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Autore: Red_Coat    05/02/2021    1 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
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Erano le cinque del mattino quando Rufus decise di riunire d'emergenza i suoi turks.
Non avrebbe comunque corso il rischio di svegliarli, perché per una strana, inquietante combinazione nessuno di loro era riuscito a chiudere occhio.
Così cinque minuti più tardi erano tutti radunati attorno a lui, e tutto ciò che ebbe da dire non li sconvolse più di tanto.
 
«Victor Osaka è vivo.» disse, andando subito al punto senza tergiversare oltre.
 
Gli sguardi dei tre si puntarono dritti su di lui, ma solo Reno mostrò un breve cenno di agitazione, trattenendo il fiato.
Gli altri si limitarono ad abbassare gli occhi sul pavimento, restando in silenzio.
 
«Vincent lo ha incontrato, e poco fa si è messo in contatto con Reeve... potremmo dover fare a meno del suo aiuto, d'ora in poi.»
 
Quest'ultima affermazione invece li lasciò alquanto sconcertati.
 
«Che gli ha fatto?» domandò ansioso Reno.
 
Rufus scosse il capo, serio.
 
«È solo un presentimento ... ma qualcuno lo ha attaccato mentre stavamo parlando ... Credo fosse lì anche da prima. Può darsi ... che sia stato costretto a chiamarmi.» disse.
 
Li udì chiaramente trattenere il fiato, e nella stanza calò un silenzio teso come la corda di un arco pronta a scoccare.
Reno strinse i denti e i pugni, nei suoi occhi tornò vivida l'immagine del cadavere di Rude, del suo funerale e degli incubi che da allora lo tormentavano.
Questa non era solo la punizione per la morte di quel bambino. Non poteva esserlo. Era accanimento, per il puro piacere di farlo.
Tseng invece cerco di non lasciarsi andare a quei pensieri, rimanendo concentrato su ciò che c'era da fare ora.
 
«Il piano rimane invariato. Raggiungeremo l'appuntamento che ci siamo dati e lo affronteremo.» disse Rufus, mantenendo il suo stesso atteggiamento «Tra una settimana, a metà strada tra Junon e le caverne di Mithril. Date l'ordine a tutti i 2nd e 3rd class che siete riusciti a radunare, e anche ai fanti e ai soldati della WRO. E mandate una squadra di ricerca alla base di cosmo canyon, voglio un rapporto della situazione.»
«Quindi è così ...» lo interruppe Reno.
«Capo, mi permetta di contraddirla almeno per una volta.» s'intromise Tseng, lanciando al rosso una lunga occhiata severa.
 
"Lascia fare a me."
Rufus sorrise appena, quasi comprensivo o forse più impietosito, e con un cenno del capo gli consentì di parlare.
 
«Il Victor Osaka che abbiamo affrontato tempo fa è diverso da questo. Pare che i suoi poteri siano cresciuti durante lo scontro finale, e se è lui a creare gli zombies potrebbe non affrontarci da solo.»
«Un esercito di morti viventi non può nulla contro un 1st class. Per questo ne porteremo qualcuno con noi. La metà di quelli che siamo riusciti a radunare.»
«I suoi poteri sono ora paragonabili a quelli del Sephiroth di Nibelheim!» sbottò a quel punto Reno, incapace di trattenersi oltre «Se non addirittura superiori! Anche tutti i first class del mondo potrebbero non essere sufficienti!»
 
Seguì un lungo istante di silenzio. Tseng gli lanciò un'occhiata contrariata mentre Rufus, sorpreso, tornò a guardarlo corrucciandosi.
 
«E questo tu come fai a saperlo? E da quanto tempo?» lo incalzò serio.
 
Solo allora il rosso tornò a mordersi la lingua stringendo i pugni.
Il wutaiano scosse il capo deluso, tornando composto.
 
«Tifa Lockhart mi ha contattato per chiedermi di rintracciare Cloud Strife.»
 
Shinra si fece ancora più sorpreso, poi il suo sorriso assunse toni sarcastici.
Reno annuì prendendo un profondo respiro.
 
«È stato allora che le ho chiesto di Victor Osaka.» disse «Ero andato da lei per questo, come ci avevate ordinato.»
«E come mai nonostante ciò hai pensato di non parlarmene?»
 
Reno sospirò profondamente.
 
«Io ... non lo so.» ammise «Volevo credere che fosse morto, ho pensato che potente o meno non rappresentasse più una minaccia.»
 
Stavolta fu Tseng a sospirare e a riprendere la parola.
 
«Capo, Reno ha sbagliato ma questo non cambia le carte in tavola. Victor è più forte ora, non sappiamo come né perché. Deve aver risvegliato parte dei suoi poteri nascosti come jolly per aiutare Sephiroth a distruggerci. Ora come ora non potrebbe far nulla contro tutto il pianeta, ma contro un esercito probabilmente si.»
«Quindi non possiamo essere certi che la carta usata contro Zack Fair funzioni anche con lui, è questo che temi Tseng?»
 
Un atto di accusa che colpì dritto al punto. La questione Fair era ancora una ferita aperta per loro, soprattutto per Tseng, e questo Rufus lo sapeva ormai molto bene.
Ne ebbe conferma quando lo vide ammutolirsi e abbassare per un istante gli occhi, colpevole.
Non sapeva per quale misterioso motivo, ma sebbene temesse Osaka come tutti loro, nemmeno il più ligio dei suoi turks era disposto a replicare quello scenario.
Poco importava.
 
«Volenti o nolenti, dobbiamo giocarcela.» decretò
«La conosce già molto bene.» rispose Tseng, tornando a imporsi «Non sarà una sorpresa per lui.»
«E se fosse proprio quello che vuole?» rispose Reno «Costringerci a usare tutte le nostre forze per poterci tagliare le gambe più facilmente?»
 
Rufus sorrise di nuovo.
 
«Allora dovrà passare sui nostri cadaveri, e non gli sarà affatto facile ve lo garantisco.»
 
Detto ciò, tirò fuori da sotto il mantello bianco che lo ricopriva la scatola contenente i resti di Jenova e si aprì in un sogghigno impercettibile.
 
«Non fate l'errore di sopravvalutarlo. Lo avete detto voi stessi, Osaka è un SOLDIER e come tale non può sottrarsi al richiamo della battaglia. In più, è da solo con probabilmente un manipolo di cadaveri.» soggiunse calmo, guardando Tseng negli occhi «Lasciamo che scopra tutte le sue carte, solo allora sapremo contro chi combattiamo, e potremmo giocare le nostre. Sempre ammesso che riesca a vincere la partita ...»
 
***
 
Abituati al clima freddo e al paesaggio spoglio del cratere nord che li aveva visti nascere, per Loz e Yazoo il mare e la pacifica spiaggia di Costa del Sol furono una piacevole sorpresa.
Kadaj invece, nonostante il suo aspetto più giovane rispetto agli altri due, aveva avuto più tempo per girare il mondo in solitudine.
Era già stato lì, ma ritornare non gli fece l'effetto desiderato.
Era stato proprio in quel luogo che aveva conosciuto quella ragazzina, di cui ora non ricordava neppure il nome, che gli aveva detto di conoscerlo.
Era stata la prima volta in cui si era sentito vacillare.
La prima e forse nemmeno l'ultima. All'improvviso tante domande si erano affacciate alla sua mente, una dopo l'altra: "Chi era questo ragazzino che mi somiglia? Perché ho proprio la sua faccia? Perché io e non gli altri?"
Ci aveva pensato finché non era riuscito a raggiungere i suoi fratelli, aveva cercato tracce di quel ragazzino nel lifestream e ... beh, quello che aveva trovato lo aveva spaventato.
Era stato allora che aveva visto Sephiroth per la prima volta, lo aveva riconosciuto e lo aveva visto anche ... lanciare la sua lunga lama contro il ragazzino di cui lui aveva preso il volto.
Ecco perché non riusciva a fidarsi, nonostante Victor facesse di tutto per convincerlo a farlo.
L'ultima paura di quel ragazzino era diventata anche la sua.
Ed ecco perché adesso non si sentiva affatto tranquillo a tornare lì.
Era combattuto. Sperava d'incontrarla di nuovo, ma lo temeva anche, perché poi i suoi fratelli avrebbero cominciato a far domande e non aveva alcuna voglia di rispondere.
Anche perché temeva di arrossire.
Fu così che, mentre gli altri due si guardavano intorno commentando positivamente il paesaggio (che non aveva subito grandi cambiamenti se non forse una diminuzione della popolazione e delle navi attraccate al porto), lui iniziò ad accelerare il passo.
 
«Quindi secondo il Niisan che dovremmo fare, prendere il sole?» domandò Yazoo, in tono vagamente sarcastico.
 
Loz rise.
 
«Non sembra una cattiva idea. Eh, Kadaj?» urlò, per farsi sentire da lui che li aveva già distanziati di mezzo metro.
 
Si bloccò e sospirò.
 
«Cerchiamo un posto dove passare la notte, anzi tutto.» disse, senza voltarsi.
 
Yazoo sbruffò.
 
«Non sono stanco. Noi non ne abbiamo bisogno, ricordi? I nostri corpi non sono ancora abbastanza materiali per aver bisogno di questo. E per fortuna ...» commentò con una smorfia.
«Noi no.» replicò Kadaj tornando a guardarlo «Ma il Niisan si.»
«Che ti prende Yazoo. Hai paura dell'acqua?» ridacchiò Loz provocatorio, attirando su di sé un'occhiataccia del diretto interessato.
«Forse teme di annoiarsi troppo.» scherzò Kadaj.
«Stiamo perdendo tempo!» sbottò allora l'interessato, gli occhi lucidi, i pugni stretti «Dovremmo aver già trovato la madre a questo punto!»
 
Di colpo gli altri due si fermarono a guardarlo. Tra di loro, Yazoo era da sempre stato quello più composto. Vederlo perdere la calma e abbassare così le difese li destabilizzò per un istante.
Poi Kadaj sorrise intenerito, e si avvicinò a lui poggiando le mani sulle sue spalle.
 
«Yazoo ... la troveremo vedrai.» gli disse, mentre anche i suoi occhi si riempivano di lacrime «Ne abbiamo già parlato, il Niisan sa quel che fa.»
 
Lo vide annuire, ma subito dopo scoppio in lacrime abbracciandolo, seguito da Loz.
Si strinsero forte, per poco anche lui non cedette alla pressione del nodo che gli si legò in gola.
Restarono così giusto il tempo che serviva a scacciare la malinconia, poi si sciolsero e sorrisero, annuendo in silenzio.
 
«Allora, prendiamo il sole o no?» esclamò Loz, riportando il buon umore.
«Io non ci tengo.» si schermì Yazoo riacquistando il suo solito savoire faire disinteressato.
«Potremmo combattere!» propose allora Kadaj entusiasta «Facciamo un'amichevole. Tutti contro tutti.»
«Si, ma senza armi!» aggiunse allora Loz.
 
Il pistolero ci pensò su qualche istante, poi annuì.
 
«Ci sto!» confermò stringendo le loro mani.
 
Risero, tornando ad abbracciarsi. Poi sostenendosi a vicenda si avviarono verso l'albergo vicino.
Prima il dovere e poi il piacere.
 
***
 
Il viaggio di Osaka verso il porto di Costa del Sol fu meno complicato del previsto, fatta eccezione che per il ritorno al continente.
Comunque, una volta a terra il cammino fu leggero.
Impedì alla sua mente di pensare a ciò che avrebbe trovato al suo ritorno a Midgar e ai suoi sbagli, ormai abbondantemente analizzati, e tra un combattimento e l'altro con le solite creature che costellavano il cammino, in una settimana e due giorni esatti finalmente la suola di metallo dei suoi anfibi poté essere sfiorata dalla soffice sabbia dorata di Costa del Sol.
Arrivò ch'era quasi sera, e un tramonto intenso infuocava il cielo azzurro lì dove fino a pochi attimi prima era rimasto il sole.
Aveva avuto tutto il tempo per pensare a cosa farsene di tutte quelle informazioni ricevute, e alla fine tutte le sue linee di pensiero erano converse su Kadaj.
Era strano. Dei tre, lui era l'unico a ricordarsi di Sephiroth, a sapere chi fosse, e a sentire direttamente la voce della madre.
Non poteva essere un caso. Ma prima di muoversi verso qualsiasi direzione, aveva bisogno di conferme.
La prima gli venne praticamente offerta su un piatto d'argento al suo arrivo.
Non era nemmeno entrato in albergo, che una ragazzina gli venne incontro.
Aveva, almeno visivamente, la stessa età del più piccolo dei suoi fratelli, e lo chiamò per nome, cosa che lo allertò non poco.
 
«Signor Victor Osaka, vero?»
 
Si fermò a scrutarla.
 
«Tu chi sei?»
«Mi chiamo Akiko.» si presentò lei con un sorriso, poi tornò a chiedere «Lei è il fratello maggiore di Kadaj, vero?»
 
L'espressione di Osaka cambiò di nuovo, addolcendosi un po’ e facendosi più interessata.
 
«Lo conosci?» le chiese, poi si guardò intorno.
 
La ragazzina annuì.
 
«Sono sulla spiaggia.» gli rispose, come cogliendo il suo interesse a trovarli.
 
Poi, resasi conto di dovergli per forza delle spiegazioni, proseguì arrossendo.
 
«Io ... l'ho incontrato quando è venuto qui per la prima volta, all'epoca era da solo e ... lo scambiai per qualcun altro.» si schermì, abbassando gli occhi.
 
L'ex first class s'impensierì ulteriormente.
Questo era interessante ...
 
«Davvero?» osservò con un sorriso «Qualcuno che conosci?»
 
Lei sorrise a sua volta tornando a guardarlo, senza paura.
 
«Un mio amico d'infanzia.» replicò «Ma avrei dovuto capirlo subito che non era lui. Kaoru aveva i capelli rossi, e ... morì quando il mio villaggio fu incendiato. È che ho sempre sperato che fosse riuscito a cavarsela.» aggiunse, gli occhi lucidi, scuotendo il capo a mo’ di scusa.
 
L'accenno all'incendio fu l'ultimo indizio di cui aveva bisogno per capire. Un brivido freddo gli attraversò la schiena.
 
«Di quale villaggio parli?» domandò.
 
Lei abbassò il volto, e sorrise nostalgica.
 
«Nibelheim.» rivelò «Io sono nata lì, ma i miei si sono trasferiti a Corel appena un anno prima che accadesse tutto. Ho saputo della tragedia dai notiziari e dai racconti dei pochi superstiti. Volevo cercarlo, ma ero troppo piccola. E ora ...» scosse di nuovo il capo «Penso sia troppo tardi per farlo. Se in qualche modo è riuscito a salvarsi, prima o poi lo rivedrò.» concluse scuotendo le spalle, poi tornò a sorridergli «Ma vostro fratello mi ha colto in inganno, gli somiglia davvero tanto.»
 
Victor ci pensò su ancora qualche istante, assorto nel calcolare quante probabilità ci fossero che Kadaj e quella ragazza s'incontrassero senza volerlo fare. Quindi si aprì in un sorriso.
 
«Chi lo sa, magari è destino che voi due dobbiate parlarvi, prima o poi.» replicò.
«Oh, l'ho già fatto quando l'ho incontrato.» rivelò lei sorridendo «Ma ovviamente lui non mi ha riconosciuta.»
 
"Ovviamente." pensò tra sé il SOLDIER, senza lasciar trasparire nulla.
 
«Beh, magari non è il tuo amico d'infanzia, ma può diventarlo ora.» la incoraggiò.
 
La vide scuotere il capo con un sorriso rassegnato.
 
«Non credo. Da quando è arrivato qui mi evita.»
 
Stavolta fu lui a ridacchiare.
 
«Lo avrai un po’ imbarazzato, tutto qui. Troveremo il modo di farvi fare pace, o almeno ci proveremo.» promise.
 
E a quel punto, la giovane fece qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.
Lo abbracciò forte, e lo ringraziò quasi in lacrime.
Lui lì per lì rimase quasi pietrificato da quella spontaneità, poi però si sciolse, e la abbracciò a sua volta.
 
«Non ringraziarmi.» le disse quando poterono tornare a guardarsi negli occhi «Forse non lo sai, ma credo che il più grande favore lo stia facendo tu a me.»
 
Rendendola, per la prima volta dopo tempo, la ragazza più felice del pianeta. O anche solo di quel non tanto sperduto angolo di Gaia.
 
\\\
 
Come avevano prestabilito, la stanza era prenotata a nome Inoue, ed era la più comoda che avessero.
Dopo l'Apocalisse, l'albergo si era riadattato sia nei pagamenti che nell'accogliere gli ospiti.
Tanto per cominciare, non accoglieva ospiti affetti da Geostigma, primo per la paura del contagio e secondo perché non avrebbero potuto dar loro le cure mediche necessarie.
Inoltre aveva drasticamente ridotto i prezzi, così che una settimana era costata loro solo 50 gil e qualche pozione.
L'energia elettrica era stata sostituita dal vapore, dal petrolio e,  per quanto riguardava luci e riscaldamento, dalla buona vecchia legna da ardere.
In quelle condizioni fu molto più difficile trovare acqua calda per una doccia, ma lui era abituato anche a questo.
Comprò uno degli ultimi costumi da bagno rimasti al negozio, un bermuda nero, e prima di scendere in spiaggia lasciò il compito al getto d'acqua ghiacciata della doccia di lavar via tutta la stanchezza, il sangue e la polvere accumulati durante quei giorni.
Infine indossò gli occhiali da sole neri che aveva recuperato da uno dei cadaveri della WRO e abbandonando soprabito, divisa e spada ben nascosti sotto al materasso, chiuse a chiave la porta e scese in spiaggia, dove trovò i suoi tre fratelli intenti a duellare fra di loro, incuranti degli sguardi preoccupati degli astanti.
Sorrise divertito, e scosse il capo.
 
«Non vi avevo detto di divertirvi senza uccidere nessuno?» si annunciò, non appena fu abbastanza vicino per farsi sentire.
 
Il primo a voltarsi verso di lui fu Kadaj, che si illuminò vedendolo e gli corse incontro.
 
«Niisan!» gridò entusiasta, sventolando in aria una mano.
 
Osaka sorrise. In momenti come questo, Kadaj sembrava davvero un bambino. Continuava a ricordargli il Sephiroth che aveva visto in quella base sperduta nel nulla, e più ne sapeva, più non era poi così convinto che fosse una coincidenza, anche quella circostanza.
Differentemente dagli altri due, che invece gli assomigliavano molto poco. Yazoo aveva preso da Sephiroth solo i lunghi capelli e la calma altera, mentre Loz tra i suoi due fratelli sembrava non centrare quasi nulla, non fosse stato per il colore delle sue iridi feline e il bianco dei capelli.
Alzò gli occhi verso di loro, e rifletté anche su quello scrutandoli avanzare con calma dietro il più piccolo, che invece lo aveva già raggiunto e lo accolse con un sorriso grato.
 
«Sei arrivato, finalmente!»
 
Si abbracciarono. E per la prima volta da che Sephiroth era scomparso, quel lungo brivido tornò ad attraversargli la schiena, colorando i suoi occhi e riaccendendo la fiamma nella sua mente.
Per un interminabile attimo Sephiroth gli riapparve, e sulle prime credette fossero solo ricordi, ma poi ... Si accorse che la sua immagine era proprio lì, davanti a lui, sovrapposta a quella di Kadaj, che pure lo fissava sorpreso.
Si sciolsero subito, e tutto finì, ma non la sensazione di stordimento che ne seguì.
Victor guardò il più piccolo quasi trattenendo il fiato. Per un istante gli era quasi parso di riuscire a sentire il filo dei suoi pensieri, e una connessione così forte era stata possibile solo con Sephiroth.
Kadaj, dal canto suo tacque, sgranando gli occhi e guardandolo, senza rivelargli che anche lui lo aveva sentito, forte e chiaro, e ne era rimasto quasi sopraffatto. Non aveva mai vissuto sulla sua pelle qualcosa di così forte, a differenza di Victor che invece dopo lo shock iniziale cercò di essere il più razionale possibile, per poter analizzare al meglio la situazione.
Fu anche per questo che, quando furono abbastanza vicini, senza scomporsi salutò gli altri due con una stretta di mano e una pacca sulla spalla, gesto che entrambi accolsero un po’ sorpresi, ma del quale si dimenticarono subito.
Kadaj invece continuò a guardare attonito Victor fino a che questi non tornò a sorridergli, scuotendo impercettibilmente la testa.
Lo interpretò come un ordine a non dire nulla, ma il labiale del suo Niisan gli comunicò che
 
"Niente."
 
Con loro non aveva sentito nulla, o quasi.
C'era una connessione, ma era talmente impercettibile da risultare quasi nulla.
Con lui invece le cose erano state ben diverse, e presto avrebbero avuto modo di parlarne.
 
\\\
 
Il mare era calmo e silenzioso, quella sera. La luna brillava alta in cielo, illuminata per metà, e la spiaggia era deserta, data l'ora.
Alle 03:20 del mattino, gli unici ad abitarla erano loro quattro.
Mentre Loz e Yazoo continuavano a sfidarsi poco distanti, sufficientemente lontani Victor e Kadaj si godevano la notte e il silenzio.
Il primo era immerso nell'acqua cristallina e gelida, disteso a galla con i lunghi capelli sciolti tra i flutti. A occhi chiusi ascoltava il mare, il suo odore e il suo respiro, sentendosi parte di esso e riappropriandosi, respiro dopo respiro, della propria mente mentre era impegnato a cercare le parole giuste da usare col suo fratellino.
Quest'ultimo invece rimaneva ben distante dall'acqua, seduto sulla sabbia dorata con le ginocchia contro il petto e le braccia ad avvolgere le gambe, e il naso all'insù, verso le stelle, mentre l'aria salmastra gli scompigliava appena i capelli.
Era strano essere su quel pianeta. Non gli apparteneva, anzi lo aveva sempre sentito ostile, eppure era nato da esso e calpestava la sua terra. Chissà perché la madre aveva scelto proprio quel pianeta per il loro viaggio? Sospirò, abbassando il capo e riscoprendosi nervoso.
Non aveva alcuna importanza il perché, bastava essere insieme.
In fondo ... nessuna risposta doveva necessariamente avere importanza per esseri come lui e gli altri due suoi fratelli.
Per Victor invece era diverso ... lui aveva un corpo... Uno scopo e un'identità. Non era semplicemente l'ombra di qualcuno più grande.
Proprio a quel punto, quando stava per sprofondare nella più cupa disperazione, la voce del suo niisan lo riscosse chiamando il suo nome. Una pace quasi assoluta lo avvolse. Quando Victor lo chiamava era perché lo riconosceva come entità a sé stante, e questo lo faceva sentire
... grato, felice quasi fino alle lacrime.
Peccato non avesse ancora compreso bene se per quanto riguardava il suo Niisan le cose fossero uguali, o se invece parlare con lui era semplicemente un modo come un altro per ricongiungersi a Sephiroth...
Riaprì gli occhi e li alzò verso di lui. Nella notte scura lo vide fargli cenno di seguirlo in quelle acque placide.
 
«Sicuro di non voler provare? L'acqua è perfetta ...» gli disse, un sorriso tenero sulle labbra sottoli e leggermente più pallide del solito, il petto e le braccia gocciolanti e i capelli incollati al cranio.
 
Kadaj sorrise a sua volta, più tristemente. Scosse il capo.
 
«Meglio di no, fidati Niisan.» gli rispose «Rischierei di danneggiarti.» lo avvertì.
 
Ma Osaka non sembrò affatto sorpreso da quelle parole. Anzi, di nuovo gli chiese di avvicinarsi.
 
«Dai, fatti avanti ...» lo incoraggiò.
 
Il più piccolo batté un paio di volte le palpebre a bocca spalancata, incredulo.
 
«Niisan ...» mormorò.
«Io mi fido di te, Kadaj?» lo interruppe Victor, serio «Dimostrami che per te è lo stesso.»
 
Lo spadaccino trattenne il fiato, o meglio fu come se lo stesse facendo.
Kadaj? Lo aveva appena chiamato per nome? Allora parlava ... proprio con lui.
Lo guardò invitarlo ad avvicinarsi, e sospirò.
 
«Coraggio.» ridacchiò Osaka «Devo venire a prenderti?»
 
Kadaj scosse il capo, facendosi serio.
 
«Perché vuoi che lo faccia?» gli chiese.
«Te l'ho detto ... ti fidi o non ti fidi di me?» fu la replica.
 
Allora non gli restò che obbedire, anche se a malincuore e con un po’ di ansia addosso.
Nel frattempo in lontananza, Yazoo e Loz si erano fermati a guardare, preoccupati.
Si alzò titubante, e un passo dopo l'altro giunse a sprofondare la sua dei suoi anfibi nella morbida sabbia del bagnasciuga.
Ad ogni onda, l'acqua attorno ai suoi piedi si tingeva di scuro.
Kadaj guardò Victor dritto negli occhi, ricevendo in cambio un sorriso.
 
«Non vado oltre.» lo avvisò.
«Perché? Di cosa hai paura?» gli chiese suo fratello, senza perdere la calma.
«Stai giocando col fuoco, non voglio assecondarti.» rispose Kadaj, in un tono che non sembrava nemmeno più il suo.
 
Sulle labbra di Osaka si dipinse un sogghigno.
 
«Non sarebbe la prima volta per me.» replicò, allargando le braccia e mostrando solo alcune delle sue cicatrici.
 
Poi fece qualcosa che Kadaj non si sarebbe mai aspettato. Lo raggiunse e colse l'attimo, raccogliendo dell'acqua contaminata da un'onda un po’ più grande delle altre nei palmi giunti delle mani, e ingollandola tutto d'un fiato.
Kadaj lo guardò sgranando gli occhi, la stessa cosa fecero Yazoo e Loz.
 
«Ma che ...?» esclamò Loz, sconcertato.
«Che sta facendo?» fece il pistolero, basito.
 
Kadaj continuò a guardare e vide per un brevissimo istante gli occhi del suo Niisan cambiare, anche se impercettibilmente, nella forma e nel colore. In più, sulla pelle pallida del braccio, del collo e del lato destro del viso apparvero e scomparvero grosse macchie della sostanza putrida chiamata da tutti geostigma.
Victor non parlò, durante tutto quel tempo, ascoltando il suo corpo cambiare e combattere. I ricordi di Nibelheim per un istante riapparvero, ma fu più breve di quanto avesse potuto pensare.
Fu più sconvolgente riascoltare la voce di Sephiroth chiamarlo per nome, che resistere all'intenso dolore che divampò nelle sue ossa e poi scomparve assieme a quelle cellule, nocive per gli altri, del tutto indifferenti per lui.
Quando la tempesta si placò, abbassò le braccia e tentando di non vacillare appoggiò una mano sulla spalla del suo fratellino, che lo sorresse preoccupato.
 
«Stai bene?» chiese.
 
Osaka rise.
 
-Benissimo, Kadaj ...- rispose, riprendendo fiato -Benissimo.-
 
Quindi si riebbe, e gli mostrò il suo corpo nuovamente sano e integro.
 
«Visto? Siamo fratelli, il geostigma non ha alcun effetto su di me.»
 
Kadaj sorrise nervoso.
 
«Non c'era bisogno di dimostrarmelo così.» si lamentò «Avresti dovuto dirmelo ...» fermò la frase a metà per poi tornare a guardarlo in faccia e concludere, guardando la sua espressione soddisfatta «A meno che tu non avessi bisogno di verificarlo, prima.»
 
Osaka rise di nuovo, battendogli un'altra pacca sulla spalla e scoccandogli un occhiolino.
 
«Scusa Kadaj. Dovevo farlo, prima di qualunque altra cosa.»
 
Ma lui non ne fu altrettanto divertito.
 
«Non farlo mai più.» lo ammonì.
«Ti sei spaventato?» ridacchiò il suo Niisan, avvolgendogli un braccio attorno alle spalle e scoccandogli un occhiolino in modo tenero.
 
Lui s'imbronciò, ma per qualche motivo scoprì di non riuscire a prendersela.
Nemmeno quando, così all'improvviso, Victor tornò serio e gli chiese.
 
«Mi spiace. Ma ho bisogno di un'altra conferma.»
 
Si fermò a guardarlo.
 
«Cos'hai sentito, o visto, prima? Quando ci siamo stretti la mano.»
 
Occhi negli occhi con quelli del suo fratellone, Kadaj rimase in silenzio a fissarlo, la mente bloccata al ricordo recente di quegli attimi.
Il suo silenzio fu già una risposta   per Victor, ma non era sufficiente. Necessitava di una più incontrovertibile.
 
«Mi hai sentito, vero?» chiese quindi, e lo sentì tremare «Hai sentito i miei pensieri.»
 
Finalmente, un rapido e impercettibile cenno di assenso.
Sorrise.
 
«E Sephiroth? Lo hai visto?»
 
Un accenno al maggiore che non piacque affatto al giovane spadaccino, che finalmente trovò il coraggio per sciogliersi da quell'abbraccio e scuoterselo di dosso.
 
«Sephiroth è la mia ombra!» ammise voltandogli le spalle e avvolgendosi nelle braccia.
 
Chiuse gli occhi, e si sciolse in lacrime.
Fu allora che, mentre Osaka lo fissava serio e dispiaciuto, Loz e Yazoo decisero di accorrere.
 
«Hey Niisan!» esclamò il pistolero «Che succede?»
 
Nel sentirlo, prima che riuscisse a vederlo Kadaj si riscosse di nuovo e asciugò velocemente le lacrime tentando invano di ricacciare in dentro quelle rimanenti, che tuttavia continuarono a disobbedirgli sgorgando fuori dai suoi occhi.
Strinse i pugni, nervoso. Sconquassato, ecco come si sentiva. E impotente, come sottomesso a qualcosa più forte di lui.
Victor sorrise.
 
«Nulla di grave.» rispose tranquillo, avvicinandosi nuovamente al più piccolo e inducendolo a voltarsi per poi guardarlo negli occhi, stringendogli le spalle.
 
Kadaj gli rivolse uno sguardo astioso, ma subito dopo si sciolse abbracciandolo forte e singhiozzando.
Osaka lo strinse forte, sorridendo agli altri due che li fissavano sconvolti e accarezzandogli la schiena.
 
«Va tutto bene, Kadaj.» mormorò, come avrebbe fatto con suo figlio dopo uno dei suoi incubi «Shhh, è tutto a posto adesso. Tranquillo.»
 
Nel frattempo, nel vedere il fratello così scosso, anche gli occhi degli altri due si riempirono di lacrime.
 
«Oh, si può sapere che succede??» protestò Loz, scacciandole con un gesto della mano.
 
Victor sorrise scuotendo il capo, ma fu Kadaj a rispondere stavolta, riscuotendosi e lanciando prima a lui uno sguardo grato.
 
«Avete sentito il Niisan, no? Non è niente, piantatela di frignare!» li sgridò.
 
Yazoo li guardò stranito, scuotendo il capo e riavendosi quasi subito con un certo fastidio per quel momento di debolezza non voluto. Loz ci mise un po’ di più, aiutato da una pacca sulla spalla di Kadaj.
 
«Allora, sfida a squadre?» chiese «Voi due contro me e Victor.» decise ritrovando il sorriso, rivolgendosi poi a quest'ultimo che lo osservava curioso «Che dici, Niisan?»
 
Osaka sorrise.
 
«Ci sto.» assentì determinato «Ma non azzardatevi ad andarci piano, intesi?» li avvisò.
 
Gli altri due risero, ritrovando finalmente il buon umore.
 
«Va bene, Niisan.» replicò Loz «Ma poi non lamentarti con noi se ti fai male.»
 
\\\
 
Fu una sfida interessante, soprattutto per Victor che ebbe modo di verificare le sue ultime ipotesi.
In squadra con Kadaj notò quanto era intensa la loro affinità. Si ripeté il fenomeno a cui aveva assistito con Sephiroth, quella volta in cui duellò per la prima volta contro di lui senza riuscire né a prevalere né a perdere.
Anche con Kadaj fu così, i loro pensieri erano in sincrono e le loro azioni lo riflettevano.
Con Yazoo e Loz invece era diverso. Tra di loro erano perfettamente sincronizzati, ma a Victor riuscì difficile prevederlo solo usando la telepatia.
I loro pensieri erano schermati, o forse semplicemente assenti.
Conferma definitiva che solo Kadaj era portatore dei suoi stessi, identici geni.
Solo lui poteva percepire Sephiroth, e quindi conoscerlo.
Ecco perché soltanto lui riusciva a sentire la voce di Jenova e a sapere quali fossero gli ordini.
Questo lo metteva su di un piano più elevato rispetto ai suoi fratelli, conferendogli il ruolo di capo.
Tuttavia ... il fatto che fossero in sincrono tra di loro poteva significare solo una cosa.
Nibelheim, Cratere Nord.
Questo era stato il percorso che aveva fatto Kadaj, passando per il lifestream.
A Nibelheim era nato, guarda caso nell'ultimo posto che Sephiroth aveva vissuto, poi aveva raggiunto i suoi fratelli al Cratere Nord, il luogo della battaglia finale dove Sephiroth era stato ucciso.
Loro tre erano tutto ciò che restava dei ricordi di Sephiroth, della sua anima frammentata in mille pezzi.
Non si era arreso alla morte, ovviamente.
Li aveva radunati e aveva mandato lui a cercarli per guidarli verso la vittoria finale.
Gli si era dipinto un sorriso sulle labbra sottili. "Mph, avevi ragione ragazzo del mio sogno. Sono proprio il mio piccolo esercito."
Consapevolezza che gli aveva riscaldato il cuore, con il beneplacito del suo più ottimista alter ego.
 
\\\
 
Dopo qualche ora di riposo, per la gioia soprattutto di Yazoo che non vedeva l'ora di tornare in azione, finalmente anche l'umano Osaka fu pronto per farlo.
Ma prima di tornare alla nave c'era un ultimo, prezioso e macabro tassello da recuperare.
 
\\\
 
Come da istruzioni, i tre avevano evitato di portare la testa mozzata del fondatore della WRO in città e soprattutto in albergo.
L'avevano seppellita nel sacco, dentro ad una buca poco profonda tra i canyon ormai deserti di Corel, e fu lì che Kadaj condusse il suo Niisan, aspettando di vedere il suo sogghigno soddisfatto che puntualmente arrivò, quando dal sacco putrido si levò un tanfo quasi asfissiante.
Victor Osaka lo aprì, vi guardò dentro e la gioia provata illuminò di un'inquietante luce sinistra i suoi occhi.
Non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un sogghigno sommesso.
 
«Allora, Niisan?» chiese impaziente Kadaj, cercando di ignorare quell'odore insopportabile.
«Ottimo lavoro!» fu la risposta fiera di quest'ultimo.
«Si, ma adesso non vorrai mica portartela dietro?» domandò Loz, portandosi poi una mano davanti alla bocca, per nascondere neanche tanto bene una smorfia di disgusto «Cacchio, che tanfo!»
 
Victor parve pensarci su un istante, poi fu colto da un'illuminazione.
 
«Forse non sarà necessario ...» disse tra sé.
 
Quindi rovesciò il sacco, e la testa cadde rotolando a terra. Ormai non sembrava nemmeno più Reeve, ma tanto per rendere il tutto più macabro sfoderò la katana, si abbassò verso il cranio e lo deturpò ulteriormente cavandogli entrambi gli occhi, sotto gli sguardi schifati dei suoi fratelli.
 
«Era proprio indispensabile?» disse Yazoo disgustato, mentre lo osservava gettare entrambi i bulbi nella buca da loro scavata e poi battere le mani, come per togliersi di dosso la polvere.
 
Loro non riuscirono ad udirlo, ma dentro la sua testa Kendra ridacchiò sinistramente.
Osaka raggiunse Kadaj e allungò una mano aperta verso di lui, indicando con gli occhi il medaglione che portava ancora al collo, scintillante di quella luce sinistra rosso sangue.
Il suo fratellino colse subito il comando sottinteso, si tolse il prezioso artefatto e glielo consegnò facendoglielo indossare.
A quel punto il SOLDIER si voltò nuovamente verso la testa mozzata e chiuse gli occhi, connettendosi con la presenza ormai forte del Cetra maledetto.
 
«Sapevo che lo avresti usato con saggezza.» si sentì dire.
«Voglio la sua anima. Ora.» gli ordinò perentorio, e lo sentì sogghignare.
«Posso accontentarti.»
 
Di colpo si sentì trascinare giù, verso il lifestream e poi di nuovo nella sua mente, strattonato con forza.
Reeve.
Lo sentì urlare, e riottenuto il controllo del suo corpo sentì quell'anima in pena legata al palmo delle sue mani, dai quali ora fuoriusciva una densa luce verdastra.
Sogghignò, e strinse forte.
 
«Victor! Lasciami andare, ti prego!» lo supplicò lo spirito, in lacrime.
 
Senza pietà lui ignorò quell'appello disperato e con tutta la forza che sentì di avere trascinò quell'anima verso il suo medaglione e ad esso lo incatenò, attendendo che quell'urlo non si affievolisse fino a sparire.
"Troppo tardi, Tuesti. Hai avuto la tua occasione per redimerti, ora servi me."
 
Riaprì gli occhi lentamente, quindi fissò quel cranio senza occhi e costrinse l'anima a ricostruirsi un corpo, usando anche parte delle energie vitali che gli vorticavano attorno.
Fu un incantesimo pericoloso, difficile da attuare, alla fine del quale si ritrovò quasi a terra, sorretto dai suoi tre fratelli.
Dovette ricaricare le sue energie con un elisir, ma il risultato finale fu degno di qualsiasi rischio.
Uno zombie perfettamente formato, tra le spalle e la testa una profonda cicatrice da taglio, e gli occhi vuoti.
Non gli sarebbero serviti comunque, sarebbe stato il suo burattinaio a guidarlo.
Cosa più soddisfacente davvero non poteva esistere.
 
***
 
Il giorno in cui la piccola imbarcazione dei figli di Jenova raggiunse la costa del continente ovest, iniziò per esso il più cupo dei periodi, quello che alla fine di tutto avrebbe portato ogni cosa al silenzio eterno.




NDA: Weilaaaa! Come state?? E' da un pò che non ci si vede, lo so. Questo è stato l'ultimo capitolo della fase preparatoria al gran finale di "Yes,Sir!" e volevo che fosse perfetto, per andare in discesa subito dopo. Scusatemi se ci ho messo tanto, ma ho dovuto radunare le idee, ho scritto praticamente ogni giorno, appuntandomi cose su pezzi di carta sparsi come i pezzi di un puzzle e poi cercando di metterli insieme. Sono soddisfatta, ora pronti al vero horror?
Chi vincerà: il troppo sicuro di sè Rufus Shinra o il vendicativo re degli zombie Victor Osaka? Ma soprattutto, chi sarà il primo a morire, e come?
Il prossimo capitolo è già pronto, non ci metterò di nuovo un infinità a postarlo. Restate sintonizzati!

 
   
 
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