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Autore: Star_Rover    04/02/2021    7 recensioni
Durante la Battaglia d’Inghilterra i cieli sopra alle verdi campagne irlandesi sono spesso oscurati da stormi di bombardieri tedeschi che pericolosamente attraversano il Mare d’Irlanda.
Quella notte però è un Heinkel solitario a sorvolare le montagne di Wicklow e il suo contenuto più prezioso non è una bomba.
Un ufficiale della Luftwaffe paracadutato nella neutrale Irlanda è un fatto curioso, potrebbe sembrare un assurdo errore, ma la Germania in guerra non può concedersi di sbagliare.
Infatti il tenente Hans Schneider è in realtà un agente dell’Abwehr giunto nell’Isola Smeraldo con un’importante missione da portare a termine.
Il tedesco si ritrova così in una Nazione ancora divisa da vecchi rancori e infestata dagli spettri di un tragico passato. In questo intricato scenario Schneider entra a far parte di un pericoloso gioco che potrebbe cambiare le sorti della guerra, ma anche per una spia ben addestrata è difficile riconoscere nemici e alleati.
Genere: Drammatico, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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5. La spia e il soldato


Al calare delle tenebre il tenente Schneider uscì dalla foresta per seguire il sentiero che conduceva ad un’isolata e tranquilla villa di campagna. Con un ultimo sforzo scavalcò la recinzione di legno e attraversò il giardino fiorito.
Giunto davanti al portone bussò con decisione, non dovette attendere molto prima di avvertire il rumore di alcuni passi.
Ad aprire si presentò una donna dall’aria composta e distinta. Indossava un’elegante camicetta bianca e una lunga gonna scura, i capelli castani erano raccolti in una semplice acconciatura. Non esibiva gioielli vistosi, portava la fede al dito e una piccola croce dorata al collo.  
«Lei è la signora Helen Gifford?»
Ella annuì.
«Sono il tenente Hans Schneider, avrei bisogno di parlare con lei»
La donna riconobbe la divisa e vide la Browning, ma non esternò in alcun modo timore o preoccupazione.
Senza porre alcuna domanda consentì al giovane di varcare la soglia.
Hans mosse qualche passo all’interno del modesto salotto, ancora scosso dai brividi si avvicinò al camino acceso.
La padrona di casa notò che faticava a camminare.
«È ferito?»
«Non è nulla di grave»
Helen sistemò una sedia e invitò il suo ospite ad accomodarsi.
«Devo dedurre che conosca la ragione per cui sono qui» disse Schneider notando la sua calma apparente.
Lei non esitò a dire la verità: «mi hanno avvertita solo della possibilità del suo arrivo»
Il tedesco comprese la situazione. 
«Avrei evitato di disturbarla, purtroppo ho avuto qualche difficoltà»
«Non si preoccupi, può nascondersi qui per il tempo necessario»
«Non resterò a lungo, devo raggiungere Dublino» 
«Domani provvederò ad avvertire mio fratello, lui saprà cosa fare per aiutarla»
Hans annuì, egli era uno dei comandanti che avrebbe dovuto incontrare per conto dell’Abwehr, dunque ciò non lo avrebbe esposto ad altri rischi.
La donna porse al giovane un bicchiere d’acqua.
«Sono certa che questa alleanza potrà essere vantaggiosa tanto per l’Irlanda quanto per la Germania» affermò.  
Schneider si dissetò con un lungo sorso.
«Spero che lei abbia ragione»
 
Hans si sentì decisamente meglio dopo un bagno caldo. Gli abiti del signor Gifford erano di una taglia troppo grande, per indossarli fu costretto a stringere la cintura e arrotolare le maniche della camicia.
Helen si mostrò gentile e disponibile nei suoi confronti, era evidente che non considerasse la sua presenza come un potenziale pericolo.
«La ferita non è profonda, ma deve stare attento, potrebbe ancora infettarsi» disse la donna dopo aver controllato la medicazione.
«Cercherò di ricordare le sue raccomandazioni»
La signora Gifford ripiegò con cura la sua divisa.
«Lei è molto giovane per essere un ufficiale» commentò.
Schneider sospirò: «i miei commilitoni non sono molto più vecchi»
Lei parve rattristarsi al pensiero che quella guerra fosse combattuta al fronte da soldati che in realtà erano poco più che ragazzi.
«Volevo ringraziarla per avermi soccorso» continuò Hans.
«Ho solo rispettato gli accordi»
«So che sta rischiando molto per questo, lei è una donna davvero coraggiosa»
Ella abbassò lo sguardo con aria malinconica.
«La mia famiglia è sempre stata attiva nella lotta per la Libertà. Mio padre ha combattuto due guerre, mio fratello è un ufficiale dell’IRA…»
Helen si prese una breve pausa, i suoi occhi si inumidirono mentre con un gesto nervoso continuò a far girare la fede intorno al dito.
«Quando mio marito è stato arrestato a causa dei suoi ideali anche io mi sono sentita in dovere di fare qualcosa»
 
Schneider salì lentamente le scale poggiandosi al corrimano per non sforzare l’arto ferito. Seguendo le indicazioni raggiunse la stanza degli ospiti. Dopo aver richiuso la porta a chiave si sistemò davanti al piccolo scrittoio e svuotò il contenuto del suo zaino. Le mappe e i documenti, seppur rovinati, erano ancora leggibili. Quei fogli però non avevano molto valore, senza la radio non avrebbe potuto portare avanti la sua missione.
Hans rifletté sulle sue possibilità, aveva degli alleati a Dublino, ma ricordava bene le regole, non poteva realmente fidarsi di nessuno.
In quell’occasione era stato fortunato, da quel momento però non avrebbe più potuto affidarsi al caso. C’era in gioco la sorte della guerra e il destino della Germania, non gli sarebbe stato concesso commettere alcun errore.
Il giovane tentò di analizzare in modo razionale la situazione, nonostante gli imprevisti tutto stava procedendo secondo i piani, aveva stabilito un primo contatto con l’IRA.
Doveva ancora valutare quale sarebbe stata la strategia migliore da adottare nelle fasi successive, ma in quel momento era troppo stanco per prendere qualsiasi decisione.
Il tenente ripose le carte e nascose la pistola, poi iniziò a svestirsi. Si distese sul materasso, poggiò la testa sul cuscino e si rannicchiò sotto alle coperte lasciandosi avvolgere da quel piacevole tepore. Lentamente richiuse gli occhi cedendo alla stanchezza.
 
***
 
Declan si risvegliò sussultando, un grido di terrore soffocò nella sua gola. Il giovane avvertì il cuore battere all’impazzata nel petto, aveva il respiro affannato e la fronte madida di sudore.
Egli restò paralizzato nell’oscurità, soltanto dopo qualche istante realizzò di essere al sicuro nella sua stanza. Aveva avuto un altro incubo, ormai accadeva sempre più frequentemente. Trascorreva intere notti insonni, e quando riusciva ad addormentarsi nei suoi sogni riviveva sempre quei terribili istanti.
La condanna di Blaine continuava a tormentarlo, i sensi di colpa non l’avevano mai abbandonato e la frustrante sensazione di impotenza era diventata ormai insopportabile.
Il ragazzo si nascose il volto tra le mani, a stento trattenne le lacrime. La lotta per la Libertà comportava dei sacrifici, ma perdere il suo fedele compagno era stato un prezzo troppo alto che ancora non era riuscito ad accettare.
O’ Riley ripensò al discorso di Charles. Il suo superiore aveva ragione, doveva continuare a combattere anche per lui, non poteva permettere che la sua morte restasse vana. Il ricordo di Blaine non avrebbe dovuto diventare una sua debolezza, nella sua memoria avrebbe dovuto trovare una motivazione in più per sostenere la battaglia.
Declan cercò conforto nelle parole del suo comandante, in fondo sapeva di non avere scelta, non poteva arrendersi. Era sempre rimasto fedele al suo giuramento e per questo non aveva alcun rimpianto.
 
***
 
Maguire trascorse l’intera giornata nel suo studio, essere un comandante dell’IRA non significava trovarsi sempre nel mezzo dell’azione. Era necessario pianificare le missioni, restare in contatto con gli informatori, organizzare le squadre e confrontarsi con le altre unità. C’erano sempre nuovi problemi da risolvere e decisioni importanti da prendere.
L’ufficiale rilesse più volte il messaggio che aveva tra le mani, era così immerso nei suoi pensieri da non accorgersi della presenza del suo compagno finché egli non gli rivolse la parola.
«Avevi chiesto di vedermi?»
Charles reagì con un lieve sussulto tornando rapidamente alla realtà.
«Sì, ti ringrazio per essere venuto»
O’ Riley notò l’espressione preoccupata sul suo viso: «è successo qualcosa di grave?»
Il suo superiore assunse un’aria pensierosa: «a dire il vero non ne sono ancora sicuro…»
Declan si incuriosì: «di che si tratta?»
«Gli inglesi stanno indagando al Castello»
Il ragazzo esternò la sua preoccupazione: «sono notizie certe?»
«Il nostro informatore ha segnalato la presenza di un ufficiale britannico» spiegò il comandante.
«Questo potrebbe significare molte cose. Non ha aggiunto altri particolari?»
Maguire negò: «le comunicazioni stanno diventando sempre più complicate»
«Credi che sia stato l’omicidio di quell’agente del G2 ad attirare l’attenzione degli inglesi?»
«Non lo so, ma non è questo l’importante»
«Hai intenzione di prendere provvedimenti a riguardo?»
«No, è meglio aspettare di avere più chiara la situazione»
Declan approvò la sua decisione.
«È di questo che volevi parlarmi?»
Charles scosse la testa: «no, c’è anche un’altra faccenda. Questa mattina ho parlato con mia sorella»
O’ Riley sapeva che il marito di quella donna stava scontando la sua pena in un campo di lavoro.
«Spero che non sia accaduto nulla di grave a Stephen»
Maguire lo rassicurò: «mio cognato non ha niente a che fare con tutto questo»
Declan rimase in silenzio in attesa di ulteriori spiegazioni.
«Un ufficiale tedesco è stato paracadutato vicino a Glencree, in questo momento si trova nascosto a casa di Helen»
Il giovane faticò a credere a quella notizia.
«Dunque tu eri a conoscenza di questa storia» disse con una lieve inflessione accusatoria.
Maguire annuì: «si tratta del nostro contatto dell’Abwehr, è un elemento fondamentale per il piano»
«Quindi adesso è nostro dovere occuparci di lui» intuì O’ Riley.
«Quell’agente deve raggiungere Dublino al più presto»
«Abbiamo provveduto a nascondere e proteggere militanti e informatori, con un tedesco non sarà molto diverso»
«È quello che penso anche io, il problema è che ho bisogno della persona adatta per questo compito»
«Alcuni di noi sono simpatizzanti del Partito, sono certo che troverai qualcuno disposto ad aiutare un nazista. O’ Neil potrebbe essere un buon candidato» suggerì.
Charles si rifiutò: «no, non posso rivolgermi agli esponenti di destra dell’IRA»
O’ Riley gli rivolse un’occhiata interrogativa: «perché no?»
«Voglio che sia qualcuno di obiettivo a controllare quella spia»
Declan porse al suo compagno uno sguardo d’intesa.
«Dunque anche tu hai dei dubbi sulle intenzioni dei nazisti»
«Sono disposto ad accettare alcuni compromessi, ma non permetterò all’Abwehr di prendersi troppa libertà d’azione tra le nostre linee»
«Sono felice di sentirti dire queste cose, anche se temo di sapere dove andrà a finire questo discorso»
Charles guardò l’amico negli occhi: «desidero assegnare a te questo incarico»
Declan manifestò la sua perplessità: «ritieni che sia una buona idea affidare a me la sorte di un tedesco?»
Maguire confermò senza esitazione: «ti conosco bene, sei un uomo leale. Puoi non condividere gli ideali nazisti, ma non tradiresti mai l’IRA»
Il giovane fu colpito da quelle parole.
«Hai proprio trovato il modo di incastrarmi» disse con rassegnazione.
«Non voglio incastrarti. Hai l’esperienza e le competenze necessarie per occuparti di questa missione»
Charles rivelò al suo compagno i particolari del piano, al termine delle sue spiegazioni Declan parve ancora dubbioso.  
«Così dovrei diventare il cane da guardia di una spia tedesca?» domandò con diffidenza.
«Se vuoi vederla in questo modo...»
«Non avrei mai pensato a nulla del genere quando ho accettato le conseguenze del mio giuramento» commentò.
«Sai bene perché ti sto chiedendo questo»
Declan prese un profondo respiro: «per l’Irlanda posso proteggere un nazista, ma non fingerò di essere una Camicia Blu [1]»
«Non sarà necessario, per il tuo compito non serve alcuna copertura. Devi solo accertarti che il piano prosegua come stabilito»
«E se fosse vero? Se i tedeschi stessero cercando di sfruttarci soltanto per vincere la guerra?»
«Fino a questo momento hanno rispettato gli accordi e sono sempre stati leali nei nostri confronti»
«Ciò non significa che lo saranno per certo anche in futuro»
«Se avrai dei sospetti fondati tratteremo la questione al momento opportuno»
O’ Riley rispose con una smorfia contrariata.
«In ogni caso dovrai trattare con rispetto un nostro alleato» rammentò Charles con tono severo.
«Farò del mio meglio» replicò il suo compagno senza troppa convinzione.
Maguire si fidò della sua parola.  
«Un’ultima cosa…»
Il giovane alzò lo sguardo.
«Cerca di stare attento» raccomandò con sincera apprensione.
O’ Riley annuì: «ti farò avere mie notizie quando sarò di ritorno in città»
 
Charles restò immobile anche dopo che la porta si fu richiusa, il suo sguardo rimase fisso nel punto in cui il suo sottoposto era scomparso. Era sicuro di aver preso la giusta decisione, riteneva che Declan fosse adatto per quella missione e non dubitava delle sue capacità.  
Nonostante ciò non poté ignorare timori e preoccupazioni, se fosse accaduto qualcosa al suo migliore amico non avrebbe mai potuto perdonarsi.
Forse era stato egoista nel coinvolgere una persona tanto cara in una faccenda così pericolosa. Sapeva di aver preteso molto, ma non avrebbe mai affidato al suo compagno un compito così rischioso senza una valida ragione. Aveva bisogno di qualcuno di onesto e leale, un militante di cui non avrebbe mai potuto diffidare, per questo si era rivolto a O’ Riley. Si fidava di lui più di chiunque altro.
 
***
 
Il bus avrebbe raggiunto Enniskerry in meno di venti minuti. Declan prese posto accanto al finestrino e poggiò la valigetta sul sedile. Il mezzo era quasi vuoto, sarebbe stato un viaggio breve e tranquillo.
Il giovane pensò al contenuto del suo bagaglio, ancora faticava a credere di star trasportando documenti falsi per una spia tedesca.
Aveva accettato quell’incarico soltanto per rispettare il suo giuramento e per non deludere il suo comandante. Aveva sempre stimato e ammirato Maguire, era stato la sua guida durante il periodo di addestramento nell’IRA e oltre ad essere il suo mentore era diventato anche un prezioso confidente. La loro amicizia era troppo importante per essere rovinata dalla guerra. Non comprendeva il motivo per cui Charles avesse scelto di accettare quelle condizioni, ma si fidava di lui. In fondo egli era soltanto un soldato, non possedeva alcuna conoscenza a riguardo di accordi internazionali e alleanze politiche. Voleva solo sperare di aver preso la giusta decisione per il bene dell’Irlanda.
O’ Riley guardò fuori dal finestrino e restò ad ammirare il panorama che scorreva davanti ai suoi occhi. La campagna irlandese era illuminata dalla calda luce del tramonto, quella vista gli donò una precaria sensazione di pace e tranquillità.  
 
Declan scese alla fermata ai margini del villaggio e si incamminò a passo sicuro verso la sua meta. Ricordava bene la strada per raggiungere la dimora dei coniugi Gifford, in passato anch’egli aveva trovato rifugio in quella casa.
Quando si presentò all’ingresso Helen lo riconobbe immediatamente e lo accolse con la sua solita cordialità.
«Sono contenta che sia andato tutto bene, ti stavamo aspettando»
Declan attraversò il corridoio e raggiunse il salotto. Appena entrò nella stanza notò una figura alta e snella in piedi davanti al camino. Nel momento in cui egli si voltò realizzò di trovarsi di fronte a un vero ufficiale tedesco, il suo aspetto era del tutto conforme alle rappresentazioni che aveva visto sui giornali e nei manifesti di propaganda.
Il giovane indossava abiti civili, ma dal suo fisico atletico e dalla sua rigida compostezza non era difficile credere che in realtà fosse un militare.
Il suo viso, seppur segnato dalla fatica e dalla stanchezza, era caratterizzato da lineamenti sottili e delicati. I capelli biondi, cortissimi ai lati e folti nel ciuffo, erano pettinati all’indietro. Le iridi cristalline illuminavano il suo sguardo vigile e attento.
Il tedesco si avvicinò per presentarsi.
«Tenente Hans Schneider»
L’irlandese rifiutò la stretta di mano.
«Sì, so bene chi è lei» rispose seccamente.
L’ufficiale fu sorpreso dalla sua freddezza, nonostante ciò continuò la conversazione in modo diplomatico.
«A quanto pare è stato ben informato, ma per me lei è ancora uno sconosciuto»
Egli si presentò formalmente.
«Soldato Declan O’ Riley, Dublin Brigade»
«Suppongo che sia qui per ordine del capitano Maguire» intuì.
Declan confermò con un cenno.
«Credevo di incontrare il suo superiore di persona» ammise Schneider lasciando trasparire la propria delusione.
«Per questioni di sicurezza egli ha deciso di affidare a me il compito di accompagnarla a Dublino»
L’ufficiale si mostrò diffidente.
«Comprendo le sue motivazioni, ma questo non era previsto. Non ho alcuna garanzia su di lei»
«Temo che per quel che mi riguarda dovrà fidarsi della mia persona, ma posso dimostrarle che l’IRA è fedele alle sue promesse» affermò O’ Riley guardando il suo interlocutore negli occhi.
Il giovane poggiò la valigetta sul tavolo ed estrasse il suo contenuto.
«Questi sono i documenti che le servono per entrare in città»
Hans prese i fogli tra le mani, nonostante l’inaspettato cambio di programma gli irlandesi stavano dimostrando di essere disposti a rispettare gli accordi.
Il tenente controllò che fosse tutto in ordine, poi ripose le preziose carte all’interno della giacca. Quella prova non era una certezza assoluta, ma rendeva quell’uomo meritevole di una possibilità.
«Bene, soldato O’ Riley, adesso qual è il piano?»
 
 
 
 
 
 
 

 
Note
 
[1] Organizzazione paramilitare che emulava le Camicie Nere italiane e le Camicie Brune tedesche. Fu fondata nel 1933 da Eoin O' Duffy, uno dei principali sostenitori del movimento nazi-fascista in Irlanda.
   
 
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