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Autore: Juriaka    28/01/2021    3 recensioni
[AtsuHina] [Side!BokuAka, IwaOi, KageHina, KenHina - le ultime due sono più di stampo platonico, ma potrebbero variare perché questa storia procede infischiandosene delle mie volontà]
Hinata si ritrova in un mondo in cui tutto funziona al contrario, o non funziona affatto. Non ricorda da dove provenga, né la sua famiglia. Sa soltanto che ha perduto qualcosa - non sa però di preciso cosa -, e che per uscire da quel luogo sottosopra dovrà ritrovarlo. Ci sono, tuttavia, alcune regole fondamentali da tenere a mente: non arrivare mai in ritardo, non pronunciare mai quella parola che inizia per 'F', e non dimenticare mai il suo nome. Più circa un altro migliaio.
Con la gentile partecipazione d'un gatto un po' (parecchio) diabolico, una ciurma di pirati, un motociclista sotto l'oceano e due volpi ancor più diaboliche del gatto, e tanti altri.
(AU ispirata ad Alice nel Paese delle Meraviglie)
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Atsumu Miya, Osamu Miya, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: AU, Nonsense | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Note: prima di tutto devo ringraziare proprio con il cuore time_wings , che ha scritto un nonsense (che in realtà, ha tutto il senso del mondo), senza il quale questa storia non avrebbe mai - e poi mai, e poi mai - preso forma nella mia testa, e che mi ha gentilmente autorizzato a inserire l'inizio di quella meraviglia come introduzione a questo capitolo (quindi, la parte inserita fra i due asterischi è tutta farina del suo sacco). Vi lascio il link: Il Circo delle Streghe Thank you so much, e buona lettura, anche se questo è solo il prologo e dunque è piuttosto breve!

*

Buongiorno e benvenuti, miei signori, al Circo delle Streghe, ove ogni cosa è dubbia e a tratti ignota. Benvenuti e mettetevi comodi, per quello che potete.
Ebbene, prima qualche regola.

Punto 1; qui non ci sono finestre.
Punto 2; potreste temere di restare bloccati, ma per voi ci sono uscite a ogni angolo.
Punto 3; se siete deboli di stomaco evitate di salire, perché spesso viaggiamo veloci.
Punto 4; divertitevi, ma sappiate che è solo una simulazione.

Ora, se posso avere la vostra attenzione, vi intimerei di non fidarvi di nessuno, perché è un mondo distorto, fa paura e a volte puzza di morto.
Oh, dimenticavo, non masticate gomme: potreste soffocare.

*

Sai dov’è l’inferno, Hinata? Nella tua testa.



Quando Hinata aprì gli occhi, si ritrovò immerso in un banco di nebbia.
Era una nebbia strana, color lavanda, talmente fitta che a malapena riusciva a distinguere il contorno delle proprie dita. Brillava come la porporina.
È un sogno, pensò subito, voltando la testa spaesato.
Alla cieca, Hinata proseguì dritto (anche se, riflettendoci, il concetto di ‘dritto’ perdeva di veridicità in quel luogo del tutto privo di punti di riferimento), allungando le braccia davanti a sé come uno zombie, timoroso di urtare qualcosa.
‘’Guarda che stai girando in tondo’’, sussurrò una voce maliziosa.
Hinata trasalì. S’affrettò a osservarsi intorno circospetto, volgendo la testa prima a destra e poi a sinistra, verso il basso e verso l’alto. Era impossibile però riuscire discernere qualcosa, all’interno della foschia color malva.
‘’Dove sei?’’ domandò allora.
‘’Sono Qui’’ continuò la voce, e a Hinata sembrò che il suo tono giocoso riecheggiasse tutt’intorno. Ma anche dentro, in un certo senso, come se fosse fuso al proprio pensiero.
‘’Sì, ma qui dove?’’
‘’Qui, l’ho appena detto.’’
‘’Sì, ma dov’è qui?’’
‘’Che domanda stupida’’ soffiò la voce infastidita, e Hinata immaginò un naso arricciarsi. ‘’Qui è dove non è.’’
Oh, adesso sì che è tutto chiaro!, pensò Hinata ironico, troppo educato per manifestare il proprio disappunto ad alta voce.
‘’E allora lì dov’è?’’
‘’Sicuramente non Qui.’’
Hinata si morse le labbra. Non stava capendo un accidente. Detestava sentirsi stupido, anche se si trattava d’un sogno.  
‘’Ma tu da dov’è che sbuchi?’’ continuò poi la voce, incuriosita.
‘’Vorrei saperlo anche io!’’ sbottò Hinata, che continuava a vagare a vuoto come un spirito errante. ‘’Ho aperto gli occhi, e mi sono ritrovato qui!’’
‘’Ah, comprendo.’’
‘’Che cosa?’’ lo incalzò Hinata, giacché voleva comprendere anche lui.
‘’Tu vieni da .’’
‘’Là? E dov’è Là? Anzi no, lascia perdere.’’
La vocina fischiò, come se volesse esprimere apprezzamento. Hinata, nel frattempo, continuava a brancolare nel buio. O meglio, nel lavanda.
‘’Devo svegliarmi’’ borbottò fra sé, dandosi un pizzicotto sul dorso della mano. Forte, più forte ancora, torcendosi la pelle sino a perdere la sensibilità.
‘’Non funzionerà’’ gli spiegò la voce, saccentemente. Hinata sobbalzò una seconda volta, perché adesso percepì la voce molto più vicina, come se qualcuno, qualcosa, stesse sussurrando direttamente al suo orecchio.
‘’Non puoi svegliarti, è la regola.’’
‘’Quale regola?’’
‘’La regola di Qui.’’
‘’Ci sono delle regole?’’
‘’Tutto ha delle regole. La prima è questa: non potrai svegliarti finché non avrai trovato quello che stai cercando.’’
‘’Ma io non ho perso niente!’’ sbottò Hinata, che iniziava a spazientirsi. Dannazione, voleva uscire da lì subito, la nebbiolina luccicante aveva iniziato a trasmettergli una sensazione di soffocamento, e questo lo rendeva inquieto. O forse, stava soffocando per davvero.
‘’Certo che sì, invece’’ ribatté l’altro, in uno sbuffo. ‘’Qui tutti abbiamo perduto qualcosa.’’
‘’E perché ne sei così convinto?’’
‘’Perché altrimenti non saresti venuto Qui.’’
‘’Ma io non so cosa cercare!’’
‘’Questo è un tuo problema, mica mio. Lo scoprirai da solo.’’
A quel punto, Hinata immaginò che chiunque parlasse stesse anche sorridendo. Si trattava d’un ghigno un po’ inquietante, per la verità, fatto d’una fitta fila di denti aguzzi e luccicanti.
O forse, lo vedeva per davvero.
‘’Ottimo’’, disse allora, perché Hinata era coraggioso e perché il silenzio lo spaventava troppo. ‘’C’è qualcos’altro che dovrei sapere, su questo posto?’’
‘’Non è Questo Posto. È Qui. Questo Posto è un altro luogo. Periferico, abbandonato a se stesso, lì la nebbia è grigia e puzzolente e i cornicioni cadono a pezzi. Ci sono stato solo una volta nella mia vita, per una sostituzione, e non ripeterò l’esperienza. Piuttosto mi dimetto. Non ti portano neanche il caffé quando arriva il cambio del turno.''
''Da me, Qui, Lì, Là e Questo Posto, non esistono mica!’’ osservò Hinata, indeciso se sentirsi piccato perché era palese che l'altro lo stesse prendendo in giro o se lasciarsi trascinare da quella stravaganza.
‘’E allora tu di dove sei?’’
‘’Io…’’ e qui, Hinata s’interruppe, boccheggiando come un pesce. Ma lui, di preciso, da dov’è che veniva?
‘’Non me lo ricordo!’’ esclamò, più sorpreso che irritato. Possibile che non ricordasse la propria provenienza? La sua casa? La sua famiglia?
‘’Non ricordo nulla! O meglio, ricordo la mia età, e so che mi piacciono le cosce di pollo arrostite.’’
‘’Quelle piacciono anche a me. Il tuo nome lo ricordi?’’
‘’Sì!’’ rispose Hinata, sollevato.
‘’Bene, tienitelo stretto. Se dimentichi il tuo nome sei perduto. È un’altra delle regole.’’
‘’E quante ce ne sono?’’ domandò dunque, iniziando a sentirsi pervadere le ossa dalla disperazione. Insomma, era una schiappa con la memoria!
‘’Ne sono all’incirca un milione e seicentoquarantatremilacinquecentosessantotto. Ma possono aumentare o diminuire, dipende dal meteo e dalla località.’’
‘’Ma non potrò mai impararmele tutte!’’
‘’Questo è un problema tuo, mica mio.’’
‘’Non puoi dirmi solo quelle principali? Per favore!’’ supplicò, il panico che cresceva a dismisura nel petto.
‘’Mmh, il nostro concetto di ‘principale’ potrebbe differire, ma comunque… Oh, questa è importante: non pronunciare mai quella certa parola che inizia per F.’’
‘’E che parola sarebbe?’’
‘’Ma sei scemo per davvero? Se potessi pronunciarla, non sarebbe proibita!’’
‘’E io come faccio a evitare di dirla se non so quale sia?!’’
‘’Beh, ma questo è un problema tuo, mica m-’’
‘’D’accordo, d’accordo!’’ lo interruppe Hinata, continuando a proseguire dritto - o meglio, in tondo. ‘’Poi?’’
‘’Oh, questa è divertente: non dovrai mai, mai e poi mai, innamorarti di nessuno.’’
‘’E perché no?’’
Hinata interruppe il passo, le sopracciglia affusolate tutte accartocciate in un’espressione di totale confusione. Insomma, non è che per lui fosse un gran problema. Anzi, forse era l’unica regola sino a quel momento di cui aveva realmente a compreso il significato. Però insomma, che c’era di male nell’innamorarsi?
‘’Non puoi e basta’’ tagliò corto la voce. ‘’Poi: non devi arrivare mai in ritardo.’’
‘’In ritardo? Dove, come, quando?’’
‘’Il dove, il come e il quando’’ replicò la voce piccata, come se d’improvviso si fosse offesa. ‘’Sono concetti totalmente futili, che privano le cose del loro vero senso.’’
Quello che dici tu è privo di senso, avrebbe voluto rispondere Hinata, ma resistette all’impulso. Non voleva risultare impudente, dopotutto quella voce era la sua unica compagnia!
‘’Ora, passiamo all’ultima. Ed è fondamentale che tu stia attento, poiché è la più importante di tutte. Mi hai sentito?’’
Hinata, col cuore che prese a palpitare forte, annuì (non sapeva però se l’altro l’avesse effettivamente notato) e si concentrò, determinato a imprimersi nella  mente ogni singola sillaba.
‘’Allora...’’
‘’Sì?’’
‘’Questa regola… Niente, l’ho scordata. Accidenti!’’ esclamò. La voce pareva davvero indispettita da se stessa. ‘’Mi detrarranno questa dimenticanza dallo stipendio! Oh, siamo arrivati.’’
Hinata arrestò bruscamente il suo passo. Arrivati dove? Lui continuava a non distinguere niente!
‘’Hai girato in tondo così tante volte da scavare un solco, così siamo caduti al piano di sotto. E finalmente, ecco La Porta!’
‘’Quale porta?’’
‘’La Porta. Sai, non è che tutte le cose debbano necessariamente avere una spiegazione.’’
‘’Ma senza sarebbe tutto confusissimo!’’
‘’Per te, forse, ché sei dotato di un cervello insignificante. A me non pare confuso proprio un bel niente. Non puoi mica pretendere che ogni oggetto riporti una didascalia, non sei mica finito in un’enciclopedia.’’
Ha fatto la rima!, pensò Hinata ammaliato, poi si riprese.
‘’Dove sia finito è proprio quello che mi piacerebbe sapere!’’
‘’Ancora? Sei Qui. E faresti meglio ad affrettarti, la porta non aspetta mica i tuoi comodi.’’
E d’improvviso, la nebbia color lavanda si dissipò, creando una specie di bolla intorno a lui. Fu allora che Hinata poté notare il pavimento su cui aveva camminato sino a quel momento: era fatto di quella che pareva porcellana, decorata con ghirigori bronzo e oro che s’intrecciavano fra di loro come ramoscelli di edera. Ancor più strabiliante, furono i suoi abiti. Indossava una veste in velluto blu notte, morbida e calda al tatto, impreziosita da ricami argentati che s’arricciavano lungo gli orli delle maniche come fiumiciattoli. In vita, portava allacciata una cintura in pelle lucida, dentro cui era infilato un piccolo pugnale dall’elsa nera come l’ossidiana.  
‘’Che figata!’’ esclamò, eccitato.
‘’Non perderlo, potrebbe salvarti la vita.’’
‘’Salvarmi la vita? Ma che vuol dire?’’ esclamò Hinata sollevando lo sguardo, prima di sbarrare gli occhi.
Un gatto gigantesco, il pelo ispido e color carbone, le iridi fluorescenti come il sole, era acciambellato vicino a una porta.
‘’Vuol dire esattamente quello che ho detto’’ rispose, iniziando a leccarsi la zampa con la lingua rasposa, come se fosse annoiato. Hinata non ricordava né chi fosse nè da dove provenisse, ma era abbastanza certo del fatto che i gatti non solessero parlare, a casa sua.
Poi, il gatto balzò in piedi.
‘’La Porta’’ lo avvertì, drizzando la coda allarmato. ‘’Sta per scomparire. Se non ci entri dentro subito, perderai tutto. Non ti sveglierai più.’
Hinata sgranò gli occhi dall’orrore. Sì, era solo un sogno, ne era certo, tuttavia era talmente vivido che non se la sentì di ignorare l’avvertimento del gatto. Inoltre, Hinata era curioso, e tremava dalla voglia di scoprire cosa si trovasse dall’altra parte. Si diresse dunque verso la porta che si stagliava al centro dello spiazzo, senza essere incastonata all'interno di nessuna parete. Era semplicemente una porta dipinta di bianco che svettava in perfetta solitudine. Lungo i bordi, si srotolavano delle lucine che s’accendevano e si spegnevano a intermittenza, gialle, verdi e rosse. Il pomello, al contrario, era d’oro e pareva molto antico. Hinata la trovò una combinazione assai stravagante, e anche un po’ inquietante. Al centro, proprio sotto l’occhiello, era attaccato un cartoncino con dello scotch, che recitava:  



Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Lasciate ogne speranza, o voi ch’ intrate.


Hinata gettò al gatto un’occhiata terrorizzata. Non era più troppo convinto che aprirla fosse la scelta giusta.
‘’Beh, questa è una citazione alquanto impropria e assolutamente non autorizzata dall’autore originale. Tuttavia, descrive in maniera così accurata ciò che attende coloro che varcheranno questa soglia, che non potevamo non utilizzarla come nostro slogan!’’ rispose quello, prima di iniziare a fare le fusa, strusciandosi contro il suo polpaccio. ‘’Sarebbe stato un vero spreco.’’
Noi chi?, si domandò Hinata, scegliendo poi di tacere perché al momento le priorità erano altre.
‘’Non credo che sia il caso, davvero…’’
‘’Non c’è tempo per tentennare, sta svanendo!’’
E difatti, i bordi della porta divenivano sempre più sbiaditi e trasparenti, come se stesse perdendo consistenza.
‘’Svelto!’’ soffiò il gatto, rizzando il pelo lucido e diventando il doppio più grosso di prima.
Hinata esitò appena un istante. Sii coraggioso!, disse a se stesso. È solo un sogno!
Quindi, trattenendo il fiato, serrò le dita attorno al pomello e ci sgusciò dentro.
E poi, cadde nel Vuoto.

Il gatto, che precipitava accanto a lui, ridacchiò. ''Mi è appena sovvenuta la regola più importante: non fidarti mai dei gatti. Benvenuto all’inferno.’’


Note d'autore:
WEE. Ciao. Allora, questa cosa è inaspettatissima perché doveva rimanere nel mio PC ancora per un po' (volevo portarmi un minimo avanti col lavoro), ma oggi ho proprio gridato e ho detto vabbé senti Y.O.L.O. ed eccomi qua. E, a discapito delle mie note d'autore solitamente chilometriche, per una volta oggi non ho niente da dire se non GRAZIEEE per aver letto e alla prossima!
See ya ♥
  
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