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Autore: Il corsaro nero    06/02/2021    1 recensioni
La scuola di Hogwarts è famosa in tutta l'Inghilterra, soprattutto per le sue quattro Case, da cui sono usciti streghe e maghi famosi in tutto il mondo... ma ciò che molti non sanno, è che tra quelle mura, sono nascosti incredibili e affascinanti segreti che solo quattro prescelti hanno la possibilità e il dovere di conoscerli tutti... quattro prescelti legati in maniera indissolubile fin dalla nascita...
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Delphini Riddle, Harry Potter, Minerva McGranitt, Nuova generazione di streghe e maghi, Teddy Lupin
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo 41: il segreto della Camera dei Segreti.

 

Nella sala umida, buia e fredda, piena di ornamenti con dei serpenti dei pietra, c’era un silenzio di tomba e ad eccezione di qualche squittio di qualche topo, finché un muro della stanza si spostò, all’improvviso, da un lato, rivelando un lungo corridoio, da cui uscirono una ragazzina coi capelli argentati e un serpente dalle scaglie di un verde lucente.

La giovane si avvicinò alla gigantesca statua di Salazar Slytherin e ordinò, con un sibilo: “Spostati.”

Subito, la statua si spostò, rivelando una lunga e larga scalinata che scendeva verso il basso.

“Bene, andiamo.” Ordinò la giovane al serpente e lui le ricordò: “Ti ricordo che se li guardi negli occhi, schiatti.”

“Lo so, Asmodeus. Infatti, so cosa mi aspetta e sono pronta ad affrontarli!”

“Contenta te…”

La giovane scese le scale il più velocemente possibile, seguita a ruota da Asmodeus e, dopo un tempo che parve interminabile, essi raggiunsero la fine della scalinata, giungendo in una grande sala, il cui pavimento era a scacchi, mentre il soffitto era fatta a volte.

Senza perdere tempo, Delphini tirò fuori un fazzoletto e lo piazzò davanti agli occhi, mentre il suo serpente domandava: “E adesso che si fa?”

“Aspettiamo. Sono certa che non ci vorrà molto…”

Infatti, pochi secondi dopo, Delphini sentì qualcosa strisciare verso di lei e, quando si accorse che era sempre più vicino, sibilò: “Fermo lì!”

Di colpo, la creatura, si fermò di scatto e sussurrò, allibita, con una voce femminile: “M-ma tu… tu chi sei?! Hai la sua stessa energia, la riconosco benissimo… inoltre, lo parli! Come… come puoi…?!”

“Beh, diciamo che una delle mie migliori abilità è il fatto che lo parlo… senti, non è che potresti chiudere gli occhi? Vorrei tornare a vedere, ma hai uno sguardo molto particolare…”

“Io… sì, lo farò…”

Dopo qualche secondo, Delphini domandò ad Asmodeus: “Ehi, li ha veramente chiusi gli occhi?”

“Sì, sta tranquilla…”

“Va bene, ma se mi hai mentito, ritorno come fantasma, solo per romperti le scatole.”

Delphini si tolse la benda dagli occhi e, dopo un qualche secondo, aprì i grandi occhi neri ed osservò l’enorme creatura serpentina con gli occhi chiusi e delle piccole punte sulla testa, la quale stava a qualche metro di distanza da lei, nascondendosi dietro ad una colonna del lungo corridoio.

Con un passo calmo e tranquillo, la giovane si avvicinò alla creatura e domandò: “Ciao… come ti chiami?”

“Il mio nome sarebbe Scintilla… ma sono anni che nessuno mi chiama per nome…”

“Immagino… ce ne sono altri come te qua sotto?”

“Sì, parecchi… lui diceva sempre che eravamo più numerosi delle stelle in cielo.”

“Lui chi?”

“Il nostro benefattore. Colui a cui dobbiamo tutto: un rifugio, un luogo dove vivere in pace, senza dover temere di essere attaccati ed uccisi da un momento all’altro… è così che la nostra comunità ha potuto prosperare in pace, senza alcuna minaccia, per molti anni ed è per questo che noi Basilischi l’abbiamo premiato con la nostra più grande riconoscenza… ossia che nessuna creatura serpentina osi minacciare o toccare lui o la sua famiglia. Tu hai quella stessa energia e onorificenza… inoltre, parli la nostra lingua, proprio come lui. Sei per caso una sua discendente?”

“Boh, forse… a dire la verità, non ne ho la più pallida idea… sai com’è, Scintilla, non ho ancora capito da chi ho ereditato la mia capacità di parlare ai serpenti… comunque, dove sono i tuoi simili?”

“Stanno dormendo alla fonte.”

“Ottimo… sai indicarmi dov’è?”

“Prosegui lungo il corridoio finché non arrivi ad un arco.”

“Sei sicura che stanno dormendo?”

“Sì, il mio turno di guardiana terminerà tra novant’anni. Prima di allora, non si sveglierà nessuno.”

“Ok. Andiamo, Asmodeus.”

La ragazza e il serpente camminarono nella direzione indicata da Scintilla, mentre i passi di Delphini rimbombavano nel pavimento di marmo.

Finalmente, i due giunsero all’antro e, senza aspettare un attimo, i due lo oltrepassarono, ritrovandosi in una stanza afosa e con il suono di una cascata sul sottofondo.

La ragazzina fece solo un passo e, immediatamente, notò un enorme serpente con un pennacchio rosso sulla testa che sembrava formare una corona sulla testa che ronfava beatamente.

Spostando lo sguardo, Delphini notò tantissime creature, identica a quella addormentate, sia col pennacchio sulla testa oppure no, tutte intente a dormire dalla grossa.

Facendo attenzione a non calpestarle si diresse verso il suono della cascata e trovò un’enorme vasca a forma circolare, riempita dall’acqua che proveniva dal soffitto e al centro del lago vi era un isolotto dove c’era qualcosa di dorato.

“Vuoi avvicinarti?” domandò Scintilla, la quale, sempre tenendo gli occhi chiusi, aveva seguito Delphini e quest’ultima: “Certo. Come si fa?”

“Saltami in groppa.”

Delphini fece come le era stato detto e Scintilla e si aggrappò alla pelle squamosa della creatura, cercando di non farle male.

“Pronta?” domandò Scintilla e la ragazzina annuì: “Pronta.”

Scintilla strisciò verso il lago e, con grazia ed eleganza, cominciò a solcare l’acqua smeraldina come una barca.

“Non sapevo che voi basilischi sapete nuotare…” commentò la ragazzina, mentre Scintilla ribatteva: “Beh, tutti i naturalisti che hanno avuto a che fare con noi, sono morti nemmeno cinque secondi dopo averci visto…”

“Già, immagino che ci siano parecchie cose che non si sa su di voi…”

Pochi secondi dopo, Scintilla attraccò con delicatezza sul piccolo isolotto di pietra e, con un movimento fulmineo, Delphini saltò giù dalla groppa del Basilisco e si avvicinò alla statua d’oro situata al centro della piccola isola: rappresentava un uomo coi capelli lunghissimi e lisci, il quale aveva messo la mano sinistra sulla spalla di una donna coi capelli mossi con in braccio un bambino piccolo che sembrava appena nato, le cui bracciane si allungavano verso entrambi i genitori, i quali stavano entrambi sorridendo dolcemente.

Attorno alla statua c’erano innumerevoli fiori bianchi, i quali si arrampicavano attorno alle figure, come a voler formare una cornice attorno alla famiglia.

“Quello è il nostro protettore e la sua famiglia.” Raccontò Scintilla e Delphini avvertì dal tono malinconico della creatura che qualcosa di davvero brutto era accaduto a quella famiglia, anche se sembravano così felici…

“Cosa gli successe?” domandò la giovane e il serpente raccontò: “Non conosco tutta la storia, perché è accaduta quando io avevo solo dodici anni… un giorno, per qualche motivo che tutt’ora ignoro, la moglie del nostro protettore e sua figlia morirono… e dire che lui era così felice… ricordo ancora com’era emozionato all’idea di diventare padre… non si staccava un attimo dalla sua compagna e poi quando nacque la piccola era così felice… ce la fece conoscere subito… era così piccola e dolce… fummo devastati quando lui ci disse che erano entrambe erano morte… ma quello che fu il più distrutto di tutti fu proprio il nostro signore… fece costruire questa statua in ricordo della sua famiglia perduta, mentre, lui diventava sempre più chiuso in se stesso… poi, alla fine, decise di sigillarci qui dentro per i successivi secoli, facendoci addormentare tutti con un potente incanto in modo che non morissimo…”

“Eppure tu sei sveglia…”

“Ha fatto in modo che uno di noi restasse sveglio per un secolo intero per tenere alla larga eventuali intrusi e, allo scadere di esso, uno di noi si risveglia e prende il posto di guardiano, mentre l’altro torna a dormire.”

“Davvero intelligente… senti, non sai altro su quello che accade alla famiglia del vostro protettore? Come morirono la moglie e la figlia?”

“Non ne ho idea. Forse mia madre l’avrebbe saputo, ma lei non venne sigillata qui dentro… temo che sia morta anni fa…”

“Già… quando intendi tua madre, intendi la madre tua e di tutti i basilischi qui dentro?”

“Sì. Nostro padre fu ucciso svariati anni prima della nostra nascita da dei babbani, i quali credevano che fosse un messo del diavolo, quindi attaccarono il loro nido, dove si stavano preparando per dare al mondo i loro figli… nostro padre rimase indietro per permettere a nostra madre di scappare e loro… secondo nostra madre… loro… prima lo accecarono e, poi… poi… lo uccisero… e usarono la sua pelle come un… un trofeo di caccia…”

Delphini vide che due grosse lacrime stavano uscendo dagli occhi della creatura e che, una volta cadute per terra, fecero nascere due splendide rose, una di colore bianco, mentre l’altra rossa.

D’istinto, Delphini si mise ad accarezzare la pelle di Scintilla, confortandola: “Dev’essere stato tremendo per tutti voi…”

“Soprattutto per nostra madre… fu devastata dalla perdita di nostro padre… più di una volta la sentii dire al nostro benefattore che se le fosse stato possibile, avrebbe ucciso personalmente qualunque babbano sulla terra o qualunque cosa fosse collegata a quei mostri fanatici…”

“Immagino… e, quindi, fu il vostro benefattore a salvarvi?”

“Sì, era da quelle parti, quando seppe quello che i babbani volevano farci… salvò nostra madre e la portò in questo posto, in modo da deporre le sue uova in grembo, nascondendoci in modo che i nascituri fossero al sicuro. Una volta che fummo nati, si mise alla ricerca del corpo di nostro padre e non appena la sua pelle finì nelle sue mani, la bruciò, in modo da dargli una degna sepoltura.”

“Molto carino da parte sua…” commentò Delphini sfiorando con delicatezza la statua d’oro, per poi domandare: “Senti, c’è un modo per risvegliare tutti i basilischi quaggiù?”

“Sì, devi dire ‘Svegliatevi tutti’ nella nostra lingua madre… ma non te lo consiglio. Verresti colpita da un milione di sguardi letale e dubito che riusciresti ad evitarli…”

“Immagino… senti, come faceva il vostro benefattore a evitare di lasciarci le penne con tutti voi?”

“Ricordo che aveva creato una pozione che rendeva i nostri occhi innocui… ma non so dove trovare una ricetta del genere…”

“Beh, dovrei trovare qualcosa nel Reparto Proibito… io e Asmodeus andremo subito a dare un’occhiatina.”

“Perché devi sempre mettermi in mezzo?” protestò il serpente e la ragazzina, prontamente, rispose: “Perché ho bisogno di qualcuno che faccia il palo e di certo non posso usare Scintilla… inoltre, grazie al fatto che nessuno sa che sono una rettilofona, potrai mandarmi avvisarmi senza far sapere a Gazza che sono in giro…”

“Sai, a volte mi irrita quel tuo avere sempre la risposta pronta per tutto…” sbuffò Asmodeus e Scintilla, con un tono di pieno supporto, lo consolò: “Anche il nostro benefattore era fatto così… non immagini quanto desse fastidio a mio fratello Kraken…”

“Andiamo, Asmodeus. Devo trovare quel libro entro un’ora.” Li interruppe Delphini.

 

Gazza superò l’armadio delle scope, non accorgendosi che, al suo interno, c’era un ragazzino con un casco da pilota babbano, che stava cercando di trattenere il fiato.

Una volta che il guardiano se ne fu andato, Gal tornò a respirare di nuovo normalmente.

Era già la seconda volta in due notti che rischiava di farsi beccare dal vecchio custode… o imparava a fare più attenzione o non usciva più dalla Sala Comune…

Tuttavia, proprio quando stava per uscire, sentì un rumore di passi che veniva nella sua direzione… evidentemente, Gazza stava tornando indietro.

Provò a spostarsi da lato, in modo da appiattirsi contro la parete, ma colpì una scopa e quella cadde per terra, colpendo un secchio e facendo un rumore assordante.

Subito, il rumore di passi si fermò proprio davanti all’armadio e la porta venne aperta con uno scatto e Gal non poté fare a meno di trasalire, ma, quasi subito si calmò non appena notò chi aveva aperto la porta, ossia una faccia fin troppo familiare e che lui odiava con tutto sé stesso, con tanto di sorrisetto.

“Che cosa ci fai qui, Abel?” domandò, con un tono di stizza, Gal e quello, con un sorrisetto divertito, dichiarò: “Chi lo sa… faresti meglio a fare attenzione la prossima volta, se non vuoi che Gazza ti becchi… magari questa è la volta buona che vieni espulso…”

“E, invece, io resto qui! Alla faccia tua!” sbottò il rosso, facendogli una risentita linguaccia, mentre l’altro si allontanava, salutandolo: “Sì, certo… non appena la tua mammina saprà delle piume di piccione sono certo che ti vedrò di nuovo in giro. Ciao, ciao, furbone…”

“Io lo ammazzo quello…” sibilò Gal, mentre il suo volto si deformava in una faccia parecchio furibonda.

 

“Allora? Ti dai una mossa?” sbottò Asmodeus, mentre Delphini sbuffava: “Ho quasi finito!”

“Ottimo… non ne posso più di questo posto!”

“Invece di lagnarti, va a fare il palo.”

Delphini appoggiò la scala mobile su uno scaffale e, veloce come un lampo, si arrampicò su di essa, finché raggiungere lo scaffale più alto.

Puntando la bacchetta illuminata vicino ai libri, lesse con molta attenzione i vari titoli, per poi prenderne una decina, i quali li fece atterrare con molta delicatezza sul tavolo più vicino.

Ad un tratto, l’attenzione di Delphini fu presa da un libro vicino, intitolato ‘Serpentese: tutti i segreti di questa dote e i più famosi maghi conosciuti con questo potere.’

Doveva essere un segno del destino: l’anno scorso non era riuscita a trovare quel dannato libro da nessuna parte, anche perché era più interessata a libri sulle arti oscure e incantesimi e pozioni avanzate, di vitale importanza per superare il terribile test per diventare Auror… allora era proprio vero che trovi le cose, proprio quando smetti di cercarle…

La ragazzina allungò la mano verso il libro, ma, proprio quando stava per prenderla, sentì, a terra, il sibilo di Asmodeus: “Ehi, dobbiamo svignarcela! Il custode e il suo stupido felino spelacchiato stanno venendo qui!”

“Arrivo subito!” esclamò Delphini, scendendo prontamente dalle scale.

Ogni istante era troppo prezioso quando c’era di mezzo Gazza e la sua gatta… in fondo, poteva sempre andarlo a prendere domani.

Veloce come il lampo, la Serpeverde si fiondò nel passaggio segreto e, dopo qualche minuto di camminata, giunse alla Camera dei Segreti.

Una volta giunta, Delphini si buttò su una delle sue poltrone e cominciò a leggere con interesse il libro che aveva appena ‘preso in prestito’ dal Reparto Proibito.

Dopo un po’, esultò: “Ecco! Ho trovato qualcosa!”

“Cosa?” fece Asmodeus, mentre ficcava la testa in un pacchetto di patatine buttato per terra, con la speranza di trovare qualcosa da mangiare, e Delphini spiegò, mostrando una pagina: “Questa pozione può rendere inefficace lo sguardo mortale di un Basilisco per parecchi anni! Basterà qualche goccia sulle palpebre e potrò guardarli negli occhi senza alcun timore!”

“Vuoi davvero aiutarli?”

“Certamente.”

“Lo sai che, molto probabilmente, quella pozione ha degli ingredienti difficili da reperire e che è molto complessa da preparare. Se sbagli qualcosa, rischi davvero grosso.”

“Lo so, non sono mica stupida… ti prometto che farò attenzione.” Dichiarò Delphini, prendendo un pezzo di pergamena e cominciando a scrivere con molta attenzione i vari ingredienti e le procedure, per poi esclamare: “Beh, un ingrediente ce l’ho già.”

“Ah sì? E quale?”

“Veleno di serpente.”

“Eh?! Vuoi usare il mio veleno?!”

“Esatto, bello! Altrimenti dirò a Scintilla di mangiarti pure. Sai, ho sentito che i Basilischi possono mangiare i serpenti.”

“E va bene…” mugugnò Asmodeus, mentre Delphini, prontamente, gli avvicinava una boccetta alla bocca.

   
 
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