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Autore: AlbAM    31/01/2021    25 recensioni
Alba, trentenne single e convinta di essere destinata a rimanere tale, è assillata da un incubo ricorrente di cui non riesce mai a scoprire la conclusione.
Azaele, diavolo romantico e casinista, è convinto di aver riconosciuto in lei il suo amore perduto.
Michele, il suo migliore amico, è un angelo gentile e protettivo che è sempre finito nei pasticci per cercare di tirare il suo amico fuori dai guai.
In una Roma un po' reale e un po' inventata le loro vite si incrociano inevitabilmente.
Riuscirà Azaele a riconquistare Alba?
E Michele ce la farà a tenere l'amico lontano dai guai o finirà inevitabilmente per essere coinvolto nei pasticci combinati da Azaele per riconquistare la donna di cui è innamorato da quattrocento anni?
E Alba? Come cambierà, se cambierà, la sua vita? E se scoprisse di non essere esattamente la persona che ha sempre creduto di essere?
Genere: Comico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Universo Aza&Miky'
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Capitolo 19

Fidati di me



Azaele, sapeva che stava arrivando la resa dei conti, era ora di chiudere la partita prima che la situazione potesse degenerare.

Mentre raggiungeva la dependance che fungeva da sala da pranzo dell'agriturismo, per l'occasione trasformata in sala conferenze, annuiva distrattamente a Rossi-Corioli che gli stava elencando le incredibili opportunità di guadagno a cui avrebbe potuto accedere unendosi al gruppo di multilevel marketing, da lui recentemente costituito grazie alla partecipazione di madre, cugino disoccupato e fidanzata.

Una volta entrati in sala, Azaele si liberò di Rossi-Corioli indicandogli cortesemente la sedia libera più lontana possibile dal tavolo degli organizzatori. Cercò con lo sguardo Alba, ma non la vide da nessuna parte. Sospirò, prese il microfono, tossicchiò per attirare l'attenzione dei presenti e cominciò a presentare la giornata, elencando i vari laboratori e le loro finalità. Tutti iniziarono a prendere appunti, anche i demoni.

Dopo qualche minuto entrarono in sala Marzia e Alba. La prima si precipitò, con aria colpevole, a cercare una sedia libera. La seconda osservò perplessa le ampie vetrate di cristallo completamente ricoperte da poster che mostravano eroici impiegati con le braccia alzate a simboleggiare la vittoria sulla montagna appena scalata. Ballerine in equilibrio sulle punte, fiere di ballare sotto la pioggia scrosciante. Pugilesse in posa d'attacco contro invisibili avversari e il solito elefantino timoroso di attraversare il fiume che Alba aveva già incontrato in infermeria.

Ogni immagine, rigorosamente ambientata all'aria aperta e all'alba di una nuova vita piena di successi, era corredata dall'immancabile frase motivazionale.

Impiegato scalatore: “Abbiamo quaranta milioni di ragioni per fallire, ma non una sola scusa”.

Ballerina sotto la pioggia: “La vita ha due regole. La prima è non arrendersi mai. La seconda è non dimenticarsi mai della prima”.

Pugilessa: “Il duro lavoro batte il talento, quando il talento non lavora duro”.

Elefantino timoroso: “Tutte le cose sono difficili, prima di diventare facili”.

Alba pensò che sarebbe stato molto più motivante poter ammirare il panorama per il quale erano state progettate le ampie vetrate, piuttosto che quei poster patetici. Sospirò e raggiunse l'ultima sedia libera disponibile.

Azaele finì il discorso di presentazione formò i gruppi di lavoro e dichiarò ufficialmente iniziata la "sfida del secolo". Uno scroscio di applausi concluse il suo intervento.

Umani e demoni defluirono dalla sala scambiandosi opinioni sul discorso di Azaele e sul gruppo di lavoro al quale erano stati assegnati.

Alla fine rimasero solo Azaele e Alba che, almeno apparentemente, stava finendo di prendere appunti.

La signorina Corelli rientrò nella sala, squadrò malamente la collega ancora seduta e le disse gelidamente "Stiamo aspettando solo te!"

Alba chiuse il quaderno degli appunti, rivolse un'occhiata indecifrabile a Molinesi e poi si alzò per seguire la Corelli.


#


La giornata di corsi si era rivelata un vero incubo, almeno per Alba. La mattina era stata caratterizzata da una tensione continua. In particolare durante il laboratorio "Trasparenza e sincerità" che avrebbe dovuto aiutare i colleghi ad affrontare e superare eventuali incomprensioni, ma che si era trasformato nella saga delle accuse e delle vendette.

Martini e la Corelli si erano alleati contro i colleghi. La prima aveva raggiunto vertici di acidità inediti e il secondo aveva accusato tutti, tranne la sua alleata, di essere zavorre inutili e incompetenti.

Alba non poteva credere alle sue orecchie e quando le accuse e le offese avevano superato il limite, non era riuscita a fare meno di desiderare che qualcosa tappasse la bocca ai due odiosi colleghi. Immediatamente dopo le lingue di Martini e della Corelli si erano gonfiate in modo abnorme e i due avevano cominciato a tossire così forte da essere costretti a lasciare l'aula per andare a bere qualcosa.

I presenti avevano tirato un sospiro di sollievo.

Alba però non si era affatto rasserenata, tutt'altro. Era sicura di avere a che fare con l'improvviso gonfiore della lingua dei colleghi.

La cosa che più l'angosciava però, era che per tutto il giorno aveva avuto la sensazione che nelle aule ci fossero molte più persone di quelle che vedeva realmente, una sorta di affollamento "malefico" che le provocava un fortissimo senso di malessere e nausea.

Aveva ringraziato il cielo (malgrado fosse atea) quando alle cinque, finalmente, l'ultimo laboratorio della giornata "Fantasia al potere" si era concluso con la raccolta firme per l'avvio del progetto SMART! a cui si era rifiutata categoricamente di partecipare.

Alba infatti non riusciva in nessun modo a capire come i suoi colleghi si fossero potuti esaltare di fronte alla proposta avanzata orgogliosamente da Rossi-Corioli, di produrre delle magliette con il logo della ditta e l'immagine dell'impiegato del mese, per poi venderle online.

Quando aveva cercato di sostenere che nessuno al mondo, a parte qualche parente stretto del malcapitato impiegato di turno, avrebbe potuto provare interesse all'acquisto di una simile maglietta, Rossi-Corioli l'aveva tacciata di mancanza di coraggio nello spingersi oltre gli “angusti limiti del sentiero dell'ordinarietà”.

Alba aveva risposto che a volte tra coraggio e idiozia c'era una sottile linea di demarcazione e che personalmente mai e poi mai avrebbe accettato di aggiungere la sua firma a sostegno del progetto.

Tale reazione aveva provocato lo sconcerto dei colleghi e la felicità del demone Zirael, che aveva scommesso contro il collega Razomiel, vero autore della proposta nonché suggeritore occulto di Rossi-Corioli, che almeno uno degli umani avrebbe dimostrato di non essere così imbecille da accettare di firmare una simile idiozia.

Allo scadere dell'orario Alba era praticamente fuggita dall'aula e aveva attraversato i corridoi dell'agriturismo che col sopraggiungere dell'imbrunire avevano cominciato a sembrarle molto meno allegri e accoglienti.

Quella mattina infatti aveva ammirato i vasi di fiori colmi di violette e ciclamini, i colori pastello che differenziavano le pareti dei tre piani e le decorazioni floreali che le abbellivano, gli specchi decorati da cornici fantasiose ispirate alle favole di Esopo.

Ma ora che la penombra nascondeva i colori allegri, ogni volta che Alba incontrava uno specchio sentiva una strana inquietudine e distoglieva subito lo sguardo per timore di scorgervi dentro presenze inquietanti.

Era quasi arrivata in camera quando qualcuno la salutò.

"Ciao regazzina, ci si rivede!"

Alba rimase senza fiato, il rosso buttafuori del Cubo sembrava comparso dal nulla e l'aspettava a braccia conserte appoggiato alla porta della sua camera.

"Scusa, ma tu cosa ci fai qui?" domandò un po' impaurita.

Razel sorrise "Tranquilla, nun sono qui per farti del male, voglio solo aiutarti a comprendere la tua vera natura"

Alba non si sentì per nulla rassicurata, si fermò incerta e rispose "Non so di che parli, per favore spostati e lasciami entrare, sono molto stanca!"

Il demone scosse la testa "Forse, nun ce semo capiti. Io e te dobbiamo parlare!" rispose scostandosi dalla porta e avvicinandosi ad Alba continuando a sorridere.

La ragazza arretrò spaventata "Ti prego non so di che parli, lasciami in pace!"

"Io credo che invece tu sappia benissimo di che parlo, ma nun te va di guardare in faccia la realtà"

Razel si era avvicinato abbastanza da afferrarla delicatamente per una spalla e spingerla lentamente fino a bloccarla contro il muro.

Alba, inizialmente spaventata si rese conto che una rabbia sorda stava cominciando a farsi strada dentro di lei, chi diavolo era quell'energumeno e come si permetteva di trattarla così?

"Ecco, brava smettila di tremare di paura e incazzate, famme vede' cosa succede quando permetti alla vera Alba di venire fuori!" ridacchiò Razel nel vedere lo sguardo della ragazza cominciare ad emettere bagliori rossi.

"Lasciala in pace!" ordinò la voce familiare e rassicurante di Sael.

Razel chiuse gli occhi, emise un profondo sospiro e senza neanche voltarsi rispose "Questi nun sono affari tuoi bel fighetto, vatti a trovare un diavoletto da sbaciucchiare e levati dalle palle!"

Sael replicò calmo "Lei non sarà mai tua, non ti permetterò di prendertela. Levati tu, dalle palle!"

Razel sbuffò irritato "Me pare de aver già sentito questo discorso, francamente nun te facevo tanto amico del riccioletto!"

Si girò di scatto per appioppare un ceffone a Sael, ma il giovane demone anticipandone la mossa scartò di lato e gli assestò un calcio in uno stinco. Razel saltellò per il dolore e latrò minaccioso "È meglio che cominci a correre demonietto, se ci tieni alla vita"

"Sai che paura!" rispose Sael afferrando un vaso di ciclamini e rompendoglielo in testa.

Razel non ci vide più dalla rabbia, si dimenticò completamente di Alba e si buttò all'inseguimento di Sael che aveva già provveduto a mettere in atto una elaborata fuga preventiva attraverso i corridoi dell'agriturismo.

La ragazza rimase impietrita per qualche secondo, poi preoccupata per l'amico, corse anche lei dietro a Razel, ma nonostante fossero passati solo pochi secondi una volta voltato l'angolo si rese conto che dei due non c'era più nessuna traccia.


#


Sael stava volando come un razzo lungo i corridoi dell'agriturismo quando una mano lo afferrò e lo trascinò dentro una camera. Per un attimo pensò che Razel fosse riuscito ad anticiparlo e rivolse, suo malgrado, una preghiera al cielo.

Un istante dopo si ritrovò sbattuto contro il muro con la lingua di Michele in bocca. Cosa sicuramente più soddisfacente dell'essere inseguito da un grosso demone incazzato.

"Sei impazzito? " ansimò Michele staccandosi e rivolgendogli uno sguardo preoccupato "Hai intenzione di farti ammazzare dal troglodita rosso?"

"Razel stava cercando di provocare Alba, le ho visto le pupille diventare rosse!" rispose il demone tirandosi addosso l'angelo e cercando ancora la sua bocca. Michele non si fece pregare e ricominciò a baciarlo.

I due si fermarono si guardarono negli occhi e lanciarono un'occhiata all'ampio letto matrimoniale, così invitante con quei cuscini gonfi e morbidi e le lenzuola che profumavano di lavanda, pianta a cui era dedicata la camera che avevano appena occupato.

"Forse non dovremmo…" mormorò Michele spingendo Sael verso il letto e continuando a baciarlo con foga.

"Non è proprio il momento..." replicò poco convinto Sael, aiutandolo a liberarsi dall'impermeabile bianco.

Angelo e demone si lasciarono cadere sul letto ed erano intenti a cercare di strapparsi i vestiti di dosso, quando il rumore della porta che si apriva e le allegre risate di una donna raggelarono il loro entusiasmo.

La Dott.ssa Devito, impiegata dell'ufficio logistica in attesa di firmare le carte del divorzio, una bella donna sui trentacinque anni dai capelli biondi, gli occhi azzurri e le forme generose e l'Ing. Corradi dell'ufficio progetti, un quarantenne single, alto, dai capelli neri, gli occhi azzurri e un lieve accenno di calvizie sulla nuca, entrarono in camera sbacciucchiandosi e smanazzandosi dappertutto.

"Oh… forse non dovrei… sono ancora sposata dopotutto…" trillò allegramente la Devito buttandosi sul letto e ritrovandosi al fianco di Michele e Sael che, malgrado fossero invisibili ai due umani, la fissarono muti e paralizzati dall'imbarazzo.

Corradi si sbarazzò di scarpe e giacca e balzò con scatto felino sulla collega. Attendeva quel momento da circa cinque anni, nei quali aveva dilapidato centinaia di euro per accendere candele alla Madonna Vallicelliana, presso la quale aveva perorato con vigore la sua causa sostenendo che la Devito, sposata con un uomo noioso e anaffettivo, aveva diritto di trovare la felicità con un altro uomo simpatico e affettuoso e che l'avrebbe tenuta in ben altra considerazione.

I due si rotolarono avvinghiati sul letto emettendo urletti e sospiri vari.

Michele e Sael, onde evitare imbarazzanti collisioni con i due amanti clandestini, furono costretti a buttarsi sul pavimento di ceramica di Modena. Si rialzarono leggermente pesti e avviliti e si precipitarono fuori dalla camera.

La Devito si bloccò perplessa "Che succede?" domandò Corradi temendo che volesse tirarsi indietro.

"Niente, è solo che ho avuto l'impressione che la porta si fosse aperta per un attimo!"

"Avremo disturbato qualche demone! Magari anche loro ogni tanto si divertono come noi!" rispose lui sorridendo.

La dottoressa rise divertita, pensò che il suo quasi ex marito non era mai stato dotato di senso delI'umorismo e aiutò il collega a sfilarle la gonna.


#


Azaele stava percorrendo i corridoi dell'agriturismo alla ricerca di Alba quando Ariel gli si parò di fronte con un'espressione rabbiosa e per nulla rassicurante.

"Ciao, piccolo bastardo, finalmente ci incontriamo!"

Il demone si fermò incerto, era abbastanza ovvio che sarebbe stato inutile fingere di essere Molinesi.

"Hai perso la tua parlantina, Azaele? Come mai?" sogghignò Ariel prendendolo per il collo e sbattendolo contro il muro.

"Ringrazia che sei nel corpo del mio utente e non posso strapparti il cuore, ma presto non potrai più nasconderti lì dentro e allora non ti basterà scappare sotto l'impermeabile di Michele!"

Azaele gli rivolse uno sguardo disgustato, avrebbe potuto spiegare ad Ariel che non intendeva rubare l'anima di Molinesi, né tantomeno consegnarla a Razel, ma semplicemente restituire il corpo all'umano. L'antipatia tra lui e l'angelo però era reciproca, così si limitò a replicare "Sai, ho sempre pensato che per essere un angelo sei veramente stronzo!"

Ariel strinse più forte e Azaele cominciò a risentire della stretta, quando le porte dell'ascensore al piano si aprirono. Le voci di due umani arrivarono anche ad Ariel che lasciò andare Molinesi.

"Per ora la chiudiamo qui, ma ci rivedremo presto!" sussurrò l'angelo allontanandosi.

Azaele portò una mano al collo e sospirò di sollievo.

"Oh, Corrado, la stavamo cercando dappertutto!" cinguettò la signorina Corelli, la cui lingua purtroppo sembrava perfettamente ristabilita. Martini, temendo di veder sfumare la possibilità di portarsi a letto la collega, nonostante il lavoro di seduzione che era convinto di aver brillantemente portato avanti per tutta la giornata, rivolse a Molinesi uno sguardo di sfida.

Azaele non aveva alcuna intenzione di farsi slinguazzare una seconda volta dall'odiosissima Corelli, per cui le rivolse un sorriso freddamente professionale e domandò "A che proposito?"

La donna completamente smontata rispose gelidamente "Hanno appena aperto il buffet!" dopodiché rientrò in ascensore guardando Martini come se fosse stato la reincarnazione di Paul Newman, cosa piuttosto improbabile considerando che il noto attore, al contrario del collega, era stato un uomo dalla bellezza mozzafiato.

Azaele sospirò di sollievo, l'ultima cosa che voleva era che qualcuno potesse andare a dire in giro che si era scopato la vipera bionda.


#


Alba era ferma nel bel mezzo di un corridoio e stava riflettendo sull'improvvisa sparizione di Sael e del buttafuori del Cubo quando si sentì chiamare da Molinesi.

"Alba, ti ho trovato finalmente, ti ho cercato dappertutto!"

Alba indietreggiò spaventata, non riusciva a togliersi dalla testa la convinzione di aver visto nei vetri dell'ufficio il riflesso del ragazzo che appariva nei suoi sogni.

"Che succede?" domandò lui notando il pallore del viso di lei e fermandosi a circa un metro di distanza.

"Io… non lo so! Dimmelo tu!" rispose lei lanciando un'occhiata alle porte chiuse dell'ascensore.

Azaele si guardò intorno.

"Non mi va di parlare qui, andiamo in un posto più appartato, devo spiegarti molte cose!" rispose porgendo una mano ad Alba e avanzando di un passo facendo si che la sua immagine venisse riflessa in uno degli specchi appesi alle pareti del corridoio.

Alba non riuscì a fare a meno di rivolgere lo sguardo verso lo specchio, emise un gemito soffocato e domandò sconvolta "Chi sei? Cosa vuoi da me, perché mi perseguiti?"

"Che cosa hai visto la dentro?" domandò il demone preoccupato.

Lei indietreggiò ancora tendendo le braccia in avanti per tenerlo a distanza "Ho visto quello che sei davvero, un mostro alato che mi perseguita nei sogni e ora anche nella vita reale"

"Tu… tu mi hai visto?"

Alba scosse la testa piangendo e corse verso l'ascensore, schiacciò convulsamente il tasto per chiamarlo al piano, ma l'ascensore era già occupato, qualcuno era stato più veloce di lei. Si voltò tremante verso Molinesi che le camminava incontro lentamente.

"Lasciami in pace, è colpa tua… tutto quello che sta succedendo è colpa tua!" urlò terrorizzata schiacciandosi contro le porte dell'ascensore.

Azaele si fermò e parlò con voce molto calma "Ora calmati! Non voglio farti male, voglio proteggerti"

Alba continuava a fissarlo tremando.

"Per favore credimi, non sono io quello che devi temere, c'è qualcuno che ti sta cercando, è qui anche lui ed è pericoloso"

Alba sbiancò del tutto "Il buttafuori del Cubo?"

"Chi?" domandò Azaele.

"Un uomo enorme dai capelli rossi!"

"Tu lo conosci?"

"Si!"

"Merda!" commentò preoccupato Azaele, non c'era davvero più tempo da perdere. Doveva disfarsi del corpo di Molinesi. Lo rendeva troppo debole per affrontare la situazione che si stava facendo sempre più pericolosa.

"Ascolta Alba, quel… mostro che sogni, ti ha mai fatto del male?"

"Nei sogni non è mostruoso, non ha le ali e neanche le corna!" ammise Alba.

Azaele sospirò e sottolineò "Non sono corna, è l'aureola che si è spezzata!"

Alba gli rivolse un'occhiata perplessa.

"Ok, a parte le precisazioni anatomiche… nei sogni ti faccio del male?"

"No…" ammise lei leggermente più calma "Anzi, mi salvi la vita"

Azaele sorrise "Vedi? Non è me, che devi temere!"

Si avvicinò ancora di più ad Alba e le prese delicatamente una mano tra le sue, poi guardandola negli occhi la tirò lentamente verso di sé e l'avvolse in un abbraccio protettivo.

"Ti prego fidati di me o meglio, fidati di Azaele. Lo so che sei sconvolta e che ti sembra di impazzire, ma ti giuro che posso spiegarti tutto, anche i sogni" sussurrò dolcemente.

Alba non seppe spiegarsi il perché, ma stretta tra le braccia di Molinesi sentì la paura allontanarsi e che nulla avrebbe potuto farle del male, neanche il gigante rosso.

"Andiamo in camera tua" propose Azaele dolcemente.

Alba lo guardò titubante.

Lui la strinse ancora "Non aver paura, voglio solo raccontarti tutto!"

Una volta entrati in camera Azaele la fece sedere su una poltroncina il cui cuscino ricordava una zucca e le disse "Ora non spaventarti, ok?"

"Ok" rispose lei incerta.

Osservò Molinesi sdraiarsi sul letto matrimoniale, incrociare le mani sul petto e chiudere gli occhi respirando regolarmente.

Dopo pochi secondi, dal corpo di Molinesi si staccò un'ombra familiare che, una volta toccato il pavimento, prese consistenza fino a diventare un corpo in carne e ossa.

Davanti agli occhi di Alba si materializzò il giovane che appariva nei suoi sogni.

"Chi sei tu? Perché mi appari in sogno?"

Il demone le rivolse uno sguardo malinconico.

"Non sono sogni, sono ricordi di una vita passata in cui ci siamo incontrati, amati e persi... per colpa mia"

Alba sospirò “Significa che in una vita passata... io sono stata davvero una strega e che sei stato tu a trasformarmi?”

Azaele non fece in tempo a rispondere che un miagolio alla finestra fece voltare entrambi.

Un gatto nero con una stella sulla fronte, se ne stava seduto sul balcone cercando di attirare la loro attenzione da dietro i vetri.

“Merlino” esclamarono insieme.

“Come fai a conoscere il suo nome?” chiese Alba.

“Lo sai!” sorrise Azaele.

Alba sospirò “Si, è vero, lo so. Mi hai aiutato a cercarlo quando abbiamo trovato la casa di Elena completamente bruciata!”

“Allora ti ricordi!” esclamò Azaele speranzoso.

“No, non mi ricordo. Però l'ho sognato!” la ragazza andò ad aprire la finestra.

Merlino entrò e si gettò su Azaele soffiando furioso. Il demone si scansò e afferrò il gatto per la collottola sollevandolo al livello del suo viso e scuotendolo leggermente.

“Ora piantala Merlino, lo so che sei ancora arrabbiato per quello che è successo allora, ma sai bene che non è stata solo colpa mia. Mi avevano chiamato a recuperare delle anime e sono stato costretto a obbedire! E sai altrettanto bene che oggi non sono io a costituire un pericolo per Alba!”

Il gatto nero soffiò con meno convinzione, poi miagolò contrariato.

“Ti lascio andare se tu prometti ti piantarla di aggredirmi!” rispose Azaele.

Merlino emise un altro miagolio che Azaele interpretò come un assenso. Non appena il gatto si sentì libero saltò in braccio ad Alba e lanciò al demone uno sguardo sospettoso.

Alba che aveva assistito in silenzio a tutta la scena domandò “Conosci il linguaggio dei gatti perché sei un demone?”

“Non è un gatto, è il tuo famiglio!”

“Il mio cosa?”

“Un famiglio, un demone minore incaricato di proteggerti, l'eredità che ti ha lasciato Elena!”

Alba si sedette nuovamente sulla poltroncina, accarezzò la schiena di Merlino e rivolse uno sguardo al corpo pallido di Molinesi.

“Sai non credo che sia un bene per lui rimanere abbandonato in quel modo!”

“No, in effetti no. Ma abbiamo un po' di tempo prima che sia costretto a rientrare nel suo corpo, abbastanza per raccontarti come è andata!” rispose Azaele sedendosi sul letto, di fronte ad Alba.

“Allora comincia, voglio sapere tutto!” lo esortò lei.

Azaele emise un lungo sospiro “Era un mite febbraio di esattamente quattrocento anni fa, io avevo finito di ritirare delle anime e mi stavo riposando sul ramo di un'enorme quercia, quando ho sentito dei contadini urlare inferociti mentre inseguivano una ragazza dai lunghi capelli neri e ricci e dai bellissimi occhi verdi...”







   
 
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