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Autore: Ormhaxan    21/01/2021    2 recensioni
"There's a thunder in our hears, baby. So much hate for the ones we love"
Jackie vuole scappare da mesi e anni difficili, da un passato scomodo e doloroso e per farlo si trasferisce a Londra, dalla sua migliore amica Lana. Qui inizia a convivere con lei e i suoi due coinquilini, Chris e Morgan, creandosi un'apparente serenità. Ma non sempre il passato rimane sepolto e le cicatrici che ci portiamo dietro sono difficili da nascondere. Presto, Jackie si renderà conto che non è l'unica a combattere contro i propri demoni e che, se si vuole sopravvivere, l'unico modo per farlo è restare uniti...
[STORIA PUBBLICATA PRECEDENTEMENTE E ORA RIPUBBLICATA IN UNA NUOVA VERSIONE]
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Thunder-2-0




Lana si sedette con un piccolo balzo sullo stretto davanzale della finestra della cucina. Poco distante da lei, Chris stava armeggiando con le stoviglie, cercando di apparecchiare la tavola nella maniera più elegante possibile. La bionda iniziò a muovere a penzoloni una gamba, notando solo in quel momento il pacchetto di sigarette accanto a lei. Senza chiedere di chi fossero – era evidente che fossero di Chris – Lana sfilò dal pacchetto una sigaretta, intrecciandola tra l’indice e il medio e portandosela alle labbra. Tastò distrattamente le tasche dei suoi jeans in cerca di un accendino, imprecando a denti stretti quando si rese conto che queste erano desolatamente vuote.
“Tieni, ladruncola da strapazzo” l’apostrofo Chris, lanciandole il suo zippo che la ragazza prese al volo. Accesa la sigaretta la biondina aspirò profondamente, sbuffando subito dopo una nuvoletta di fumo grigio che si diramò nell’aria.
“Non sapevo che avessi ripreso.” fece notare il moro continuandole a dare le spalle.
Lana aveva smesso di fumare da qualche mese, ripromettendosi di abbandonare quella cattiva abitudine che aveva preso da ragazzina, quando ancora andava a scuola e desiderava farsi vedere grande e matura agli occhi dei suoi coetanei. Eppure, quella sera aveva proprio bisogno di un tiro, di qualcosa che le desse coraggio e le facesse affrontare l’arrivo della sua amica a Londra – un arrivo che avrebbe portato con se tante verità tenute nascoste in quegli anni trascorsi con un oceano a tenerle a distanza.
“Dimmi che Morgan sta arrivando, che almeno questa sera ci farà l’onore della sua presenza” Lana sviò la domanda, cosa che non sfuggì all’amico; Chris decise di sorvolare e di questo lei ne fu grata. Una delle migliori qualità del londinese era quella di non essere mai insistente, di non spingere gli altri a parlare a tutti i costi, ma al contrario era sempre pronto a dar loro tempo ed essere un ottimo ascoltatore – oltre che una spalla su cui piangere – quando il momento giusto arrivava.
“Ecco, veramente...” Chris indugiò, passandosi una mano tra i capelli color cioccolato, guardando con la coda dell’occhio Lana, pronto ad una sua sfuriata isterica “Ha chiamato poco prima, mentre ero in coda per comprare il kebab e...”
“Non viene, giusto? Ha detto che non viene, e chissà per quale motivo questa volta! Giuro che se si sta ubriacando con qualche ragazzetta arrapanta, se ha preferito sballarsi anche stasera, piuttosto che stare con noi, i suoi amici, giuro che lo uccido!” Morgan era un tipo imprevedibile, senza regole né tantomeno orari, ma Lana aveva disperatamente sperato che, almeno quella sera, dopo tante raccomandazioni, il ragazzo si presentasse e facesse la sua parte per far sentire benvenuta Jack.
“Purtroppo credo sia così...” confermò con timore l’atro e a quella conferma Lana scese dal davanzale della finestra, scattando in piedi come una molla “Dai, non arrabbiarti adesso, vedrai che ci saranno altre occasioni e che...” ma Lana non ascoltò una singola parola pronunciata dal ragazzo: senza guardarlo, uscì dalla cucina e Chris si ritrovò, suo malgrado, a parlare al vento. Tutto ciò che ebbe in risposta fu il rumore pesante dei piedi che salivano le scale e il seguente tonfo della porta della stanza di Lana che sbatteva, cosa che gli fece chiudere istintivamente gli occhi e tirare un sonoro sospiro esasperato: una volta tornato, Morgan avrebbe dovuto affrontare un bella ramanzina da parte della loro coinquilina.  

Rimasto da solo, Chris decise di ammazzare il tempo continuando ad apparecchiare il tavolo ligneo del soggiorno e guardarsi qualche programma trash che a quell’ora popolava i canali britannici. Di solito loro mangiavano sullo sgangherato bancone della cucina, sempre di fretta e consumando pasti che difficilmente potevano essere ritenuti tali; chissà come mai erano sempre troppo impegnati tra il lavoro e altre cose spesso futili anche solo per cenare decentemente tutti insieme. Ma, dopo tutto, con tre tipi come loro c’era da aspettarselo: Morgan era praticamente sempre fuori, passava le sue giornate nell’officina nella zona di Camden e tornava a casa solo per dormire e scroccare un pasto; Lana, poi, era tutto fuorchè una donna di casa e tra i lavoro e tutto il resto anche lei si curava poco della casa; infine c’era Chris, che faceva l’aiuto cuoco in un ristorante poco lontano da Brixton, l’unico dei tre che aveva uno stipendio fisso – e quindi un’entrata economica sicura – e che si curava della casa, preparando pietanze succulenti e, quando non era troppo stanco o svogliato, pulendo e rassettando le stanze puntualmente piene di polvere e caos.

Aveva appena finito di imbandire la tavola quando Jack fece la sua timida comparsa vestita con degli abiti decisamente più comodi e casalinghi. I due ragazzi si guardarono per un istante, studiandosi attentamente: Jack guardò sottecchi quello strano tipo dall’aria bonaria, con quella barba fin troppo lunga e gli occhi gentili, così come lui iniziò a fare caso ai piccoli particolari del suo viso. Qualunque fosse stata la prima impressione, entrambi sperarono in quel momento di diventare amici quanto prima, o per lo meno riuscire a costruirsi un buon rapporto fatto di reciproco rispetto.

“Spero ti piaccia il kebab” le disse, gentile “Non ho idea di cosa ti piaccia, ma nel dubbio ne ho fatto preparare uno senza cipolla e non piccante”
“Dall’odore sembrano buoni” Jack si avvicinò al tavolo, riempiendosi le narici con quel delizioso odorino: ogni cosa presente sul tavolo le sembrava succulente e in quel preciso istante il suo stomacò prese a brontolare “Scusami” abbassò lo sguardo, imbarazzata “Non mangio da stamattina e sono alquanto affamata” confessò lei, ricordando il suo ultimo pasto, una brioche insipida e piuttosto vecchia presa all’aeroporto.
“Tranquilla” il ragazzo fece un mezzo sorriso “Andresti a chiamare Lana? Sai, prima abbiamo avuto un piccolo diverbio e credo sia meglio se la vai a chiamare tu. E’ nella sua stanza” Jack annuì, pensando cosa mai fosse successo tra i due, e come ordinato dal ragazzo andò a chiamare l’amica, invitandola a tavola.

“Cazzo, questi kebab sono una delizia per il palato” disse con enfasi Jack poco più tardi, fregandosene di avere ancora la bocca piena; si era fiondata sulla sua cena come un felino sulla sua preda, destando sgomento e allo stesso tempo piacere negli altri due.
“Ne sono contento” Chris prese un sorso della sua birra, guardando sottecchi la ragazza seduta davanti a lei: sembrava un tipo peperino, una tipa sveglia, ma qualcosa nei suoi occhi gli diceva che quella ragazza ne aveva viste tante.
“Visto?” la voce squillante di Lana destò il ragazzo dai suoi pensieri “Così adesso abbiamo una nuova fan di Youssef. La prossima volta, però, dovrai mostrare a Jack il tuo straordinario talento di cuoco”
“Fai il cuoco?” chiese curiosa Jack, allungando la mano e prendendo un generoso sorso di birra direttamente dalla bottiglia.
“Quando non sono impegnato a fare il batterista” rispose sornione lui “Lana ti ha detto che abbiamo un gruppo?” Jack annuì “Ci chiamiamo Thunder Hearts e, modestie a parte, spacchiamo”
“Se le cose stanno così, non vedo l’ora di sentirvi all’opera” Jack era entusiasta all’idea di sentire il gruppo della sua amica, che a lungo aveva parlato con lei della sua band e di quanto fosse fantastico suonare insieme a ragazzi così bravi.
“Se riusciamo a recuperare la chitarra solista” la voce di Lana fu colma di sarcasmo e di una punta di acidità. Chris la guardò, ammonendola con lo sguardo e Jack si chiese ancora una volta cosa stesse accadendo tra quei due.
“Morgan ha avuto un contrattempo e non è potuto venire” nel sentire quelle parole, Lana si lasciò scappare una risatina amara “Imprevisti…” liquidò lui, cercando in qualche modo di minimizzare “Ma sono sicuro che domani mattina lo conoscerai”
“Sempre se sarà in grado di biascicare una sola parola, domani mattina” la bionda schioccò la lingua sul palato
“Lascia perdere, Jack” sventolò una mano davanti al suo viso “Piuttosto direi di gustarci questa squisita cena che Chris ci ha offerto questa sera”
“E su questo proporrei un brindisi!” intervenne il ragazzo, portando a mezz’aria la sua bottiglia mezza vuota “A questa nuova cena e alla nostra nuova coinquilina”
“Alla mia amica Jack!” esclamò Lana, facendo cozzare la sua birra con le altre
Jack, in risposta, sorrise timidamente e mantenendo uno sguardò basso bevve ciò che rimaneva della birra tutto d’un fiato.

Dopo l’abbondante cena e tante chiacchiere sul più e il meno, le due ragazze sparecchiarono la tavola, concedendo a Chris di vedersi una partita di rugby – quella sera giocava l’Inghilterra contro i loro nemici di sempre, i maledetti francesi -  beatamente seduto in panciolle sul divano con l’ennesima lattina di birra tra le mani come compagna fidata. Anche loro si unirono, anche se buttarono un occhio sullo schermo solo a fine match, quando gli inglesi stracciarono i francesi per la gioia del ragazzo, il quale scattò in piedi sul divano e, come un bambino, iniziò a saltellare e cantare l’inno nazionale come un incallito tifoso da stadio.

“Chris, scendi da quel cazzo di divano!” ordinò Lana, prendendolo per un braccio e facendolo sedere “Non hai dieci anni, ma vent’otto, quindi smettila di comportarti come un poppante” per tutta risposta Chris le fece il verso e lei gli fece un dito medio; Jack guardò i due amici punzecchiarsi come due vecchi anziani sposati e sorrise senza farsi vedere. Chissà, presto anche lei si sarebbe comportata così con il ragazzo, abbandonando così i timori e tutte quelle circostanze forzate che impedivano a entrambi di mostrare la propria natura.
“Noi andiamo al letto,” informò Lana poco dopo “Quindi se rimani a vederti i porno metti muto e vedi di non fare rumore. Non voglio sentire i tuoi ansimi da cavallo”
“Almeno io, quando fotto, non urlo come un’indemoniata come te” i due battibeccarono ancora per qualche tempo, concludendo i loro litigi augurandosi buona notte in modo molto distaccato “Buona notte, Jack, e non fidarti di quello che ha appena detto o ti dirà Lana: sono tutte stupidaggini!”
“Tranquillo, Chris, ormai conosco bene Lana” Jack stette al gioco del ragazzo, beccandosi uno scappellotto sulla nuca dalla bionda “Buona notte”

Arrivate alle rispettive stanze, anche le due amiche si scambiarono la buona notte, entrando e chiudendosi la porta alle loro spalle. Rimasta sola, Jack si mise il suo pigiama, composto da una maglia a maniche lunghe dei Beatles e un pantalone della tuta grigio carbone. Si mise sotto le pesanti coperte che subito la riscaldarono e, data un’ultima occhiata al display del telefono posto sul comodino alla sua destra, spense la luce. Nel silenzio, la mora si accorse che fuori stava ancora piovendo e dalla quantità di goccioline che si erano riversate sulla sua finestra appena appannata sembrava stesse piovendo anche molto. Con tutti quei rumori in sottofondo chiuse gli occhi e, nel giro di qualche minuto, si addormentò profondamente.

Quattro ore più tardi la serratura della porta d’ingresso scattò e la porta si aprì con un lieve cigolio di cardini. Una figura incappucciata e piuttosto fradicia per il temporale fece il suo ingresso, affrettandosi a togliersi il cappotto grondante e le scarpe impregnate di terra; con una mano si ravvivò i capelli scuri scarmigliati e, barcollando appena a causa del troppo alcool ingerito qualche ora prima, arrivò fino alla mansarda, nella stanza dove Jack stava dormendo profondamente. Riuscì miracolosamente a spogliarsi senza perdere l’equilibrio e senza il minimo rumore – altro record per lui, che da sbronzo era sempre rumoroso come una mandria di elefanti; infreddolito si infilò prontamente sotto le coperte, dall’altro lato del letto in cui Jack continuava a dormire ignara di tutto. Si mise su di un fianco, coprendosi con le lenzuola e il piumone fin sopra a testa, e come la ragazza al suo fianco anche lui cadde in un sonno profondo.


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