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Autore: Khailea    27/01/2021    0 recensioni
Una stirpe persa nel passato, la cui memoria è conservata nelle carte più remote del castello.
Forse a nulla i loro racconti serviranno per affrontare le difficoltà del presente, ma la conoscenza non è mai cosa di cui dubitare.
Raccolta di AU one-shot originali sulle regine di Mewni inventate da me.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cadence Butterfly, l’Esploratrice.

 
  • Data nascita:X0075
  • Data morte: X0???
  • Sposata con: Burgo Menstron
     
 
"Bella come il sole ed inafferrabile come il vento,
ma dalle sue labbra altro non usciva che un annoiato lamento.
Dal suo piccolo mondo lei guardò molto più in là,
ma il suo ultimo viaggio la condusse nell’aldilà."
 
 





 
Alla nascita di Cadence, Mewni era molto cambiata rispetto a qualche anno prima, si era ingigantita ed espansa, e con lei anche le esigenze dei sudditi. Da semplice villaggio era nato un vero e proprio regno, i cui usi e costumi avevano preso a cambiare ed una solida gerarchia aveva iniziato a formarsi. Tutto ciò era perfettamente normale, visto i mewmans non erano più un popolo nomade, ma significò anche che la madre dovette occupare la maggior parte del proprio tempo a prendersi cura del regno.
La bambina sembrava perfetta in ogni suo tratto, dai grandi occhi verdognoli ai capelli biondi, ma al contrario di quanto era successo alla madre ed alle precedenti regine lei aveva già alle guance i simboli che distinguevano la famiglia Butterfly, nel suo caso simili alla rosa dei venti. Il giorno in cui Cadence nacque si tenne una grande festa, organizzata dal padre della bambina, un giovane uomo dai capelli biondo cenere e gli occhi verdi, appartenente a quella prima schiera di nobili che aveva iniziato a svilupparsi in quegli anni; era un brav’uomo, anche se incline allo sfarzo ed alle oltremodo espansive cerimonie. Quella per la figlia durò addirittura un mese.
Purtroppo la madre non poté godersi appieno le celebrazioni, in quanto Mewni aveva bisogno di lei, ciononostante non si separò mai dalla figlia, e la portò con sé in ogni occasione per averla vicina. I primi anni della piccola passarono in questo modo, crescendo vedendo in prima linea cosa significava governare un regno e tutti gli obblighi ad esso collegati. Le poche volte in cui non poteva seguirla rimaneva con la notta, la quale tuttavia preferiva di gran lunga la solitudine, e passava la maggior parte del tempo nella propria stanza, al buio. In un certo senso però erano i momenti preferiti della bambina, perché durante i precedenti sei anni il padre aveva fatto sì che l’intero castello venisse ricostruito da cima a fondo. Questo significava che c’erano moltissime stanze da scoprire, ed angoli che con la madre non avrebbe potuto osservare. Nonostante l’opulenza del genitore non facesse parte dei gusti di Cadence, riteneva che quel castello fosse il dono più grande che le avesse fatto. Anche se la maggior parte del tempo era occupata con i suoi incarichi, la madre si premurò costantemente di poter garantire alla figlia tutto ciò di cui aveva bisogno, come pure cercò di fare anche il padre, ed una costante preoccupazione era che potesse avere degli amici con cui un giorno passare delle giornate. Vennero organizzate per questo motivo delle feste danzanti in modo potesse omologarsi alle genti che la circondavano, anche se suo padre cercava sempre di selezionare le persone più vicine alla nobiltà.
I loro tentativi però non furono così buoni come sperarono.
Più Cadence parlava con la gente, più la trovava noiosa. I loro discorsi, i loro piaceri, tutto era privo di interesse per lei, e non ci volle molto prima che questo sentimento si trasformasse in un senso di superiorità. In un certo senso era come se lei fosse stata in grado di vedere le cose da una prospettiva più ampia rispetto a loro, concentrati su frivolezze stantie.
Questo suo pensiero fece sì che già a dodici anni venisse emarginata dalla maggior parte delle persone, che pur rivolgendole parola lo facevano con un certo distacco.
Tutto ciò in ogni caso era reciproco.
La curiosità della ragazza si estese in pochi mesi dal castello alla città che sua madre stava costruendo, e di conseguenza anche a ciò che la circondava. In quattro anni non ci fu più un solo angolo a lei sconosciuto di quel territorio, ma proprio per questo il mondo cominciò ad essere tremendamente piccolo per lei.
Le sue escursioni erano incredibilmente professionali per una giovane ragazza, portava con sé non solo il necessario a sopravvivere per giorni, ma anche fogli e calamai per poter creare delle mappe di tutto ciò incontrava. Ad un certo punto perfino gli esploratori cominciarono a seguirla, vedendo nella sua intraprendenza l’occasione per conoscere nuovi territori.
I suoi tentativi di allontanarsi furono sempre maggiori, ma vicina alla maggiore età i genitori vollero lei fosse più legata a Mewni, e la sua libertà si ridusse.
Ricevimenti, udienze, incontri, sostegni al popolo, feste, queste divennero le sue giornate, che culminarono con il passaggio della bacchetta magica della madre a lei.
Fu un giorno estremamente importante per tutto il popolo, ma per lei significò solamente più doveri legati ad un unico luogo. Nelle sue mani la bacchetta si trasformò, divenendo molto diversa rispetto a quella della madre, perfino rispetto a quella della nonna; l’asta divenne di un grigio tetro, molto più corta e maneggiabile tramite un manico, mentre sulla cima si creò una bussola perfettamente funzionante.
Nessuno ebbe alcun dubbio sul fatto rappresentasse il suo animo da esploratrice, ma farle accettare quel dono fu molto difficile, se non quasi impossibile. Nonostante i tentativi di spronarla sia del padre che della madre Cadence fu sempre molto restia nel trascorrere più di una settimana all’interno del regno per occuparsi dei doveri regali. Sosteneva la madre poteva ancora benissimo occuparsene, e che anzi chiunque avrebbe potuto farlo, quindi tanto valeva assegnare l’incarico a qualcuno e lasciarla andare, mentre quando le veniva detto che dalla bacchetta derivavano enormi responsabilità rispondeva che potevano anche riprendersela.
Talvolta perfino nei suoi viaggi più lontani la lasciava al castello, nella sua camera, ma grazie alle sue esplorazioni Mewni poté espandere la sua conoscenza come mai prima di allora. Vennero scoperti non solo nuovi territori, nelle cui mappe vennero accuratamente rappresentate montagne, fiumi e sentieri, ma anche zone abitate prevalentemente da mostri, e questa conoscenza avrebbe permesso ai mewmans di preparare dei sistemi di attacco adeguati ad ogni evenienza.
Gli anni passarono rapidamente, ed il tempo che Cadence passava nella sua dimora si era drasticamente ridotto; perse non solo numerosi avvenimenti importanti per i suoi genitori, ma anche il funerale della nonna, venuta a mancare durante la sua assenza, eppure di tutto ciò lei non se ne curò mai.
Il risentimento crebbe all’interno della famiglia, dove in particolare la madre stava cominciando a perdere la sua ben conosciuta pazienza. Il regno aveva bisogno di una regina, ed Cadence non poteva sottrarsi a questo incarico, era ciò che ripeteva ogni volta la vedeva, ma le sue richieste continuarono ad andare a vuoto fino a quando la regina non impose la segregazione della figlia all’intera Mewni. Non le sarebbe mai più stato permesso di uscire dalle mura della cittadina, e non avrebbe più potuto allontanarsi senza una scorta a controllarla.
All’alba dei vent’anni della ragazza il rancore nella madre si trasformò in odio, ed il suo intervento fu fin troppo efficace visto a malapena riusciva ad uscire dal palazzo. Altri quattro anni passarono senza che Cadence rivolgesse più parola alla madre, costretta ad adempiere ai suoi compiti in quanto futura sovrana.
Incapace di sopportare un giorno di più quella vita Cadence prese infine una drastica decisione.
Se Mewni aveva bisogno di una sovrana allora l’avrebbe avuta.
Alla successiva festa organizzata dal padre la ragazza interruppe le danze per fare un importante annuncio, affermando che quella sera infatti avrebbe scelto il suo compagno per la vita. Lo stupore che si creò nella stanza durò però ben poco, in quanto nessun’uomo sembrava desideroso di diventare suo marito, tuttavia la parola della futura regina era legge, e non avrebbe avuto altra scelta.
In una manciata di secondi Cadence raggiunse in maniera casuale uno degli uomini più vicini a sé, avente gli occhi ed i capelli neri ed appartenente ad una delle tante famiglie nobili che già erano state invitate molte altre volte. Il giovane tentò subito di tirarsi indietro, dicendo non era degno di sposarla, e che in realtà aveva già una fidanzata. Cadence però fu completamente sorda di fronte alle sue proteste, affermando il loro matrimonio si sarebbe tenuto la mattina seguente.
Era evidente questa sua decisione avesse un secondo fine, anche se non era chiaro di quale si trattasse, ma nessuno fu in grado di opporsi, ed all’alba il matrimonio venne celebrato di fronte a tutta la città. Cadence non si era preoccupata di far le cose in grande, le era bastato un abito bianco ed una figura che potesse ufficializzare la loro unione, fu già molto se la famiglia del ragazzo poté assistere, ma non certo con i cuori colmi di gioia.
Il primo bacio scambiato tra i due fu freddo ed arido, eppure negli occhi della donna c’era una grande, inspiegabile e spaventosa gioia. A partire da quel giorno il suo obbiettivo divenne uno solo, quello di concepire un figlio, e non trascorse giorno senza che tentasse di ottenere il suo desiderio. Il dolore del compagno non le importava, ed anche se fosse fuggito ne avrebbe trovato comunque un altro, ma lo costrinse a rimanere al suo fianco con la minaccia che altrimenti la famiglia ne avrebbe pagato le conseguenze.
Finalmente un giorno Cadence rimase incinta, e contò con trepidazione i giorni che la separavano dal tanto desiderato parto. Quel giorno nonostante il dolore e la fatica pretese di rimanere sola, ma nessuno fu comunque amareggiato nel sentire le sue urla fuori dal palazzo, solo il primo vagito del neonato scosse gli animi dei presenti, che si chiesero quale triste destino Cadence avrebbe riservato alla piccola creatura.
Trascorse almeno un’ora in cui l’unico suono udibile era il suo pianto, prima che qualcuno si decidesse ad entrare, trovando la bambina sola nella camera con accanto la bacchetta della regina, e la finestra completamente spalancata.
   
 
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