulteriormente all’interno.
Più un respiro o un singolo sbuffo di fiato. La lama che inclemente lambiva la carne del collo. Le membra restarono tese per il panico.
Il copricapo fu portato alle spalle per vederne il volto.
Sembrò esserci tregua e un’impercettibile retrocedere della lama perché parlasse.
Senza pensarci due volte venne la risposta “Vengo in pace!”.
Una parola troppo grossa per un contadino! fu il simultaneo pensiero di Ludovico, Federico e Alberico, che si guardarono negli occhi complici, nella penombra.
Ludovico fece un cenno, portando il capo a lato, a ordinare all’amico un allontanamento. Il bruno Federico si distanziò veloce, ritraendo la lama, al contempo spingendo il contadino, che sbilanciato cadde a terrà, salvandosi con le mani da una caduta rovinosa.
“Rocca Lisia è stata privata della giusta guida di Ludovico.” parlò senza indugi il pover’uomo, parlando al suo signore quanto agli uomini che avevano lealmente scelto di condividerne il destino. Restò in ginocchio cercando di intravedere, abituando i propri occhi alla poca luce, il volto del signore che cercava e che, lui e i compagni contadini, ipotizzassero avesse trovato riparo in quella foresta.
La voce mesta di chi potrebbe morire, solo per capriccio. “Il popolo ha bisogno di voi!”. Una lusinga che non avrebbe commosso il biondo Ludovico.
Lo lasciano adularlo, pregarlo, implorarlo, finché il rosso Alberico aggredì il contadino in vece di Ludovico “L’avete deposto e ora lo evocate.”.
Il contadino raccolse il proprio capo tra le mani di fronte alla verità enunciata. “Quando Iorio, vostro padre, è morto.” parlò al nobile “Ci siamo sentiti impreparati.. sietee gio..vaneee.”, si difese maggiormente la testa, chiudendola tra le spalle.
Forse nei pensieri di quell’uomo, Ludovico avrebbe potuto capirli: erano pavidi, né più né meno pecore, che avevano scioccamente ignorato di avere un pastore in grado di condurle. Il contadino fece ammenda “Ma la vostra determinazione nel voler difendere la rocca ci ha stupiti!” confessò petulante, alzando di poco il capo, perché gli occhi riuscissero ad impietosirlo.
“Zelio ha detto che non ci sarebbe stata battaglia.” esplose in un piagnucolio isterico il contadino, che si appiattì al suolo, toccando i piedi di Ludovico e sviolinando “Gregorio e’ vicario del re Bressano. Il suo nome lo precedeva. Ma ora… Ci stiamo organizzando.”. Finì col piangere “Siamo disperatiiii.”.
L’amico Federico incalzò inclemente “Avete lasciato che Zelio montasse una rivolta… favorendo un vile mercenario!” urlò alle spalle del contadino, facendo tremare quelle membra raccolte.
Ludovico pose la mano avanti, in un atto di clemenza, ma senza mezzi termini richiese “Come avete fatto a trovarmi?”. Il tono della sua voce non mascherava l’indignazione che a scovarli fosse riuscito un semplice contadino; una ciocca bionda ondeggiò adombrando il suo bel volto di ventenne.
“Dal fiume, qualcuno di noi ricordava..” iniziò il suo racconto. “Gli anziani.” precisò il contadino, trasferendo su di loro la colpa o il merito, “Ricordavano si accedesse di nascosto alle Vecchie Terre.”: una zona trascurata dalle colture perché marginale, in cui si faticava a strappare il dominio alla vegetazione; considerata dimora di animali feroci e rinnegati, nonché ricettacolo di creature pericolose e magiche.
Il rosso Alberico, di un pallore del viso che metteva a disagio, intervenne “Ve l’ha detto l’uomo a cui abbiamo lasciato i cavalli?”. Alberico sembrò rimuginare di aver, nel caso, un conto in sospeso con quel ribaldo dalla lingua troppo lunga. Pur vero l’avessero pagato per portare i cavalli oltre il villaggio e disfarsene, sapendo di darlo in pasto alle ritorsioni di Gregorio Montetardo, rendendolo involontario aiuto alla loro causa.
“Quell’uomo è già morto!” precisò veloce il contadino: gli occhi in fuori che sembravano riportare alla memoria la macabra vista di cui il contadino era stato spettatore. La voce, preda di un tremolio “Non è stato il solo. Il villaggio di Risicone è nella sventura!”.
“Sbagliavamo a non temere i Montetardo. Gregorio e sua sorella non hanno interesse per le terre… Temevano la cattiveria di Zelio ma speravamo ci difendesse…” un groppo in gola per confessare l’agire del capitano “Zelio ci ha dato in pasto ai soldati di Gregorio.”.
“I Montetardo.” nominò meditabondo Ludovico. Il nome dei nemici che l’avevano usurpato e ora occupavano la sua terra.
Le parole crude del bruno Federico confermarono una verità amara, sentenziando “Zelio ha agito unicamente per interesse.”: solo sciocchi contadini potevano cascarci. “Per salvarsi!”.
Una svolta.
La voce rotta continuò “Ci siamo esposti contro i soldati che vi davano la caccia..”; non c’era bisogno raccontasse l’esito dello scontro, glielo si leggeva in faccia.
Il biondo Ludovico lo ascoltò. Alzò un labbro, rimuginando non li valutasse in grado di reagire.
Ulteriori confessioni “Il nostro raccolto, il nostro bestiame, le nostre donne.. sono a rischio.” in una melodrammatica cantilena. “La sorella di Ludovico ha sequestrato il grano e bruciato le case di Risicone.”.
Federico sempre più inquietante e pratico “Vi aspettavate potesse bastare una scusa?”; rise.
“Come ci possiamo fidare?” continuò Federico, traendo a forza in piedi l’uomo e strattonandolo aggressivo, quasi sfogando tutta la propria rabbia. Alto e di braccio forte sovrastò il contadino, come fosse un burattino, nonostante il fisico sodo e vigoroso, abituato alla fatica.
Ludovico lo frenò, toccando l’amico alla spalla per dettargli calma e Federico eseguì.
Federico lasciò improvviso la presa, lasciando che il contadino rovinasse a terra. Lo sdegno nei suoi occhi chiari; una smorfia sulla bocca che assunse una piega di disgusto, come di fronte ad un verme, mentre Alberico ricontrollò l’esterno. Potevano averlo seguito.
Piangeva sincere lacrime, ma il volto di Federico e Alberico non mascheravano di volerne ignorare le suppliche.
“Vogliamo il vostro ritorno. Possiamo ribellarci! Siamo pronti a lottare per voi!” quella la rivelazione. Il motivo per cui era là e cercava Ludovico!
   
 
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