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Autore: throughmyhead    27/01/2021    1 recensioni
Hirugami Sachiro, studente modello di veterinaria, vince una borsa di studio e si ritrova catapultato nella realtà dei salvataggi in mare.
L’oceano non sarà l’unica cosa a rubargli il cuore.
(Una piccola storia che ha la pretesa di cantare, per quello che può, le bellezze e i dolori del mare e dell’amore.)
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kourai Hoshiumi, Sachiro Hirugami
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6.

 

Faceva stranamente fresco per essere estate inoltrata. E poi c’era troppa luce. Si era dimenticato di chiudere le persiane?
Sachiro sbatté le palpebre e si rese conto di trovarsi all’aperto. Stava albeggiando.
Oh, certo. Si trovava su una spiaggia. Nudo. E Hoshiumi era in parte a lui, sdraiato sulla pancia e con la faccia completamente spalmata sulla sabbia, che sonnecchiava beato - nudo pure lui.
Certo che erano proprio due imbecilli, perché non si erano portati costume e teli da spiaggia? Perché non si erano nemmeno preoccupati di rivestirsi? Non che avessero fatto… Aaargh. Hirugami sentì l’improvviso bisogno di nascondersi come uno struzzo, affondando anche lui la testa sotto alla sabbia. O forse doveva farsi una doccia fredda. Non poteva già avere questi pensieri in testa appena sveglio.
“Mhh… vedo che non sei molto abituato a dormire all’aperto” biascicò Hoshiumi.
“Ehm, certo che no?” Stava forse implicando che lui invece lo faceva frequentemente? Cosa diamine faceva quel ragazzo nei suoi giorni liberi?
Hoshiumi girò il viso dal lato opposto e continuò a riposare come se niente fosse.
“Korai, dovresti rimetterti almeno le mutande! Potrebbe passare qualcuno, e sai…” Non che il suo culo fosse una brutta vista - anzi.
“Nnhh non mi interessa! Uffa Sachiro, non abbiamo riposato un cavolo, come fai a rompere le scatole già di prima mattina? Torna a dormire!”
Sí, forse aveva bisogno di dormire un altro po’. Aveva parecchie ore di sonno arretrato da recuperare, e magari così il fondoschiena perfetto di Hoshiumi sarebbe finalmente uscito dai suoi pensieri.
“Vado a prendere i teli mare che abbiamo lasciato in macchina. Tu resta qui e fai il bravo” disse, premurandosi di coprire le sue chiappe con la maglietta.
Mentre tornava alla jeep ripercorse mentalmente gli avvenimenti della notte prima.
Plancton bioluminescente. Bagno allegramente nudi. Scenata da checca. Bacio fotonico.
Si portò la mano sulla bocca perché non ci poteva credere.
Voleva schiaffeggiarsi. Era stato bellissimo. Come poteva stare lontano da Hoshiumi adesso? L’impresa era destinata a fallire sul nascere.
Una volta tornato non perse tempo a stendere un telo sulla sabbia e a lanciarcisi sopra senza troppe cerimonie. Hoshiumi dormiva come un sasso, indifferente a tutto il rumore che doveva aver fatto.
C’era posto per due sulla salvietta, e poi non gli piaceva troppo l’idea che Korai continuasse a sniffare granelli di sabbia nel sonno, quindi lo spostò delicatamente, facendolo girare su sé stesso fino a che non finí sopra al telo, perfettamente fra le sue braccia.
Aveva lanciato qualche grugnito ma non sembrava essersi svegliato di nuovo. Hirugami prese un altro asciugamano e se lo arrotolò sotto la testa, a mo’ di cuscino. Si accoccolò meglio addosso a Korai e si godette quell’abbraccio. La loro pelle sapeva di salsedine e quell’odore gli era inaspettatamente confortante.
“Non avrei mai detto che saremmo finiti così, davanti a un’alba sul mare...” mormorò, più a se stesso che all’altro ragazzo. Ogni tanto lasciare uscire certe parole era liberatorio, gli sarebbero rimaste incastrate in gola altrimenti. “Vorrei stare così per sempre, senza pensare a cosa potrebbe succedere domani...”
“Domani faccio io il cucchiaio grande, Sachiro.” lo sorprese una voce flebile e impastata di sonno. Hirugami si sentì morire di imbarazzo.
“Non stavi dormendo?!”
“Quando smetterai di preoccuparti di cose stupide e penserai un po’ di più a vivere l’oggi, dormirò alla grande. Riposati, adesso!”
Hirugami affondò il naso contro la sua schiena e lasciò che i suoi occhi si chiudessero un altro po’, prima che il sole iniziasse a picchiare alto nel cielo.
Tornarono a mangiare alla locanda, e passarono il pomeriggio esplorando i dintorni. Fecero il bagno e nuotarono parecchio - Korai gli mostrò dove trovare sotto ai sassi le stelle marine, e fu difficile per Sachiro trattenersi dall’esclamare Hoshiumi, hoshi no umi! ogni volta che ne scoprivano una.
Finirono poi in un’altra piccola baia deserta nascosta fra gli scogli, dove si fermarono a guardare le onde infrangersi sulla riva, mentre il sole aveva iniziato a calare fino a sfiorare l’orizzonte. Il cielo si era tinto di rosa e di arancione e la superficie del mare aveva preso a brillare come un cristallo.
Intorno a Sachiro non c’era che luce, i mille riflessi dell’acqua, il tepore del sole e gli occhi gialli gialli di Korai contro quel sole rosso sull’oceano. Quella luce era abbagliante e sembrava entrare in tutte le crepe della sua anima per riempirle.
Abbassò il viso per posare un bacio leggero sull’angolo della bocca di Hoshiumi.
“Lo sai, sei stato il mio primo bacio.” precisò lui.
A Hirugami non sembrò troppo strano, anche lui lo aveva pensato. Korai era molte cose, ma i gesti e le storie d’amore gli sembravano essere indifferenti. Beh, per lo meno fino a quel momento.
“Quindi, in un certo senso per me sei speciale”.
Diamine, cosa aveva fatto di buono per meritarsi le attenzioni di quel ragazzo? Senza dubbio era lui quello speciale fra i due.
Hoshiumi si sedette fra le sue gambe e si rannicchiò contro il suo corpo, come una perla avvolta dalla sua conchiglia. Sachiro nascose il viso fra i suoi capelli. Respirò forte l'odore del sale e di Korai. Fra le sue braccia Hoshiumi era un piccolo miracolo, fragile come il cristallo ma forte come il diamante, meraviglioso come solo lui poteva essere nelle sue mille sfaccettature di coraggio e di debolezza.
“Posso baciarti ancora?” sussurrò al suo orecchio, timidamente.
Hoshiumi arrossì prima di annuire. Era quasi buffo vederlo in quel modo, e Hirugami si rese conto compiaciuto che nessuno prima di lui aveva conosciuto quella sua sfumatura.
Posò le labbra su quelle di Korai e si concentrò sul bacio. Lentamente, con dolcezza, esplorò di nuovo la sua bocca e allo stesso modo si lasciò esplorare. Non sentiva quella fretta di arrivare alla conclusione, come era accaduto per le sue avventure passate, ma indugiava in ogni piccola sensazione, perché ogni suo movimento gli era caro e lo accendeva, e questa consapevolezza metteva i brividi.
Quando si staccarono, le labbra di entrambi erano rosse e umide e il sole era ormai scomparso dietro all’oceano.
“Ancora” chiese Hoshiumi, sottovoce.
Sachiro prese fra le dita il suo mento e sfiorò con il pollice il labbro, prima di invitarlo con una leggera pressione ad aprire di nuovo la bocca, per accarezzare ancora la sua lingua con la propria.
Quel genere di baci umidi lo faceva impazzire. Si chiese se anche lui in quel momento avvertiva lo stesso tipo di desiderio, ma lo sguardo che gli diede quando si staccarono non lasciava spazio a molti dubbi. Era la prima volta che Korai sembrava aver perso completamente il fiato.
Hirugami lo fece sdraiare e si sporse sopra di lui per baciarlo e carezzarlo ancora. Hoshiumi aveva infilato le mani sotto la sua t-shirt e stava facendo scorrere le dita in ogni dove. Si tolse la maglietta per lasciarlo libero di fare, poi gentilmente sollevò la sua e affondò il viso nella sua pancia, facendolo ridacchiare.
“I tuoi capelli mi fanno il solletico”
Hirugami continuò a baciarlo e si maledisse per la quantità infinita di pensieri poco casti che stavano attraversando il suo cervello. L’ombelico di Korai era così perfetto che poteva benissimo essere il centro dell’universo e lui non se ne sarebbe stupito.
Forse i baci che gli stava lasciando sulla pelle si fecero troppo languidi, perché il ragazzo affondò le dita fra i suoi capelli e lo costrinse a sollevare la testa.
“Sachiro…” mugolò.
“Qualcosa non va?”
“No... Anzi…” Hoshiumi distolse lo sguardo, un po’ imbarazzato, e fece un respiro profondo. “Mi piace... molto. Mi sento così strano”.
“Anche a me piace… vuoi che mi fermi?”
“No, no no!” protestò, ricacciando la sua testa contro il suo addome. “Uhm, puoi togliermi la maglietta, se vuoi!” disse sollevando le braccia impaziente.
Afferrò i bordi della sua t-shirt e lo spogliò, tornando poi a baciarlo sulle labbra.
Ah… Korai lo avrebbe fatto impazzire.
“È normale che il tuo corpo reagisca, se stai facendo una cosa che ti piace” spiegò, prima di lasciare che il suo sguardo corresse lentamente sotto di sé, sulle sue clavicole, sulla linea leggera che correva fino al suo ombelico, sulle conche che disegnavano i suoi fianchi. Era bellissimo.
“Più che il “cosa”… credo sia perché sei tu a farlo...” puntualizzò lui, prendendogli la mano e portandola sul suo petto.
Hirugami sentì il cuore sobbalzare e si fece improvvisamente più consapevole di quanto stava succedendo.
Forse Korai si sentiva vulnerabile, perché le sue gambe tremavano leggermente. La fiducia che riponeva in lui, però, doveva essere così grande da non fargli avere esitazioni nemmeno in quel momento.
“Insegnami.” lo pregò, mentre premeva il suo palmo contro la propria pelle. “Insegnami come toccarti, come...”
Sachiro si sentì traboccare di affetto. Abbracciò quel corpo aggrappato al suo, passò il pollice sulla sua fronte, per sciogliere il leggero cipiglio che la tensione gli aveva creato, e poi le dita lungo la sua schiena, a tracciare una strada che non esisteva avanti e indietro infinite volte, senza mai smettere di baciarlo, finché Hoshiumi non smise di avere i brividi.
Infilò poi la mano sotto l’elastico del suo costume da bagno e lo guardò per studiare le sue reazioni. Il suo viso era arrossato, ma non era colpa del sole di quel pomeriggio. Quando anche Hoshiumi ricambiò il gesto e le sue dita si fecero strada lungo il suo inguine, sentì la stessa scarica di sangue salirgli fino alla testa.
Anche se il tramonto era passato, il cielo era ancora chiaro. Sulla spiaggia si sentivano soltanto il fragore leggero delle onde, il canto dei gabbiani in lontananza, e il rumore dei loro sospiri un po’ affannati.
I loro fianchi presero a muoversi istintivamente, scontrandosi alla ricerca di una frizione che placasse il desiderio incontrollabile che li aveva presi. Quel dondolarsi incontro, pelle e polpastrelli, non faceva altro che alimentare in Hirugami l’ardore che bruciava per Korai, tutta la voglia di sentirlo.
“Sachiro, guardami” lo supplicò.
L’espressione di Hoshiumi era quella di qualcuno pronto ad affidargli la sua intera anima. Insieme alla fiducia, nei suoi occhi lesse anche quell’urgenza che lui stesso avvertiva e ben comprendeva.
Con un piccolo cenno della testa, Hoshiumi ribadì il suo permesso di andare avanti.
“Fermami, se faccio qualcosa che non… Se ti faccio male…” gli raccomandò.
Hoshiumi annuì ancora, ma non lo fermò mai.
Sachiro lo guidò piano, rassicurandolo, lasciandogli il tempo di abituarsi a quelle nuove sensazioni.
La sua bocca disegnava una piccola “o”, quasi fosse stupito di quanto potesse sentire, e i suoi occhi catturavano curiosi tutti i loro gesti. Le sue mani non smettevano di cercare il suo viso e aggrapparsi alla sua schiena e stringerlo forte.
Sachiro lasciò sul suo collo una scia umida di baci, per distrarlo dall’attimo in cui entrò in lui ancora più profondamente.
Se aveva sentito dolore, Hoshiumi non lo fece notare. Non era più teso, al contrario sembrava perfettamente a suo agio, quasi incantato da tutti gli stimoli che lo stavano sommergendo. Ascoltava il suo corpo e si muoveva di conseguenza. Sembrava fluissero insieme come l’acqua viva di una corrente.
“Ah, Korai…”
Quella sensazione era così intensa da appannargli la vista e fargli perdere le parole.
Tutta la meraviglia che sento, la stai sentendo anche tu?
“È così bello che mi sto sciogliendo…” disse lui senza alcun preavviso, rispondendo così a quel dubbio che non era nemmeno riuscito a formulare ad alta voce, ma che Hoshiumi aveva sentito comunque.
Hirugami sorrise e si abbandonò completamente a quel dondolio, aumentando gradualmente il ritmo. Il desiderio che si faceva strada fra di loro era come una marea. O forse no, non esattamente. Lui era l’acqua, e Hoshiumi la luna che lo faceva muovere, il pianeta che scatenava le sue onde. Il suono dolce dei suoi gemiti era il canto delle sirene che lo rendeva liquido fra le sue braccia.
“Mhh, Sachiro… Mi sento così pieno che potrei scoppiare…”
Hirugami si bloccò e scoppiò a ridere. Detto così non sembrava esattamente una bella cosa.
“Ma cosa fai, proprio sul più bello?! Continua a muoverti, non ti fermare!”
Sachiro rise di nuovo e si attardò a mordicchiargli un orecchio, prima di ricominciare a muovere i fianchi.
“Korai, te ne prego, la prossima volta usa la parola venire…”
Anche Hoshiumi ridacchiò, ma quel suono candido finì col trasformarsi in poco tempo in un gemito molto meno innocente.
Korai era favoloso. Non esisteva filtro per ciò che sentiva, e per Hirugami quella sincerità con cui si affidava a lui era destabilizzante. Il modo in cui avevano finito per farlo, in quella maniera spontanea, forse un po’ grezza, aveva il sapore di una complicità insostituibile. Era stato come se il resto del mondo fosse scomparso, insieme a tutte le preoccupazioni. Esistevano solo loro, la natura incontaminata, e quella voglia intensa di scoprirsi così a fondo. Ma era forse giunta l’ora di tornare - notò solo in quel momento come ci fosse sabbia in ogni dove, ed era decisamente il caso di farsi una doccia seria, ma l’acqua del mare non avrebbe portato molto sollievo a Korai in quel frangente. E Hirugami voleva prendersi cura di lui sotto tutti gli aspetti.
A malincuore lo invitò a tornare alla jeep e a fare ritorno in paese.
“Rimani da me a dormire, ti va?”
Lo accompagnò al suo appartamento e gli preparò un bagno caldo. Hoshiumi era stupidamente pieno di energie e si lanciò in una colorita dissertazione sulle abitudini riproduttive delle balene, sottolineando come fosse assurda la credenza popolare secondo cui avessero bisogno di un terzo partecipante per rimanere a galla durante l’atto. Sachiro lo ascoltava e annuiva, senza preoccuparsi di trattenere le risate, mentre gli lavava i capelli. Si sentiva stordito ed inebetito, ma in un modo piacevole. Forse era in overdose da serotonina.
Gli offrì una maglietta da usare come pigiama, che su Korai cadeva sui fianchi come un piccolo vestito da quanto gli era larga, e si infilarono insieme sotto le lenzuola.
“Sachiro, stavolta vedi di non svegliarmi all’alba, che domani é domenica. E poi te l’ho detto, tocca a me fare il cucchiaio grande”.
Hirugami sorrise e si lasciò abbracciare, beandosi di quel momento di felicità perfetta.

 

 

 

 

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