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Autore: lady lina 77    31/01/2021    2 recensioni
La storia dei Romelza riscritta in modo del tutto nuovo, partendo da zero...
Lui è un giovane disilluso dall'amore che dopo aver trascorso tre anni a combattere in Virginia, torna in Cornovaglia e scopre che tutto il mondo che aveva lasciato è in distruzione, suo padre è morto lasciandolo pieno di debiti e il suo grande amore, Elizabeth, è in procinto di sposare suo cugino Francis.
Lei è una giovane ragazza povera di Illugan che viene presa per caso alle dipendenze dei Boscawen e finisce per sposare il nipote di Lord Falmouth, Hugh Armitage, un giovane dalla salute malferma che ha perso la testa per lei...
Ross e Demelza, anime sconosciute, lontane, le cui strade si incrocieranno in modo del tutto imprevisto scardinando ogni loro convinzione sull'amore, sulla vita e sul futuro...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Francis Poldark, Ross Poldark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era stato un inverno molto umido, carico di pioggia, pieno di giornate cupe e raramente serene ma Demelza era certa che lo avrebbe ricordato come il più magico della sua vita. Il suo pancione cresceva col procedere della stagione, il suo piccolo scalciava vivace e lei tutto sommato, anche se si sentiva sempre più simile a Prudie, stava bene ed era in pace con se stessa e il mondo.
La partenza di Ross per Londra l'aveva rattristata ma si era ripromessa di essere forte e di aspettarlo tranquillamente a casa, sapendo che la lontananza era giustificata da un fine più grande e sicura che sarebbe tornato quanto prima per accogliere il loro primo figlio.
Aveva mantenuto le sue promesse ed era stata tranquilla a casa senza sforzarsi, durante l'assenza di suo marito, dedicandosi al cucito e al corredo per il bimbo, alla cucina, aveva preparato conserve con Prudie e certe volte, nelle giornate serene, aveva insegnato ai suoi piccoli allievi nel salotto di Nampara dove li accoglieva con una fetta di torta e del succo d'arancia, cosa indispensabile per la salute dei bambini in crescita, come le aveva detto Dwight che la seguiva da medico passo dopo passo.
Quando Ross era tornato, a metà aprile, il suo pancione era evidente e si sentiva più una orsa goffa che una donna. Aveva temuto che Ross non la trovasse più bella ma la prima notte insieme dopo mesi aveva fugato ogni suo dubbio facendole trovare col marito tenerezza, passione e amore. Con sorpresa aveva saputo da Ross che era stato un preoccupato Falmouth ad insistere perché tornasse a casa quanto prima ed ancora più sorprendente era stato scoprire che lo stesso lord aveva lasciato i lavori a Westminster per tornare in Cornovaglia col suo pupillo per essere nelle vicinanze quando il bimbo fosse nato. Si sentiva amata, molto. Da suo marito e anche da quello strano ed austero padre improvvisato che era diventato parte importante della famiglia che aveva creato prima con Hugh ed ora con Ross.
Aprile passò veloce e anche la prima parte di maggio.
Ross riprese subito a lavorare alla Grace anche se rincasava sempre sia per pranzo sia al pomeriggio presto, evitando di stare fuori troppe ore e quando era a casa ne approfittava per fare quei lavoretti di manutenzione di cui Nampara aveva bisogno da fin troppo tempo e che aveva sempre rimandato: aveva sistemato il tetto, aggiustato alcune assi sconnesse nella stalla e tagliato legna facendone scorta per tutto l'inverno successivo e anche l'estate, se fosse stata fresca, in modo che suo figlio potesse sempre stare al caldo. Poi, con i guadagni e il benessere che la Wheal Grace stava donando a lui e ai suoi lavoranti, aveva comprato nuove sedie e nuova mobilia, abbellito il salotto e aveva regalato una nuova spinetta a Demelza che amava suonare per rilassarsi. E lui amava ascoltarla mentre lo faceva... Spesso cantava per lui, la sera, una deliziosa canzone su una donna che si punge il dito con la spina di una rosa, una canzone inno all'amore che era dedicata solo a lui e che era diventata la colonna sonora del loro rapporto.
Fu nella notte fra il 24 e 25 maggio del 1788 che Demelza iniziò ad avvertire le prime eloquenti avvisaglie del travaglio.
Ross si svegliò immediatamente e nel panico fece persino fatica a vestirsi per andare a svegliare Jud e Prudie e poi correre a chiamare Dwight. E se non fosse stato per Demelza che si era infine alzata dal letto per aiutarlo, sarebbe uscito di casa in mutande e senza pantaloni...
Prudie, in camicia da notte, fu subito da lei e con ordini precisi mandò Jud di sotto a scaldare dell'acqua e a prendere dei panni puliti mentre Ross usciva a cavallo a chiamare Dwight.
Garrick e Sun, agitati per il trambusto, facevano avanti e indietro dal salotto alla camera da letto, facendo capolino insieme coi loro musetti, ma Demelza sentiva sempre più forti le contrazioni e non riusciva a dar loro retta.
Prudie le strinse la mano. "Sai ragazza, lo ricordo quando sei venuta quì la prima volta. Pensavo che avresti portato molti guai...".
Stringendo i denti, Demelza si sistemò meglio sul cuscino per cercare di calmare il dolore. "Oh, perfetto! E così è stato?".
La domestica rise. "Quella nei guai ora sembri tu!".
"Già" - mormorò Demelza, cercando i calmare le contrazioni con delle carezze sul pancione. "Ma sai, lo desideravo talmente tanto".
"Lo desideri anche adesso, col male che ti spacca in due?".
Nonostante tutto, Demelza sorrise. "Sì, anche adesso!".
Prudie le tamponò la fronte bagnata. "Per domattina sarà tutto finito e avremo in casa un nuovo piccolo ed urlante Poldark e un grande ed urlante Jud che griderà perché il piccolo Poldark gli spaccherà i timpani coi suoi strilli".
"O una piccola Poldark...".
Prudie alzò le spalle. "Chissà... Avete scelto un nome per il marmocchio?".
"Sì. Jeremy, se sarà maschio... O Julia Grace se sarà una bambina... Volevo dare come secondo nome quello dei genitori di Ross ma lui mi ha permesso di farlo solo per quello femminile. Non vuole rischiare, dice, di avere un nuovo Joshua in casa, che potrebbe diventare il nuovo seduttore del circondario come fu suo padre dopo che rimase vedovo".
Prudie ridacchiò. "Ricordo il signor Joshua e il signor Ross ha ragione. Meglio non rischiare".
Demelza la osservò incuriosita. "E Grace? Lei com'era?".
Prudie la accarezzò la guancia. "Un angelo. E il suo nome sarà di buon auspicio, in caso a nascere sia una femmina".
Demelza avrebbe voluto dire altro, ma una nuova forte contrazione la bloccò, facendola imprecare come quando, da bambina, viveva con suo padre. Beh, Prudie la prendeva sul ridere ma era decisamente contenta che Ross non fosse presente in quel momento...
Ma il sollievo di essere sole durò poco perché in quell'istante Dwight entrò nella stanza.

...

Julia Grace Poldark nacque alle sei del mattino, presentandosi al mondo con un sonoro pianto. Era una bambina 'in carne', così la definì Dwight quando la vide e coi suoi quasi quattro chili di peso, i radi capelli color miele tendenti al rosso, le manine strette a pugnetto e le guance piene, era uno splendore.
Calde lacrime presero a scendere dal viso di Demelza appena Dwight le mise la piccola sul petto e stringendola a se pensò a quanta strada avevano fatto lei e la sua bambina per arrivare fin lì, a quali miracolose casualità avessero portato a quel lieto evento, a quanto aveva pianto pensando che quella gioia a lei fosse preclusa e alla felicità unica che provava in quel momento. "E' sana?" - riuscì solo a chiedere, mentre la piccola le si attaccava al seno con estrema facilità, come se non avesse fatto che quello da sempre.
Dwight, asciugandosi le mani che aveva lavato in un catino e sistemandosi le maniche della camicia, le sorrise. "E' il ritratto della salute, una bambina perfetta, sana come un pesciolino, forte come un leone e con una voce potente come quella di un cantore di strada. Congratulazioni".
Demelza si chinò, orgogliosa, a baciare la testolina della piccola.
Dwight, dopo averle raccomandato qualche giorno di riposo, la lasciò sola e poi scese di sotto dove Ross, a furia di fare avanti e indietro, aveva fatto quasi un solco nel pavimento. "Complimenti, sei padre di una bambina".
Ross si sentì mancare e trattenne quasi il fiato. "Sta... Stanno bene?".
Dwight annuì, gli sfiorò il braccio e poi gli sorrise. "Sono più in forma di te, a giudicare da quanto sei pallido. Vuoi un cordiale o pensi di farcela a non svenire?".
Ross ridacchiò nervosamente. "Lasciamelo sul tavolo, credo che lo berrò dopo essere andato di sopra".
"E allora corri, ti stanno aspettando".
"Santo cielo, Dwight stavo impazzendo nell'attesa! Quanto diavolo ci hai messo a far nascere la mia bambina?".
Dwight sospirò, prendendo la sua borsa. "Il tempo necessario e a dire il vero Demelza è stata fin troppo veloce. Cosa che non sei tu, che invece che correre da lei stai quì come uno stoccafisso con me a dire stramberie. Sbrigati o troverai tua figlia grande abbastanza per fidanzarsi!".
Ross non se lo fece ripetere, oltrepassò Prudie che scendeva le scale con le lenzuola sporche quasi investendola, corse di sopra e appena vide Demelza seduta sul letto, con un fagottino fra le braccia, sentì il cuore esplodere di gioia come non mai. Coi suoi capelli sciolti, il viso arrossato e stanco ma perfetto, Demelza era il ritratto della salute e della felicità.
Appena lo vide, la donna si chinò sulla piccola. "Julia Grace, credo che sia ora che tu saluti tuo padre".
Ross, a piccoli passi, si avvicinò, sedendosi sul letto accanto a loro. Col cuore in gola guardò fra le coperte che proteggevano la sua bambina e appena la vide, sentì di essersene innamorato all'istante. E l'orgoglio, profondo, di chi ha costruito qualcosa di perfetto ed unico. Era semplicemente meravigliosa, splendida. E sua... "Julia Grace..." - disse piano, con la voce rotta dall'emozione.
Demelza sorrise dolcemente. "Dwight dice che è il ritratto della salute".
Ross prese la piccolina, stringendola delicatamente a se. "Lo vedo, è perfetta! Come siamo riusciti a fare qualcosa di così...".
Le parole si spezzarono nella gola di Ross e Demelza si rannicchiò contro di lui. "Dwight potrebbe spiegartelo in termini scientifici ma io preferisco che rimanga un mistero...".
"Cosa?".
"Come possa essere che un uomo e una donna facciano l'amore e dal nulla prenda vita tutto questo così, come per magia".
Ross annuì, Demelza aveva ragione. Era magia e nessuna spiegazione medica ne avrebbe scalpito il fascino e il mistero intrinseco che ogni nascita, ogni vita racchiude in se. "Stai bene?" - le chiese, solamente.
"Sto bene, sono solo un pò stanca".
"Devi riposare e stare a letto, promettimi che lo farai. Dwight si è molto raccomandato...".
"Lo farò, giuro".
Rimasero abbracciati per lunghi istanti, in un silenzio carico di emozione e serenità dove respirarono quei primi istanti da genitori. Fu Ross a spezzarlo, baciando teneramente le fronti di entrambe. "Lo ricordi? La prima volta che ci siamo incontrati?".
Demelza annuì. "Sì, pensavo fossi davvero un soggetto... strano...".
Ross sorrise. "Ti ho voluta da subito! Credo di aver desiderato baciarti per farti stare zitta persino lì, su quel balcone, con Hugh a pochi passi da te".
Lei rise. "Farmi stare zitta?".
"Eri così molesta e avevi una notevole sfacciataggine e lingua lunga. L'hai ancora, se devo essere onesto... E infatti ti bacio spesso proprio per questo!".
"Buono a sapersi! E comunque, per la cronaca, spero la abbia anche nostra figlia la lingua lunga! Il coraggio di dire sempre ciò che sente senza paura è la massima espressione di forza ed intelligenza".
Ross strinse la bambina. "Oh, la avrà di sicuro! E' una Poldark e noi non amiamo troppo il silenzio e le mezze misure".
Julia, fra le sue braccia, si stiracchiò tranquilla e poi li osservò incuriosita per quello strano chiacchiericcio di cui era protagonista indiscussa. "Sai" - disse Demelza - "E' così fortunata. Ha due genitori che la amano, uno zio che la adora e che già pensa al suo futuro meglio di noi...".
Ross alzò gli occhi al cielo, ricordando bene la stramba idea di Falmouth che tanto l'aveva fatto discutere con lui. "Odio che dia soldi per mia figlia e che a nostra insaputa le abbia aperto un conto alla Banca di Londra, informandoci solo a cose fatte!".
Demelza rise di nuovo. "Vuole essere parte integrante della costituzione della sua dote. Dice che con due genitori come noi, ci vuole uno con un pò di cervello che pensi al futuro dei nostri eredi. In fondo Ross, che c'è di male? Abbiamo scelto di essere una famiglia e lui sarà lo zio di Julia e questo è uno dei suoi modi per dimostrarle il suo affetto. Non è quello che fanno gli zii?".
Ross alzò le spalle. "Mio zio Charles non ha mai aperto alcun conto a mio nome".
"Ma Julia avrà uno zio diverso che vorrà prendersi cura di lei e dobbiamo considerarla una fortuna. La ama e lo sai anche tu! Non ha mai lasciato i lavori a Westminster in anticipo per nessuno, lo ha fatto solo per lei. Più amore c'è, meglio è. Giusto?".
Ross pensò a quelle semplici parole che spesso, dette da sua moglie, racchiudevano realtà ben più profonde che a lui sfuggivano nell'immediato. Era vero, non aveva forse imparato che l'amore segue tante strade, tante vie tortuose e ha mille modi di manifestarsi? Non era forse il periodo migliore della sua vita, con una famiglia tanto ampia e aperta al futuro? Non era bello prendersi cura l'uno dell'altro tutti insieme, come una squadra, ognun a proprio modo? Non era bello che sua figlia avesse attorno tante persone che pensavano a lei? "Hai ragione, più amore c'è, meglio è".
Garrick e Sun comparvero ancora dalla porta e questa volta Demelza li chiamò a se sul letto, per fargli conoscere Julia. E loro lo fecero, annusando il visino di quella placida e perfetta bambina e poi rannicchiandosi sulle coperte accanto a loro.
"Devono proprio stare quì?" - chiese Ross, borbottando.
"Più amore c'è, meglio è" - gli ricordò Demelza con ironia. "E siamo una grande famiglia dove c'è spazio per tutti".
Ross sospirò, prima di chinarsi su di lei e baciarla sulle labbra. 'Più amore c'è, meglio è'... Era abbastanza convinto che da quel momento in poi quello sarebbe diventato il mantra del suo futuro e la base di tutto quello che la vita avrebbe riservato a lui e alla sua famiglia. Il passato, con le sue ombre, era svanito, il futuro era a portata di mano e con amore, sarebbe stato roseo e felice per il resto delle loro esistenze.
  
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