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Autore: lapacechenonho    18/01/2021    3 recensioni
L’anziana coppia che abitava ormai quella casa da moltissimi anni, era seduta nella veranda che molto tempo addietro era stato uno degli elementi fondamentali per la scelta dell’abitazione. Per volere di lei, ovviamente, lui si sarebbe accontentato di vivere sotto un ponte purché al suo fianco ci fosse lei. Si godevano la brezza fresca di quel primo settembre, una data che nel tempo era stata un momento importante, e adesso riguardavano a tutti quei momenti con un pizzico di malinconia tipico degli anziani quando ripensano alla loro vita.
Questa storia partecipa alla challenge “Things you said“ indetta da Juriaka sul forum di EFP
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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40- 043: Things you said when we watched our first horror movie (Le cose che hai detto quando guardammo il nostro primo film horror).
 
Ginny era inginocchiata nel prato di casa sua, aveva le braccia spalancate e sorrideva allegra. Il sole le riscaldava la pelle, faceva leggermente caldo e aveva le maniche della camicia arrotolate. «Dai, dove sei? Vieni che voglio abbracciarti!» cantilenò Ginny contenta. Dal giardino sul retro arrivò Teddy che correva battendo le mani paffute l’una contro l’altra, come aveva fatto quella volta a Natale quando Harry l’aveva portata per la prima volta da Teddy. Concentrandosi meglio sul bambino che correva, si disse che era troppo piccolo per essere Teddy ma era troppo felice per lasciarsi condizionare dal dubbio. Quando il bambino arrivò tra le sue braccia, Ginny lo strinse forte e si rotolarono per terra, Teddy strepitava contento mentre lei cominciava a fargli il solletico. Poco dopo dal retro della casa spuntò Harry, aveva una scopa giocattolo in una mano e quella che sembrava una coperta per neonati nell’altra. Ancora una volta Ginny si chiese cosa ci facesse Harry con una cosa del genere in mano ma non ci diede tanto peso. Se da un lato tutti quei dettagli la incuriosivano, dall’altro era assolutamente normale che Harry avesse una copertina in mano e Teddy non fosse proprio Teddy. Harry raggiunse Ginny e il bambino sul prato, baciò prima la moglie e poi Teddy. «Quanto vi amo» disse a bassa voce. Il sorriso di Ginny si fece ancora più ampio poi si girò alla sua sinistra dove era certa ci fosse qualcosa di importante da prendere ma non fece in tempo a vedere cosa.
 
Ginny sussultò sentendo la porta di casa chiudersi. Aprì gli occhi e si rese conto di essere nella cucina di casa sua. Non era nel giardino, non c’era Teddy a correrle incontro, non c’era Harry con una copertina e una scopa giocattolo a dirle quanto amava sia lei che il bambino. Si era addormentata sul tavolo con la testa appoggiata alle braccia. Si passò una mano sul volto: le due settimane di viaggio di nozze più la stagione di Quidditch ormai prossima all’inizio avevano fatto sì che gli allenamenti, già duri per principio, diventassero molto più difficili. Senza contare che nonostante fosse ancora il 2003 e avessero giocato il Mondiale appena l’estate precedente, Gwenog Jones e gli altri capitani delle altre squadre si stavano già iniziando a confrontare sui Mondiali del 2006. Non era raro che alla fine degli allenamenti tutte le compagne di squadra si lamentassero di qualche dolore o qualcuna di loro si addormentasse contro i muri dello spogliatoio. Alla fine lei si era addormentata a casa, le era andata bene. Mentre il sogno piuttosto strano che aveva fatto veniva relegato nell’angolo “cose inutili” del suo cervello, Harry fece il suo ingresso in cucina.
Era appena tornato dal Ministero, aveva i pantaloni neri e una camicia bianca. Ginny non poté evitare di mordersi un labbro pensando a quanto fosse bello suo marito. Era bello e lui non se ne rendeva conto. Oltre agli allenamenti pesanti, il fatto di essere neo-sposini, aveva fatto nascere in Ginny una forte voglia di fare balli orizzontali con suo marito sotto le coperte. A volte cercava di reprimere quelle sensazioni per paura di passare per ninfomane – come stava facendo in quel momento – ma altre volte la voglia era così forte da non riuscire a trattenerla.
«Disturbo?» chiese Harry vedendo la sua faccia assonnata. Ginny fece un sorriso che sembrava più una smorfia non sapendo bene cosa rispondere. «Allenamenti pesanti?» continuò dopo averla baciata. Le stava accarezzando la schiena dolcemente e Ginny sentì la tensione andarsene sotto tocco calmo di suo marito.
«Abbastanza» ammise. «Oggi hanno iniziato a parlarci dei Mondiali 2006. Ti rendi conto? Manco so se ci arrivo al 2006!» esclamò.
«Be’, mi auguro di sì o potrei essere il vedovo più giovane della via» ridacchiò senza smettere di accarezzarla. Ginny notò una busta di plastica con il nome di un negozio Babbano.
«Cosa c’è lì dentro?» domandò indicando l’involucro col mento. Gli occhi di Harry si illuminarono, come se non avesse fatto altro che aspettare che Ginny glielo chiedesse. Harry estrasse un oggetto rettangolare, era spesso, all’interno si muoveva qualcosa ogni volta che Harry lo muoveva, Ginny non aveva idea di che cosa fosse. Harry lo girò verso di lei, nella scatola rettangolare c’era una ragazza seduta su una sedia con i capelli bagnati davanti che le coprivano la faccia. Sopra di lei c’era un cerchio in cui c’era scritto “The Ring”. Il fatto che Harry continuasse a sorridere come un ebete di fronte a quella foto che solo Voldemort ed i Mangiamorte non avrebbero trovato inquietante, preoccupò Ginny.
«C-che cos’è?» chiese cercando di apparire normale.
«Questa, amore mio, è ciò che i Babbani chiamano videocassetta. Ti ricordi quando siamo andati al cinema?» Ginny annuì. Erano andati altre poche volte dopo quella volta ma ricordava bene la sensazione di smarrimento che provava ogni volta che vedeva le immagini sullo schermo. Harry e Ginny avevano deciso di comprare una TV dopo le nozze, Ginny aveva detto che non c’era bisogno ma Harry sosteneva che sarebbe stata di compagnia quando lui sarebbe stato in missione o lei in trasferta. «Bene. Dopo un po’ di tempo le mettono all’interno di questa cassetta così che la gente possa noleggiarla e vedere i film a casa quando vuole» concluse soddisfatto. Ciò che a Ginny sfuggiva era perché avesse scelto un film dove c’era una tizia evidentemente rapita in camicia da notte a cui non avevano manco asciugato i capelli.
«Ehm Harry» iniziò. «Perché hai scelto proprio questo film?» chiese cercando di non apparire scortese e di non smorzare il suo entusiasmo. Ginny lo vide farsi serio per un momento.
«Be’, mi è sembrato preferissi questo a…che so…un film intitolato I passi dell’amore» rispose. Effettivamente il solo titolo fece venire il mal di denti a Ginny. «Possiamo vederlo dopo che Ted e Andromeda vanno via».
Ginny sgranò gli occhi. Si era totalmente dimenticata che li avevano invitati a casa loro per cena. Ecco perché aveva sognato Teddy, il suo cervello stava cercando di ricordarle l’impegno della sera. Si batté una mano sulla fronte come per punirsi ed Harry sorrise. «Riposati» la rassicurò il marito. «Qui ci penso io. Chiamo Kreacher a darmi una mano, ovviamente gli darò una mancia più che generosa altrimenti chi la sente Hermione» stavolta fu Ginny a sorridere lo baciò – forse troppo a lungo – e poi si dedicò ad altri piccoli lavori domestici mentre Harry e Kreacher si davano alla cucina.
 
Nonostante Ginny si fosse dimenticata degli ospiti, la serata risultò piacevolmente gradevole. Più volte si era soffermata a guardare Teddy notando quanto fosse cresciuto e chiedendosi perché aveva sognato lui da bambino poi, dopo aver visto Andromeda guardarla con uno strano sguardo, aveva smesso e si era concentrata sulla cena e sulle portate. Erano entrambi alla porta a salutare il bambino piagnucolante per dover lasciare la casa degli zii, quando Andromeda fece una cosa strana: le accarezzò una guancia e le disse: «Prenditi cura di te». Lì per lì non ci fece fin troppo caso era una cosa che faceva anche sua madre di tanto in tanto, ma c’era un qualcosa di diverso in Andromeda che non le impediva di smettere di pensare. Scuotendo la testa per scacciare via quelle sensazioni, cercò di concentrarsi sulla tizia bionda del film e sulla bambina con i capelli bagnati davanti alla faccia.
«Forse avrei preferito I passi dell’amore» commentò Harry mentre il film proponeva una scena piuttosto disgustosa. Ginny sogghignò.
«Che c’è, hai paura?» lo sbeffeggiò. A Ginny risultava incredibile come il mago che aveva sconfitto Voldemort avesse paura di un film che, come aveva avuto occasione di capire nel tempo, era tutto finzione.
«Non ho paura e che pensavo non fosse così…» si fermò cercando di trovare le parole adatte.
«Così horror?» suggerì Ginny ridendo sotto i baffi. Suo malgrado Harry dovette annuire. Ginny prese il telecomando e stoppò la videocassetta. Lei non lo aveva trovato così horror come pensava Harry ma forse era dovuto al fatto che la sua testa era presa da ben altri pensieri. Harry le lanciò uno sguardo di gratitudine mentre si alzava dal divano per riporre la cassetta all’interno della sua custodia rigida. Anche Ginny si alzò stirando i muscoli intorpiditi per essere rimasta troppo nella stessa posizione. Guardò Harry con un sorriso furbo.
«Hey, Salvatore del Mondo Magico» lo apostrofò. «Stanotte staccherei la presa del telefono» concluse facendogli un occhiolino malandrino e salendo in camera da letto.
 
«Non mi aveva fatto paura!» esclamò Harry qualche decennio più tardi. Nonostante gli anni passati si sentiva ancora indignato per l’accusa mossa dalla moglie.
«Certo, come no» lo assecondò. «Però vorrei ricordarti che il telefono era davvero staccato la mattina dopo» gli fece notare. Forse Harry non pensava che lei se ne fosse mai accorta, perché avvampò e la sua faccia divenne dello stesso colore dei capelli di Ginny quando era giovane. Non riuscì a trattenere una risata. Le sembrava ancora troppo strano.
«È vero che ho sconfitto Voldemort e blablabla ma spesso quando ti trovi in mezzo alle situazioni non hai tempo di avere paura, quando le guardi, be’ sei lucido e avere paura è normale» spiegò. Effettivamente Ginny non l’aveva mai considerato sotto quel punto di vista. In seguito a quella serata di relax, la loro vita aveva iniziato a prendere una piega piuttosto strana e frenetica per concedersi nuovamente serate come quelle. Harry parve leggerle nel pensiero perché senza che lei dicesse niente, iniziò a raccontare quel periodo della loro vita dal suo punto di vista.  
   
 
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