– Professore, mi dispiace di non potere essere utile nelle future battaglie, ma mi sento troppo debole. E’ come se mi fosse passato un treno sul torace. – dichiarò lo spadaccino ad un tratto, mortificato. Sorpresi da quelle parole, Kazuya e Nanà gli lanciarono sguardi interrogativi. Nessuno di loro avrebbe preteso da lui una simile, ardua prova. Per loro, in quel momento, contava la sua completa guarigione. E, pur di aiutarlo, non avrebbero esitato a combattere da soli le loro battaglie. A quelle parole, un mezzo sorriso sollevò le labbra dello scienziato. – Non preoccuparti, è naturale che tu ti senta così. Il colpo che hai preso ha sfiorato il cuore e hai avuto una imponente emorragia. Per questo, sei rimasto in coma per cinque giorni. Ora, hai bisogno di riposo assoluto. E non pensare nemmeno a salire su Galbar.– gli ingiunse, ironicamente minaccioso. Poi, il suo sguardo si oscurò e si sfregò le mani in un gesto di nervosismo. – Che cosa c’è, professore? – domandò Kazuya, stupito dall’improvviso oscuramento dei suoi occhi. Era insolito un tale turbamento in un uomo solido come il loro mentore. Quale sentimento turbava la sua mente? – Anzi, forse è colpa mia, se è accaduto tutto questo. Non avrei dovuto concedervi quel giorno di vacanza. – affermò, lugubre. – Non voleva certo farci morire. Perché si incolpa? – domandò il pilota di Daimovich, perplesso. Lo sguardo dello scienziato, attento, si posò sui tre giovani. Nessuno di loro lo incolpava di quella sfiorata tragedia. La loro fiducia verso di lui si manteneva integra. Eppure, lui non riusciva a non provare frustrazione per gli avvenimenti. Miwa, così imbevuto di fanatismo, non aveva accettato i limiti a lui imposti dalla politica e aveva tentato di uccidere Kazuya. Il suo odio cieco per il pilota di Daimovich non si fermava davanti a nulla. Aveva assoldato un gruppo di sicari e aveva attaccato i tre piloti in un momento di estrema vulnerabilità. – E’ vero, io non volevo certo farvi morire. Ma questo non cambia la realtà: sono stato ingenuo e imprudente. Non ho tenuto conto della tenacia di Miwa e ho permesso a lui e ai suoi scagnozzi di attaccarvi. – obiettò, testardo. – La realtà ha sempre un doppio volto, professore. Bisogna sempre trarre il meglio da ogni situazione. – replicò lo spadaccino, un lieve sorriso sulle labbra. Lo scienziato, sentendo quelle parole, sbarrò gli occhi in segno di sorpresa. – Che cosa intendi? – chiese poi. Lo sguardo del giovane, per alcuni istanti, si oscurò e la sua bocca si piegò in una smorfia seria. – So che è orribile fare simili affermazioni, ma sono contento che Miwa sia morto. Non avremo più l’incubo suo e delle sue minacce. Almeno a questo è servito prendere quel proiettile, oltre a proteggere Kazuya. – affermò, il tono convinto, percorso da una nota di ironia. Con un cenno della testa, il pilota annuì e poggiò la mano destra su quella dell’amico, presto imitato da Nanà. Sì, condivideva le sue parole. Con la morte di quel militare privo di qualsiasi senso dell’onore, tutti si erano liberati della sua minaccia. Potevano proseguire la battaglia senza le sue interferenze.
Ad un tratto, un lampo di preoccupazione balenò nello sguardo di Kyoshiro. – Che ti succede? – domandò Nanà, sorpresa da quell’improvviso mutamento di espressione. Per alcuni istanti, lo spadaccino rimase silenzioso, meditabondo. – Kyoshiro, tu hai paura di qualcosa. Non tenerti tutto dentro, perché potrebbe riguardare anche noi. – intervenne lo scienziato, il tono calmo, seppur deciso. – Professore, la notizia della morte di Miwa sarà giunta agli alti gradi dell’esercito. Come l’hanno presa i militari? Vogliono istituire un processo contro di noi? Non vorrei che foste in pericolo a causa mia.– rispose, il tono tremante di preoccupazione. Sentendo le parole dello spadaccino, lo scienziato curvò le labbra in un sorriso. – Capisco la tua preoccupazione, ma non devi preoccuparti. I militari non faranno nulla contro di voi. – lo rassicurò. – Come è possibile? Miwa, per quanto esautorato dal suo ruolo, era un militare. E l’esercito protegge i suoi membri, anche contro le evidenze dei fatti. – obiettò Nanà, meravigliata. L’esito di quella vicenda pareva felice, malgrado le loro angosce, ma non poteva negare una certa apprensione. – E’ vero, Nanà. Ma Miwa, con le sue azioni scriteriate, ha messo in pericolo troppe persone, con gravi danni di immagine alle forze armate. Inoltre, non tutti i militari erano dalla sua parte. Con la sua morte, si sono liberati di un elemento pericoloso e instabile. Come ha detto Kyoshiro, non abbiamo più nulla da temere da lui. – affermò lo scienziato. Guardò i tre giovani. Kazuya e Nanà circondavano di affetto e premure lo spadaccino e lui, pur schernendosi dietro un’apparenza ironica, era felice. Il suo sguardo, di solito sarcastico e tagliente, era lucido di emozione e gioia. Non riusciva a dissimulare le sue più autentiche emozioni. Sono contento di essermi sbagliato su di te., pensò, compiaciuto. Aveva commesso un errore verso di lui e lo aveva ritenuto crudele, malgrado fosse un loro fedele alleato. Si era lasciato ingannare dalla sua lingua tagliente e non aveva saputo vedere la sua autentica natura. Pur senza volontà cosciente, lo aveva ritenuto incapace di soffrire. Kyoshiro aveva distrutto questa sua convinzione e aveva protetto Kazuya, con grave rischio della sua vita. Forse, non sbagliava quando diceva che la realtà aveva sempre due facce. Anche per lui era stato un evento dall’aspetto doppio. Aveva temuto anche lui, come tutti, di perdere il pilota di Galbar. Però, pur nello strazio e nell’angoscia di quelle giornate, aveva avuto modo di riflettere sul suo errore di valutazione. Era ben felice di essersi sbagliato, ma aveva temuto di non potere rimediare. Quando Kyoshiro aveva riaperto gli occhi, il suo cuore era stato invaso dalla felicità. Il suo errore era rimediabile. E lui non si sarebbe lasciato sfuggire una simile occasione.